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INCARICHI D'ORO: QUESTIONE MORALE ANCHE IN REGIONE
INCARICHI D'ORO: QUESTIONE MORALE ANCHE IN REGIONE
di lucmu (del 30/11/2007, in Regione, linkato 1113 volte)
Siamo sempre stati garantisti e continuiamo ad esserlo cocciutamente, anche nel caso di indagati di quella parte politica che sembra voler costruire le sue fortune politiche sulla criminalizzazione preventiva e sommaria di intere categorie di persone, dai rom fino ai consumatori di sostanze stupefacenti. Ma oggi, stare in silenzio e fare finta di nulla di fronte al fatto che due dei cinque indagati per gli incarichi d’oro al Comune di Milano siano consiglieri regionali in carica, sarebbe politicamente irresponsabile.
La questione non è discutere se siano o meno colpevoli, poiché questo compito spetta alla magistratura e non certo alla politica, bensì stigmatizzare il fatto che in Consiglio regionale si sta delineando una vera e propria questione morale, specie dalle parti del partito di maggioranza relativa.
Non ci riferiamo tanto alla frivolezza con la quale la maggioranza formigoniana spesso tratta queste questioni, come è accaduto nel caso di Massimo Guarischi. Infatti, il consigliere di Forza Italia era stato ricandidato, nel “listino del Presidente”, e dunque rieletto nel 2005, nonostante fosse già condannato in primo grado per corruzione, e sospeso soltanto pochi mesi fa in seguito alla conferma della sentenza in appello.
E la questione principale non è nemmeno l’aumento del numero degli indagati nel gruppo di Forza Italia, poiché Borghini e Bonetti Baroggi sono stati preceduti, soltanto poche settimane fa, dal consigliere regionale Gianluca Rinaldin, indagato per concorso in corruzione nel comasco.
No, il vero problema che deve porsi la politica è il fatto, quasi del tutto ignorato, che sia Borghini, che Bonetti Baroggi non sono indagati per vicende legate all’esercizio delle loro funzioni, bensì per attività svolte per conto di terzi, cioè del Sindaco di Milano. In altre parole, ambedue incassavano le laute indennità da consiglieri regionali, ma poi lavoravano a Palazzo Marino, dove, inoltre, percepivano stipendi pubblici ancora più sostanziosi: 280mila euro il primo e 140mila il secondo.
Ebbene, questa vicenda evidenzia un malcostume sempre più drammatico, cioè che diversi consiglieri della maggioranza sembrano considerare il Consiglio una mera fonte di reddito e non un’assemblea legislativa. Insomma, le leggi le scriva pure Formigoni, mentre io mi dedico ai miei affari.
A noi pare che tutto questo si chiami questione morale. Lasciamo fare ai magistrati il loro lavoro, ma alla maggioranza e, in particolare, a Forza Italia chiediamo oggi che pronunci parole chiare e che produca atti conseguenti, nell’interesse dell’istituzione e nel rispetto dei cittadini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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