Dall’alba fino a mezzogiorno in cima a una gru, a 60 metri di altezza, non per impedire la chiusura di una fabbrica, ma semplicemente per ottenere sei mesi di cassa integrazione in deroga. Questa è la morale -o meglio, l'immoralità- della vicenda dei due operai della Raimondi Gru di Legnano, che stamattina si erano arrampicati sulla gru del cantiere del nuovo palazzo della Regione.
La vicenda era nata da un’interpretazione un po’ troppo rigorosa da parte del giudice fallimentare di Milano di una legge un po’ troppo ambigua. Cioè, il tribunale fallimentare aveva negato il via libera alla richiesta di cassa in deroga, perché questa incide sul Tfr di cui un’azienda fallita, cioè la Raimondi Gru, non poteva farsi carico.
Conclusione: 21 operai, con la cassa straordinaria in scadenza proprio oggi 9 aprile, vengono condannati alla mobilità (leggi: licenziamento) e all’impossibilità di rientrare un domani nell’azienda. Infatti, quest’ultima, dopo il fallimento, era stata rilevata dalla Ramco Group, impresa con sede nel Qatar, che ha riavviato l’attività, assorbendo 40 dei 61 dipendenti e impegnandosi ad riprendere anche altri in caso di ripresa degli affari.
Una vicenda assurda, insomma, che ha trovato una soluzione soltanto grazie alla clamorosa protesta degli operai, che stamattina sono saliti sulla gru costruita peraltro da loro stessi nell’azienda di Legnano. Infatti, prima è arrivata una nuovo interpretazione del tribunale fallimentare, che finalmente dava il nulla osta per la richiesta di cassa in deroga, e poi anche l’Agenzia regionale per il Lavoro ha formalizzato l’impegno di concedere la cassa in deroga a partire da lunedì prossimo.
Tutto bene quel che finisce bene, si direbbe. Tuttavia, non possiamo non cogliere alcuni pesanti quesiti. In primo luogo, l’anno scorso si saliva sui carroponti e sui tetti per salvare un’attività produttiva, ora ci si arrampica a 60 metri di altezza per sei mesi di cassa in deroga. In secondo luogo, visto anche com’è finita la vicenda stamattina, è chiaro ed evidente che gli operai avevano ragione sin dall’inizio. Eppure, per vedersi riconosciuta questa ragione dovevano salire sulla gru del cantiere di Formigoni.
In altre parole, si pone in maniera sempre più urgente la necessità di una proroga generalizzata dei termini di validità degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari –proposta che per ora incontra il veto del governo- e della contestuale definizione di una politica industriale attiva. Altrimenti i prossimi mesi, quando scadrà la cassa di tantissimi lavoratori, si annunceranno drammatici.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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