Il Presidente Formigoni va all’attacco del Governo nel tentativo di autoassolversi rispetto alla grave crisi che sta coinvolgendo Alitalia e Malpensa.
Ma è davvero ora di finirla con lo scaricabarile. Perché le corresponsabilità del fallimento della compagnia di bandiera sono evidenti a tutti e riguardano non solo i vari Governi nazionali, ma anche proprio le amministrazioni regionale e comunali, con il centrodestra che da anni guida la Lombardia, Milano e Varese e che, quindi, dovrebbe forse cominciare ad abbassare i toni.
Detto questo, è chiaro che si sta aprendo ora la fase delicata di una trattativa per la vendita di Alitalia con l’unico acquirente che ha finora presentato un offerta formale, e cioè Air France. L’importante è che tutta l’operazione si svolga all’insegna della più totale trasparenza, che finora è mancata, sulle reali intenzioni della compagnia francese. Perché con il futuro di decine di migliaia di persone e di un interesse economico evidente non si scherza.
Air France deve in primo luogo presentare il proprio piano industriale e chiarire se intenda salvaguardare tutti i punti di forza di Alitalia e Malpensa, a partire dai voli intercontinentali e nazionali, o se miri invece a eliminare un concorrente sul mercato per difendere i propri interessi e quelli della Francia, legati in modo particolare al turismo.
Per quanto ci riguarda, pensiamo che ci siano tutte le condizioni affinché il Governo, le istituzioni regionali e le organizzazioni sindacali dei lavoratori approntino un lavoro di squadra con il comune obiettivo di salvare Alitalia, Malpensa e, soprattutto, l’occupazione. Rinunciando da subito all’avvio di una discussione con il Ministro del Lavoro per gli ammortizzatori sociali, che dà l’idea di un atteggiamento di rinuncia preventiva o, nella peggiore delle ipotesi, di una manovra per far gradualmente digerire migliaia di licenziamenti mascherati, magari a fronte di un depotenziamento enorme dello scalo lombardo già segretamente deciso.
E’ necessario quindi assumere una posizione politica che escluda ogni possibilità di una espulsione di massa dei lavoratori che oggi dipendono, direttamente o indirettamente, da Malpensa.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina