di lucmu (del 10/12/2013, in Politica, linkato 2986 volte)
Si può cavalcare la tigre dei forconi? I movimenti, i pezzi sparsi di sinistra, l’antagonismo possono attraversare e condividere lo spazio delle giornate “l’Italia si ferma!” e trarne qualcosa di utile e fecondo per una prospettiva di trasformazione politica e sociale? È sufficiente farsi un giro in rete e sui social network per capire che questa domanda aleggia un po’ ovunque. E pertanto è giusto e necessario parlarne.
Metto subito le mie carte su tavolo: io non penso si possa fare. Ma non perché condivida alcuni approcci un po’ troppo semplicistici, che ahinoi abbondano sul lato sinistro del mondo, per cui si preferisce mettere la testa sotto la sabbia di fronte a fenomeni e conflitti sociali che non rientrano nei nostri canoni tradizionali o che fatichiamo a leggere. Come se, così facendo, potessimo davvero esorcizzare una realtà che non è come la vorremmo.
Anzi, da questo punto di vista condivido molta parte delle argomentazioni che in questi giorni propone il sito Infoaut (vedi Quando Millennium People è sotto casa), perché guai a annebbiare la nostra vista e inaridire i nostri cervelli, a perdere la capacità di essere curiosi e di curiosare, a rifugiarci nelle rassicuranti certezze di un mondo che non esiste più. Saremmo dei matti, specie ora e qui.
Ma tutto questo non può significare che esistano delle scorciatoie per la ricostruzione di un progetto e di una soggettività della trasformazione. Insomma, non penso che si possa tanto semplicemente separare sociale e politico, per cui ora ci concentriamo sulla composizione sociale e le sue ambiguità, cercando nella pratica e sul campo un’interlocuzione, mentre la parte politica la mettiamo temporaneamente in disparte, come fosse cosa altra e comunque marginale.
Le giornate di blocchi e mobilitazioni dei forconi vedono in piazza una composizione sociale molto eterogenea e frammentata, da settori di piccola borghesia impoveriti –o che vivono nella paura dell’impoverimento- fino a settori popolari, uniti esclusivamente dalla rabbia e da un gigantesco contro: contro la politica, contro i politici, tutti a casa. Da una parte il popolo indistinto, dall’altra la casta.
Il perimetro, lo spazio in cui avvengono le manifestazioni non è neutro, è politicamente e culturalmente segnato. Lo è perché l’aria che tira è quella che è e, soprattutto, perché esistono degli organizzatori, dai Forconi al Life, che ovviamente non controllano con il telecomando tutte le mobilitazioni e le piazze, ma che, essendo chiaramente orientati a destra (vedi la denuncia dell’Osservatorio democratico), hanno impresso all’iniziativa sin dall’inizio una selezione di tematiche e priorità, una determinata direzione di marcia.
In altre parole, i fasci di Forza Nuova e Casa Pound, o qualche gruppo ultrà legato ai circuiti nazifascisti, ci sono non perché siano gli organizzatori principali (per fortuna non siamo ancora a questo), ma perché l’humus politico e culturale gli è congeniale, corrisponde ai loro discorsi e immaginari. E poi ci sono anche i celerini che si tolgono il casco davanti ai manifestanti, che magari è una bufala, ma in fondo non importa, perché comunque qualche pezzo della polizia rivendica alla grande quel gesto (vedi comunicato inquietante Siulp) e comunque non vedremo mai cose simili in Val di Susa, in un corteo studentesco o davanti una fabbrica occupata.
Insomma, non penso si possa cavalcare quella tigre, perché quella tigre non è neutra: il punto non è l’ambiguità sociale, bensì quella politica.
Infatti, valga come controprova il riuscitissimo corteo del 19 ottobre scorso a Roma. Se allora fossimo andati a fare l’esame del sangue politico a ogni singolo manifestante, specie nel nutrito e popolare spezzone romano, ne avremmo viste probabilmente di tutti i colori. Ma, appunto, c’era un perimetro politico disegnato dagli organizzatori ed è questo che ha determinato il messaggio e la direzione di marcia del corteo.
Certo, detto tutto questo, rimane l’eterno problema del che fare, di questi tempi sempre più impellente. Sono tempi pesanti, individualmente e collettivamente parlando, la confusione è tanta e ogni fatto di qualche rilevanza sullo scenario politico sembra avvenire sempre e comunque sul lato destro. E succedono cose, qua e là, che magari non finiscono in prima pagina, ma sono cariche di simbolismo, come la recente nomina a commissario straordinario per Pompei di un Generale dei Carabinieri.
Eppure scorciatoie non esistono e non esiste alternativa alla nostra presa di iniziativa, al nostro protagonismo. Anzi, è lo stesso “noi” che va rifatto. È difficile? Sì, molto, ma va fatto, perché se continuiamo ad abbandonare il campo, altri lo occuperanno. Se lasciamo che dal lessico del cambiamento venga espulso definitivamente il paradigma del conflitto sociale, per essere sostituito da quello della casta, allora il futuro si prospetta parecchio fosco. Insomma, come al solito, dipende soltanto da noi.
Quello che succede è il risultato di un rovesciamento di fronte che è tutta colpa della sinistra e non solo quella moderata. Chi ha più svenduto i diritti dei lavoratori? (Non dimentichiamoci Bertinotti ai tempi della riforma del TFR) Chi ha santificato la magistratura e dimenticato il garantismo? Chi ha riempito i propri congressi di tricolori rinnegando l'internazionale per l'inno di Mameli? Purtroppo ambienti come i notav (che tu, chissà perchè, consideri di sinistra) o come i centri sociali sono infrequentabili per un proletario mentre i tizi dei forconi assomigliano agli abitanti dei quartieri popolari. Così mentre nelle riunioni della CGIL si sentono discorsi di un razzismo imbarazzante i radical chic si mobilitano contro i danni che un buco in una montagna può fare al turismo locale. In mancanza di una sinistra di classe qualcuno deve pur occuparsi di crisi e disoccupazione: se a sinistra non lo fac
certamento quello che stà succedendo mi pare tutto abbastanza strano non tanto per le proteste in se quanto il miscuglio di colori dei manifestanti,io per esperienza personale sono all'ergico al colore nero.
Buona parte degli stessi fasci non sanno nemmeno cos'è il fascismo e se tu dai del fascista a chi esibisce il tricolore regali un'identità gigantesca alla destra. In questo momento poi gli italiani sono screditati e bistrattati da tutti in Europa e la crisi indotta dal mercantilismo tedesco viene presentata come il risultato dei vizi nostrani. Perchè aggiungersi al coro?
che a milano forza nuova gestisse la piazza è un dato innegabile.
di
pirata
(inviato il 28/12/2013 @ 23:07:34)
# 7
Credo che in piazza ci fossero anche quelli del cantiere, per fortuna. Altri, come me, non sono scesi un po' per le parole d'ordine un po' astratte e un po' per non trovarsi in mezzo ai fasci...