La baraccopoli della Bovisasca è stata sgomberata definitivamente. Il vicesindaco De Corato esulta compiaciuto, l’assessore regionale Boni tira in ballo persino l’Expo e le centinaia di persone che abitavano le baracche stanno vagando in giro per la città, alla ricerca di un luogo dove andare. Della bonifica del terreno dove sorgeva l’ennesima bidonville milanese, invece, non parla più nessuno.
Quanto accaduto in Bovisasca è paradigmatico dell'inquietante livello di inconsistenza ormai raggiunto dalla politica milanese e dell’ipocrisia di molti amministratori con la testa in campagna elettorale.
Inconsistente è spacciare per “soluzione” la cacciata di centinaia di famiglie, compresi i bambini, senza porsi il problema dove e come finiranno, sperando semplicemente che qualche anima pia si occupi di loro oppure che qualcuno decida di tornare al paese d’origine.
Ipocrita è invocare la tutela della salute per motivare lo sgombero, dopo lunghissimi anni di disinteresse istituzionale per un terreno inquinato da pericolosi rifiuti tossici, per non parlare dell’incredibile fatto che ora né il Comune, né la Regione fanno sapere ai cittadini della Bovisasca se e quando si intende procedere alla bonifica.
Insomma, i rifiuti tossici rimangono e gli esseri umani finiscono per strada, finché non troveranno un’altra baraccopoli. Ahinoi, la solita storia che si ripete ormai da anni.
Ma quello che forse stupisce di più è che la città appare anestetizzata, incapace non solo di indignarsi di fronte al trattamento incivile riservato a uomini, donne e bambini, ma altresì di rendersi conto che la miseria della politica genera alla lunga dei mostri di cui sarà difficile liberarsi.
...forse è proprio l’Expo, l'ater ego di questa politica, si caccia dalla città la povertà a manganellate , per far posto al malloppo sottratto a un paese semi-povero, che magari poteva contenere l'esodo migratorio verso le baracche della bovisasca, così come negli anni '70 le baracche della comasina "scontenerono" la forza lavoro disagiata del sud Italia; questo nord che si lamenta sempre è veramente ingordo, oltrechè vorace. Non so proprio se questa abbuffata sia la spallata decisiva per estendere defininitivamente Milano fino al Laghi e i confini del ducato seicentesco. Nel territorio appiattito che si delinea si vedono lontanamente vaghe identità di quella che fu un tempo la Lombardia. Non credo nelle religioni, però forse sarebbe il caso di accendere un cero a la madunina, sperando che il colore non si sciolga con la tx-pm101, prodotta dalla deterritorializzazione. Pino
Stamattina a Radio Popolare hanno ripreso la notizia, basandosi sulla denuncia della Curia, dignitosa e focalizzata sui diritti umani. Però né la Radio né la Curia fanno cenno alla bonifica dell'area. Finora credo che l'abbia fatto solo tu. Continua così.