Il 14 settembre di due anni fa fu assassinato Abba Abdoul Guibre. Era notte e fu ucciso a sprangate dai proprietari di un bar, padre e figlio, in via Zuretti, all’angolo con via Zuccoli, zona nord-est di Milano.
Gli assassini avrebbero poi spiegato la loro aggressione, dicendo che Abba e i suoi amici avevano rubato un pacchetto di biscotti nel bar, ma era quel loro grido “negri di merda”, che aveva accompagnato il pestaggio, a fornire una spiegazione molto più convincente.
Infatti, Abba aveva la pelle nera. Figlio di una famiglia di immigrati del Burkina Faso, era cresciuto a Cernusco s/N, hinterland milanese. Era dunque un milanese, uno di quei nuovi cittadini solitamente definiti “seconda generazione” e completamente ignorati dalla politica cittadina. Ma, appunto, aveva anche la pelle nera e quindi bastava un presunto furto di biscotti per provocare una morte a 19 anni.
Sono passati due anni, ma sembra un secolo. L’omicidio di Abba avrebbe dovuto aprire una seria riflessione sul clima che si respira in città, ma è successo il contrario. All’indomani dell’omicidio vi erano persino voci di rappresentanti istituzionali del centrodestra che tentavano di giustificare gli assassini. Poi, visto come stavano le cose, si passò rapidamente alla tesi dei futili motivi e all’autoassolutorio “il razzismo non c’entra”. Infine, esaurite anche le vicende processuali, arrivò il silenzio. La Milano ufficiale, istituzionale ha archiviato il caso, come uno dei tanti fatti di cronaca. O meglio, ha insabbiato il caso per non doversi guardare in faccia.
E così, a ricordarsi di Abba a Milano sono rimasti in pochi. Nel frattempo il clima che si respira in città, in regione e nel paese è notevolmente peggiorato. È diventato ormai finanche difficile tenere aggiornato l’elenco degli orrori, in una città dove si fa campagna elettorale a suon di coprifuochi, sgomberi e crociate contro le moschee.
Ma forse vale la pena di citare l’ultimo degli orrori in ordine di tempo, perché una cosa del genere non l’avevamo ancora vista: una scuola pubblica dipinta ed ornata con i simboli di un partito politico. È successo ad Adro (Bs) e il partito si chiama Lega Nord.
A furia di chiudere gli occhi e di sdoganare xenofobia e razzismo, alla fine il cerchio si chiude e si arriva di nuovo a riproporre il puzzolente vecchiume: uno stato, un partito, una razza.
Noi non ci stiamo a chiudere gli occhi, a stare zitti o a guardare dall’altra parte. E non vogliamo dimenticare.
Per questo partecipiamo e invitiamo tutti e tutte a partecipare alle iniziative che si terranno in questo periodo in memoria di Abba e contro il razzismo, consultabili sul sito Abba Vive!, a partire dal presidio in via Zuretti, martedì 14 settembre, dalle ore 18.00.
i risultati di un mondo razzista. Abba meritava magari una sgridata, un strigliata se stava rubando, ma nessuno merita di morire per una scatola di biscotti.