di lucmu (del 20/07/2006, in Movimenti, linkato 1007 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer e Mario Agostinelli, pubblicato su il Manifesto del 20 luglio 2006 (pag. Milano)
Un colpo al cerchio e uno alla botte. È probabilmente questa la definizione giusta per l’odierna sentenza relativa ai fatti dell’11 marzo scorso. In altre parole, una sentenza di compromesso tra i principi dello stato di diritto e quel sommario teorema accusatorio che ha tenuto ingiustamente in carcere per oltre quattro mesi 25 giovani.
Siamo sicuramente felici che oggi tutti i 25 ragazzi e ragazze possano uscire dalle carceri. E ancora più contenti ci rende il fatto che ci siano state nove assoluzioni, anche se queste non riescono a restituire ai giovani il tempo loro rubato da una folle carcerazione preventiva. Tuttavia, anche se è stata svelata la montatura politica alla base del procedimento, quello strano compromesso, con le sue 18 condanne a quattro anni, lascia in piedi un pericoloso precedente. Cioè, in Italia è possibile essere condannati a lunghe pene detentive senza che ci siano prove circa le responsabilità personali, ma soltanto in base al fatto che sei stato presente a una manifestazione, dove sono avvenuti dei fatti penalmente rilevanti.
Ed è questo che ci fa dire che oggi giustizia non è stata fatta e che occorre aprire nel paese e nelle istituzioni una battaglia di civiltà, per impedire l’affermarsi di una visione della giustizia subordinata alla politica. Ebbene sì, perché il ricorso ad accuse gravi e improprie, come quella di devastazione e saccheggio, per giunta in abbinamento a un generico “concorso morale”, viene ormai teorizzato in diversi procedimenti e sempre in casi di manifestazioni politiche. Se permettessimo che questa prassi giuridico-politica si estenda, allora saremmo tutti quanti corresponsabili non soltanto di minare le basi del nostro ordinamento giuridico, ma altresì di mettere a repentaglio quel fondamentale diritto democratico che è la libertà di manifestare.