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ARRIVA IL NUOVO STATUTO... DEL PRINCIPE E DEI MERCANTI
ARRIVA IL NUOVO STATUTO... DEL PRINCIPE E DEI MERCANTI
di lucmu (del 11/03/2008, in Regione, linkato 882 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 11 marzo 2008 (pag. Milano)
 
Da oggi il Consiglio regionale è riunito per discutere e votare, in prima lettura, la proposta di nuovo Statuto della Lombardia. A livello pubblico se n’è parlato poco finora, forse perché si tratta di materia ostica e poco accattivante. Tuttavia, la vicenda non va sottovalutata, visto che lo statuto “determina la forma di governo e i princìpi fondamentali di organizzazione e funzionamento”, come recita l’articolo 123 della Costituzione. Insomma, stiamo parlando di come si organizza la democrazia, il potere politico e il rapporto regione-cittadini nella regione di Formigoni.
E allora, cominciamo dall’inizio, cioè dallo stato di cose presente. La prolungata egemonia culturale e politica delle destre ha segnato profondamente la Lombardia e Formigoni è forse l’uomo politico che più di altri l’ha tradotta in un modello politico e sociale coerente. Le sue parole d’ordine, cioè federalismo e sussidiarietà, si sono concretizzate in un crescente accentramento di potere nel figura del presidente e in una sempre più estesa privatizzazione delle funzioni pubbliche. Un mix micidiale, che fa sì che la stessa privatizzazione sia pesantemente condizionata dalla tutela pubblica di interessi particolari, a partire da quelli della Compagnia delle Opere.
Sul piano istituzionale e su quello dell’equilibrio dei poteri, per scomodare il vecchio Montesquieu, tutto questo ha comportato un progressivo svuotamento dell’assemblea legislativa. Ne costituisce prova lampante il fatto che il 90% delle leggi regionali approvate sono proposte dalla Giunta oppure la forte tendenza alla delegificazione, spacciata come “semplificazione”, ma che nella realtà significa che le leggi fissano criteri sempre più generali, mentre le regole e le norme che contano, specie quando si tratta di distribuire denaro pubblico, le delibera poi la Giunta nelle segrete stanze.
In altre parole, il presidente lombardo non assomiglia tanto ai suoi colleghi statunitensi, ma piuttosto a un’edizione moderna del Principe, che emargina l’assemblea legislativa e instaura un rapporto diretto, neocorporativo e verticistico, con la società.
Ebbene, mesi fa la discussione in commissione statuto iniziò con una proposta di “compromesso” che salvaguardava il presidenzialismo, condiviso da centrodestra e Pd, ma che restituiva al Consiglio almeno alcuni poteri, legislativi e di controllo. Ma poi piombò in commissione l’emissario di Formigoni, cioè l’assessore Colozzi, e fu una raffica di emendamenti e modifiche, con il risultato finale di un testo che fotografa l’esistente. Cioè, un Consiglio debole e un Presidente onnipotente.
È sintomatica a questo riguardo la riscrittura, in extremis, della norma originale che prevedeva una riserva di legge per quanto attiene le prestazioni relative ai diritti civili e sociali. Ora non c’è più nessuna riserva e sarà, dunque, il Presidente ad occuparsene direttamente.
C’è poi tutto il resto, come il rapporto tra Regione e i cittadini, dove la partecipazione è ridotta a qualche affermazione generica, salvo poi elevare a rango statutario il principio neocorporativa del “partenariato”. Oppure, c’è la solita “sussidiarietà orizzontale”, intesa come privatizzazione dei servizi pubblici. O ancora, la parte dei principi generali, dove si elude il fatto che la Lombardia è ormai multietnica e che le famiglie non sono solo quelle fondate sul matrimonio, ma in cambio non si dimentica di citare la “cooperazione” con la Chiesa cattolica.
Insomma, siamo sicuramente riusciti a eliminare dalla proposta alcuni eccessi, come la tutela della vita “sin dal suo concepimento”, trasformato poi in un più ambiguo “in ogni sua fase”, ma lo statuto così come si presenta è l’apoteosi del continuismo.
Non siamo dei pazzi e non sogniamo uno statuto di sinistra nella Lombardia di oggi. Ma pensiamo che uno statuto che assomiglia al programma di governo della maggioranza sia un cattivo statuto. Ecco perché in commissione non abbiamo votato a favore e perché continueremo la nostra battaglia politica.
 
qui sotto puoi scaricare la proposta di Statuto in discussione in Consiglio
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# 1
Stiamo andando verso una deriva di carattere autoritario. Le 'semplificazioni' amministrative sono l'esautorazione del potere decisionale dei cittadini con i loro rappresentanti, è come dici bene tu: 'edizone moderna del Principe'. Proietterei ai consiglieri regionali il film di Faenza 'i Vicerè' e gli porrei la seguente domanda: 'gli Uzeda esistono realmente o sono solo finzione letteraria?' Ma visto come si ripropone il potere nelle sue forme più subdole direi che finzione, sinceramente, ne vedo poca!
di  Walter  (inviato il 11/03/2008 @ 11:59:04)
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