Vi ricordate? Correva l’anno 2007 e nei mesi tra aprile e luglio agenti della polizia locale milanese furono coinvolti in diversi fatti che non potevano che sollevare interrogativi e inquietudini. E così, il 16 aprile e il 5 luglio di quell’anno presentammo all’Assessore regionale alla Polizia Locale un’interrogazione e un’interpellanza, poiché Regione Lombardia ha il preciso dovere di verificare e accertare il rispetto delle sue leggi e dei suoi regolamenti in materia.
I fatti oggetto delle nostre iniziative erano tre: le modalità operative e l’uso degli strumenti “di autotutela” in occasione degli scontri in via Sarpi del 12 aprile, l’utilizzo di abbigliamento e attrezzature (casco antisommossa, giubbotto antiproiettili) non conformi alle previsioni di legge presso il campo rom di via Triboniano il 22 giugno e le dichiarazioni pubbliche di un vigile urbano del 4 luglio, rese in seguito ai disordini nel Parco Cassinis, in cui rilevava l’esistenza di un nucleo informale di 30 vigili, che si sarebbe addestrato in autonomia in arti marziali e che avrebbe acquistato e usato delle armi improprie.
Ebbene, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni e le stringenti norme dello Statuto regionale, soltanto nella seduta del Consiglio di ieri, martedì, cioè un anno e mezzo dopo (!), l’Assessorato si è degnato di fornire una risposta. E, come se non bastasse, quella risposta è di una banalità e superficialità disarmanti.
Di fatto l’assessore ha presentato semplicemente una sorta di taglia e incolla delle dichiarazioni del Comandante della Polizia Locale di Milano, Bezzon, risalenti peraltro all’estate del 2007, e ha riconosciuto di non aver svolto nessuna indagine e verifica proprie. Anzi, la superficialità è tale che riprende persino l’incredibile tesi, senza alcun commento e pudore istituzionale, che l’uso dei giubbotti antiproiettili fosse giustificato dalla legge 626, quella sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Per non parlare, poi, della totale omertà rispetto alle gravissime rilevazioni sull’esistenza di squadre speciali informali. E così, un anno e mezzo più tardi, la Regione non riesce nemmeno a dire se quelle squadre esistono, se sono un’invenzione oppure se sono in corso indagini.
Lo scandaloso comportamento dell’Assessorato regionale non è un semplice incidente di percorso, ma si inserisce piuttosto in un suo atteggiamento più generale, che tende ad assecondare i processi di trasformazione delle vigilanze urbane in polizie dei sindaci ed a sottovalutare o ignorare, per convenienza politica, delle deviazioni più o meno gravi.
Non era necessario attendere le gravi violenze razziste di alcuni vigili urbani di Parma per sapere che c’è qualcosa che non va. In Lombardia erano successe cose anche più preoccupanti, come quella banda di vigili urbani e carabinieri, sgominata solo grazie alla denuncia di un altro carabiniere, che a Calcio (Bg) organizzavano violenti raid notturni contro immigrati, intascandosi strada facendo anche droga e denaro.
Non pretendiamo certo che il centrodestra lombardo concordi con noi su che cosa sia la sicurezza, ma che i governanti della Lombardia si preoccupino almeno di vigilare sull’applicazioni delle norme regionali e di contribuire al contrasto delle deviazioni, questo sì! Anche per non lasciare da soli quei vigili urbani -la maggioranza- che fanno il loro lavoro con scrupolo e che vivono con grande inquietudine quello che sta succedendo.
Insomma, pretendiamo che il nuovo Assessore regionale alla Polizia Locale muti radicalmente registro. Ieri è partito con il piede sbagliato. Auspichiamo che sappia cambiare. Altrimenti non rimane che la domanda: ma che ci sta a fare l’assessore regionale?
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare i testi delle interrogazioni e le relative risposte