Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 6 febbraio 2007 (pag. Milano)
Esprimiamo la nostra totale solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della WIND Telecomunicazioni, oggi in sciopero contro il progetto di esternalizzazione del call center di Sesto San Giovanni (Milano).
Quanto rischia di accadere ai 275 lavoratori di Sesto, in larga parte donne, è paradigmatico di un modus operandi delle società transnazionali. Infatti, una parte significativa delle crisi occupazionali che oggi si consumano in Lombardia non sono provocate da difficoltà aziendali o da bilanci in rosso, bensì dalla volontà di realizzare autentici super-profitti o da semplici operazioni finanziarie.
La WIND ha chiuso il bilancio 2006 in attivo, ma il nuovo padrone del gruppo, l’imprenditore e finanziere multinazionale Sawiris, quasi contestualmente con l’uscita definitiva dell’Enel, cioè del pubblico, dalla proprietà, ha annunciato l’esternalizzazione del call center di Sesto S. Giovanni. Gli obiettivi reali di questa operazione sono tuttora oscuri, ma è certo che manca qualsiasi piano industriale, che Sawiris ha accumulato debiti in altre sue attività in giro per il mondo e che il call center di Sesto è per certi versi atipico, cioè quasi tutti i dipendenti sono assunti a tempo indeterminato. Non a caso, la società Omnia Service, che dovrebbe assorbire il call center, brilla per l’utilizzo indiscriminato dei rapporti di lavoro precari.
Insomma, il gioco è semplice: mantengo inalterati i mercati di sbocco, ma realizzo un guadagno extra, scaricando i costi dell’operazione sui lavoratori e sulle comunità locali. Nel caso del gruppo WIND potremmo poi aggiungere un’ulteriore aggravante, cioè che circa il 30% del suo fatturato deriva da contratti con la pubblica amministrazione.
Emerge qui tutta la desolante assenza della politica, dove da troppo tempo ormai si teorizza che il mercato è un sovrano assoluto e che non si debba intervenire. A noi pare invece inaccettabile, nonché miope, non pretendere e imporre un minimo di regole, che anzitutto stabiliscano un principio elementare: se tu intendi continuare a fare i tuoi affari sul mio territorio, allora devi garantire la tenuta del livello occupazionale e rapporti di lavoro decenti.
La vicenda del call center di Sesto assume oggi una valenza più generale e non bisogna essere dei geni per capire che se passa l’esternalizzazione, allora si apriranno le porte ad ulteriori operazioni, sia nel gruppo WIND, che in altre società di telecomunicazione. Quindi chiediamo con urgenza che la Giunta Regionale della Lombardia e il Governo nazionale non lascino da soli i lavoratori e le lavoratrici, il Comune di Sesto e la Provincia di Milano e che venga bloccata questa indegna operazione.
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