Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Giorno Milano del 11 ott. 2005
Con la guerra per le poltrone tra Lega e Formigoni che ha portato il Pirellone alla crisi e che sta monopolizzando l’attenzione pubblica, nessuno sembra più vedere la crisi che i cittadini lombardi vivono invece ogni giorno e che richiederebbe un’azione politica urgente e incisiva. Così è successo che nessuno si è accorto dei lavoratori e delle lavoratrici della formazione professionale lombarda che lunedì scorso hanno scioperato contro gli esuberi in arrivo, ben 254 e cioè il 19% del personale assunto a tempo indeterminato nel settore.
La formazione professionale, una volta fiore all’occhiello della Lombardia, è oggi al collasso. 13 sono stati i licenziamenti un anno fa, 254 persone rischiano il posto di lavoro oggi e per l’anno prossimo si annuncia una situazione tragica. Infatti, l’intero sistema di finanziamento è costruito sulle sabbie mobili. Il 45% del totale per il periodo 2000-2006 proviene dall’Ue, mediante il Fondo Sociale Europeo. Ma, e sta qui il problema, il Fse non verrà più erogato l’anno venturo e una sua eventuale ripresa non si avrà realisticamente prima del 2008.
E, come se non bastasse, le risorse sono già oggi praticamente finite tanto che i fondi alla Province hanno subito tagli molto pesanti. La sola Provincia di Milano ha dovuto ridurre il numero di corsi erogati del 45%. Un fiume di denaro si è perso senza lasciare traccia in questi anni, grazie al sistema di accreditamenti introdotto nel 2001, che ha fatto balzare il numero di enti formativi dai 282 del 2000 ai 1143 del 2004. Un esercito di enti privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che senza trasparenza e controllo effettivo si accaparrava i miliardi del Fse. Un assalto alle risorse pubbliche che ha prosciugato le casse, dequalificato il sistema della formazione e trasformato l’assessorato lombardo all’istruzione in quello più indagato d’Italia.
Ora c’è voluto questo ennesimo sciopero perché l’assessore Guglielmo accettasse almeno di sedersi attorno a un tavolo con le organizzazioni sindacali, per affrontare in extremis la situazione di questi 254 lavoratori. Meglio tardi che mai, si direbbe. Tuttavia, il problema di fondo, cioè la crisi strutturale della formazione professionale lombarda, rimane in tutta la sua drammaticità.
Anni di gestione a dir poco allegra di un settore strategico per la Lombardia da parte della Giunta regionale sono la causa del dissesto odierno. Occorre cambiare strada, mettendo mano a una riforma profonda del settore, che ridia centralità ai soggetti pubblici e trasparenza, prospettiva e stabilità al sistema. E occorre farlo ora, prima che sia troppo tardi.
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