MACAO È STATO RI-SGOMBERATO. MACAO DEVE RIFLETTERE
MACAO È STATO RI-SGOMBERATO. MACAO DEVE RIFLETTERE
di lucmu (del 22/05/2012, in Movimenti, linkato 1850 volte)
Macao è stato ri-sgomberato. Macao deve riflettere. E non perché sia stato cacciato da Palazzo Citterio, poiché chiunque, a partire da Macao, sapeva che lì non si poteva stare a lungo, ma per trovare la strada che eviti un dejà vu e che dia invece un futuro alla straordinarietà di Macao, fatta di una miriade di uomini e donne, cittadinanza attiva, creatività, cooperazione dal basso, sogni e bisogni.
Macao è diventato Macao strada facendo, nella Torre Galfa. Prima era solo un’intuizione e un progetto di alcune decine di lavoratori dell’arte, ma poi la realtà ha fornito le ali alla fantasia. L’apertura alla città di un grattacielo, di proprietà di un noto palazzinaro e lasciato colpevolmente in stato di abbandono per 15 anni, la volontà dichiarata di non delegare e di fare da sé, le porte aperte a chiunque volesse produrre cultura ed arte, avanzare proposte o semplicemente essere partecipe, tutto questo non aveva bisogno di tante spiegazioni, parlava da solo.
La notizia era rimbalzata addirittura a New York, ma quello che conta è che a Milano migliaia di persone sono andate alla torre, altre migliaia hanno cliccato in tempo record “mi piace” sulla pagina facebook di Macao o firmato appelli contro lo sgombero e, infine, Macao si è conquistato il consenso di una parte non indifferente della città. Anzi, diciamoci la verità, ad un certo punto era diventato persino figo andare a Macao e chi non c’era mai andato era decisamente out.
Insomma, Macao aveva il vento in poppa. E questo, indubbiamente, ha accelerato i propositi di sgombero, visto che a premere non era soltanto un Ligresti sempre potente, sebbene un po’ malconcio, ma anche un Ministro degli Interni parecchio preoccupato dall’aspetto politico della faccenda (tralasciando qui qualche poco elegante conflitto di interessi).
Quanto al Sindaco Pisapia, destinatario di “diffide” non troppo pertinenti, va ricordato che il Comune non aveva alcun potere decisionale nella vicenda. Semmai, la critica da fare ha natura politica: cioè, il Sindaco non ha esplicitato il giorno prima e pubblicamente la sua contrarietà allo sgombero della torre. Beninteso, se l’avesse fatto, avrebbero sgomberato lo stesso, ma avrebbe senz’altro evitato quell’effetto delusione che, poi, il Sindaco ha tentato di recuperare in parte il giorno dopo, con la sua giusta presenza all’assemblea.
Comunque sia, Macao stava bene e così, quando lo sgombero della torre è arrivato davvero, un po’ in anticipo rispetto ai tempi immaginati, anche l’assenza di un piano B non era una tragedia. Infatti, è stato sufficiente non muoversi da via Galvani per fare rinascere Macao in piazza. Un sacco di artisti hanno portato la loro solidarietà e mezza città simpatizzava con gli sgomberati. Ma, come sempre accade, il difficile viene quando sei all’apice della tua forza, perché all’improvviso ti trovi a dover “governare” situazioni inedite e fornire risposte che non hai a domande che non ti immaginavi.
E così l’enorme e straordinaria ricchezza di Macao, cioè il fatto di aver aggregato e messo in comunicazione una moltitudine di persone, in gran parte nuove ad esperienze collettive o di movimento, si trasformava man mano in un labirinto. Assemblee permanenti, interminabili, a volte inconcludenti. Capitava che ogni testa fosse un progetto che faticava terribilmente a rapportarsi con altre teste e progetti oppure che qualche consiglio di troppo piovuto da fuori città incasinasse le cose. Altre volte l’assemblea era come la tela di Penelope, si doveva ricominciare sempre da capo. Comunque sia, una fotografia dello stato delle cose, oggi e qui, e in un certo senso un’esperienza di re-apprendimento dei meccanismi della democrazia partecipativa e dell’autogestione.
In situazioni come queste occorrerebbero tempo e pazienza per costruire decisioni, sentieri e destinazioni. Ma il tempo non c’era ed i riflettori erano puntati impazienti su Macao. E così, ogni decisione importante da prendere si trasformava in un ostacolo insormontabile. Certo, tutto comprensibile per chi si trovava vicino all’epicentro di Macao, ma molto meno per chi stava alla sua periferia.
Perché Macao ha detto no alla proposta del Comune di partecipare ai bandi per lo spazio l’ex Ansaldo? E, soprattutto, perché l’ha detto in quel modo, leggendo un breve comunicato, per poi andare via senza ascoltare nessuno? Perché ha scelto di occupare Palazzo Citterio nella centralissima via Brera, dove evidentemente non si poteva stare a lungo, e non uno spazio abbandonata in periferia? Chi ha deciso e che cosa? Ma cosa vuole Macao? E ora?
Tutte domande legittime, alle quali non si può semplicemente rispondere che l’assemblea ha bisogno di tempo per discutere, perché questa è una risposta che va bene per chi all’assemblea permanente partecipa in maniera permanente (mi si perdoni il gioco di parole), ma a tanti altri, a partire dall’area di simpatia e consenso che Macao si è conquistata in città, questa risposta può apparire terribilmente ombelicale.
Ora, dopo lo sgombero di questa mattina, Macao si è dichiarato in silenzio stampa, ma tornerà a farsi vivo presto.
Per quanto mi riguarda, non intendo certo arruolarmi tra quelli che ora puntano severi il dito contro Macao, magari dopo averlo applaudito quando lo facevano tutti. Anzi, penso che Macao debba continuare il suo percorso, perché la Torre Galfa ha dimostrato che di Macao c’è un enorme bisogno a Milano. Ma bisogna far tesoro dell’esperienza di questi giorni, rifuggire dalle tentazioni politiciste ed avere grande cura di quella eterogenea, caotica e potente voglia di partecipare e fare, che aveva conquistato prima un grattacielo e poi il cuore di mezza Milano.
Come al solito, hai messo lì un'ottima analisi, tale che anche io, rientrato domenica da un viaggio, sono riuscito a capire qualcosa. Ho visto in F.B. dei commenti francamente 'rozzi, e poco 'rossi'
devo dire che, definendosi lavoratori dell'arte, mi sono sentita coinvolta in MACAO in quando lavoratrice del settore. Luciano ha ragione, il sentimento inconcludente, a fronte anche del dover riappropriarsi dei meccanismi di democrazia diretta, è stato percepito anche da me nelle volte che mi sono recata ai tavoli (diurni: che escludono i lavoratori) e alle assemblee. un dubbio mi sorge, perchè tra le contestazioni non si è lavorato anche sulla denuncia dello sfruttamento della professionalità di critici-curatori-artisti? perchè non è emerso il disagio in cui - oltre alla mancanza di spazi- chi collabora all'accrescimento della cultura a Milano deve vivere? senza contratti seri, senza committenze pubbliche, in mano ad un mercato privato che non paga (le riviste d'arte-ad esempio)ed a gallerie che sfruttano il lavoro di professionisti sottopagandoli ? perchè non si è parlato di TUTELA dei lavoratori dell'arte? devo con a
Ciao Luciano, stavolta non sono d'accordo. Riuscire a costruire un percorso partecipato che coinvolge centinaia se non migliaia di persone non è una cosa semplice e, soprattutto, nessuno ci aveva mai provato. Che, inizialmente, nell'urgenza della politca ,le assemblee possano rischiare l'inconcludenza mi sembra semplicemente un'ovvietà ma il punto è che il processo continua perfezionandosi e a MACAO questo significa che 50 persone, con competenze specifiche, si aggregano immediatamente per affrontare il problema. Cosa c'entrava la proposta dell'Ansaldo con tutto questo? semplicemente niente. Le forme, insomma, possono non essere sempre mediaticamente perfette ma le scelte sono chiare e , secondo me, giuste. Si sapeva che puntare il dito, dopo la torre, sugli affari legati alle politiche pubbliche in questa città avrebbe aperto contraddizioni tra chi, simpatizzante di MACAO, è sostenitore "a prescindere" della giunta Pisapia. Però, fr
Però, francamente, chiediamoci: la politica dei grandi progetti "Grande Brera", Expo e via andare... davvero non merita che qualcuno queste contraddizioni si prenda l'onere di aprirle?
Carissimo Luciano, stavolta hai cannato l'analisi.Non te la sto a raccontaree xke difficile scrivere con il cell. Le risposte alle tue domande ? Avresti logoro averle partecipando le ultime assemblee. Non scrivete se non sei aggoornato xke potresti fare del male L movimento come fanno i giorni di Repubblica.
Carissimo Luciano, stavolta hai cannato l'analisi.Non te la sto a raccontaree xke difficile scrivere con il cell. Le risposte alle tue domande ? Avresti logoro averle partecipando le ultime assemblee. Non scrivete se non sei aggoornato xke potresti fare del male L movimento come fanno i giorni di Repubblica.
Non pretendo certo che tutti siano d’accordo con quello che scrivo sul blog, anzi, mi fa paura quando tutti sono d’accordo. Quindi, soltanto due parole, per chiarire meglio quello intendevo dire. Per Diego: il punto non è cosa fa il Comune, ma cosa fa Macao. Detto altrimenti, mai pensato che Macao dovesse trasferirsi all’ex Ansaldo (cosa peraltro impossibile, perché ci sono i bandi, altri soggetti ecc.), bensì che debba darsi uno spazio suo, occupandolo e tenendolo. Per Tania: io le risposte alle domande le conosco, ma il problema non sono io... Luciano
il problema vero è che le ultime assemblee di macao sono state un susseguirsi di tensione e di gente messa a tacere da un ormai ben visibile gruppo pseudo-dirigente. hanno promesso cose e fatto altre, guidando la gente come pecore dando l'illusione della partecipazione. brutte cose.
io condivido invece l'analisi di luciano. Credo che macao però sappia bene che ora è il momento di riflettere e che se riuscirà a discutere con calma e a capire cosa davvero ha attratto le migliia di persone, ma soprattutto lavoratori come alessina che qui scrive saprà rialzarsi e riconquistare molti dei delusi. lo sgombero di Torre galfa è sicuramente stata una botta incredibile, ma macao deve secondo me capire e valorizzare il fatto che ci si trovi a milano, con tutto quello che questo vuole dire, anche rispetto alla specificità politica nel bene e nel male della nostra città. ma soprattutto deve a mio avviso evitare quel voi e quel noi che hanno caratterizzato le ultime scelte fatte. c'è ancora spazio forse non molto tempo.
Stefano Benedetti 18 maggio alle ore 2.54 · LETTERA APERTA A Macao
Ieri sera un mio amico si avvicina e mi chiede: ma perché avete rifiutato la proposta dell’ex-Ansaldo? A me non sembrava male…”. Gli spiego che quello dell’Ansaldo è uno spazio per le associazioni. Macao non è un’associazione. È un movimento. E c’è una bella differenza. Macao non può contarsi, la mattina è cinquanta e il pomeriggio cinquecento. Macao parte dal basso, e non da un’idea precisa, ma da una voglia forte. Macao è un moto così spontaneo da essere irrimediabilmente disorganizzato, eppure resiste. Macao non è una semplice richiesta di spazi (tant’è che se ne ha bisogno se li prende), ma una proposta di cambiamento, la dimostrazione pratica, e non retorica, che un’alternativa è possibile. Macao, tutto questo, come cavolo fai a metterlo in un bando?
bravo stefano . e una cosa bella luciano la dice . non puntare il dito su macao . che di moralisti son pieni i grattacieli di tutto i mondo ma non a torre galfa
Destinati a perdere, purtroppo, avrei voluto veder gli sfrattati occupare un qualsiasi spazio e ricevere cosi tanta solidarietà, d'accordo ci sta anche macao, ma che tristezza questa sinistra da salotto bene, non sono queste le priorità di questa città e di chi ha votato Pisapia, perchè cambiasse il vento. Ciao Damiano
Bravo Mulbaher, finalmente getti la maschera e ti metti ad appoggiare pienamente il piano di GENTRIFICAZIONE di Zona Tortona e Giambellino, di cui il progetto Ansaldo farebbe da cigliegina sulla torta. Fortunatamente i ragazzi di Macao non sono delle merde e a questi giochini non ci stanno. Salutami Boeri e Manfredi Catella della Hines. Continuate cosi... http://youtu.be/hPIJoZRNXow