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BOLOGNA NON E' UNA QUESTIONE BOLOGNESE
BOLOGNA NON E' UNA QUESTIONE BOLOGNESE
di lucmu (del 08/11/2005, in Politica, linkato 1191 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 8 nov. 2005
 
Bologna non è una questione bolognese. Piuttosto, complice il piglio autoritario di Cofferati, è il luogo dove uno dei principali nodi politici e strategici dell’Unione è venuto al pettine. E, si badi bene, non si tratta semplicemente di qualcosa che riguarda il rapporto tra sinistra moderata e Rifondazione, bensì concerne il baricentro politico e il progetto di società degli eventuali futuri governi, nazionale e cittadini, del centrosinistra.
Altro che resa dei conti tra Rifondazione e Cofferati, come molte interessate opinioni sostengono. Siamo semmai di fronte al tentativo, nemmeno troppo velato, di mettere nell’angolo la sinistra radicale e di movimento, di espellere le sue istanze di cambiamento dall’orizzonte del centrosinistra e di spostare il centro di gravità dell’Unione verso destra.
Se preoccupante è l’operazione politica che si intravede, inquietante è il terreno prescelto. Chi scrive, vive e fa politica in una città e in una regione, cioè Milano e la Lombardia, dove le destre governano da tempo immemorabile. Legalità, ordine, sicurezza e tolleranza zero non sono certo delle novità, anzi sono parole d’ordine strasentite e ormai persino un po’ logore. Destinatari principali di quelle invocazioni securitarie sono da sempre i migranti, ma non vengono risparmiati nemmeno autoferrotranvieri in sciopero, centri sociali, occupanti di casa e lavoratori della Scala. Sempre e comunque ridotti a una questione di ordine pubblico, laddove le questioni sociali vengono invece bellamente ignorate.
La città è peggiorata, la precarietà del lavoro e della vita imperversa, le giovani coppie scappano nell’hinterland, perché affittare o comprare una casa è diventata un’impresa impossibile, le famiglie milanesi si indebitano sempre di più per far fronte alle spese normali, l’area del disagio sociale si è allargata e i 180mila nuovi cittadini, cioè i migranti, vengono guardati con sospetto, non per quello che fanno o non fanno, ma per quello che sono. Che dire, se non che siamo di fronte a un bilancio fallimentare e denso di nubi per il futuro?
Eppure, sarebbe sufficiente riflettere su quanto avviene ora in Francia, su quella rivolta dei figli e dei nipoti dei migranti, nati è cresciuti in terra francese, cittadini sulla carta, ma nella vita reale relegati nei ghetti urbani, nell’esclusione e nel degrado civile e sociale.
Il problema non si chiama legalità sì o legalità no. Il problema è il modello di società che intendiamo perseguire. Il problema è se assumiamo come nostro nemico da battere la povertà oppure i poveri, l’esclusione oppure gli esclusi, la condizione di clandestinità oppure i “clandestini”. Dalla risposta che diamo a tali quesiti discendono due politiche diverse e opposte.
Allo stato attuale, sia nella Milano di Albertini che nella Bologna di Cofferati, legalità e sicurezza non sono state altro che una clava impugnata per dare addosso a migranti, lavoratori e studenti. Quando mai abbiamo visto un simile impegno per altre illegalità, sicuramente più nocive, come l’evasione fiscale, equivalente al 7% del PIL, o quella contributiva, visto che secondo l’Inps nella sola efficiente Lombardia il 75% delle aziende ispezionate nel 2004 risultavano irregolari?
Insomma, il problema vero per la sinistra è uscire da quella subalternità culturale e politica che provoca balbettii ogniqualvolta si tocca il tasto della sicurezza o dell’immigrazione. Una subalternità che nel caso di Cofferati è diventata una esplicita rivendicazione. Occorre invece un autentico rovesciamento della questione, dello stesso concetto di sicurezza, mettendo al centro la giustizia sociale, i diritti di cittadinanza e l’inclusione. Continuare a rincorrere la destra sul suo terreno ci porta diritti alla sconfitta, anche quando si vincono le elezioni.
Qualcuno sembra invece aver deciso che Bologna è l’occasione buona per stroncare sul nascere la possibilità di una politica alternativa e per esigere delle rese preliminari. Ecco perché Bologna non è soltanto una questione bolognese ed ecco perché non possiamo permetterglielo.
 
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