di lucmu (del 14/05/2008, in Sicurezza, linkato 978 volte)
Le continue capriole politiche del Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, sembrano averlo portato finalmente a destinazione. Ormai parla come un leghista doc, anzi di più, poiché chiede la cacciata dei rom non solo dalla città di Milano, bensì dall’intera area metropolitana.
In questi giorni di annunci di pacchetti sicurezza e di poteri speciali per i Prefetti, tutti sembrano parlare in coro, non si riesce più a distinguere le voci, se non per l’ignobile gara tra chi la spara più grossa. Ma la cosa che colpisce maggiormente è che nessuno sembra più interessato a trovare soluzioni ai problemi e tanto meno a interrogarsi su dove possa portare questo continuo soffiare sul fuoco.
Ormai siamo al trionfo dell’ipocrisia e del più puro degli opportunismi politici, nel tentativo di rincorrere le destre sul loro terreno. Difficile pensare che le parole di Penati, che sostengono l’esatto contrario di quanto diceva fino a un anno fa, siano ispirate a profonde meditazioni sul merito della questione e non, molto più banalmente, all’avvicinarsi della scadenza elettorale del 2009 e all’illusione di poter salvaguardare in questo modo la propria poltrona.
E non si tratta soltanto del Presidente della Provincia, bensì di un vero e proprio smottamento politico. Per averne conferma, basta volgere lo sguardo a un comune dell’hinterland come Rozzano, dove un sindaco di centrosinistra fomenta le ronde e il locale “assessore alla pace” le capeggia.
La netta vittoria elettorale del centrodestra e la centralità del discorso sulla sicurezza testimoniano una forte egemonia culturale delle destre, così come la gravità del fallimento dell’esperienza governativa del centrosinistra, incapace di offrire risposte reali ai lavoratori e ai ceti popolari colpiti dalla crisi. Ma concludere, ora, che la soluzione del problema stia nell’assomigliare alla destra e nell’abbandonarsi al gattopardismo significa semplicemente cacciarsi in un vicolo cieco, poiché, come dimostra l’esperienza, alla fine si sceglierà sempre l’originale e non la fotocopia, specie se quella dimostra di non disporre nemmeno di un po’ di coerenza.