Questa mattina una nutrita delegazione del Comitato cittadino di Corsico (Milano) ha consegnato al presidente Formigoni le prime 1800 firme che chiedono l’interramento del progettato raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara.
La protesta e la proposta dei cittadini di Corsico sono assolutamente condivisibili e ragionevoli. In discussione non è il necessario e per troppo tempo rinviato raddoppio della linea Milano-Mortara, bensì la superficialità, se non peggio, con la quale è stato progettato l’attraversamento di Corsico.
Corsico è tra i comuni a più alto tasso di urbanizzazione nell’area metropolitana milanese, eppure il progetto di Regione Lombardia e RFI l’ha trattato come se fosse una zona desertica. Cioè, il raddoppio così come progettato adesso, con le sue annesse barriere antirumore alte tra quattro e sei metri, finirebbe per tagliare in due Corsico come un novello muro di Berlino. A questo si aggiunge una valutazione di impatto ambientale, risalente al 1999, redatta in maniera assai discutibile.
I cittadini dei quartieri direttamente interessati al raddoppio si sono costituiti da tempo in comitato e lo stesso Comune di Corsico ha chiesto a più riprese di riesaminare il progetto. E’ dunque assolutamente incomprensibile perché Regione Lombardia non abbia ancora aderito alla richiesta di aprire un tavolo istituzionale con RFI e Comune di Corsico, al fine di valutare progetti alternativi.
L’interramento del raddoppio a Corsico comporterebbe sicuramente un aumento dei costi e dei tempi di realizzazione. Ma riteniamo questo un prezzo più che accettabile se ciò significa fare un’opera condivisa dai cittadini e rispettosa dei più elementari criteri di impatto ambientale e urbanistico. Ciò che invece è inaccettabile è che si voglia costringere i cittadini di Corsico a dare vita ad una piccola Val di Susa alle porte di Milano.