Una generosa sanatoria per una trentina di alti dirigenti regionali, il cui concorso era stato dichiarato illegittimo dal Tar e dal Consiglio di Stato, e pesci in faccia per i lavoratori dipendenti della Regione. Questa è la morale di due norme di legge contenute nelle pieghe della manovra di assestamento di bilancio, approvata ieri sera dalla maggioranza del Consiglio Regionale.
Due norme che riflettono un’unica filosofia: quella dei due pesi e delle due misure, a seconda della distanza gerarchica degli interessati dal vertice politico della Regione. Due norme che sono la conseguenza diretta di contenziosi legali persi dalla Giunta Formigoni, davanti alla magistratura amministrativa per quanto riguarda la prima, davanti alla magistratura ordinaria per quanto riguarda la seconda.
Peccato davvero che chi governa in Lombardia non ce la faccia proprio ad adeguarsi alle sentenze della magistratura, come invece devono fare i comuni mortali, ma che abbia scelto un’altra strada. Ne è scaturito un pasticcio normativo di dubbia moralità e legittimità.
E così, la vicenda dei dirigenti si è risolta con una norma di sanatoria non solo retroattiva, ma anche ad personam, nella misura in cui produce effetti concreti soltanto su quel singolo concorso. Si tratta, in altre parole, di una norma giuridicamente traballante, che mette a rischio la legittimità anche di tutti gli atti amministrativi firmati dai dirigenti in questione.
I dipendenti regionali, invece, hanno ricevuto un trattamento molto meno comprensivo. In questo caso si tratta dell’integrazione regionale alla liquidazione (ex-l.r. 38/81), che esisteva fino al 30 maggio 2000, quando entrò in vigore la nuova disciplina nazionale. A suo tempo, il governo regionale diede un’interpretazione assai stravagante della nuova situazione normativa, interpretandola retroattivamente.
Insomma, la Regione decise, in aperta violazione della legge, che quanti sarebbero andati in pensione dopo il 30 maggio 2000 di tale integrazione non avrebbero ricevuto nemmeno un euro, con tanti saluti agli anni già maturati. Ne seguirono, ovviamente, centinaia di contenziosi legali, che infine approdarono in Corte di Cassazione, dove si chiarì una volta per tutte (sentenza del 4 luglio 2008) che la retroattività non era ammessa e che la Regione doveva erogare quanto maturato fino alla fatidica data del 2000.
A questo punto tutto doveva considerarsi risolto. Invece no! A distanza di un anno il governo regionale ha escogitato la seguente norma di legge: a tutti i dipendenti regionali in attività verrà erogato subito, previa richiesta individuale, solo il 75% di quanto maturato fino al 30 maggio 2000. E nemmeno una parola su quanti sono già in pensione o su che cosa accadrà a coloro i quali non firmeranno la richiesta “volontaria”.
Anzi, a peggiorare la situazione, nel frattempo diversi alti funzionari della Regione hanno provveduto a far circolare tra il personale la voce che chi non accetta il 75% adesso, il giorno in cui andrà in pensione dovrà fare causa alla Regione per avere quanto gli spetta in base alla legge e alla sentenza di Cassazione. Cioè, un ricatto bello e buono, che discrimina anzitutto quanti andranno in pensione nei prossimi anni.
Con due nostri emendamenti abbiamo proposto di fuoriuscire dall’incertezza e dalle ambiguità. Nulla da fare: respinti. Abbiamo poi chiesto almeno un atto formale che smentisse quelle voci: nessuna reazione, silenzio di tomba.
Ma che qualcosa non quadrasse in questa vicenda, in fondo l’ha dovuto riconoscere lo stesso Assessore Colozzi, accogliendo in Aula un nostro ordine del giorno che impegna la Regione a informare “adeguatamente e esaustivamente” sulla nuova normativa anche quanti già andati in pensione dopo il 30 maggio 2000 (oltre 600), nonché tutti i lavoratori nel frattempo trasferiti ad altri enti (oltre 1.000).
Siamo francamente sconcertati dall’atteggiamento del centrodestra al governo in Regione Lombardia, che da una parte è disposto a fare carte false pur di non rifare un singolo concorso per dirigenti, mentre dall’altra non trova nulla di strano nel trattare come nemici i dipendenti che quotidianamente fanno funzionare l’istituzione. Quanto poi al rispetto della legalità, meglio lasciar perdere.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
in allegato puoi scaricare il nostro Ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale