La scorsa notte è stata sfiorata la rivolta nei container di via di Breme, dove sono alloggiati i rifugiati etiopi di via Lecco. Avvisati verso le 21.00 di ieri sera da volontari del Naga, io e il consigliere provinciale del Prc, Piero Maestri, ci siamo recati sul posto.
Tutto ha avuto origine da un fatto marginale accaduto il pomeriggio, quando un rifugiato etiope ha perso la calma, danneggiando leggermente un vetro e imprecando contro i custodi. Per punizione, il Comune ha successivamente decretato l’allontanamento del rifugiato dai container per due giorni.
Data la situazione di tensione e nervosismo che vivono i rifugiati in questi giorni, il provvedimento di espulsione è stato come gettare benzina sul fuoco e ha suscitato la reazione di tutti gli ospiti di via di Breme. Quando siamo giunti sul luogo, vi era una situazione di stallo, con i rifugiati etiopi che non intendevano cedere sull’espulsione del loro compagno e con il comune che non intendeva modificare di una virgola il suo provvedimento. Presenti anche funzionari delle forze dell’ordine, impegnati a mediare tra le parti e a evitare il precipitare della situazione.
Verso l’una di notte, sembrava ristabilita la calma e la polizia si è allontanata. A questo punto, però, è accaduto qualcosa di preoccupante e inaccettabile. Il nutrito gruppo di responsabili della cooperativa, che ha in gestione i container per conto del Comune, ha tentato una sorta di espulsione fai da te, cercando di allontanare con la forza il rifugiato etiope. Hanno tolto la corrente elettrica a tutti i container e assaltato quello in cui il rifugiato si trovava. Il tutto con il contorno di grida da bullo di quartiere, tipo “se sei un uomo viene con noi” .Ovviamente, ne è nato un parapiglia generale, terminato soltanto con il ritorno sul posto di funzionari della questura, che hanno messo fine a questa situazione al confine estremo della legge e del buon senso.
Rimane aperta la domanda se i responsabili della cooperativa, indubbiamente privi dei requisiti minimi per poter gestire un luogo come quello di via di Breme, abbiano agito di spontanea iniziativa oppure su indicazione di qualche funzionario del comune. Quello che pare invece certo è che occorre porre fine al più presto al clima di tensione instaurato dal Comune nei confronti dei rifugiati di via Lecco, trattati come nemici politici da sconfiggere e non come persone portatrici di bisogni e diritti.