NON AUTOSUFFICIENZA: DA FORMIGONI ELARGIZIONI UNA TANTUM ANZICHE’ RISPETTO DEI DIRITTI SOCIO-SANITARI
NON AUTOSUFFICIENZA: DA FORMIGONI ELARGIZIONI UNA TANTUM ANZICHE’ RISPETTO DEI DIRITTI SOCIO-SANITARI
di lucmu (del 04/02/2010, in Sanità, linkato 1852 volte)
Tra le tipologie di famiglie disagiate cui la Giunta regionale ha deciso di erogare il “buono famiglia” di 1.300 euro, strombazzato ai quattro venti nella giornata di ieri, ci sono i nuclei che si fanno carico della retta di un familiare, anziano o disabile, ricoverato in una struttura residenziale (RSA o CSS-Comunità socio sanitaria).
Ma se la pratica delle elargizioni una tantum, dei buoni e dei voucher, in Lombardia è ormai un’abitudine, è del tutto inaccettabile che la si utilizzi propagandisticamente (tanto più in periodo elettorale) per continuare a negare dei diritti fissati dalla legge.
L’articolo 438 del codice civile - precisato dai decreti legislativi 109/98 e 130/00 - stabilisce infatti che le rette delle RSA non possono essere a carico, nemmeno in parte, dei famigliari dei ricoverati. Solo gli assistiti - salvo le persone gravemente ammalate, che non devono versare nulla (DPCM 29/11/01 - 1c) -, devono partecipare alla spesa in base al reddito ISEE personale. E quando non si ottiene la totale copertura della retta, la differenza è a carico del Comune di residenza.
Il Comune deve per questo utilizzare i finanziamenti per la spesa sociale stanziati dallo Stato attraverso le Regioni. E se questi non bastano, erogare fondi propri. Dall’altra parte, la Regione deve coprire il 100% della spesa sanitaria e deve versare al comune quanto dovuto dei finanziamenti dello Stato per la spesa sociale.
Vale la pena di ricordare che presso il TAR della Lombardia pende un ricorso delle associazioni Medicina Democratica e Senza Limiti, che contestano alla Regione la distrazione di circa il 50% del Fondo (sociale) per la non autosufficienza verso il fondo sanitario, disposto attraverso una legge finanziaria. La Regione, infatti, avrebbe dovuto versare ai comuni la totalità dell’importo: 44 milioni per il 2008, 58 per il 2009. Inoltre, dallo stesso Tribunale amministrativo si attendono una dozzina di pronunciamenti nei confronti di altrettanti comuni, che hanno posto a carico delle famiglie dei ricoverati il pagamento, in tutto o in parte, delle rette delle RSA.
In sostanza, quando il mantenimento di una persona non autosufficiente o di un disabile grave è fonte di povertà per le famiglie, la Regione Lombardia eroga 1.300 euro annuali, bontà sua e solo a certe condizioni. Alla faccia della legge e dei reali bisogni socio-sanitari. Il cui pieno rispetto comporterebbe invece, secondo i nostri calcoli, una media di circa 500 euro mensili per tutte le famiglie interessate.
Sto vivendo un esperienza proprio con la gestiome di un anziana malata di demenza senile, tutti i costi sono a carico del familiare e se va bene l'anziano provvede a se stesso se ha una pensione sufficientemente cospiqua (tipo anzianità + reversibilità), se no sono cavoli amari...La regione e il suo governo clerico-liberista, fanno una politica dell'elemosina elargendo una tantum che servono a poco o niente. In questo caso in più, si tratta di bieca propaganda elettorale, un pò come le scarpe spaiate di Lauro a Napoli negli anni 50. Necessaria sarebbe una politica che aiuti veramente le famiglie e i single che vivono il problema dell'anziano non autosufficiente, con quote di aiuto al mantenimwnto presso la RSA (che hanno costi altissimi), o diminuendo i costi a monte con accordi regione-RSA. Poi un aiuto per chi ha una badante, presenza indispensabile per molti. Ci vuole una legge che affronti in modo definitivo e capillare questo problema, in una regione
di
gusfo
(inviato il 05/02/2010 @ 09:10:11)
# 2
2° parte....come la Lombardia sempre più vecchia e a questo non si sfugge, gli ipocriti che governano la Lombardia da 15 anni non hanno fatto mai niente,Loro cercano la maniera su come sparare a peppole e fringuelli per favorire i cacciatori, ma in realtà sparano agli anziani e alle loro famiglie, distruggendigli la vita e lasciandoli soli di fronte a difficolta tremende.
di
gusfo
(inviato il 05/02/2010 @ 09:16:27)
# 3
86enne invalida 100% grave con difficoltà persistenti a svolgere le funzioni proprie etc.,+ riconosciuta legge 104/92 art. 3 commi 1 e 3:per il comune è autosufficiente quindi dobbiamo arrangiarci per i 1550€ mensili alla rsa (pensione sociale di 597€+ concessione bontà sua di 208€ per il minimo vitale). 750€ di differenza sono impossibili da pagare per un pensionato.Aldilà di tutte le ipocrisie sugli anziani i fatti sono questi.buona lombardia!
mio suocero ex artigiano con pensione minima( esiti aneurisma disseccante aorta e insuff. renale cronica )di recente deceduto, aveva attivo un voucher esclusivamente per prelievi ematici e cambio catetere vescicale ossia prestazioni estemporaneee che l'ADI controllo dell'asl ha dato in outsourcing alle cooperative: risultato l'assistenza all'anziano pluripatologico e non autosufficiente, allettato, ce la siamo dovuta caricare noi familiari ( io e mio marito)con l'ausilio di un fantastico assistente familiare badante, medico georgiano in pensione..mai fatta una valutazione dall'UVMD od UVG, mai fatto un PAI (piano assistenziale integrato)... ci siamo comprati protesi ed ausili perchè l'ASL li ha mandati dopo 4 mesi dalla dimissione.... dov'è la continuità assistenziale?