“Labor Blues”, rubrica a cura di Luciano Muhlbauer, su MilanoX n° xvi del 14 ottobre 2010, la free press eretica tornata nelle strade milanesi in cartaceo.
Si parla molto di lavoro, ma poco di lavoratori e lavoratrici. E non importa se stai in fabbrica o nel centro commerciale, in ufficio o nel call center e nemmeno se sei precario, fisso o cassintegrato, perché comunque sei invisibile. A meno che, ovviamente, tu non salga su una gru, non tiri un uovo contro una sede Cisl o non vada ad ingrossare le statistiche sugli incidenti sul lavoro, perché in quel caso ti viene concessa una fugace apparizione al Tg.
Ne sanno qualcosa i dipendenti della Wagner Colora di Gessate e Burago Molgora, che dal 6 ottobre scorso occupano l’azienda, in mezzo al più totale menefreghismo mediatico, contro 37 licenziamenti.
Eppure, la loro vicenda avrebbe tutti i requisiti per finire su qualche giornale che conta. Infatti, la Wagner Colora, azienda che produce impianti per la verniciatura, è una multinazionale tedesca che ha deciso di delocalizzare, non in Cina, ma in Svizzera! E poi, ci sarebbe pure quell’infame ricatto della proprietà, che si oppone alla cassa integrazione in deroga, pagata dai bilanci pubblici, perché pretende di liberarsi dai lavoratori subito.
Ma quelli e quelle della Wagner Colora non fanno notizia. Sulle prime pagine nazionali il 6 ottobre loro non c’erano. C’erano, invece, altri operai, che stavano 15 chilometri più a nord, a Merate (Lc) per la precisione, grazie all’immaginario “assalto Fiom alla sede Cisl”. Non era vero niente, perché in realtà si trattava soltanto di due (2) operai, entrati nella sede Cisl per consegnare un volantino e mandare a quel paese i contratti separati. Ma chi se ne frega, perché la fandonia di Merate serviva per dire che quelli della Fiom sono violenti e cattivi, mentre la storia vera di Burago ricordava piuttosto le miserie dell’imprenditoria contemporanea.
E così, nessuno saprà mai di Ombretta, impiegata di 45 anni, che dopo 21 anni di lavoro alla Wagner si ritrova con un calcio nel sedere, oppure di Luigi, operaio di 49 anni, due figli piccoli e il solito mutuo da pagare, che sperava almeno nei due denari della cassa integrazione.
Insomma, se non avete ancora trovato un motivo valido per manifestare insieme alla Fiom a Roma, sabato 16 ottobre, allora cercatelo tra Burago e Merate.
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