Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 2 ott. 2007 (pag. Milano)
La decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare presso la Corte Costituzionale la legge regionale n. 19/2007, “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia”, si configura come un atto dovuto, poiché numerosi e palesi sono gli elementi di incostituzionalità.
Le dichiarazioni scomposte del Presidente Formigoni, che accusa il Governo di attaccare la libertà e i diritti di studenti, insegnanti e famiglie della Lombardia, sono inaccettabili e mistificatorie. La verità è che Formigoni sembra considerare i cittadini lombardi degli incapaci di intendere e volere, continuando a vendere la favola che qui si tratti di un semplice scontro sul federalismo “sì” o “no”.
D’altra parte, a dirla lunga è la modalità stessa con cui la legge è stata approvata in Consiglio: il 27 luglio scorso, in semiclandestinità, quando studenti, insegnanti e famiglie erano in partenza per le ferie, nonostante il testo fosse ancora incompleto e pieno di buchi, mancando sia la norma finanziaria, che la definizione dell’offerta formativa.
Ma cos’è che Formigoni vuole nascondere all’opinione pubblica lombarda? Semplice. Il progetto di introdurre il sistema di equiparazione pubblico-privato, già vigente nella sanità, anche nel campo dell’istruzione. Qualora fosse realizzato, questo disegno comporterebbe un finanziamento pubblico diretto, mediante il sistema dellaquota capitaria, alla scuola privata, mentre la scuola pubblica si dovrebbe accontentare delle briciole. Peccato, però, che la Costituzione lo vieti!
È altamente significativo che durante la discussione il centrodestra si era opposto sistematicamente a ogni bilancio dello stato di salute della formazione professionale lombarda. Infatti, in quel campo il sistema pubblico-privato è in vigore da sei anni e il risultato è, a dir poco, preoccupante: la nostra regione detiene il primato nazionale di indagini da parte della Guardia di Finanza. Altro che federalismo e “devoluzione” di risorse dallo Stato alla Lombardia. Qui si tratta del solito e triste gioco di drenare le risorse pubbliche verso alcuni privati.
L’obiettivo su cui sparare è evidentemente la scuola pubblica: lo confermano gli stessi atti della Giunta lombarda, come la formale impugnativa, alcuni mesi fa, presso la Corte Costituzionale, dell’articolo 13 deldecreto Bersani, che appunto stabilisce che l’istruzione tecnica e professionale è parte integrante del sistema nazionale di istruzione.
Che il centrodestra cerchi di nascondere la realtà ai lombardi possiamo al limite capirlo, poiché sta nei suoi interessi. Ma che il Partito Democratico lombardo si sia immediatamente preoccupato di sostenere le ragioni di Formigoni, rivendicando una co-paternità della legge e riducendo il tutto a questioni “tecniche”, è semplicemente pazzesco. Davvero, la sete di alleanze variabili è diventata così forte da sacrificare persino la verità?
Auspichiamo che la Corte Costituzionale, cioè l’organo deputato, possa decidere al più presto sui quesiti di illegittimità. Per quanto ci riguarda, continuiamo la nostra opposizione contro l’attacco alla scuola pubblica, libera e laica e invitiamo tutti i soggetti interessati, dagli studenti agli insegnanti ai genitori, a far sentire la loro voce.
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