La Convenzione firmata oggi e i suoi contenuti erano già conosciuti, così come era annunciato l’ampio consenso bipartisan, visto che quella sorta di grande coalizione delle grandi opere si era già manifestata da tempo. Non siamo quindi stupiti di nulla, ma sicuramente assistere all’acritico plauso di oggi lascia qualche amaro in bocca.
La Pedemontana non è un progetto isolato, ma fa parte, come molte dichiarazioni ricordano, di un insieme di grandi opere autostradali lombarde - Pedemontana, BreBeMi e TEM - dal costo minimo di almeno 8 miliardi di euro. Fondi che allo stato attuale ci sono solo in minima parte e che in realtà permettono soltanto l’avvio dei primi cantieri della Pedemontana per il 2010. E, soprattutto, non si vedono i fondi che dovrebbero finanziare le opere connesse e complementari, la cui contestuale realizzazione è stata la grande promessa per strappare l’assenso della maggioranza dei poco convinti Sindaci interessati al tracciato della Pedemontana.
La grande coalizione delle grandi opere, peraltro, appare molto meno grande quando si va sul territorio. Nonostante il via libera alla Pedemontana da parte della maggioranza dei sindaci, permane una forte perplessità da parte dei cittadini dei comuni interessati, come hanno dimostrato le assemblee tenutesi in queste settimane. Per quanto riguarda la BreBeMi, poi, si oppongono praticamente tutti i comuni del milanese, mentre nel caso della TEM la Regione non è finora riuscita a convincere nemmeno un comune. Questione di particolarismi oppure di legittime preoccupazioni rispetto alla sostenibilità di tali opere in aree densamente urbanizzate?
Infine, la necessità di reperire gli ingenti finanziamenti per le opere autostradali, renderà semplicemente impossibile finanziare l’ammodernamento della rete viaria ordinaria, per non parlare di quella ferroviaria. In altre parole, di fronte a un modello di mobilità basato per il 70% sull’automobile e con livelli di inquinamento ambientale da record europeo, si concentrano tutte le risorse disponibili nella costruzione di nuove autostrade.
Per quanto ci riguarda, oggi non siamo certamente soddisfatti. Non è questione di capire se a Como serve una tangenziale, perché anche noi siamo convinti che serva. Il problema è la miopia di una politica che si rifugia nel tempio delle grandi opere autostradali, pensando che questa immensa colata di asfalto possa essere sostenibile per una Lombardia densamente urbanizzata e soffocata dalle polveri sottili.