Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato sul giornale on line Paneacqua il 21 settembre 2011
Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più fascista del reame? E, di fronte a un quesito così impegnativo, chi è che grida prima e più forte di tutti “io, io, io”? Ovviamente e immancabilmente lui: Romano La Russa, fratello minore di Ignazio.
Romano non si è trattenuto neanche lunedì, durante la trasmissione “La Zanzara” che va in onda su Radio 24. Ne ha dette di tutti i colori, dal “ma quale dittatura” fino al “c’era molta più libertà allora”, passando per la sputacchiata d’ordinanza sulla Costituzione. E le persecuzioni del Ventennio? Roba da niente per Romano, che peraltro non dedica nemmeno mezza parola a quisquilie come gli omicidi, le torture, i campi di concentramento o le deportazioni. Anzi, la “persecuzione” subita da Berlusconi, dice Romano, è “molto peggio”…
Romano è talmente fascista che pretende di esserlo anche più del fratello Ministro, il quale sarebbe “più tranquillo, sereno e moderato”. E come dargli torto, almeno stando alla cronaca nera? Infatti, dopo la violenta manifestazione del Msi a Milano, il 12 aprile 1973, quando il corteo lanciò delle bombe a mano in mezzo ai poliziotti, ammazzando l’agente Antonio Marino, Ignazio fu “solo” indagato, mentre Romano fu arrestato e finì a San Vittore.
Tuttavia, a questo punto potreste legittimamente chiedervi dove sta lo scandalo. Insomma, di interviste se ne fanno a iosa, di scemenze ne sentiamo a raffica e di fascisti in giro per le nostre città, ahinoi, ce ne sono tanti, alcuni persino con le lame. Tutto vero, ma con una piccola differenza: Romano La Russa fa l’Assessore alla Protezione Civile, Polizia Locale e Sicurezza, su nomina di Roberto Formigoni, nella più ricca e popolosa regione italiana, cioè in Lombardia.
Inoltre, aggiungiamo per completezza di informazione, fa l’assessore in maniera assai immeritata, a meno che non si voglia considerare un merito il fatto di essere il fratello di un Ministro. Questo è quanto ci permettiamo di affermare in base all’esperienza diretta, cioè alla precedente legislatura regionale, quando a Romano La Russa era stato incredibilmente assegnato (e in questa legislatura non riconfermato…) l’assessorato alle attività produttive.
Per quanto mi riguarda, di lui ricordo soprattutto le pochissime sedute di commissione alle quali si presentò, dov’era solito ad offrire un’esibizione di incompetenza e arroganza talmente imbarazzante da riuscire nel miracolo di mandare in escandescenza anche i più moderati e sonnolenti tra gli oppositori. Oppure, se preferite fonti terze, chiedete cosa ne pensano alle numerose maestranze delle aziende in crisi che tentarono di interloquire con l’assessore “alle attività produttive”…
Insomma, in Lombardia ci troviamo con un assessore regionale, con stipendio da assessore regionale, non solo fortemente discutibile sul piano delle competenze –per esprimerci in maniera istituzionalmente corretta-, ma che apertamente rivendica, oggi e qui, il fascismo come un’opzione politica legittima e desiderabile.
Qualcuno dirà che è solo folklore, che non bisogna dare importanza a queste cose. Io non sono d’accordo, perché penso che Romano La Russa sia certamente di poca importanza, ma che non lo sia invece il fatto che lui continui a fare l’assessore regionale e che si faccia finta di niente.
Penso che ci sia un limite a tutto, specie in un momento come questo, dove tutti i limiti vengono superati abitualmente e con una disinvoltura spaventosa. E Romano La Russa ha definitivamente oltrepassato il limite. Della decenza, della sopportabilità, del rispetto e del costituzionalmente compatibile. In altre parole, se ne deve andare. Cioè, il Presidente della Regione, Roberto Formigoni, che gli aveva dato la delega, ora gliela deve togliere. Né più, né meno.
Luciano Muhlbauer