Stasera verso le ore 19.00 un gruppo di studenti lavoratori del liceo civico serale “Gandhi”, in lotta da settembre contro lo stupido e illegittimo tentativo da parte del Comune di Milano di chiudere le loro classi, ha deciso di salire sul tetto della scuola, in piazza XXV Aprile, e di rimanerci.
Fino a mezzanotte la questura non è intervenuta per un allontanamento coatto ed è difficile che lo faccia questa notte, considerate anche le condizioni di sicurezza. Da parte del Comune, si è visto soltanto la presenza, per mezz’ora, di un dirigente centrale, che ha ribadito le solite cose, ma da parte del livello politico è arrivato soltanto silenzio.
Esprimiamo la nostra totale solidarietà con lotta e le ragioni degli studenti e dei docenti del “Gandhi”, perché loro hanno ragione e la Moratti ha torto.
Invitiamo tutti e tutte, compatibilmente con gli orari di lavoro, a recarsi domani mattina a portare un po’ di solidarietà ai ragazzi e alle ragazze.
Qui di seguito riportiamo integralmente il comunicato degli studenti distribuito stasera, con il quale spiegano le ragioni della loro salito sul tetto:
VOGLIAMO SOLO STUDIARE
Noi studenti lavoratori del civico liceo serale Gandhi, iscritti regolarmente, ma esclusi dalla scuola perché il Comune ha voluto chiudere le nostre classi, siamo esasperati dal comportamento dell’assessore Moioli.
Dopo averci impedito di continuare a studiare nelle classi in cui eravamo stati promossi, ci ha presi in giro per mesi raccontandoci di corsi alternativi (mai partiti) “migliori” che però ci avrebbe costretto a fare esami da privatisti e ci ha detto che, tanto, non avremmo trovato i soldi per fare ricorso al TAR. I soldi li abbiamo trovati, abbiamo vinto il ricorso al TAR e non ha riaperto le classi. Il TAR ha quindi nominato come commissario del Comune il Prefetto di Milano che ci ha mandato un telegramma, annunciando che le lezioni sarebbero iniziate sabato scorso, 16 gennaio. L’assessore ha fatto ricorso al Consiglio di Stato per fermare il Prefetto e prendere tempo per farci perdere definitivamente l’anno scolastico. Noi non rinunciamo e allora ci spiega che, anche se vinceremo, perderemo l’anno e che lei ci ha guadagnato comunque, perché ha tagliato i precari e qualsiasi risarcimento che ci dovrà dare, sarà inferiore. Non crediamo che chi gestisce la scuola pubblica, il diritto allo studio, debba ragionare in questi termini. E poi, perché fa finta di dimenticare che ci sono più di quaranta insegnanti di ruolo che non insegnano in nessuna classe, mentre, riaprendo le nostre, potrebbero, a costo zero, essere i nostri docenti?
Siamo saliti sul tetto in un piccolo gruppo, perché abbiamo problemi di lavoro e chi fra noi un lavoro ce l’ha, non vuole perderlo, quindi abbiamo dovuto prendere le ferie, mentre uno di noi dovrà scendere già domani. Ma siamo in molti a protestare e chiediamo solidarietà alla città di Milano.
Resteremo sul tetto fino a quando l’assessore non riaprirà le nostre classi, man non vogliamo in alcun modo disturbare le lezioni alla scuola media che è nello stesso edificio: condividiamo anzi la volontà di questi studenti e delle loro famiglie di poter continuare a studiare.
Siamo qui proprio perché l’assessore ci sta rubando il nostro futuro e il nostro desiderio di poterci migliorare e siamo pronti anche ad un gesto estremo, perché ci hanno tolto qualsiasi speranza.
Milano, 18 gennaio 2010
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