Con la firma dell’accordo di programma per la Tem, tra il Ministro Di Pietro e Formigoni, la grande coalizione delle grandi opere autostradali realizza un ulteriore passo verso la devastazione del territorio e dell’ambiente lombardi.
I cittadini della nostra regione ci guadagneranno ben poco, poiché l’aumento della superficie asfaltata comporterà, come tutte le proiezioni confermano, un incremento del numero di automobili in circolazione, nonché la cronicizzazione di un modello dei trasporti basato per il 70% sul traffico privato su gomma.
Ma soprattutto, la mobilitazione di ingenti finanziamenti per le tre grandi opere autostradali - Pedemontana, BreBeMi e Tem -, nell’ordine di 7-8 miliardi di euro complessivi, non lascerà che briciole per la viabilità ordinaria e per il trasporto pubblico e su rotaia. Un esempio? Poche settimane fa, il Consiglio regionale aveva approvato la relazione dell’indagine consiliare sul sistema ferroviario regionale, che confermava la totale inadeguatezza infrastrutturale e il preoccupante invecchiamento del materiale rotabile. Eppure, alla fine ci si è limitati a chiedere un impegno di soli 150 milioni di euro, nella diffusa consapevolezza che persino questo obiettivo minimalista resta difficile da raggiungere.
Alla Lombardia e ai lombardi non servono ulteriori colate di asfalto, bensì una scelta coraggiosa di cambiamento. Cioè, servirebbe un’unica grande opera: un programma straordinario di investimenti sul sistema ferroviario e sul trasporto pubblico. Tuttavia, sebbene nessuno neghi, a parole, la necessità di scelte del genere, alla fine prevale sempre e comunque il drenaggio di risorse pubbliche verso nuove autostrade. Come mai?
La verità è che le grandi opere autostradali per qualcuno sono anche un grande affare. E non ci riferiamo soltanto ai soggetti privati interessati direttamente alla realizzazione e alla gestione delle opere, e il cui rischio d’impresa è peraltro ridotto quasi a zero, ma altresì ai vasti appetiti che si stanno scatenando attorno alla vera novità del momento. Cioè, a quelle norme contenute nel progetto di legge della Giunta Formigoni, il n. 226, che permetterebbero di comprendere nella concessione anche opere annesse e connesse, di carattere “insediativo e territoriale”. In altre parole, qualsiasi cosa, dal centro commerciale al residence, purché collocato nelle vicinanze dell’autostrada. Un business di indubbio interesse per alcuni imprenditori, ma che calpesta brutalmente i cittadini e le comunità locali, poiché gli strumenti urbanistici dei comuni verrebbero marginalizzati e resi inoffensivi.
L’odierno accordo per la Tem rappresenta una scelta miope e un grave errore da parte della politica. Pertanto, esprimiamo il nostro accordo con le preoccupazioni di Legambiente, che oggi manifesta sotto la Regione.
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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