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ALL'ASSALTO DELLA SCUOLA PUBBLICA
ALL'ASSALTO DELLA SCUOLA PUBBLICA
di lucmu (del 05/07/2007, in Scuola e formazione, linkato 824 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberamente di luglio/agosto 2007
 
La situazione di incertezza e difficoltà che vive la scuola pubblica italiana, anche a causa dei tagli della Finanziaria e dell’immobilismo governativo rispetto al quadro legislativo morattiano, consente ai tanti nemici dell’istruzione pubblica e laica di riprendere l’iniziativa.
A dare il via non è a caso il Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, il quale ha presentato un progetto di legge regionale sul “sistema educativo di istruzione e formazione”, che rappresenta insieme un progetto federalista dal sapore devoluzionista e incostituzionale, nonché un autentico rilancio per la via dei fatti del disegno di una scuola al servizio del mercato, anzi essa stessa mercato.
La proposta del centrodestra lombardo fa leva sui pasticci del riformato Titolo V della Costituzione e pretende di esercitare unilateralmente tutte le competenze concorrenti (a fine maggio la Regione ha impugnato l’articolo 13 del decreto Bersani), istituendo de facto il doppio canale, con l’istruzione liceale e quella tecnico-professionale che si allontanano sempre di più. In altre parole, torna il vecchio avviamento al lavoro e la canalizzazione precoce a partire dal 14° anno di età.
Il sistema si basa sulla piena di equiparazione tra istituzioni formative pubbliche e private, che dovranno quindi accreditarsi presso la Regione per ottenere  risorse sulla base del principio della quota capitaria. Inoltre, alle famiglie verrà riconosciuto un “buono” da spendere presso l’operatore che ritengono e gli istituti potranno assumere direttamente il personale docente e non docente, senza dover ricorrere a fastidiose graduatorie.
Per capire meglio cosa dobbiamo aspettarci, conviene brevemente ricordare due precedenti lombardi. In primo luogo, il nuovo sistema pubblico-privato è in vigore per la formazione professionale sin dal 2001. Ebbene, il primo effetto fu che tra il 2000 e il 2004 il numero degli enti formativi balzò da 282 a 1143. Un esercito di enti privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che senza trasparenza e controllo effettivo si accaparrava i miliardi del fondo sociale europeo, dequalificando l’intero sistema. In secondo luogo, nel 2001 fu introdotto anche il “buono scuola”, cioè un sussidio pubblico, che nel solo anno scolastico 2005/2006 assorbì 43 milioni di euro di fondi regionali. Ma, e sta qui lo scandalo, il 99% è andato a famiglie i cui figli frequentano la scuola privata e il 63% beneficiari dispongono di un reddito dichiarato che si colloca nella fascia tra 35 e 180mila euro annui.
Ebbene, mentre scriviamo il progetto di legge, in alternativa al quale Rifondazione ha presentato un proprio Pdl, è tuttora in discussione nella competente Commissione consiliare, anche se il centrodestra ha già esplicitato l’intenzione di farlo approvare dall’Aula nella seduta del 30-31 luglio, cioè con le scuole chiuse e i cittadini partenza per le ferie. Non sappiamo, dunque, quale sarà la situazione nel momento in cui questo articolo verrà letto, così come sappiamo se saremo in grado di bloccare l’ultima provocazione formigoniana, piovuta in Commissione a fine giugno.
Infatti, il centrodestra ha presentato una versione modificata della sua proposta di legge, che contiene una serie di novità dirompenti. Con un colpo di mano, il centrodestra tenta ora di abrogare tutte le leggi regionali vigenti in materia (diritto allo studio, edilizia scolastica ecc.) –con la sola esclusione della normativa sul buono scuola…-, assegnando alla Giunta regionale tutti i poteri decisionali. In altre parole, una ipercentralizzazione in una sorta di Ministero regionale dell’istruzione, a scapito non soltanto dello Stato, ma anche degli enti locali.

Sarebbe un grosso errore sottovalutare la mossa di Formigoni. Qui non si tratta di un semplice affare lombardo, bensì del tentativo di aprire un varco su scala nazionale, approfittando dell’inerzia governativa, dell’assenza di mobilitazione sociale e delle troppe ambiguità in settori non marginali del Partito Democratico. La via delle Regioni per riproporre l’attacco alla scuola pubblica, libera e laica è oggi quella più insidiosa e, se non si svilupperà un’iniziativa politica, istituzionale e sociale all’altezza, rischia pure di essere quella vincente. E, non dimentichiamolo, come “danno collaterale” ci troveremo un ulteriore concentrazione di potere nelle mani di un Presidente che assomiglia sempre di più a un moderno principe.

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