#APPARECCHIOPER, UN PROGETTO DI MACAO. VOTALO ON LINE E DIVENTERĄ REALTĄ
#APPARECCHIOPER, UN PROGETTO DI MACAO. VOTALO ON LINE E DIVENTERĄ REALTĄ
di lucmu (del 11/03/2014, in Movimenti, linkato 1146 volte)
Vi ricordate dell’occupazione della Torre Galfa a Milano di due anni fa? Fu una notizia che fece il giro del mondo, poiché per prima volta era stato occupato un grattacielo, ma soprattutto coinvolse un numero impressionante di giovani e meno giovani. Gli occupanti erano anzitutto lavoratori dello spettacolo, dell’arte, della ricerca e dell’immateriale.
L’occupazione del grattacielo fu l’inizio di una storia, quella di Macao, che dal giugno del 2012 abita all’ex Macello di Viale Molise, un altro spazio lasciato in stato di abbandono e poi risistemato dal collettivo.
Alcuni hanno perso un po’ di vista le attività di Macao dopo la vicenda della Torre Galfa, perché la stampa ormai se ne occupava raramente e perché Macao è sì uno spazio sociale occupato, ma non è un centro sociale classico. È, appunto, un Nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca, per dirla con le parole di Macao.
Ma Macao in questo tempo ha lavorato e prodotto e ha fatto rete con altre realtà simili, come il Teatro Valle di Roma. Ora, insieme a due di queste realtà, l’Ex Asilo Filangieri di Napoli e il S.a.L.E. Docks di Venezia, ha pensato di presentare un progetto e partecipare al bando CheFare2. Se vince il loro progetto, che si chiama alla maniera di Macao, cioè #Apparecchioper aprire dal disotto, ci sono 100mila euro di premio per realizzarlo.
Insomma, penso sia sempre un’ottima cosa quando si semina cultura, autogestione e partecipazione. E Macao lo ha fatto. Quindi credo valga la pena di sostenere anche questa nuova avventura. In altre parole, per far vincere il progetto #Apparecchioper bisogna votarlo on line. Io l’ho già fatto e ora, se vi va, tocca a voi. È semplicissimo: basta andare su www.che-fare.com/progetti-approvati/apparecchio-per-aprire-dal-di-sotto e seguire le istruzioni.
Ma dovreste farlo praticamente subito, perché ormai siamo in dirittura d’arrivo. Cioè, bisogna votare entro la mattina di giovedì 13 marzo.
Per sapere in cosa consiste esattamente il progetto, vi consiglio la lettura della presentazione scritta dal collettivo Macao, che trovate qui sotto. Il linguaggio è quello di Macao, ovviamente, ma ce la farete.
Luciano Muhlbauer
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Mancano due giorni alla chiusura del bando CheFare2, il premio di 100.000 euro per la cultura promosso dall'associazione culturale Doppiozero che anche quest'anno è riuscito a catalizzare molti progetti interessanti e di forte portata innovativa e che si basa sul voto online.
In questi ultimi tre anni di intensa mobilitazione di cui fanno parte in modo determinante le realtà che hanno scritto questo progetto, l’imprudenza si è fatta pratica diffusa, condivisa, relazionale: un’alleanza radicale di migliaia di corpi, di intelligenze e di desideri. La mobilitazione ha significato in primo luogo una serie di rifiuti: rifiuto delle relazioni esistenti, delle logiche dell’industria culturale, della privatizzazione (o dell’abbandono) degli spazi pubblici (e privati), della mortifera e avvilente narrazione del precariato, della speculazione edilizia che divora le città. Ma ha significato soprattutto una spinta esplosiva, costituente più che destituente, animata dalla volontà di ricreare con le proprie mani, letteralmente prima ancora che metaforicamente, un nuovo presente. I teatri chiusi, le palazzine abbandonate, gli edifici dismessi sono diventati i laboratori in cui è stato possibile tradurre il piano del conflitto e dell’immaginario in nuove forme di produzione culturale e, talvolta, di nuove istituzioni.
Il progetto #apparecchioper permette di leggere tre dimensioni che hanno caratterizzato questa fase dell’imprudenza: innovazione, messa in relazione e istituzionalizzazione. Ma prima di tutto, cos’è l’#apparecchioper?
“L’#Apparecchioper rappresenta il potenziamento delle pratiche di produzione culturale che in questi anni si sono attivate negli spazi autocostruiti del Sale, dell’Asilo e di Macao: una produzione fondata sul continuo intreccio di relazioni e di scambi di competenze. In particolare, il progetto prevede la messa a disposizione gratuita delle risorse dei tre soggetti proponenti (spazi, attrezzature, supporti tecnologici, competenze) al fine di permettere una maggiore accessibilità dei mezzi di produzione in ambito culturale. La relazione tra persone e spazi di produzione è agevolata dalla costruzione di una piattaforma online. Questa conterrà alcuni dei dispositivi fondamentali per concretare il progetto: una mappatura dei mezzi di produzione messi a disposizione dalla rete aderente, gli strumenti per renderli accessibili (calendari, mappe,…), l’area per la banca del tempo, uno spazio per il crowdfunding, la creazione di una moneta digitale comune, ambienti social di relazione, un’area per l’archivio digitale delle opere, liberamente scaricabili, con la possibilità di fare donazioni per sostenere l’autore permettendogli di proseguire il suo lavoro” (Estratti dal progetto).
La piattaforma rappresenta dunque lo strumento attraverso cui avviare, progettare e costruire una nuova produzione culturale. Il legame tra piattaforme digitali e innovazione culturale rappresenta anche il fulcro di un altro importante progetto all’interno di questo panorama: il progetto europeo Inherit, di cui Panspeechrappresenta la “piattaforma per la creazione distribuita e la condivisione di contenuti, fondata sui principi del crowdsourcing”. Inoltre, sono le pratiche accolte all’interno delle piattaforme digitali ad avere un carattere innovativo e trasformativo di per sé: basti pensare alla condivisione gratuita dei mezzi di produzione, o alla creazione di contenuti in modo condiviso basata su relazioni non gerarchiche e su monete alternative. Infine, a livello più eminentemente politico la forza trasformativa che questo tipo di sinergie offre è quello di radicare la nuova produzione culturale e materiale all’interno delle lotte sociali, sottraendosi sia alla retorica dell’impresa sociale che allo statalismo nostalgico.
La messa in relazione rappresenta un presupposto e un risultato delle azioni previste dal progetto. Nuove relazioni potranno essere costruite all’interno delle piattaforme digitali, ma quello che questo progetto segnala è anche una preliminare, e fondamentale, relazione tra gli spazi promotori. In questo senso, la rete dei teatri e degli spazi occupati è essa stessa prova di questa trasformazione nella misura in cui ha iniziato a fare un discorso condiviso sulle forme di produzione culturale. A fianco alla grande ricchezza di forme che i vari spazi stanno sperimentando all’interno dei loro territori si apre quindi una fase in cui mettere in comune, dapprima tra gli spazi stessi e poi aldilà di essi, le risorse di cui dispongono nel tentativo di dare corpo a una produzione culturale dal basso radicalmente condivisa.
Infine, una chiosa sull’istituzionalizzazione. Con questo termine non credo si debba necessariamente alludere ad una sussunzione nel regno del già detto, già fatto e della coazione a ripetere. Il “regolamento condiviso di uso civico” dall’Ex-Asilo Filangieri di Napoli, l’associazione culturale del S.a.L.e. Docks di Venezia, la Fondazione Teatro Valle Bene Comune e, ora, il comitato di scopo che Macao, Sale e Asilo hanno costituito per partecipare al bando CheFare2, rappresentano a vario titolo istituzioni che servono a garantire, tutelare e a proiettare queste esperienze all’interno di un orizzonte più vasto. Tuttavia, il campo su cui insiste questa evoluzione è innervato di tensioni politiche che muovono in direzioni diverse e, in quanto tale, estremamente scivoloso. Si procede per tentativi ed errori, in un costante avanzamento che è oggetto sia di sperimentazione pratica (ne è un esempio la Fondazione Teatro Valle Bene Comune che, pur avendo negli ultimi giorni subito una momentanea battuta d’arresto, ha tentato di scardinare dall’interno l’istituto giuridico della fondazione) che di riflessione condivisa a livello europeo (ne è un esempio il seminario che si terrà al Museo Reina Sofia di Madrid alla fine del mese in cui si discuterà della formazione di nuovi attori politici e culturali in risposta all’insufficienza della struttura istituzionale attuale).
Si tratta insomma di procedere all’identificazione – tramite prassi e teoria, tra diritto e conflitto – delle istituzioni e dei modelli economici atti a sostenere e tutelare i beni comuni. Anche su questi temi, che riteniamo più che mai urgenti all’interno del dibattito attuale, sollecitiamo gli spazi ad intervenire sulle nostre pagine.