Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 15 nov. 2007 (pag. Milano)
Per i giorni 13, 14 e 15 novembre il circolo Arci La Scighera ha ricevuto l’ennesima ordinanza di chiusura dalla polizia locale di Milano. Succede, direte. Cosa vuoi che sia, penserete, in una grande città capita che l’annonaria accerti qualche infrazioni, dia multe eccetera. E invece no, qui non siamo di fronte all’ordinaria amministrazione e, se avete qualche dubbio, rileggetevi l’appello “Una mobilitazione per la libertà di associazione”, promosso dall’Arci Milano, che sembra piuttosto un grido di dolore e di allarme.
Infatti, da un po’ di tempo, specialmente da quando il vicesindaco De Corato dispone anche della delega alla sicurezza, cioè impone ai vigili urbani i suoi orientamenti, c’è un vero e proprio pressing della polizia locale sui circoli Arci della nostra città. E così, piovono controlli, accertamenti, multe e chiusure temporanee, spesso determinate da ragioni futili. La disparità di trattamento è peraltro palese, poiché non si registra un attivismo analogo rispetto, per esempio, agli esercizi di tipo commerciale.
Insomma, pare proprio che il vicesindaco non si accontenti più di fare la guerra ai centri sociali, ma che la lista dei nemici da colpire si sia pericolosamente allungata. Un segno dei tempi che corrono, visto che ora se la prende con un’associazione che solo a Milano e provincia vanta oltre 50mila soci. E di questi, guarda caso, 6500 sono tesserati proprio al circolo La Scighera.
Tuttavia, non prendiamocela soltanto con De Corato, che ci mette certamente molto di suo, ma che non è un guerriero solitario. Egli è piuttosto la punta più avanzata e militante di una visione della città che considera entità ostile ogni forma di aggregazione e socialità non riducibile ai meri precetti del mercato ed estranea al discorso culturale dominante. In altre parole, è un intero pezzo di città che viene considerato ostile.
Tutto ciò è già sufficientemente grave di per sé, poiché esplicita una concezione del governo della cosa pubblica al servizio di interessi politici particolari, ma rischia di diventare ancor più devastante se consideriamo il contesto attuale, segnato dal dilagare di nuove solitudini urbane e dall’imbarbarimento della vita sociale. Ovvero, le continue scorrerie istituzionali contro spazi e aggregazioni autorganizzati dei cittadini, siano essi giovani, meno giovani o anziani, tendono ad eliminare ogni antidoto a un modello di città, fatto su misura per i cosiddetti interessi forti e regolato dalle campagne securitarie.
Ebbene sì, perché di questo stiamo parlando, della città che c’è, di quello che rischia di diventare e di quello che invece potrebbe essere. Questo è il terreno del confronto e dello scontro e De Corato e i suoi dimostrano di averlo capito benissimo, mentre dalle nostre parti la consapevolezza fatica a farsi largo. Certo, quando si sgombera o si minaccia qualche attestato di solidarietà arriva sempre, ci mancherebbe altro, ma in fondo ognuno cerca di resistere singolarmente, di spezzare l’assedio separatamente. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e tutte.
E allora, ci pare sia necessario iniziare a ragionare in maniera diversa, dando un po’ meno peso a quello che ci differenzia e mettendo in comune i nostri guai, ma anche le nostre buone pratiche ed esperienze. Il tema lo conosciamo e anche la posta in gioco.
I tre giorni di mobilitazione del circolo Scighera possono essere un’occasione, non solo per partecipare e far sentire la sacrosanta solidarietà, ma chissà, forse anche per iniziare a discutere e sperimentare nuovi percorsi. Tanto, non finisce qui.
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