Ci sono cose che accadono esattamente nel momento giusto, o sbagliato, a seconda dei punti di vista. E il proclama dei “Nuclei operativi armati”, con le sue minacce di morte e il suo inneggiare alla lotta armata, fa senz’altro parte di quelle cose. Infatti, è stato recapitato alla stampa a soli tre giorni dalla giornata nazionale di mobilitazione del movimento No Tav del 22 febbraio, che ha al suo centro la richiesta di liberazione di quattro attivisti, incarcerati in regime di massima sicurezza e accusati incredibilmente di terrorismo.
Non ho la più pallida idea chi ci sia dietro la sigla Noa, anche se la storia recente del nostro paese potrebbe suggerirci qualche ipotesi. Ma è assolutamente certo che quel comunicato è contro il movimento No Tav, che infatti lo ha bollato come deliranti follie. Ed è altrettanto certo che danneggia la campagna contro l’escalation repressiva che sta colpendo il movimento.
Già, perché ci sono i quattro attivisti, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, detenuti da più di due mesi e accusati di terrorismo. Il fatto a cui si riferisce l’accusa è un assalto a un cantiere dell’alta velocità in Val di Susa nella primavera dell’anno scorso. In quella occasione fu danneggiato un compressore, ma nessuna persona si era fatta male. Terrorismo?
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò rischiano di pagare il conto, in termini di decine di anni di reclusione, di una campagna che tenta di delegittimare l’intero movimento No Tav, perché se è terrorista l’azione a cui avrebbero partecipato, allora tutto il movimento è di fatto connivente. O almeno questo è il messaggio che passa a livello di opinione pubblica.
Associarsi alla richiesta di liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò non significa sposare in toto tutte le pratiche che si danno in Val di Susa, ma vuol dire avere a cuore la democrazia, la libertà e la giustizia nel nostro paese. E significa anche non guardare da un’altra parte quando quattro giovani vite rischiano di essere ingiustamente stritolate.
Per questo vi propongo di raccogliere l’appello dei familiari di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, che potete leggere qui sotto.
E se vi va, sabato 22 febbraio ci sono anche le iniziative e le mobilitazioni, lanciate dal movimento No Tav. La lista degli appuntamenti su scala nazionale la trovate qui. A Milano l’appuntamento è alle 14 in piazza XXV Aprile.
Luciano Muhlbauer
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Appello dei familiari dei 4 No Tav arrestati per terrorismo
In queste settimane avete sentito parlare di loro. Sono le persone arrestate il 9 dicembre con l’accusa, tutta da dimostrare, di aver assaltato il cantiere Tav di Chiomonte. In quell’assalto è stato danneggiato un compressore, non c’è stato un solo ferito. Ma l’accusa è di terrorismo perché “in quel contesto” e con le loro azioni presunte “avrebbero potuto” creare panico nella popolazione e un grave danno al Paese. Quale? Un danno d’immagine. Ripetiamo: d’immagine. L’accusa si basa sulla potenzialità di quei comportamenti, ma non esistendo nel nostro ordinamento il reato di terrorismo colposo, l’imputazione è quella di terrorismo vero e volontario. Quello, per intenderci, a cui la memoria di tutti corre spontanea: le stragi degli anni 70 e 80, le bombe sui treni e nelle piazze e, di recente, in aeroporti, metropolitane, grattacieli. Il terrorismo contro persone ignare e inconsapevoli, che uccideva, che, appunto, terrorizzava l’intera popolazione. Al contrario i nostri figli, fratelli, sorelle hanno sempre avuto rispetto della vita degli altri. Sono persone generose, hanno idee, vogliono un mondo migliore e lottano per averlo. Si sono battuti contro ogni forma di razzismo, denunciando gli orrori nei Cie, per cui oggi ci si indigna, prima ancora che li scoprissero organi di stampa e opinione pubblica. Hanno creato spazi e momenti di confronto. Hanno scelto di difendere la vita di un territorio, non di terrorizzarne la popolazione. Tutti i valsusini ve lo diranno, come stanno continuando a fare attraverso i loro siti. E’ forse questa la popolazione che sarebbe terrorizzata? E può un compressore incendiato creare un grave danno al Paese?
Le persone arrestate stanno pagando lo scotto di un Paese in crisi di credibilità. Ed ecco allora che diventano all’improvviso terroristi per danno d’immagine con le stesse pene, pesantissime, di chi ha ucciso, di chi voleva uccidere. E’ un passaggio inaccettabile in una democrazia. Se vincesse questa tesi, da domani, chiunque contesterà una scelta fatta dall’alto potrebbe essere accusato delle stesse cose perché, in teoria, potrebbe mettere in cattiva luce il Paese, potrebbe essere accusato di provocare, potenzialmente, un danno d’immagine. E’ la libertà di tutti che è in pericolo. E non è una libertà da dare per scontata.
Per il reato di terrorismo non sono previsti gli arresti domiciliari ma la detenzione in regime di alta sicurezza che comporta l’isolamento, due ore d’aria al giorno, quattro ore di colloqui al mese. Le lettere tutte controllate, inviate alla procura, protocollate, arrivano a loro e a noi con estrema lentezza, oppure non arrivano affatto. Ora sono stati trasferiti in un altro carcere di Alta Sorveglianza, lontano dalla loro città di origine. Una distanza che li separa ancora di più dagli affetti delle loro famiglie e dei loro cari, con ulteriori incomprensibili vessazioni come la sospensione dei colloqui, il divieto di incontro e in alcuni casi l’isolamento totale. Tutto questo prima ancora di un processo, perché sono “pericolosi” grazie a un’interpretazione giudiziaria che non trova riscontro nei fatti.
Questa lettera si rivolge:
Ai giornali, alle Tv, ai mass media, perché recuperino il loro compito di informare, perché valutino tutti gli aspetti, perché trobino il coraggio di indignarsi di fronte al paradosso di una persona che rischia una condanna durissima non per aver trucidato qualcuno ma perché, secondo l’accusa, avrebbe danneggiato una macchina o sarebbe stato presente quando è stato fatto..
Agli intellettuali, perché facciano sentire la loro voce. Perché agiscano prima che il nostro Paese diventi un posto invivibile in cui chi si oppone, chi pensa che una grande opera debba servire ai cittadini e non a racimolare qualche spicciolo dall’Ue, sia considerato una ricchezza e non un terrorista.
Alla società intera e in particolare alle famiglie come le nostre che stanno crescendo con grande preoccupazione e fatica i propri figli in questo Paese, insegnando loro a non voltare lo sguardo, a restare vicini a chi è nel giusto e ha bisogno di noi.
Grazie.
I familiari di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò