Da quando il governo ha deciso di impugnare presso la Corte Costituzionale la legge regionale n. 19, “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia”, non è passato giorno senza che il Presidente Formigoni non lamentasse una presunta lesione della sovranità della Lombardia oppure che i suoi assessori e consiglieri non esibissero liste di attestati di sostegno alla legge, provenienti dal “mondo della scuola, della formazione e del tessuto produttivo”.
In fondo, è sufficiente leggere bene quelle liste per scoprire che si tratta soprattutto di soggetti che ottengono un beneficio, diretto o indiretto, dall’apertura ai privati dell’istruzione tecnico e professionale, come la Compagnia delle Opere o le associazioni padronali. Dall’altra parte, che a Formigoni interessasse ben poco il dialogo con studenti, insegnati e genitori era stato chiarito dalla scelta di far approvare la controriforma gli ultimi giorni di luglio, in maniera semiclandestina, sebbene la legge fosse ancora incompleta.
Ma la migliore smentita della favola del sostegno del “mondo della scuola” al progetto di Formigoni è arrivata dalle migliaia di studenti medi che oggi hanno manifestato a Milano e che hanno fortemente contestato la legge regionale. E così, dopo le proteste da parte di molte organizzazioni sindacali degli insegnanti, come la Cgil, Rete Scuole e i sindacati di base, iniziano a far sentire la loro voce anche i ragazzi.
Ringraziamo sinceramente gli studenti milanesi per la loro operazione verità e auspichiamo che le manifestazioni di dissenso continuino rumorose, vista l’ostinata sordità del governo regionale. Per quanto ci riguarda, invitiamo ancora una volta il centrodestra lombardo ad abbandonare la strada dell’arroganza e a riportare la legge in Consiglio regionale.