Le lacrime si asciugano in fretta, specie quando parliamo di migranti. E così, la commozione generale per le stragi nel Mediterraneo e lo scandalo pubblico per le condizioni di detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) di questi ultimi mesi, tanto per cambiare, non hanno prodotto alcun effetto pratico, né in Italia, né a Milano.
Anzi, i profughi che riescono ad arrivare vivi nel nostro paese sono abbandonati al loro destino esattamente come prima, come ci ricorda proprio in questi giorni l’allucinate situazione in Stazione Centrale, e il Cie (ex Cpt) di via Corelli, di cui in tanti annunciavano la chiusura, riapre invece a breve i suoi battenti, ristrutturato per 140 posti e affidato in gestione alla Gepsa, una società privata francese, attiva nella gestione di molte carceri d’oltralpe e controllata dalla multinazionale Gdf Suez. E non basta, perché entro la fine dell’anno, a fianco del Cie, aprirà anche un Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) nuovo di zecca.
Insomma, tutto come prima, anzi, peggio di prima. Già, perché sebbene l’inutilità e la disumanità dei Cie siano ormai conclamate, si continua e si insiste, perché gli interessi politici in gioco sono evidentemente troppi. E quindi, chissenefrega che delle persone vengano recluse sostanzialmente in via amministrativa, senza processo e senza vedere mai un giudice vero, per un massimo di addirittura 18 mesi continuativi in delle strutture che sono di fatto di natura carceraria.
I Cie sono un buco nero della legalità costituzionale e non servono a nulla, se non a ribadire il concetto tutto politico che le migrazioni sono una questione di ordine pubblico e a vendere l’idea che chi governa faccia qualcosa.
Ma per fortuna non tutti se ne fregano e non tutti piangono lacrime di coccodrillo e quindi ci sarà almeno un tentativo di reagire a questo scempio. L’iniziativa l’ha presa il Naga e molte realtà associative, sociali e politiche hanno aderito. Ci si trova martedì 6 maggio, alle ore 18.30 davanti alla Prefettura di Milano, in c.so Monforte 31, per dire che a Milano non vogliamo la riapertura del Cie e l’apertura del Cara di via Corelli.