Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte dell’operaio, di cui ancora ignoriamo il nome, avvenuta stamattina al decimo piano dello stabile in ristrutturazione di via Pisani 31, a due passi dal Pirellone, dov’era riunito il Consiglio regionale.
Esprimiamo il nostro dolore, ma anche la nostra rabbia, perché da quanto abbiamo potuto vedere, questo ennesimo omicidio bianco è maturato in un contesto segnato dallo sfruttamento del lavoro nero e, dunque, da un alto tasso di non rispetto delle norme di sicurezza.
Insieme ad altri due consiglieri regionali e a un gruppo di lavoratori e sindacalisti, che ci avevano avvisati, sono arrivato sul luogo dell’incidente poco dopo mezzogiorno. Oltre ai vigili del fuoco e alla polizia, c’era soltanto il corpo senza vita dell’operaio, travolto apparentemente da un muro di mattoni. Alle nostre domande su dove fossero gli altri operai del cantiere, gli agenti di polizia ci hanno risposto che non avevano visto nessuno e che, anzi, al loro arrivo non avevano nemmeno trovato la persona che, per telefono, li aveva avvertiti dell’incidente.
Tra i numerosi lavoratori presenti all’ingresso dello stabile, tra i primi ad accorrere dal vicino presidio delle aziende in crisi, molti testimoniavano di aver visto gruppi di lavoratori edili allontanarsi velocemente dallo stabile. Altri addirittura ci hanno detto di aver visto qualcuno portare all’interno, con altrettanta velocità, sacchetti di plastica pieni di caschi di protezione.
E, ci teniamo a precisarlo, coloro che ci hanno raccontato queste cose non sono dei ragazzini, ma operai e sindacalisti di Cub, Fiom e Slai-Cobas, cioè tutte persone dotate di una certa esperienza in materia.
Ovviamente bisogna aspettare gli esiti delle indagini, ma quanto abbiamo visto ci fa dire che in quel cantiere a due passi dal Pirellone regnava sovrano il lavoro nero, come, ahinoi, nel resto della città, della regione e del paese.
Auspichiamo che gli inquirenti possano accertare e perseguire le responsabilità del caso con la massima celerità e severità. Ma chiediamo anche alle istituzioni, a tutti i livelli, compresa Regione Lombardia, di smetterla di considerare la lotta allo sfruttamento del lavoro nero un argomento buono solo per i salotti televisivi e di passare invece alle iniziative concrete. Questo sarebbe, peraltro, il modo più dignitoso per onorare anche la memoria dell’operaio ucciso quest’oggi.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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