Oggi in Consiglio regionale la Commissione Territorio ha approvato la modifica della legge n.1/2002 sul trasporto pubblico locale. In realtà un atto dovuto, poiché una sentenza della Corte Costituzionale del 2005 aveva dichiarato illegittime le norme che escludevano i cittadini stranieri regolarmente residenti in Lombardia, e in condizioni di comprovato disagio psico-fisico o economico, dalle esenzioni e agevolazioni tariffarie.
Non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che la Corte costituzionale è costretta a intervenire per cancellare insensate clausole discriminatorie. Già il Tar della Lombardia tre mesi fa ha dichiarato illegittime, trasmettendo gli atti alla Corte costituzionale, le norme che impongono il vincolo di cinque anni di residenza in Lombardia per poter accedere alle graduatorie per le case popolari, vincolo che discrimina peraltro anche molti cittadini italiani; e quasi scontato è anche un intervento contro quel passaggio, introdotto a giugno nella legge regionale sul territorio, che ostacola surrettiziamente l’esercizio della libertà religiosa.
Tutte azioni correttive prevedibili, quindi, e ciononostante la maggioranza di Formigoni insiste ad accontentare, in ogni occasione, la demagogia razzista della Lega e di parte di An. Lo stesso veto ideologico che fino a oggi ha impedito al Consiglio regionale lombardo di poter legiferare in materia di immigrazione, come invece hanno già fatto molte regioni italiane.
Una vera e propria follia politica proprio laddove si concentra un quarto dell’immigrazione in Italia, cioè oltre 800mila persone. Davvero si pensa di poter affrontare i profondi cambiamenti in atto nella società lombarda con uno spezzatino di semplici norme discriminatorie ed escludenti e rinunciando a una politica che favorisca l’inclusione e la convivenza? Difficile crederlo, ma finora i fatti ci dicono che Formigoni preferisce cavalcare la xenofobia leghista, piuttosto che aprire un confronto politico a tutto campo.
E a pagare il conto di questa situazione surreale, tanto per cambiare, sono chiamati i cittadini, siano essi stranieri o italiani. Se dalle parti del centrodestra è rimasto qualche briciolo di buon senso, Rifondazione Comunista è disponibile sin da subito ad aprire il confronto, a patto che si archivi finalmente la strada della demagogia e dell’intolleranza.