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L’EUROPA PENDE A DESTRA, MA C’E’ UNA SINISTRA DA CUI RIPARTIRE
L’EUROPA PENDE A DESTRA, MA C’E’ UNA SINISTRA DA CUI RIPARTIRE
di lucmu (del 27/05/2014, in Politica, linkato 2007 volte)
blog Luciano Muhlbauer
La lista Tsipras ha superato il 4% e dopo tanti anni a sinistra si è fatta finalmente una ciambella con il buco. E questo è buono. Nella Europa in crisi, come ampiamente previsto, c’è complessivamente uno spostamento a destra, con tanto di neonazisti che entreranno nel Parlamento di Strasburgo. E questo è malissimo. In mezzo a queste due considerazioni c’è tutto il resto e soprattutto c’è la vera sfida degli anni a venire, cioè la ri-costruzione di un orizzonte e di un progetto di sinistra per uscire dalla crisi, in Italia e in Europa.
Non voglio proporvi qui un’analisi dettagliata del voto, cosa che si farà altrove, ma semplicemente condividere alcune prime riflessioni sulle tendenze che emergono da queste elezioni, che ci confermano che siamo di fronte a un quadro politico in forte e rapido movimento (e non potrebbe essere altrimenti, visti i tempi). E questo rende ancora più necessario muoverci rapidamente –e bene- anche noi.
Ma andiamo per punti.
 
1. La crisi economica, sociale, politica e culturale che scuote le società europee ha trovato nelle destre uno dei suoi principali interpreti. Non è una destra omogenea, anzi, faticheranno a trovare un punto di convergenza stabile, ma la tendenza è netta e preoccupante, a partire da quel 25% ottenuto dal Front National in Francia. Ma in fondo anche il risultato della Lega qui da noi è indicativo, perché il recupero di consenso, non solo in termini relativi, ma anche in voti assoluti, è stato realizzato riposizionando la Lega su un discorso politico più classicamente di destra radicale. E poi, nel Parlamento europeo entreranno anche i neonazisti, non solo quelli greci di Alba Dorata, che hanno realizzato un 9.4%, ma persino un tedesco. Vabbè che i nazi tedeschi del Npd hanno conquistato il seggio con un misero 1%, ma il dato simbolico è indubbiamente forte.
 
2. Dal voto continentale emerge però anche un dato positivo e interessante. La sinistra antiliberista, quella che si pone fuori e contro la politica delle larghe intense, dell’austerità e dello smantellamento del welfare e dei diritti, di fatto si rafforza rispetto a prima. Non c’è solo il grande e trainante risultato di Syriza in Grecia, che con il 26.6% diventa il primo partito (il Kke ne prende un altro 6,1%), ma c’è anche il 10% della sinistra plurale nello Stato spagnolo (poi ci sarebbe anche l’8% della nuovo formazione di Podemos), il 7,4% di Die Linke in Germania, il 6,3% del Front de Gauche in Francia. Senza dimenticare l’ottimo risultato delle sinistre portoghesi (12,7% la coalizione Pcp-Pev e 4,6% il Bloco de Esquerda) o il 17% dei consensi conquistato dal Sinn Féin di Gerry Adams in Irlanda. Insomma, a parte la Grecia, non siamo certamente alla sinistra che sfonda, ma siamo a una sinistra che c’è e da cui si può ricominciare. E il 4% della lista Tsipras qui da noi, fa parte di quel pezzo di mondo.
 
3. In Italia il risultato elettorale è sicuramente un piccolo terremoto. L’affermazione del Pd di Matteo Renzi è chiara e anche la sconfitta del M5S di Grillo lo è. La destra ex o ancora berlusconiana è malconcia. Le percentuali dicono molto, ma i voti assoluti dicono di più. Rispetto alle politiche del 2013, pur con meno elettori che si sono recati alle urne, il Pd conquista 2,5 milioni di nuovi voti, mentre il M5S ne perde 2,9 milioni. È probabile, quindi, che siamo di fronte all’apertura di una nuova fase politica e non a una semplice parentesi e proprio per questo il 4% della lista Tsipras è maledettamente prezioso.
Sì, certo, ora qualcuno mi dirà che in termini di voti assoluti rispetto al 2013 anche le sinistre hanno perso consenso, che la lista è andata bene nelle grandi città ma non nelle province (a Milano un buon 6.5%, ma in Lombardia un poco esaltante 3.5%, per esempio) o che il 4% è stato superato per un soffio. Ed è tutto vero. Ma la politica non è fatta soltanto di numeri, ma anche di tendenze, di emozioni, di obiettivi. Ebbene, aver realizzato dopo tanti anni di delusioni un obiettivo, cioè superare lo sbarramento, e di averlo fatto in condizioni non certo favorevoli, visto che il richiamo al voto utile per il Pd ha funzionato alla grande e che la lista Tsipras è stata di fatto ignorata dal dai media, penso sia un segnale importante e un’iniezione di fiducia che fa più che bene.
 
Insomma, l’Europa e l’Italia che ci troviamo di fronte non ci fanno certamente entusiasmare, anzi, e la durezza della crisi e dei rapporti di forza sociali ci promette un futuro difficile. Ma bisogna anche saper leggere e apprezzare i piccoli segnali positivi, i raggi di luce. E che ci sia una sinistra europea, che è anche capace di risalire la china e rinnovarsi, è un fatto incoraggiante che dovrebbe consigliare un po’ di lungimiranza anche in casa nostra.
Ora arriva il difficile, cioè non disperdere l’esperienza della lista e trasformarla in un punto di partenza per rifare una sinistra politica degna di questo nome in Italia. Sarà dura, certo, il Pd di Renzi esercita una forte attrazione, come tutti i corpi dotati di grande massa, e anche l’esodo verso l’astensionismo può affascinare in questi tempi, per non parlare dei nostri mille limiti. Ma non abbiamo alternative, anzi, ora abbiamo pure una possibilità. Vale la pena provarci.
 
Luciano Muhlbauer
 
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# 1
Penso che queste elezioni europee (quasi inutili visto che porteranno ad una coalizione PPE-PSE) debbano essere un'occasione per uscire dall'ambiguità politica italiana.
Di sinistra in Italia c'è solo quel 4-5% che ha votato Tsipras: Grillo è alleato con l'estrema destra inglese (che ha cercato lui come ha cercato l'intesa con Casapound); Renzi, ad essere generosi, è un centrista neoliberista, i verdi è come se non ci fossero e tutto il resto è destra.
Solo partendo da questa (amara?) considerazione si può pensare di ricostruire la sinistra in un paese che non conosce nemmeno più il significato di questa parola.
Da questo e da ciò che succede nei luoghi di lavoro dove accordi tra confederali negano il diritto di sciopero e organizzazione sindacale e dove la precarietà è diventata legge o nelle piazze dove è sempre più difficile manifestare.
La prospettiva è quella
di  Luca  (inviato il 30/05/2014 @ 15:57:35)
# 2
...di essere messi fuorilegge, magari per acclamazione!
di  Luca  (inviato il 30/05/2014 @ 15:58:28)
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