A Pomigliano la Fiat discrimina e puoi essere anche l’operaio più bravo del mondo, ma se hai in tasca la tessera della Fiom o dei Cobas, allora in fabbrica non puoi lavorare. Nulla che non si sapesse già, per carità, anche se mezzo mondo faceva ipocritamente finta di niente. Ma ora lo dice anche la magistratura, con la sentenza del Tribunale di Roma che accoglie il ricorso della Fiom e di 19 operai, imponendo a Fabbrica Italia Pomigliano S.p.a. di assumere da subito 145 operai iscritti alla Fiom.
Insomma, legge italiana alla mano, ha ragione la Fiom e ha torto Marchionne, sebbene quest’ultimo, fedele alla sua personale visione del mondo e alla lunga tradizione Fiat, difficilmente si adeguerà e preferirà le battaglie legali ed i ricatti politici. Tuttavia, questa sentenza è una buona notizia e una boccata d’ossigeno, poiché chiama le cose con il loro nome (“discriminazione collettiva”) e toglie ogni alibi a quelli che guardavano dall’altra parte o negavano l’evidenza.
Già, perché a guardare bene non è solo la Fiat ad uscire condannata, ma anche l’assenteismo delle istituzioni, il menefreghismo di gran parte delle forze politiche e, soprattutto, la complicità di Cisl e Uil, che con le loro firme e le loro azioni avevano legittimato l’eliminazione delle libertà sindacali dei lavoratori Fiat.
Ora, come sempre accade, in molti saliranno sul carro di questa sentenza, dicendo di stare con gli operai e contro le discriminazioni, anche se diversi di loro fino a ieri non avevano mosso un dito.
Anche in Cgil in tanti dovranno interrogarsi e chiarire le loro intenzioni, visto che, al di là delle dichiarazioni e dei comunicati di oggi, il suo Comitato Direttivo del 18 giugno, quello che ha cancellato le otto ore di sciopero generale contro la manomissione dell’art. 18, ha indicato nella ricostruzione dell’unità con Cisl e Uil la priorità della fase, senza però porre alcuna condizione rispetto alla situazione in Fiat e tra i metalmeccanici.
In altre parole, non basta applaudire una sentenza, bisogna che ognuno, per quello che gli compete, faccia quello che deve fare per ristabilire i diritti e le libertà sindacali in Fiat.
Luciano Muhlbauer
per il testo integrale dell’ordinanza del Tribunale di Roma clicca qui
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