La chiusura della scuola araba di via Quaranta, voluta dal Comune di Milano, sembra ispirata più alla ossessiva campagna anti-stranieri del centrodestra, che non alla preoccupazione per il futuro dei 500 bimbi che la frequentavano. A questo punto, infatti, la stragrande maggioranza di questi ultimi rimarrà semplicemente senza inserimento scolastico alcuno per chissà quanto tempo, considerato che pare un po’ fantasioso ipotizzare un inserimento seduta stante nella scuola pubblica.
Certo, così come era la scuola di via Quaranta non andava bene, ma non si tratta proprio di una novità di questo inizio autunno. E c’era pure in gestazione una soluzione che potesse anzitutto garantire ai bambini la continuità di un inserimento scolastico, quella della regolarizzazione e della parificazione, come la stessa scuola araba peraltro chiedeva. Ma il futuro di questi 500 bambini, il loro inserimento scolastico regolare e la loro inclusione nella società milanese hanno interessato ben poco i dibattiti sviluppatisi sulla stampa in questi ultimi giorni. Si sono preferite invece le accuse sommarie che si trattasse di una madrassa, anzi di un covo di futuri terroristi e così via.
I 500 bambini di via Quaranta sono diventati le involontarie vittime di una campagna politica che mira a ben altro. La stessa che affronta il problema delle baraccopoli milanesi con le sole ruspe e poi ognuno si arrangi e che pretende di combattere il terrorismo espellendo qui e là qualche imam senza troppe spiegazioni. Una campagna politica che vuole risollevare le sorti di un centrodestra, nazionale e milanese, sempre più inconsistente, con la criminalizzazione sommaria dei migranti, specie se provengono da paesi islamici.
Altro che sicurezza e inclusione. Così si prepara un futuro di ghettizzazione e di conflitti in una città, come Milano, già di fatto multietnica e multiculturale. A maggior ragione appaiono un po’ incomprensibili alcune prese di posizione provenienti anche dall’opposizione, che invocano il principio della scuola pubblica. Beninteso, un principio sacrosanto e per il quale Rifondazione Comunista si batte da sempre, ma che andrebbe difeso sempre e non soltanto quando di mezzo c’è l’Islam.
Ma forse non è troppo tardi per uscire dal pasticcio pre-elettorale combinato dalla Giunta Albertini. La proposta di un tavolo che ricerchi soluzioni concrete, non escludendo l’ipotesi della regolarizzazione e parificazione della scuola araba di via Quaranta, magari con la mediazione del Prefetto, non sarà l’ideale, ma è pur sempre concreta e percorribile. E dunque vale la pena percorrerla, a meno che non si vogliano abbandonare 500 bambini e bambine al cinismo della campagne xenofobe.