di lucmu (del 15/04/2011, in Pace, linkato 1564 volte)
Immensa tristezza e tanta rabbia è quello che sento. Vittorio Arrigoni non c’è più, gli hanno rubato la vita, l’hanno ammazzato. È successo tutto così in fretta. Ieri sera le terribili immagini di Vittorio rapito, poi la corsa al computer, per cercare di smuovere le acque, dalle mail a facebook, al telefono. Giravano i primi appelli da firmare ieri sera, venivano lanciate le prime mobilitazioni, a Roma, a Milano, da altre parti. Free Vittorio Arrigoni now! Liberatelo, ridatecelo! Poi la notte e il risveglio e… Vittorio non c’era più.
Tutto così in fretta, molte cose da chiarire, certo, ma soprattutto, ora, quella grande rabbia, perché Vittorio era di quelle persone che subito sentivi tuo fratello, perché era limpido nel suo impegno. Agiva come parlava e parlava come agiva. Lui la solidarietà la praticava, dal basso, direttamente. Vittorio con il suo agire disvelava le ipocrisie dell’Occidente.
Vittorio odiava la guerra e l’ingiustizia, amava la Palestina e la sua gente. E questa sua ostinazione di restare umano anche laddove la barbarie la faceva da padrona, ha fatto sì che rimanesse spesso l’unica voce italiana a raccontare gli orrori che vivevano i palestinesi di Gaza, rinchiusi dal governo di Israele in un carcere a cielo aperto.
Attraverso il Manifesto Vittorio divenne il nostro occhio durante l’operazione “piombo fuso” e anche oggi era quello che ci raccontava la realtà di Gaza. Ricordo, un mese fa a Milano, una serata per presentare la Freedom Flotilla e c’era la telefonata di Vittorio da Gaza City. Ci ha raccontato che quel giorno c’erano in piazza tantissimi giovani che chiedevano libertà e democrazia. Giovani come quelli di Tunisi o Il Cairo. Ebbene sì, perché Vittorio non sapeva raccontare soltanto gli orrori, ma anche le speranze. Anzi, forse soprattutto quelle.
Vittorio non c’è più e c’è un unico modo perché lui possa continuare a vivere. Cioè, rafforzare il nostro impegno a fianco del popolo palestinese, per la fine dell’assedio israeliano a Gaza e per rompere l’isolamento a cui è sottoposta, per una pace con giustizia. Insomma, rifiutando le voci di ipocriti ed avvoltoi che ora si leveranno per dire che bisogna stare lontani dai palestinesi.
Un abbraccio ai familiari di Vittorio, agli attivisti dell’International Solidarity Movement e a tutti quelli e quelle che gli volevano bene.
Non ho conosciuto di persona Vittorio eppure sono letteralmenter scosso, triste Mi è venuto da piangere quando, stamattina alle 7,15 Radio Popolare ha dato l'annuncio della sua uccisione Di lui ricordo che era finito in una lista di ultranazionalisti israeliani che ai tempi della Guerra su Gaza , lo avevano indicato come persona da uccidere. La sorte ha voluto che la mano dei suoi assassini sia apparentemente diversa. Apparentemente perchè in realtà è la stessa:la stessa di chi non sente le ragioni della solidarietà tra umani, tra poveri e giusti di lingua religione o razza diversa ma si piega a ragioni dell'odio . Ora dobbiamo ricordare Vittorio proseguendo nel suo lavoro: E che Milano lo ricordi nel giardino dei giusti al Monte Stella. Ciao Vittorio
Conoscevo Vittorio solo attraverso i suoi reportage da Gaza, dove sono stata più di vent'anni fa e già allora avevo toccato con mano la disperazione di un popolo ostaggio dei giochi dei potenti e della nostra falsa coscienza. La morte di Vittorio è un altro frutto avvelenato della guerra. Alla guerra, Vittorio rispondeva con la forza della non violenza. Nell'assedio feroce di Gaza, chiedeva di restare umani. Non lasciamo soli i Palestinesi.