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OMICIDIO ABDUL. QUANDO I VESCOVI SONO PIU' CORAGGIOSI DI TANTA POLITICA
OMICIDIO ABDUL. QUANDO I VESCOVI SONO PIU' CORAGGIOSI DI TANTA POLITICA
di lucmu (del 16/09/2008, in Migranti&Razzismo, linkato 1152 volte)
Non è abitudine di questo blog pubblicare interi articoli di quotidiani e mai ci è successo di farlo con l’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani. Ma oggi lo facciamo, perché in mezzo al mare di ipocrisie e interessate cecità che già iniziano a sommergere quello che è successo domenica mattina in via Zuretti, l’editoriale in prima pagina pubblicato oggi dall’Avvenire rappresenta una scialuppa di salvataggio, un atto di intelligenza contro l’idiozia. Pensate che già ieri sera alcuni notabili del Pd hanno iniziato a fare retromarcia, allineandosi con la tesi dei “futili motivi” tanto cara al centrodestra. Ascoltate Penati: “non ho mai inteso dare una connotazione razzista a questo episodio, …è stata una spedizione punitiva ma non perché il ragazzo era di colore, ma perché aveva rubato”. Ebbene, che dire? Fate voi, tanto non è difficile!
 
Editoriale Avvenire, 16 settembre 2008:
 
ABDUL, NOSTRO FRATELLO.
IL RAZZISMO COME RABBIA OSCURA DALLE VISCERE
di Marina Corradi
 
Tre ragazzi che alla fine di un sabato not­te portano via due pacchi di biscotti da un bar. I proprietari che li inseguono, loro che afferrano dalla spazzatura bottiglie, e u­na scopa per difendersi. Ma uno dei tre ca­de, e il barista gli è addosso. Con una spran­ga gli spacca il cranio e lo ammazza. Poi, lui e suo figlio se ne tornano a casa.
Sembra Bronx, ma è Milano, in un’alba in via Zuretti, una strada come tante, parallela al­la massicciata dei binari che entrano alla Sta­zione Centrale. E chi ascolta si dice che que­sta storia è assurda e folle, com’è possibile ammazzare come un cane un ragazzo, per dei biscotti? Com’è possibile che a farlo, in­sieme, siano il genitore e suo figlio, senza che l’uno sappia – senta il dovere – di neutraliz­zare l’altro? Ci deve essere un’altra ragione, per spiegare cosa è successo a Milano, e do­vrebbe rifletterci, chi assicura che è stato so­lo un tragico, esecrabile omicidio per futili motivi. L’'altra' ragione, è che quei ragazzi erano neri, e nero, benché cittadino italia­no, era Abdul, 19 anni. I due baristi urlava­no «Negri di m. ve la diamo noi una lezione», e li han sentiti in molti, tra quanti, svegliati dal baccano, si sono affacciati alle finestre. Se a insinuarsi nel bar fossero stati tre ragaz­zi bianchi, come sa­rebbe andata? Due in­sulti, uno spintone, e poi quel «va’ a lavurà» brusco, ma non mali­gno, che si gridava a chi pretendeva qual­cosa senza guada­gnarselo, una volta, a Milano.
Già, c’era una volta Milano. Omicidi e ra­pine, sempre stati, ma inseguire con una spranga un ragazzo per dei biscotti, sfa­sciargli la faccia e andarsene lasciandolo mo­ribondo, no, questa non è mai stata cronaca abituale, a Milano. È una storia impazzita questa di via Zuretti, a meno che non si pren­da sul serio quel «sporchi negri, vi insegnia­mo noi» urlato da due uomini – padre e fi­glio – stravolti. Che giurano, ora, di non essere razzisti. Però, la moglie e madre dei due, da dietro il ban­co, ammette, riferiscono le cronache: «Sì, io sono razzista. Lo sono diventata, vedendo quello che succede nel quartiere». Dove, per carità, trovandoci dietro la Stazione Centra­le di sera si cammina in fretta e inquieti, che pare d’essere, dopo anni di incuria, nelle re­trovie di un porto, in un approdo di ogni fu­ga e miseria e espediente. Ma proprio per questa paura dello straniero che si respira qui e altrove, occorre avere il coraggio di di­re che il razzismo, con la fine di Abdul Guie­bre, c’entra. Non lo hanno ucciso per due pacchi di bi­scotti. La ferocia è scoppiata alla vista di un branco di ragazzi neri che acciuffavano, co­me padroni, qualcosa dal banco. Una rabbia oscura allora dalle viscere è risalita, veloce come il sangue, alla testa dei due italiani, in un corto circuito esplosivo: e una mano ha afferrato una spranga, ed è partita la caccia. Non era con 'quel' nero che ce l’avevano, non solo. In un istante, in un’alba di asfalto tra i semafori lampeggianti, un rigurgito di ferocia tribale, una faida da foresta, come ne scoppiano fra tribù primitive quando il pro­prio territorio è minacciato, o invaso. E allo­ra giù colpi su Abdul, 19 anni, da Cernusco sul Naviglio, Abdul che in camera teneva il poster del milanista Ronaldinho.
Non c’entra il razzismo, ripetono in molti o­ra, e preoccupa questo non voler vedere qua­le ombra si va insinuando fra noi. Dal palco del raduno della Lega, a Venezia, proprio do­menica il prosindaco di Treviso ha gridato: «Che gli immigrati vadano a pregare e p. nel deserto». E certo ha parlato l’anima più be­cera del partito: ma ci sarebbe piaciuto che qualcuno, dello staff leghista, se ne fosse dis­sociato. No, non è stato razzismo a Milano, dicono in molti, è stato un furto: due biscot­ti e una sconsiderata reazione. Sfortunato ragazzo, ha scelto il bar sbagliato. Quanta an­sia di rassicurarsi che non è successo nien­te. Di non voler vedere il segnale di un livido incanaglimento in una città che, una volta, per due pacchi di biscotti, benevola avreb­be borbottato: ragazzo, va a lavurà.
 
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# 1
Le più belle parole scritte su questo fatto. Bravo Luciano a riportarle qui. Un abbraccio.
di  Gibe  (inviato il 16/09/2008 @ 13:53:54)
# 2
Non capita spesso di leggere articoli che dicano tutto quello che vorresti dire tu, capita sempre più raramente di rimanere senza parole leggendo pensieri altrui... proprio bello che tutto ciò avvenga per mezzo di un quotidiano a noi tanto lontano all'apparenza... Baci
di  ILA  (inviato il 16/09/2008 @ 16:17:05)
# 3
Meglio certi preti o pseudo cattolici che molti ex oppure sinistroidi, che ci hanno rivitato, sia in termini di umani e civili, grazie a rifondazione oggi abbiamo la legge bossi fini, di Penati non ne parliamo, ma oggi tra pdl e pd c'è solo una L.
Un immigrato molto deluso dai cosiddetti compagni sinistroidi.
di  Vaffa  (inviato il 16/09/2008 @ 16:43:59)
# 4
la cosa che rattrista...e che per l'ennesima volta fa scattare la rabbia...è che ci deve scappare il morto per per fare rilfettere su quello che sta succedendo in questo paese...
grazie luciano per il tuo contributo
baci Giovanna
di  giovanna  (inviato il 16/09/2008 @ 16:47:17)
# 5
senza dubbio il presunto furto dei biscotti è stata una delle cause scatenanti il massacro ma l' altra è stata il colore della pelle di abdul, è inutile ke il governo in carica si arrampichi sugli specchi: la componente razzista vi è stata eccome, oggi una "persona" in un bus di linea 714 dove stavo io, ha guradato con faccia schifata solo un prete di colore. a voi la sentenza
di  antone.a  (inviato il 16/09/2008 @ 17:13:46)
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