di lucmu (del 06/06/2006, in Casa, linkato 1553 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 6 giugno 2006 (pag. Milano)
La vasta operazione di polizia nell’ex residence di via Cavezzali 11, iniziata attorno alle 7.00 di stamattina e svoltasi senza violenze, ha portato a due arresti per detenzione di stupefacenti, alla traduzione in questura per accertamenti di una settantina di cittadini stranieri e a 57 denunce per occupazione abusiva.
Lo stabile di via Cavezzali, con i suoi 198 appartamenti è da tempo abbandonato al degrado e alle speculazioni di molte immobiliari, senza che nessuna autorità fosse mai intervenuta. Una situazione che ha favorito l’insediamento di sacche di marginalità sociale e di delinquenza e che è diventata sempre più insostenibile per la maggioranza degli inquilini. Nemmeno le ripetute denunce dei residenti, in prevalenza immigrati, a polizia e carabinieri avevano portato a qualche risultato. E così si arrivò a quel 27 febbraio, quando uno dei vigilantes assoldati dalle proprietà immobiliari per riscuotere gli affitti, uccise con un colpo di pistola un inquilino, Abdel Khalek Nakab.
Sono questi i fatti che ci portano all’intervento della Questura di stamattina. E, non a caso, diversi inquilini nordafricani da me interpellati hanno espresso il loro favore verso l’operazione. Eppure, oggi si è intervenuto soltanto sul gradino più basso, e più debole, della scala sociale e se tutto si ferma qui, passerà poco tempo e tutto tornerà come prima. Le responsabilità del degrado e dell’illegalità stanno anzitutto in alto, nelle molte proprietà immobiliari che hanno potuto speculare e sfruttare impunemente, grazie alla non curanza da parte delle istituzioni locali.
Chiediamo quindi con forza che ci siano un’indagine seria e un intervento deciso sulle immobiliari e sui loro affari. È questa la condizione sine qua non per poter ristabilire un clima di vivibilità e legalità nello stabile di via Cavezzali. Altrimenti quanto avvenuto oggi si risolverà in un’ennesima operazione d’immagine, di cui davvero non sentiamo il bisogno.