Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 13 nov. 2007 (pag. Milano)
Ai giudici della prima corte d’appello di Milano è mancato oggi il coraggio di rimuovere la grave anomalia giuridica che aveva segnato sin dall’inizio il procedimento per i fatti dell’11 marzo e portato, l’anno scorso, all’inaudita carcerazione preventiva per quattro mesi di 25 ragazzi e ragazze, peraltro incensurati.
Certo, siamo contenti per le due assoluzioni, ma la conferma della sentenza di condanna a quattro anni di reclusione per 15 ragazzi è un segnale negativo e preoccupante. Ebbene sì, perché sono stati giudicati colpevoli non per quello che ognuno di loro ha fatto in quella giornata, bensì per essere stati presenti sul luogo degli scontri.
“Devastazione e saccheggio” è infatti l’accusa. Cioè un reato collettivo, la cui codificazione risale al periodo fascista e che è stato applicato pochissime volte nella storia dell’Italia repubblicana e democratica e soltanto in casi limite. Ma non basta, perché agli imputati è stato contestato il “concorso morale”. In altre parole, tu eri alla manifestazione e, anche se non hai fatto nulla di particolare, ti condanno lo stesso, come se tu fossi l’autore diretto di tutto quello che è successo.
Oggi, è stata confermata l’anomalia giuridica e non è stato ristabilito quel principio basilare dello stato di diritto che afferma che la responsabilità penale è personale. Così 15 ragazzi e ragazze pagano il prezzo di un folle teorema accusatorio, che evidentemente nessuno trova il fegato di smontare nel luogo deputato, cioè nelle aule del tribunale.
E, infine, aggiungiamo preoccupazione a preoccupazione. Appena tre settimane fa, i Pm del processo di Genova, per vicende legate alla contestazione del vertice del G8 del 2001, avevano chiesto oltre 200 anni di carcere per 25 ragazzi. Questi non hanno ammazzato nessuno, né hanno rapinato banche o ville. Semplicemente erano stati arrestati nel corso degli scontri e, visto che servono capri espiatori, vengono ritenuti colpevoli di tutto e di più. L’accusa è, ovviamente, di concorso in “devastazione e saccheggio”.
Non possiamo che sperare che i giudici genovesi siano più coraggiosi e lungimiranti di quelli milanesi, che oggi hanno perso l’occasione di applicare una giustizia giusta”.
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