di lucmu (del 27/11/2013, in Casa, linkato 1610 volte)
L’hanno chiamata pomposamente “Riforma dell’Aler”, qualcuno persino “super riforma”, ma in realtà per gli inquilini delle case popolari non cambia niente e nulla cambierà in relazione alla sempre più esplosiva questione abitativa. Molto più prosaicamente, quella approvata ieri 26 novembre dal Consiglio regionale lombardo è una obbligata e parziale riorganizzazione della governance del sistema delle Aziende lombarde per l’Edilizia Regionale, con l’aggiunta di un rafforzato controllo politico della presidenza regionale.
Infatti, il provvedimento, che tecnicamente costituisce una modifica della legge regionale n. 27/2009 (Testo unico delle leggi regionali in materia di edilizia residenziale pubblica), accorpa una serie di Aler, riducendo quindi il loro numero da 13 a 5 (Milano, Lodi-Pavia, Brescia-Cremona–Mantova, Bergamo–Lecco-Sondrio, Busto Arsizio–Como–Varese-Monza Brianza), ed elimina gli attuali consigli d’amministrazione, sostituendoli con un presidente unico nominato dal governo regionale. In conseguenza di questo riordino, che comporta il taglio di 144 incarichi, si prevede un risparmio di 2,5 milioni euro.
Appunto, un provvedimento praticamente obbligato, considerati i livelli di deficit di bilancio raggiunti dalle Aler (quello di Milano supera da solo i 100 milioni) e il talvolta impressionante degrado amministrativo e morale, come nel caso milanese, dove le spese pazze per consulenze ammontavano ormai a 2,7 milioni di euro e le infiltrazioni malavitose erano state favorite, secondo la Procura, direttamente dall’ex assessore regionale alla casa, Domenico Zambetti. Ma anche un intervento parziale e manifestamente insufficiente, più che altro una pezza messa per superare l’emergenza.
Infatti, dopo le abituali dichiarazioni trionfalistiche post voto, gli stessi uomini della maggioranza, dalla Lega alle varie articolazioni post-pidielline, si sono subito preoccupati di annunciare ulteriori passi, una riforma “generale”, “radicale” eccetera. Ed eccoci al punto della questione, perché alla luce delle cose fatte e, soprattutto, di quelle non fatte, nonché delle parole pronunciate, c’è poco da stare allegri, anzi.
C’è, prima di tutto, quello che non si è voluto fare, che è forse più significativo di qualsiasi discorso. Cioè, non si è voluto affrontare il problema del rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, dell’aumento dell’offerta sociale di alloggi, della manutenzione, della sistemazione e assegnazione degli alloggi eccetera.
Beninteso, non stiamo parlando di quisquilie, bensì di nuovi fondi da reperire e di progetti e investimenti di medio-lungo periodo, ma dall’altra parte non si tratta nemmeno di una questione nata stamattina, anche se è oggi che esplode in tutta la sua drammaticità (54mila domande di case popolari in attesa nelle graduatorie, 12mila nuovi sfratti per morosità all’anno ecc.). E poi, ci sarebbe anche da ragionare sulle scelte sbagliate del recente passato con la legge 27 (aumento canoni d’affitto, diminuzione patrimonio Erp e messa in vendita alloggi), che hanno finito per aggravare la situazione.
Invece no, non solo nulla di tutto ciò è stato affrontato con questa “riforma”, ma le parole spese per annunciare le “riforme” che seguiranno sembrano andare in direzione opposta. Non ci sono abbastanza alloggi sociali per gli aventi diritto? E allora bisogna diminuire il numero degli aventi diritto, “modificando i criteri di assegnazione, che troppo spesso penalizzano i cittadini lombardi” e “rafforzando il criterio della residenzialità” (Massimiliano Romeo, Lega Nord) e, poi, niente soluzione e sanatorio per gli occupanti per necessità (Giulio Gallera, Forza Italia). I morosi nelle case popolari sono aumentati in pochi anni dal 10% (2009) al 30% (oggi)? E allora mica si può dare la colpa agli insensati e irrealistici aumenti del canone, ma piuttosto bisogna dichiarare guerra ai “furbetti del canone” (Ugo Parolo, Lega, sottosegretario della Giunta Maroni).
Insomma, la “riforma” votata ieri non solo non merita il plauso, ma rappresenta anche una pessima premessa per il futuro immediato. Una ragione in più, per tutti e tutte noi, per sostenere le mobilitazione che dal basso si stanno costruendo in questo periodo. Da quelle dei sindacati inquilini, scesi in piazza sabato scorso e ieri, al corteo regionale per il diritto alla casa di sabato prossimo.
E forse, anzi sicuramente, occorrerà anche un po’ più di determinazione e chiarezza da parte delle opposizioni in Consiglio regionale, sia da parte di chi ieri ha votato “criticamente” a favore (Pd, Patto Civico), che da parte di chi ha votato contro (M5S), ma senza chiarire come la pensa sulle case popolari.
I soldi che non investono per riqualificare le case popolari o per contenere gli affitti (ormai decisamente IMpopolari) vengono poi in parte spesi in politiche paternaliste e assistenzialiste, come il fondo sostegno affitto (FSA) o gli aiuti per i casi di "morosità incolpevole", che a questo punto tocca sperare che non taglino, visto che la pseudo-riforma non offre soluzioni alternative a chi si trova in condizioni di indigenza. Però non ci sarebbe bisogno di far l'elemosina (per brevi periodi e poi cavoli loro) agli/alle inquilini/e se i canoni fossero realmente sociali, e se si facesse rendere anche l'enorme quantità di alloggi sfitti.
Vivo nelle case Aler del giambellino, quelle che gia' dai tempi della Moratti erano a rischio abbattimento. Solo in questa zona ci sono piu di 500 alloggi sfitti e la situazione non e' diversa da quella delle altre zone milanesi. Il quartiere si e' organizzato creando il comitato IL DRAGO per richiedere la riqualificazione di questa zona periferica e abbandonata da anni. Solo in questi giorni il comune ha cominciato a dare risposta alle nostre richieste, promettendo l'abbandono del progetto di abbattimento e considerando l'idea di riqualificare le case ERP del quartiere. I fondi 30 mlni dovrebbero esser presi dall'abbandono dei progetti costruttivi sull'ex area Gnocchi. Il giorno 29 pv alle 20 nella parrocchia di via giambellino ci sara' l'assemblea pubblica che vedra' l'incontro con l'assessore all'edilizia pubblica del comune di Milano. Le speranze sono molte, i dubbi ancora di piu'. intanto i problemi aumentano.....
Ci sono dei disagi che nelle persone anziane hanno un peso che non possiamo immaginare. Per esempio l'invio di due bollettini separati di affitto e spese. Mia suocera non va in vacanza prima di aver ricevuto tutti e due i bollettini che aspetta con ansia. Non avendo la domiciliazione bancaria, perchè non la vuole, si lamenta di dover pagare due volte.Rimpiange quando pagava un bollettino solamente, questo per evidenziare quanto l'utenza debole sia vessata, senza citare fatti piu' eclatanti. Ciao