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NO A SOLUZIONI DI FORZA PER LO STABILE DI VIA LECCO
NO A SOLUZIONI DI FORZA PER LO STABILE DI VIA LECCO
di lucmu (del 17/11/2005, in Migranti&Razzismo, linkato 911 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, Daniele Farina e Piero Maestri, pubblicato su il Manifesto del 17 nov. 2005 (pag. Milano)
 
Questa notte circa 200 immigrati hanno occupato a Milano uno stabile di proprietà privata, abbandonato da anni, che si trova in Via Lecco 9. Si tratta di immigrati provenienti dai paesi del Corno d’Africa - eritrei, etiopi, sudanesi, somali - praticamente tutti in possesso di un permesso di soggiorno, in quanto rifugiati politici. Il consigliere regionale, Luciano Muhlbauer, il consigliere provinciale, Piero Maestri, e il consigliere comunale, Daniele Farina, di Rifondazione Comunista, erano presenti questa mattina nello stabile occupato.
Esprimiamo anzitutto la nostra solidarietà a questi uomini e a queste donne che hanno dovuto occupare uno stabile in centro per comunicare alla città la condizione disumana e di degrado a cui sono costretti. Da lungo tempo sopravvivevano come potevano nell’ex-caserma di via Forlanini, forzati alla convivenza con topi e altri simpatici animaletti, senza riscaldamento e senza assistenza sanitaria. Ora che l’inverno bussa alle porte hanno deciso semplicemente di reagire e di chiedere che qualcuno intervenga.
Finora soltanto qualche associazione e qualche centro sociale si sono occupati di loro. Dal Comune, invece, poco o nulla. Eppure sono in Italia regolarmente, provengono da zone di guerra, il loro status di profughi è riconosciuto dallo Stato italiano. Ma, e sta qui l’inghippo, secondo l’attuale normativa non possono lavorare, mentre lo Stato non provvede alle esigenze abitative. Cose che non accadono nemmeno nella vicina e rigorosa Svizzera. Conclusione? Si trovano in uno stato di abbandono che porta diritto al degrado. E in questo senso, i 200 di Via Lecco sono semplicemente la punta di un iceberg.
Il fatto che in Italia manchi tuttora una legge sul diritto d’asilo degna di questo nome non può certo giustificare il disinteresse. O peggio ancora, la riduzione di un problema sociale a questione di ordine pubblico. Anche oggi, purtroppo, esponenti del centrodestra milanese e lombardo non perdono l’occasione per aggredire verbalmente i rifugiati, dimostrando così anzitutto la loro colpevole ignoranza rispetto a ciò che avviene nella città reale.
Ora c’è un’emergenza. Va evitata prima di tutto ogni soluzione di forza, come uno sgombero violento. E, soprattutto, si apra immediatamente un percorso che coinvolga tutte le istituzioni presenti sul territorio e che trovi una soluzione abitativa, umanamente decente, per questi uomini e queste donne. Le condizioni ci sono tutte, manca soltanto la volontà politica: ci auguriamo che nessuno si permetta di trasformare questa emergenza in occasione per una pessima campagna elettorale.
 
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