Siamo di nuovo alla Baggina, a quel Pio Albergo Trivulzio da dove era partito nel 1992 il terremoto di Tangentopoli. Ora si chiama Affittopoli e, ironia della sorte, è esplosa proprio nei giorni in cui Berlusconi ha annunciato al mondo che intende reintrodurre quell’immunità parlamentare che fu eliminata all’indomani di Tangentopoli.
Coincidenze simboliche che la dicono lunga sul quasi ventennio che ci separa dai giorni che spazzarono via il sistema politico del dopoguerra. Insomma, tutto è cambiato, ma non troppo. Anzi, la logica privatistica con la quale si affronta il governo della cosa pubblica è diventata, semmai, ancora più spudorata. Insomma, o privatizzo o ci metto su le mani direttamente, oppure faccio tutte e due le cose insieme. Certo, non è ancora l’arraffare dei Ben Ali, però…
Questione morale? Sì, certamente, perché è immorale, nel senso più proprio della parola, che quelli che pubblicamente si vantano di sgomberare dalle case popolari qualche famiglia squattrinata e priva di protezioni (perché quelli del racket meglio non toccarli) e che hanno deriso gli inquilini delle case popolari quando protestavano per l’aumento generalizzato degli affitti, siano gli stessi che hanno protetto ed favorito il sistema di concessione di case di proprietà pubblica, in affitto o in proprietà, a prezzi agevolati e a persone nemmeno bisognose.
Ebbene sì, perché il punto è questo: i vertici degli enti pubblici che gestiscono i patrimoni immobiliari vengono nominati dalle istituzioni, che hanno anche l’obbligo di esercitare la funzione di controllo. Nel caso del Pio Alberto Trivulzio il Comune e la Regione, ambedue governati dalla destra, Lega compresa, da tempo immemorabile.
Quello che sta emergendo con Affittopoli e con tutto quello che seguirà (oggi è il turno degli elenchi del Policlinico ed è già saltato fuori il nome del corrotto ex-assessore regionale Prosperini…) non è che l’ennesima dimostrazione, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che la fuoriuscita dal prolungato dominio della destra è una questione urgente ed improcrastinabile. E, che sia chiaro, non si esce cambiando soltanto il nome di chi amministra la città, bensì anche e soprattutto quel putrefatto sistema di potere che avvantaggia soltanto furbetti e speculatori.
Per questo stupiscono e colpiscono ancora di più le strane priorità individuate da alcuni pezzi del principale partito dell’opposizione, cioè il Pd, che in questi giorni si esercitano al tiro al segno contro il candidato sindaco del centrosinistra, Giuliano Pisapia.
Ma che c’entra Pisapia con Affittopoli? Nulla, lui non c’entra proprio nulla. Non ha mai abitato in una casa di proprietà del Pat o di un altro ente pubblico, né ha mai fatto l’intermediario perché qualcuno ci andasse a vivere. E, infatti, nessuno lo accusa di questo.
Ma, la sua colpa consisterebbe nel fatto che la sua attuale compagna, Cinzia Sasso, giornalista di La Repubblica, è intestataria di un contratto d’affitto, scaduto nel 2008 e non rinnovato, di un appartamento di proprietà del Pat. Lei ci era entrata nel 1990 con il suo allora marito. Più tardi, dopo la separazione, è subentrata come intestataria del contratto (maggiori dettagli sul sito di Pisapia).
Beninteso, queste cose andavano giustamente spiegate pubblicamente, come peraltro la stessa Cinzia Sasso aveva fatto da subito. E chissà, forse ha pure ragione chi ha sostenuto che all’inizio ci fosse un po’ di sottovalutazione rispetto alle implicazioni politiche della vicenda. Infine, non ci stupisce nemmeno che da destra abbiano approfittato alla grande della circostanza, che gli deve essere apparsa come la manna da cielo, viste le responsabilità politiche ed amministrative immani di Pdl e Lega e la prospettiva concreta di perdere le elezioni.
Ma quello che proprio non riusciamo a comprendere è l’ostinazione del fuoco amico. Anzi, consultando i giornali di oggi, a partire da Corsera e Repubblica, sembra quasi che sia diventato il principale dei fuochi.
Orbene, conosciamo tutti il taffazzismo che a volte alberga dalle nostre parti –e che rappresenta uno dei nostri problemi-, ma sparare sul proprio candidato Sindaco proprio quando l’avversario è in difficoltà, chiedere ancora e ancora “chiarimenti” già ampiamente forniti e gonfiare oltremisura un fatto in realtà piuttosto irrilevante, è irresponsabile e miope.
Sappiamo bene che nel principale partito dell’opposizione c’è chi non ha ancora accettato l’esito delle primarie, sebbene, pensiamo, si tratti di una piccolo minoranza, e che forse si illude ancora che i giochi di palazzo portino da qualche parte, ma è bene che tutti quanti ci diciamo in faccia la verità che tutti conosciamo: l’unica alternativa a Giuliano Pisapia si chiama Letizia Moratti.
Così stanno le cose e l’auspicio è, pertanto, che cessi immediatamente il fuoco amico e che ci si concentri a costruire l’alternativa alla destra a Milano.
Luciano Muhlbauer