Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
A Milano un altro sgombero sta per arrivare, un altro spazio sociale rischia di essere chiuso con la forza. Stavolta tocca a Zam, quello di via Olgiati 12, quartiere Barona, una delle esperienze di movimento più feconde di questi anni.
Dicono che la proprietà, dopo anni di abbandono e incuria, abbia ora un qualche progetto immobiliare e quindi lo sgombero pare essere imminente. Questione di giorni o settimane, dicono.
ZAM, che sta per Zona Autonoma Milano, era nato il 29 gennaio 2011. Allora in via Olgiati al 12 c’era solo una delle tante aree dismesse della metropoli. Una volta vi si producevano affettatrici e bilance professionali, quelle della Avery Berkel, ma poi l’azienda chiuse e l’ex stabilimento rimase vuoto e abbandonato per lungo tempo. I ragazzi e le ragazze di Zam gli hanno ridato vita due anni fa, occupandolo e riempendolo di attività, culturali, politiche e altro ancora. Oggi c’è persino una palestra per l’arrampicata libera.
Zam, tra le tante cose, è stato anche il prodotto di una nuova generazione di attivisti di movimento, meno segnata delle sconfitte del passato di quelle precedenti e forse per questo più capace di curiosità e apertura. E non è un caso, credo, che attorno a Zam sia poi nato un piccolo network di realtà, animato spesso da giovani e giovanissimi.
Beninteso, a Milano non c’è solo Zam e dintorni, per fortuna ci sono anche altre realtà che producono attivismo sociale, politico e culturale, che animano spazi e luoghi, che praticano socialità e conflitto in un tempo che ci vorrebbe tutti e tutte disgregati e docili. Ma, appunto, a Milano c’è anche Zam e il suo dinamismo è stato senz’altro un valore aggiunto per la città e per l’insieme del movimento, al di là di ogni altra considerazione.
Non penso che l’idea di sgomberare Zam sia il frutto di una congiura politico-questurina, anche se una certa politica, da sempre allergica agli spazi sociali, sicuramente farà il tifo per le ruspe e per i manganelli. No, molto più banalmente, si vuole cancellare Zam per fare posto ad un affare immobiliare. Ma, in fondo, è politica anche questa, o forse persino di più.
Il vero problema è però un altro. Cioè, Milano saprà dire qualcosa o assisterà passivamente all’evolversi degli eventi? La città, la sua amministrazione, le forze politiche, sociali, civiche, associative eccetera penseranno si tratti di una vicenda di rilievo pubblico oppure la relegheranno nel regno del contenzioso tra privati?
Sono domande di cruciale importanza in una città, dove due anni fa una straordinaria voglia e volontà di cambiamento riuscì a porre fine al ventennale dominio delle destre e dove in campagna elettorale echeggiarono parole come “a Milano c’è spazio” oppure “Milano come Berlino”.
Beninteso, non è questione di uno spazio, ma degli spazi. E non è questione di bandi sì o bandi no, perché i bandi vanno benissimo, a patto di non scambiarli con il rimedio universale.
Comunque, oggi siamo soltanto agli inizi ed è appena partita la campagna di e per Zam. Ora occorre fare il primo passo, cioè prendere parola e posizione, magari soltanto facendo girare il materiale informativo, i comunicati (qui il video e il primo comunicato stampa di Zam: Stay Zam – I sogni non si sgomberano). Poi, a breve, dovrebbe arrivare anche un appello.
Per quanto mi riguarda, se non si fosse capito, sto dalla parte di Zam.
Luciano Muhlbauer
Ieri lunedì 8 aprile il Csa Vittoria di Milano ha subito un attentato incendiario. Per fortuna nessuno si è fatto male e i danni materiali al centro sociale sono limitati, ma la gravità dell’atto è sotto gli occhi di tutti. Allo stato nulla si sa circa la possibile identità dei responsabili. Tuttavia, tutti sappiamo dell’impegno e dell’attività del centro sociale a sostegno delle lotte degli operai delle cooperative di facchinaggio. Forse c’entra, forse no. Comunque sia, questi atti si realizzano contro chi fa le cose, contro chi dà fastidio al potente o prepotente di turno, e lo scopo è sempre quello dell’intimidazione. Per questo, mentre siamo impegnati nella campagna contro lo sgombero di un altro centro sociale milanese, lo Zam, è importante, anzi fondamentale non stare in silenzio e non lasciare da soli i compagni e le compagne del Vittoria. Esprimo tutta la mia solidarietà con il Csa Vittoria!
Luciano Muhlbauer
Di seguito il comunicato del Csa Vittoria:
PROVOCAZIONI E REPRESSIONE NON CI FERMERANNO MAI!
Oggi lunedi 8 aprile abbiamo subito l'ennesima provocazione che per il pronto intervento di qualche abitante del quartiere non ha avuto conseguenze più gravi.
Sono state incendiate alcune bottiglie di liquido infiammabile che hanno danneggiato sciogliendolo una dei finestroni del nostro centro sociale.
Non sappiamo chi sia stato, se un fascista o un prezzolato dalla mafia delle cooperative. Certo è che questo atto provocatorio per noi si inserisce in un clima repressivo che sta particolarmente colpendo compagni e realtà impegnate sul terreno dello conflitto di classe al di fuori della compatibilità politica ed economica borghese.
Sabato infatti eravamo in corteo a Piacenza con centinaia di compagni e lavoratori in solidarietà con i 3 compagni, tra cui il coordinatore nazionale del SiCobas, a cui è stato comminato il divieto per 3 anni di entrare nel territorio piacentino dove sono situati i magazzini dell' Ikea e di altri hub strategici del comparto della logistica, siamo tutt'ora sotto processo per la lotta vincente ai magazzini della Bennet di Origgio del 2008, perchè il movimento di lotta che si è sviluppato in questi anni tra i lavoratori delle cooperative, ritrovando un protagonismo di classe, sta facendo sempre più paura ai padroni e ai loro servi di ogni razza.
Questa provocazione va inquadrata in questo contesto e, come già scrivevamo nel nostro appello alla partecipazione al corteo di Piacenza, la repressione è un elemento strutturale del dominio di classe, per cui ci interessa poco correre dietro al provocatore di turno.
Ma il modo migliore per rispondere è continuare sempre con maggior determinazione il percorso intrapreso mella prospettiva di una trasformazione rivoluzionaria dell'esistente.
i compagni e le compagne del C.s.a. Vittoria
Milano, 8 aprile 2013
Di seguito trovate l’appello pubblico “al quartiere, alla cittadinanza, agli amici e a tutti coloro che hanno attraversato e attraverseranno Zam” contro lo sgombero dello spazio sociale. L'appello è stato reso pubblico una settimana fa e le firme collettive e individuali raccolte fino ad oggi non sono poche, come potete vedere. Tuttavia non bastano ancora, così come non bastano le sole firme, peraltro. Vi invito pertanto a firmare, se non l'avete già fatto, e a far circolare l'appello tra i vostri contatti, milanesi e non, per far crescere l'opposizione allo sgombero di Zam e il sostegno al percorso dello spazio sociale.
Per aderire è sufficente mandare una mail all'indirizzo stayzam.milano@gmail.com, completo di nominativo e eventuale qualifica.
APPELLO - STAY ZAM, I NOSTRI SOGNI NON SI SGOMBERANO
Una casa accogliente munita di due palestre, un auditorium, due sale per concerti e incontri, due bar, tre palcoscenici, un ampio cortile, due uffici per riunioni e studio e la redazione di un portale web.
Dentro, decine di attività sportive a cui partecipano centinaia di persone, 160 m2 di pareti da arrampicata, oltre 200 concerti, oltre 100 appuntamenti culturali tra presentazioni di libri, dibattiti, cene a tema, proiezioni, spettacoli, un festival di cinema e documentari, un laboratorio teatrale e un laboratorio di hip hop.
Ma i numeri di questi due anni sono solo un pezzetto della storia e dell’essenza di Zam. Dietro ogni cifra si nascondono infatti la vitalità, le energie e l’entusiasmo di una comunità in continua evoluzione. Una comunità di giorno in giorno più ricca, composta da persone diverse per età, provenienza, professionalità, con un collante imprescindibile condiviso alla base: la volontà di immaginare, costruire e condividere una Milano che metta al centro i bisogni di chi la abita.
Una comunità che pianta le proprie radici nel terreno fertile e spietato di una metropoli ricca di contraddizioni sociali, economiche, culturali e politiche.
In soli due anni Zam ha reso migliore la vita delle tante persone che l’hanno attraversata, aprendo uno spazio fisico e sociale per giovani e meno giovani, sportivi, artisti e intellettuali.
In soli due anni Zam è stata luogo di espressione e campo base per centinaia di attività culturali, ricreative, politiche.
In soli due anni Zam ha generato, vissuto e trasformato i conflitti di questa città costruendo progettualità nuove, attraverso il linguaggio della parola e della musica, della danza e del teatro, del cibo e della politica nella metropoli.
Ora tutto questo è messo in discussione da uno sgombero che si profila ormai come imminente.
Noi pensiamo che questo non sia solo un problema o una disavventura privata. Anzi riguarda e investe la città e la interroga su quali siano stati e saranno gli spazi di agibilità per le esperienze sociali nella metropoli.
Qualcuno dirà “ormai ci sono i bandi perché non vi date una struttura formale e non partecipate?”; rispondiamo che questa dinamica, che per altre soggettività metropolitane può essere positiva, non parla minimamente delle conflittualità e delle tematiche dei soggetti autogestiti.
Per noi autonomia, indipendenza, autogestione, autorganizzazione non sono parole vuote da convegno sociologico accademico, che getta lo sguardo curioso e rapace sui fenomeni sociali, e nemmeno slogan con cui provare il brivido trasgressivo della ribellione post o tardo adolescenziale; per noi rivendicare questi valori fondativi, queste connotazioni irrinunciabili significa avere ben chiaro cosa siamo e cosa non siamo disposti a rinunciare ad essere.
Pensiamo che questa vicenda possa essere accolta come una sfida che ci viene lanciata e che rilanciamo come scommessa nella metropoli.
Esiste una possibilità di esistenza per gli spazi sociali che non significhi riduzione della propria autonomia e indipendenza ma che al contempo permetta una fuoriuscita da una dimensione di precarietà costante?
È una sfida che vogliamo raccogliere in tante e tanti.
Dentro e fuori le mura di via Olgiati dove tanto in questi 28 mesi è stato investito, Zam ha ancora tanti progetti in cantiere per questa città.
Per difendere, costruire e far crescere questo progetto, firma questo appello e porta le tue proposte venendo a trovarci di persona o scrivendo a: stayzam.milano@gmail.com
Stay Zam – i sogni non si sgomberano!
Promotori:
Zam – Zona Autonoma Milano
MilanoInMovimento
Collettivo Lambretta
Rete Studenti Milano
C.A.S.C.
Ambrosia
Adesioni Collettive
99 Posse A.C.A.D. (associazione contro gli abusi in divisa) ADL Milano e Provincia – Associazione sindacale Diritti Lavoratrici/Lavoratori Agenzia X – casa editrice underground Alba – soggetto Politico Nuovo – Nodo Metropolitano di Milano Ambulatorio Medico Popolare Arci Bitte Assalti Frontali Associazione Antifascista Dax 16marzo2003 Associazione Culturale Puntorosso Associazione per non dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, Milano Associazione “NonUnodiMeno” Associazione “Quelli di Calusca” Autaut357 – Genova Casa dei Beni Comuni – Treviso Casa delle Culture – Trieste Cascina Autogestita Torchiera Senz’Acqua Circolo Arci Liberate Barabba – Milano Circolo Culturale Arci Area Circolo di Rifondazione Comunista “A. Gramsci” del corsichese Circolo Partito della Rifondazione comunista “A. Perucchini” zona 4 – Milano collettivo pantera-sempre in lotta Commissione Giovani Comunisti Milano Consorzio del Pensiero Critico “CoLpEvoLI di SoGNaRe” CS Arcadia Schio CS Bocciodromo – Vicenza Cs Crocevia – Alessandria CS Rivolta – Marghera CS Zapata Genova CSA La Talpa e l’orologio Imperia CSA Pacì Paciana CSO Bruno Trento CSO Pedro – Padova FOA Boccaccio 003 Folletto 25603, Abbiategrasso (Mi) giovani comunisti del corsichese Insurgencia Project – Napoli – (Lab Occ Insurgencia, D.A.D.A.,Auditorium Carla e Valerio Verbano, Mezzocannone 12) Kalafro Katsushiro perso nel bosco, band Laboratorio Morion – Venezia Laboratorio Sociale – Alessandria Leoncavallo S.P.A. Libreria ShaKe Interno4 Milano Memoria Antifascista Milano MilanoX.eu NdA press No Expo – Milano Partito della rifondazione comunista – Federazione provinciale di Milano Piano Terra Punkreas Quarto Posto Radio Onda D’Urto Milano Reality Shock – Padova Sale Docks – Venezia San Precario Milano SOS Fornace STRASSE, Milano, performer TrashMilano UNK Sound – Writing/Trash Crew VodkaVagina
Adesioni Individuali
Roberto Acerboni, Milano, PRC – Consigliere di zona 6 Vittorio Agnoletto, Milano, Medico Checchino Antonini, Roma, Giornalista di Popoff Globalist e Liberazione Dario Ballardini, Corsico, Consigliere comunale Giansandro Barzaghi, Milano, Ex assessore provinciale istruzione Lella Bellina, Milano, Fiom milano Ivan Caccianiga, Corsico, Segretario prc del corsichese Pino Cacucci, , Scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano Federico Chendi, Milano, Consigliere zona 2 – sel Leonardo Cribio, Milano, Capogruppo sinistra per Pisapia di zona 9 Massimo D’avolio, Rozzano, Consigliere regionale PD lombardia Sandrone Dazieri, Milano, Scrittore Michele De palma, , Fiom nazionale Andrea Di stefano, Milano, Direttore di Valori Daniele Farina, Milano, Deputato SEL Luca Fazio, Milano, Giornalista Il manifesto Domenico Finiguerra, , Ex – sindaco di cassinetta di lugagnano Alex Foti, Milano, Editor MilanoX Franco Fracassi, , Regista e giornalista di Popoff Globalist Umberto Gay, Milano, Giornalista Aldo Giannuli, Milano, Ricercatore universitario – università statale di Milano Luca Gibillini, Milano, Consigliere comunale Milano – Sel Roberto Giudici, Milano, Fiom milano Graziano Gorla, Milano, Segretario della camera del lavoro di milano Augusto Illuminati, , Decente universitario – università di Urbino Valentina La terza, Milano, Arci milano Maurizio Landini, , Segretario generale Fiom Massimo Lauria, Milano, Regista e giornalista di Popoff Globalist Emanuele Lazzarini, Milano, Consigliere comunale pd milano Gigi Malabarba, Milano, Rivolta il debito Ugo Mattei, , Professore di diritto internazionale comparato dell’Università della California a San Francisco Mirko Mazzali, Milano, Avvocato e consigliere comunale indipendente di sel, presidente commissione sicurezza Carlo Monguzzi, Milano, Consigliere comunale Pd presidente commissione Mobilità – Ambiente – Arredo Urbano – Verde Maysa Moroni, Milano, Photoeditor Luciano Muhlbauer, Milano, Ex consigliere regionale prc Jacopo Nebdal, Milano, Consigliere zona 8 sel Emanuele Patti, Milano, Presidente arci milano Marco Philopat, Milano, Editore e scrittore Andrea Quattrocicchi, Milano, Delegato sindacale RSU Provincia di Milano Francesco Raparelli, Roma, Dottorato di ricerca – saggista Giorgio Riolo, Milano, Giornalista Basilio Rizzo, Milano, Augusto Rocchi, Sesto san giovanni, Segreteria nazionale prc Onorio Rosati, Milano, Consigliere Regionale Lombardia PD Mirco Rota, segretario regionale lombardo Fiom
Giorgio Salvetti, Milano, Giornalista Il Manifesto Marcello Scipioni, Milano, Segretario generale Fiom Milano Anita Sonego, Milano, Capogruppo gruppo consiliare Sinistra per Pisapia Federazione della Sinistra comune di Milano Junior Sprea, Milano, Musicista Gigi Tarantola, Milano, Artista underground Sara Valmaggi, Milano, PD – Vice presidente del consiglio regionale Paolo Vari, Regista , , , , , Rocco Acocella, Milano, Studente Lidja Aiello, Cagliari, Pensionata Lolli Airoldi, Milano, Francesco carlo Albonetti, Milano, Studente liceale Claudio Amartirari, Milano, Operatore sociale Daniela Ambrosio, Milano, Giornalista Annapaola Ammirati, Milano, Studentessa Lavinia Anchora, Lecce, Studentessa Laura Andena, , Mariacarla Andrisani, Milano, Studentessa Angetix, , Blogger Cristina Anzam, Como, Infermiera Antonio Arpino, Brugherio, Infermiere Alessandro Arrigoni, Londra, Dottorando presso il King’s College London Matteo Arrigoni, Torino, Sara Arrigoni, , Prekaria Nicole Attanasio, , 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Francesca Colli, Milano, Alice Colombi, Milano, Studente Mattia Colombo, , Studente Riccardo Colombo, , Studente Simone Colombo, Mariano, Studente Alice Confalonieri, , Anna Congiu, Milano, Stylist Lorenzo Corbella, Milano, Andrea Corbetta, Venezia, Laura Corradi, Reggio emilia, Monica Corraini, Milano, Lavoratrice Roberta Cortesi, Milano, Studentessa Carlotta Cossutta, Milano, Dottoranda Lorenzo Costa, Milano, Studente Andrea Costariol, Cassano d’adda, Francesco Cotichelli, , Giulia Crispino, Brugherio, Studentessa Dario Cristini, , Paolo Cucchi, Abbiategrasso, Disoccupato Valeria Cucinotta, Milano, Libera professionista Alberto Cusimano, Monza, Studente Miriam Cutrera, , Studentessa Francesca Daidone, , Anna Dallocchio, Milano, Ex-insegnante Elvira Dalosio, Milano, Studentessa Rosa Dalosio, Milano, Pasticcera Virginia Dascanio, Milano, Praticante avvocato Federico De ambrosis, Milano, Docente di informatica Francesca De isabella, Milano, Operatore video Gregorio De luca, , Grafico 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Assemblea Provinciale di SEL e Coordinatore della Zona Corsichese Federico Garufi, Milano, Avvocato Giovanna Gaudiano, Milano, Studentessa Martina Gentilino, , Studentessa Marco Geremia, Milano, Impiegato Valentina Ghilardi, , Lorenzo Giacon, Mantova, Impiegato Elena Giaconalli, Milano, Libero professionista Mauro Gineli, Milano, Grafico Marco lupo Gingardi, , Stefano Gioffredi, , Carlo Giordana, Roma, Pittore Chiara Giordana, Milano, Studentessa Simone Giordana, Milano, Libero professionista Michela Giubeli, Milano, Studentessa Cecilia Giubelli, Trento, Studentessa Stefania Giudici, Milano, Luca Gotra, Lodi, Studentessa Luca Grandinetti, Como, Studente Daniele Grassini, Milano, Educatore professionale Stephan Greco, , Arci monza e brianza Alessandro Grignani, Carugate, Studente Lorenzo Grimaldi, Milano, Impiegata Elisa Grumo, Milano, Impiegata Jacqueline Gualdi, Milano, Pubblicitaria Federico Guarinco, Genova, Studente Sergio Guarrata, , Arianna Guastini, , Grafica Leo giovanni Guerriero, , Simon Horlock, Leeos – england, Gabriele Iacono, , Studente Giuseppe Iacovone, , Idraulico Desiree Iasevoli, Milano, Educatrice e barista Stefano Imbarco, Milano, Studente Maryan Ismail, , Antropologa Gaianè Kevorkian, , Studentessa Stefano La rosa, Novate milanese, Erica L’altrella, , Sofia Lamar, Pavia, Studentessa Barbara Latorre, Milano, Impiegato Daniele Lazzori, , Chiara Ledni, Melegnano, Viaggiatrice Luca Leoni, , Antonella Leuzzi, Bergamo, Claudio Libani, Milano, Prc zona 7san siro Sonja Liebhardt, , Daniele Livio, Milano, Infermiere Simone Loffredo, Milano, Impiegato Laila Lomorte, Buccinasco, Operatrice sociale Federica Lovera, Pavia, Studentessa Stefano Lozza, Milano, Lavoratore Gabriele Luddi, Milano, Studente Giovanni Lula, , Studente Marco Lusena de sarmiento, , Paolo Macerba, Pavia, Marta Magi, , Studentessa Giada Magnani, Milano, Sudentessa Lorenzo Magnone, , Cinzia Mai, , Insegnante Cinza Mai, , Arianna Mainardi, Milano, Dottoranda di ricerca Davide Maldi, , Professionista Alberta Mandara, Milano, Impiegata Nicola Manes, Milano, Studente Lorenzo Mangone, Milano, Michele Manieri, , Riccardo Mannoncini, , Studente Stefano Mansi, Milano, Dir. sindacale Comune Milano Raffaella Manzo, , Matteo flipper Marchetti, Milano, Operatore culturale Alessio Marchini, Milano, Disoccupato Alfio Marmonti, , Studente Cristiano Marra, Milano, Studente Marta Marson, Tradate, Silvia Martorana, Milano, Impiegata Matteo Marzorati, Mozzate, Impiegato Cristina Mascetti, , Studente universitario Daria Mascotto, Milano, Danzeducatrice Francesco Mastromauro, Milano, Elisa Mauri, Milano, Ostetrica Stefania Melis, Milano, Insegnante Speranza Meloni, Milano, Pensionata Andrea Menchicchi, Rozzano, Libero professionista Maria rosa Mende, Milano, Casalinga Noa Merlini, Milano, Studente Walter Merlini, Milano, Francesca Mesianio, Milano, Scenografa Luca Migliorisi, Varese, Ingegnere Cristina Minozzi, Milano, Giorgio Mirani, Milano, Michele Moltrasio, , Studente Aurora Monea, Saronno, Studentessa Vedanta Moneta, Milano, Alice Monguzzi, Cormano, Commessa Giovanni Montanari, , Studente Giulia Montecorboli, Milano, Studentessa Ersilia Monti, , Fabrizio Montuori, Milano, Coordinamento provinciale pcl milano Luisella Morandi, , Deborah Morese, Milano, Attrice Federico Moretti, Milano, Studente Chiara Morona, Buccinasco, Studentessa Giulia Moroni, Milano, Studentessa Silvia Moroso, Pavia, Studentessa Luca Morreale, Arese, Studente Liezel Mortega, , Segretaria Samuele Motta, Groppello, Andrea Mozzaia, Buccinasco, Barista Gianfranco Musqs, Cagliari, Disoccupato Mariagrazia Napolitano, Milano, Pensionata Lucia Nardi, Grosseto, Studentessa Marta Navarrini, Boffalora s.t., Studentessa Donatella Negri, Milano, Libera professionista Nicoletta Negri, Milano, Insegnante Ilario Neri, , Insegnante precario Martina Nicolosi, Milano, Studentessa Giuseppe Nobile, , Studente Gianni Occhi, Milano, Pensionato Francesco Ogiari, Milano, Lavoratore Giacomo Ortolan, Venezia, Erminio Ottone, Milano, Lavoratore precario Francesca Pacchioli, Milano, Impiegata Claudio Paganoni, Torino, Chiara Pandini, , Precaria Davide Panzani, Lomazzo, Designer Rossella Papetli, Milano, Andrea Parapini, Milano, Marketing manager Attilio Parapini, Milano, Allenatore stella rossa milano Francesca Pari, Bologna, Dario gabriele Parziale, Milano, Impiegato Alessandro Pascale, , Cecilia Passetto, Milano, Studentessa Eleonora Passetto, Pavia, Studentessa Lorenzo Pellegrini, Milano, Lavoratore Stefano Pellegrino, , Anna Pellizzone, Milano, Dottoranda Fabio Pennetta, Milano, Dipendente Tiziana Pesce, Milano, Andrea Petronio, Cinisello balsamo, Editor Daniele Pezzera, Milano, Infermiere Mirko Piacentini, Milano, Musicista Davide Pinotti, Milano, Francesco Piobbichi, , Brigate di solidarietà attiva Nazif Piro, Milano, Studente Enrico Pittaluga, Milano, Attore Fabrizio Pizzulo, Bologna, Giovanni Poggiato, , Studente Anna Polo, , Francesco Pota, Rozzano, Educatore e insegnante Federico 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Zullo, Pesche, Studentessa
La raccolta di firme continua e l'elenco dei firmatari è in continuo aggiornamento. Può essere consultato sul sito di Milano In Movimento: http://milanoinmovimento.com
In questi giorni tutti i riflettori sono puntati sui palazzi romani, ma se vogliamo cogliere l’aria che tira, o che potrebbe tirare se non stiamo attenti, occorre volgere lo sguardo a quello che succede sotto casa. Questo vale in generale e sicuramente vale per Milano, dove in questi giorni assistiamo al triste ritorno della politica della caccia al rom.
Non è una questione di poco conto, perché prima della “primavera milanese” e della “rivoluzione arancione”, cioè prima di Pisapia, che poi sono soltanto due anni fa, le ossessive compagne xenofobe e securitarie, che di solito raggiungevano il loro apice quando di mezzo c’erano i rom, costituivano uno dei principali ingredienti del discorso politico e culturale dominante. Anzi, la continua produzione e riproduzione di un capro espiatorio da incolpare e di un nemico facile da indicare ha costituito per anni una vera e proprio macchina del consenso per le destre, nonché la base per diverse carriere politiche individuali. Vi ricordate di Opera, ad esempio, dove un’ignobile campagna contro alcuni rom sfollati, comprensiva di rogo della tenda della protezione civile, valse al leghista Ettore Fusco addirittura l’elezione a Sindaco?
Già, forse ce n’eravamo dimenticati in questi due anni di Pisapia. E forse ci eravamo persino illusi un po’. E questo spiega anche, forse, perché alcuni fattacci di questi giorni non abbiano trovato l’eco mediatico e l’allarme politico che invece avrebbero meritato.
Ma andiamo con ordine. Primo, una settimana fa circa era esploso in rete il caso “piano rom” del Comune di Milano, cioè siti e pagine facebook sono stati letteralmente inondati da insulti di stampo razzista. L’accusa, per dirla in un italiano più o meno accettabile, era di regalare i soldi del Comune ai rom, invece che usarli per dare una casa agli italiani. De Corato e i postfascisti dei Fratelli d’Italia l’hanno tradotto con lo slogan “Ai milanesi alzate l'Imu, ai rom date la casa”.
In realtà, l’accusa è una frottola, poiché non si tratta di soldi del Comune, bensì di fondi vincolati del Ministero, stanziati a suo tempo dall’allora Ministro e attuale Presidente lombardo, Roberto Maroni. In altre parole, quei fondi si devono usare per progetti destinati ai rom oppure non si possono usare. Punto e a capo.
Il secondo fattaccio è accaduto ieri sera in via Dione Cassio, lato viale Ungheria, dove si trova un campo rom irregolare. Contro quell’insediamento c’erano già state delle provocazioni nei giorni precedenti, ma ieri i neofascisti della Fiamma Tricolore hanno organizzato addirittura una manifestazione, che sarebbe più corretto definire un assedio (per un racconto dei fatti di ieri, rinvio al comunicato degli attivisti del Gruppo sostegno Forlanini, che potete trovare in fondo all’articolo). Comunque, anche in questo caso, la motivazione ufficiale della campagna anti-rom è puramente strumentale, poiché lo sgombero di quel campo è programmato da tempo per la fine del mese corrente.
Ecco dunque i fatti, gravi in sé, ma soprattutto indicativi di qualcosa che sta cambiando in città. Nulla di spontaneo, beninteso, ma un’azione politica consapevole, tesa ad indirizzare il malcontento verso i lidi tipici delle destre. E, come prevede lo schema classico, a dirigere l’orchestra è la destra istituzionale e suoi organi di stampa e a fornire la manovalanza sono i neofascisti e i gruppi militanti.
Quindi, guai a sottovalutare quello che succede, perché in realtà è iniziata la campagna politica delle destre, ringalluzzite dopo la vittoria alle elezioni regionali, per riprendersi anche Milano tra qualche anno. E faranno campagna a modo loro, con i loro mezzi, che sono quelli di sempre. Quello che, però, non è uguale a prima, quello che è cambiato, è il clima in città e il rapporto tra città e amministrazione.
Beninteso, nulla di definitivo, Pisapia gode ancora del consenso maggioritario, ma è un consenso che ha perso l’entusiasmo e c’è un’amministrazione che ha perso spinta e vigore. Gli indizi in questo senso sono tanti e iniziano a diventare troppi, dalla gestione del caso Boeri fino al rapporto sempre più teso con i dipendenti comunali, passando per la Sea o per la politica troppo blanda in materia di spazi sociali.
Insomma, qualcosa sta cambiando in città, il vento non è più quello di due anni fa e quello che sta accadendo ai rom parla di qualcosa di più ampio. Certo, è cambiato anche il contesto generale, gli effetti dei tagli imposti dalle politiche d’austerità sono nefasti e la crisi aggredisce le condizioni di esistenza delle persone, ma l’amministrazione, da parte sua, si è chiusa troppo su sé stessa e ora rischia di venire risucchiata dalla gestione dell’esistente.
Ma appunto, nulla di definitivo, a patto che si reagisca da subito. Anzitutto, non tollerando che riprendano le scorribande razziste organizzate dalle destre e, soprattutto, rimettendo -o mettendo- in moto una politica di cambiamento a livello comunale. E questo riguarda chi governa la città, ma anche tutti e tutte noi.
Luciano Muhlbauer
Comunicato del Gruppo sostegno Forlanini sui fatti del 15 aprile:
Questo pomeriggio, alle 18,30, si è tenuta una seconda manifestazione promossa ancora una volta da organizzazioni collaterali alla Fiamma Tricolore in prossimità dell'insediamento di via Dione Cassio, sul lato di viale Ungheria, dopo quella di venerdì scorso.
La manifestazione non era stata autorizzata, ma è di fatto stata esplicitamente tollerata dalle forze dell'ordine nel suo avvio e nel suo sviluppo (prima con un blocco stradale, poi con vari tentativi di corteo, poi con le scorribande isolate verso il campo dal lato di viale Ungheria e successivamente con un vero e proprio assalto fino ai confini dell'insediamento, con il lancio di sassi all'interno del campo, che ha causato il ferimento di un abitante e comprensibile ansia negli abitanti).
La gestione della piazza da parte delle forze dell'ordine è stata assolutamente approssimativa e insipiente, lasciando ampio varco alle iniziative dei manifestanti, tra i quali stavolta hanno fatto ampia mostra di sé slogan fascisti (“Boia chi molla” ecc.), saluti romani, esibizione di magliette coll'effigie del duce.
Stigmatizziamo fortemente questa pessima gestione dell'ordine pubblico: ci era stato assicurato che non sarebbe stata autorizzata alcuna manifestazione, specie dopo la prima, del 12, che aveva già avuto caratteri molto preoccupanti già segnalati, e dopo in particolare il tentativo di attacco al campo, con bottiglie incendiarie, verificatosi nella notte tra il 12 e il 13 aprile, che abbiamo denunciato.
Ci preoccupa molto la sottovalutazione di questo evento, che sappiamo esser stato attribuito da alcune interpretazioni, anche delle forze dell'ordine – più che agli esiti della manifestazione neofascista di poche ore prima, in cui si era invocato il diritto dei cittadini a farsi giustizia da soli – agli strascichi di un incidente stradale pur grave che era avvenuto nei pressi del campo in via Dione Cassio il pomeriggio del 12 e che è stato pretestuosamente messo a carico di ospiti del campo, mentre neanche dai controlli della Polizia locale risulta un loro reale coinvolgimento.
Il ripetersi di episodi in cui si tenta, si esibisce o si mette in opera l'attacco violento fa capire da quale parte, in realtà, vengono l'insicurezza e la minaccia che si addebitano agli abitanti del campo; ci sono forze razziste e neofasciste che stanno investendo potentemente sulla questione, soffiando sul fuoco del disagio e dell'emarginazione, e che non sono adeguatamente contrastate dalle forze dell'ordine, che pure avrebbero tutti i titoli per intervenire e prevenire, come anche oggi sarebbe potuto succedere, con la proibizione della manifestazione.
Ci è giunta notizia che nella giornata del 16 potrebbero ripetersi, anche in prossimità del campo, nuove manifestazioni. Chiediamo che non vengano assolutamente autorizzate né tollerate, per evidentissimi motivi.
Per parte nostra, insisteremo - insieme colle altre associazioni che lavorano nel campo - sulla strada dell'inclusione sociale, della democrazia e dell'antirazzismo, che sappiamo essere quella che meglio tutela i diritti civili e sociali di chiunque viva in un territorio, sia esso italiano o straniero.
Sollecitiamo i poteri pubblici - a partire dal Comune, i cui progetti di inclusione sociale, che stanno per avviarsi, ci sembrano muoversi nella direzione giusta -, le forze politiche e sociali e i titolari della gestione dell'ordine pubblico e della convivenza a perseguire insieme a noi, con fermezza, quella strada.
Milano, 15.4.2013
Gruppo sostegno Forlanini
Sarà una coincidenza o forse no, ma sicuramente deve allarmare che i primi giorni del governo Pd-Pdl, con Alfano al Ministero degli Interni, siano segnati da un fatto tutt’altro che ordinario, come l’irruzione dei reparti mobili di polizia e carabinieri all’interno dell’Università Statale di Milano, al fine di zittire a colpi di manganello gli studenti che protestavano contro lo sgombero della libreria autogestita ex Cuem.
Beninteso, ieri l’intervento della polizia in università è stato richiesto dal rettore Gianluca Vago e non da qualche organo del Ministero degli Interni. Infatti, sebbene non siamo in Grecia, dove il ricordo ancora troppo fresco della dittatura dei colonnelli fa sì che l’ingresso della polizia in università sia considerato un tabù assoluto, anche in Italia è necessaria un’autorizzazione formale ed esplicita delle autorità accademiche perché le forze dell’ordine possano intervenire.
Questa considerazione, tuttavia, non cambia di una virgola il nostro ragionamento, poiché le richieste di far intervenire i reparti antisommossa all’interno delle facoltà sono piuttosto rare, proprio in virtù della loro gravità politica e democratica. In altre parole, ci vorrebbero davvero delle circostanze straordinarie per poter giustificare un intervento poliziesco all’interno dell’università e, molto francamente, una libreria autogestita da un gruppo di studenti non mi pare affatto una circostanza del genere.
Forse è stato, appunto, il clima generale da larghe intese e grande coalizione, da emergenza e responsabilità nazionale, con il suo annesso e irritante discorso sull’incombente “pericolo” del conflitto sociale, a suggerire al rettore Vago di trasformare la vicenda della ex Cuem occupata in una questione di ordine pubblico da risolvere a suon di manganelli. Anzi, è molto probabile che sia proprio così, cioè che abbia voluto approfittare della situazione per risolvere manu militari il conflitto con gli studenti della ex Cuem –infatti, sono annunciati anche denunce e provvedimenti disciplinari- e per lanciare, strada facendo, anche un segnale inequivocabile all’insieme degli studenti su come intende trattare il dissenso in università nel prossimo futuro.
Qualcuno penserà che esageri con le mie preoccupazioni e mi auguro sinceramente che abbia ragione, ma questa vicenda ha implicazioni troppo significative per poter rischiare l’errore della sottovalutazione. E poi, ieri alcuni studenti sono dovuti ricorrere alle cure mediche a causa delle botte ricevute all’interno dell’università e questo è ingiustificabile di per sé.
Insomma, questo è il momento di esprimere solidarietà agli studenti e di condannare l’intervento di polizia all’interno dell’università. E dovremmo farlo in tanti e tante, dentro e fuori l’università, perché, appunto, quanto è avvenuto in Statale non riguarda soltanto la Statale. Né oggi, né domani.
Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 10/05/2013, in Sanità, linkato 1530 volte)
Dopo una notte di trattative è stata firmata stamattina all’alba un’ipotesi di accordo sulla vertenza del San Raffaele. Hanno firmato tutte le sigle sindacali e tutta la Rsu. L’accordo, che sarà ratificato il 16 maggio prossimo, qualora approvato dalle assemblee dei lavoratori, prevede il ritiro dei 244 licenziamenti annunciati, il reintegro dei 64 lavoratori e lavoratrici già raggiunti dalla lettera di licenziamento e la garanzia che non vi saranno nuove procedure di mobilità fino al 31 dicembre 2014.
I sacrifici economici per i 3.000 dipendenti saranno pesanti, mediamente il 9% della retribuzione, ma riguarderanno esclusivamente le voci del salario accessorio, mentre il contratto nazionale vigente non viene toccato e non ci sarà dunque il passaggio a quello della sanità privata, come invece voleva la proprietà.
In altre parole, non è sicuramente il caso di gridare alla vittoria, visti i significativi tagli agli stipendi e alle conseguenti difficoltà per molte famiglie, ma si tratta senz’altro di un risultato positivo, poiché non soltanto è stato conquistato il ritiro dei licenziamenti, ma anche un accordo migliorativo rispetto a quello firmato dalla maggioranza della Rsu e poi bocciato a fine gennaio dal referendum tra i lavoratori.
In questo senso, è fondamentale riconoscere che il merito di questo risultato vada anzitutto a quanti e quante al San Raffaele non hanno accettato di chinare la testa di fronte a un ricatto padronale in stile Marchionne, che non si sono fatti sopraffare dalla rassegnazione, nemmeno dopo la partenza delle prime lettere di licenziamento, e che non hanno mai smesso di credere che lotta collettiva possa pagare. E questo merito va dunque ai lavoratori e alle lavoratrici dell’ospedale e a quei delegati e a quelle delegate sindacali che non li hanno mai lasciato da soli, in primis quelli di Usb e Usi.
Non dico e scrivo queste cose perché mi interessi particolarmente sottolineare le divisioni in un momento come questo, quando invece ha prevalso l’unità. Ma ricordare come sono andate le cose è necessario per evitare che nel futuro si ripetano certi errori e perché se ora è stato raggiunto un accordo meno negativo di quello bocciato a gennaio, questo è potuto accadere esclusivamente perché a suo tempo c’è stato qualcuno che aveva detto di NO.
E poi, come sempre quando c’è un risultato da rivendicare, tutti quanti saltano sul carro del vincitore e si attribuiscono meriti, sia quelli che ci sono, che soprattutto quelli che non ci sono. E così ora ci tocca ascoltare un Maroni gongolante, che fa finta di non ricordare il piccolo particolare che i guai del San Raffaele sono dovuti interamente alle ruberie di Don Verzé e alle complicità del governo regionale, dove non c’era soltanto Formigoni, ma anche un Assessore alla Sanità della Lega Nord, dal 2005 al 2012! E poi ci sono alcuni toni un po’ troppo trionfalistici e anche un po’ fuori luoghi da parte di Cgil, Cisl e Uil, che sottolineano che questo accordo è meglio di quello di prima, ma poi non sembrano ricordare che l’accordo bocciato a gennaio era potuto esistere soltanto perché l’avevano firmato le rappresentanze Rsu di Cgil, Cisl e Uil…
Comunque sia, ora la parola passa ai 3.000 lavoratori e lavoratrici del San Raffaele, che decideranno se questo accordo va bene o no. Per il resto, a Cesare quello che è di Cesare e, soprattutto, non disperdiamo questa lezione, cioè ricordiamoci sempre che non solo è possibile dire di no ai ricatti, ma anche che le battaglie possano essere vinte. Anche oggi.
Luciano Muhlbauer
“Banditi a Milano, Reclaim the space” è il titolo dell’appello che lancia un incontro pubblico giovedì 16 maggio all’Arci Bellezza e una manifestazione cittadina sabato 25 maggio. Il tema è la questione degli spazi sociali e degli sgomberi che minacciano molte esperienze. Ultimo caso in ordine di tempo: l’incombente sgombero di Zam. Penso che gli spazi autogestiti siano un valore per Milano e pubblico quindi l’appello con i due appuntamenti, ai quali vi invito a partecipare:
Banditi a Milano – Reclaim the space
Appunti in divenire per un incontro pubblico giovedì 16 maggio ore 20.30 presso Arci Bellezza (Via Bellezza 16) e una manifestazione metropolitana sabato 25 maggio ore 15.00.
-nella metropoli milanese è lentamente calata una patina arancione (tendente sempre più al grigio) che vorrebbe silenziare, sopire, rimuovere ogni contraddizione trasformando esperienze creative, vitali e conflittuali in silenzi accomodanti. Niente è cambiato: i parchi sono ancora recintati e video-sorvegliati, le case sfitte e chi ne ha bisogno sfrattato, gli sgomberi degli spazi sociali si susseguono costantemente, i precari restano tali, il cemento avanza ovunque mangiandosi verde e luoghi collettivi…
-contro qualsiasi sgombero di spazi sociali, occupazioni, esperienze autogestite; per riaffermare la legittimità e il diritto ad esistere dell’autogestione e di ogni luogo di autonomia e indipendenza
-contro la costrizione al pensiero unico dei bandi sugli spazi, concepiti come unica panacea e soluzione a bisogni e desideri infinitamente più articolati e complessi, strumento assolutamente inadeguato a qualsiasi intervento sulla realtà esistente degli spazi autogestiti e per smontare il sottinteso ricatto che nella migliore delle ipotesi prospetta un futuro fatto di briciole, pseudo-soluzioni informali, temporanee, individuali
-perché la questione spazi non sia trattata come un problema di ordine pubblico e ne venga invece affermato e riconosciuto il valore, il senso politico, l’utilità sociale
-contro la “logica expo” che governa i territori metropolitani tra cementificazioni e devastazioni ambientali, ridisegnando gli spazi ad uso e consumo della speculazione e non dell’interesse sociale collettivo
-per riaffermare le pratiche partecipative reali, autogestionarie, autorganizzate come elemento fondante dei territori che viviamo e tutta la nostra distanza dalle logiche di governo che, ammantate di pseudo partecipazione e aperture al dialogo, nascondono in realtà direttrici calate dall’alto e conservano intatte gli interessi economici e politici di sempre
GIOVEDÌ 16 MAGGIO – ORE 20.30 PRESSO ARCI BELLEZZA (VIA BELLEZZA 16) INCONTRO PUBBLICO DI CONFRONTO, ELABORAZIONE, COSTRUZIONE COMUNE DELLE MOBILITAZIONI
SABATO 25 MAGGIO – ORE 15.00 – MOBILITAZIONE CITTADINA “BANDITI – RECLAIM THE SPACE”
“Assassini neri” sparato in prima pagina, la richiesta di pattugliare le strade con l’esercito e le ronde, l’accusa di istigazione a delinquere rivolta a chi propone lo ius soli, presidi, insulti e persino banchetti in tempo reale sul luogo del delitto. Questo è il bilancio provvisorio dell’escalation politica innescata a Milano dalle destre di ogni risma dopo il triplice omicidio di Alessandro Carolè, Daniele Carella e Ermanno Masini per mano del ghanese Mada Kabobo.
Nulla di nuovo, direte. E non sono nuovi nemmeno i protagonisti di queste strumentalizzazioni, che si chiamano Lega, Pdl, Fratelli d’Italia, Forza Nuova, Casa Pound, De Corato, Salvini, Borghezio eccetera. Neanche Giulio Gallera, coordinatore del Pdl milanese, ha resistito alla tentazione del banchetto sul luogo del delitto e le immagini che lo ritraggono sorridente e soddisfatto sono forse la migliore testimonianza del livello di squallore raggiunto.
Insomma, sono tornati gli sciacalli, quelli che se ne fregano altamente del dolore altrui e che sono disposti a cavalcare qualsiasi tragedia o crimine pur di ricavarne qualche profitto politico. Sono talmente eccessivi che a volte persino tra di loro si manifestano delle prese di distanza, come ha attestato la pubblicazione su Libero di un articolo, a firma di Giampiero Mughini, che criticava aspramente il titolo “Assassini neri”.
Ma appunto, nulla di nuovo, cose già viste e vissute, un milione di volte. In fondo, sono passati soltanto tre anni da quando Moratti, De Corato e Salvini, allora al governo della città, si erano inventati il coprifuoco in via Padova, in nome della sicurezza e del pericolo immigrati. Il coprifuoco fu, però, anche l’inizio della loro fine. Il vento stava per cambiare, il coprifuoco si rilevò un autogol e nella primavera successiva le loro campagne d’odio si arenarono nella grottesca zingaropoli islamica e Pisapia fu eletto Sindaco di Milano.
La primavera milanese, con la sua grande partecipazione popolare, e la drammaticità della crisi economica avevano cambiato la percezione delle cose. I discorsi securitari, xenofobi e razzisti non tiravano più come prima e le destre milanesi erano ammutolite. E molti di noi, popolo di sinistra e di centrosinistra, si erano illusi che quei discorsi fossero sconfitti una volta per tutte. Abbiamo voluto dimenticare, abbiamo rimosso. Comprensibilmente, beninteso, perché era come respirare all’improvviso aria più pulita.
Fu però un’illusione, perché nulla è mai acquisito per sempre e le crisi tendono a riprodurre quotidianamente le condizioni per certi discorsi. E poi, anche l’entusiasmo e la partecipazione del 2011 non ci sono più. Certo, sbaglia chi oggi vede l’esaurimento della spinta propulsiva della “rivoluzione arancione”, perché il Sindaco gode tuttora di un consenso maggioritario in città, ma sbaglia altrettanto chi fa finta di niente e si rifiuta di vedere i segnali di pericolo, gli scricchioli e le troppe delusioni accumulate.
Sarebbe un errore clamoroso considerare le odierne urla e iniziative delle destre un semplice riflesso condizionato, perché siamo invece di fronte a una riproposizione delle campagne securitarie e xenofobe come strumenti tipici di ri-conquista del consenso politico. Infatti, gli attacchi leghisti contro il Ministro Cécile Kyenge sono iniziati ben prima degli omicidi di Milano e persino prima delle dichiarazioni sullo ius soli, poiché il vero peccato originale che si contesta al Ministro è evidentemente il colore della sua pelle. E poi, il primo ad accusare il Ministro di essere moralmente responsabile degli omicidi di Kabobo non è stato mica il quel fascista di Borghezio, bensì Matteo Salvini, capo della Lega in Lombardia e delfino di Roberto Maroni.
Ma anche sul piano strettamente milanese alcuni meccanismi sono stati riproposti già settimane fa, come ha dimostrato l’assedio del campo rom di via Dione Cassio, capeggiato dai neofascisti della Fiamma Tricolore, e la contestuale e aggressiva campagna contro il piano rom del Comune da parte delle destre istituzionali.
Quello che sta accadendo in questi giorni a Milano dovrebbe dunque aprire una riflessione molto seria. La Lega e le altre destre vedono delle crepe dopo due anni di governo arancione, sono galvanizzate dalla vittoria di Maroni alle regionali e, in ultima analisi, sono anche favorite dall’esistenza del governo Pd-Pdl. Loro sono già in campagna elettorale e la condurranno senza sosta e con ogni mezzo, riproponendo tutto il più squallido repertorio.
È importante che ci siano state delle reazioni di ripudio delle campagne xenofobe da parte di settori di residenti nel quartiere Niguarda e sono molto importanti le parole scritte dagli amici di Daniele Carella, perché dimostrano che a Milano ci sono ancora tanti e tante che non intendono tornare indietro. Ma anche qui, non illudiamoci e non pensiamo che le cose si sistemino da sole. Occorre una reazione, forte e consapevole. E occorre che chi governa la città non stia sulla difensiva e che esca dalla trappola della gestione dell’esistente.
Luciano Muhlbauer
Questo articolo è stato pubblicato anche dai siti d’informazione di movimento MilanoX e Milano in Movimento e domenica 19 maggio è stato pubblicato, in versione leggermente modificata, dal quotidiano il Manifesto (vedi file allegato).
Un altro sgombero a Milano, un altro spazio sociale è stato eliminato. Questa mattina è toccato allo Zam di via Olgiati 12. Le ruspe e i reparti antisommossa hanno imposto la loro legge e così, dove per due anni c’è stata vita e attività, ora ci sono soltanto macerie e silenzio. Domani, chissà, in quel luogo la proprietà aprirà un cantiere, si avvierà l’ennesimo affare immobiliare.
Ora arriveranno di sicuro anche le solite dichiarazioni, quelle dei vari De Corato che applaudono e inneggiano agli sgomberi, chiedendo di farne sempre di più, quelle dei leghisti che, stando alla proposta di legge presentata alla Camera, vorrebbero mandare in galera per molti anni chiunque si permetta di occupare uno spazio vuoto e, infine, quelle di chi ora si dice dispiaciuto ma “cosa potevamo fare?”.
Saranno probabilmente ancora troppo poche le voci che indicano il problema vero, cioè l’assurdità di una metropoli che continua a costruire e cementificare, mentre sempre più spazi e case vengono lasciati vuoti, sfitti, abbandonati. Una città dove si esprime un forte bisogno di luoghi dove sperimentare cittadinanza attiva e autogestione, ma anche una città che tuttora fatica terribilmente a rispondere in maniera positiva a questo bisogno.
Zam era ed è un pezzo di quella nuova generazione di attivisti che negli ultimi anni a Milano ha costruito esperienze nuove, fresche, a volte inedite. Per questo stamattina i ragazzi e le ragazze hanno tentato di resistere allo sgombero e per questo, penso e auspico, non si fermeranno. E per questo, infine, Zam rinascerà presto, da qualche parte in questa città. Insomma, chi oggi ha voluto segnare un -1 sul suo taccuino ha fatto male i suoi conti.
Lo sgombero di Zam è una cattiva notizia, ma può essere anche un’occasione per ri-aprire in città il dibattito sugli spazi, sul loro uso e sul loro riuso. Un dibattito che riguarda i movimenti e la società, ma anche un’amministrazione cittadina che ultimamente appare un po’ troppo ferma, un po’ troppo timorosa di prendere iniziative innovative.
Luciano Muhlbauer
P.S. sabato 25 maggio, appuntamento alle ore 15.00 in piazza Cavour, a Milano, ci sarà il corteo cittadino RECLAIM THE SPACE.
N.B. questo post è stato scritto dopo lo sgombero della mattina, prima dei fatti del tardo pomeriggio davanti a Palazzo Marino. Ecco dunque cosa penso di questi ultimi: il punto non è disquisire se fosse possibile o meno consentire a un gruppo di manifestanti di entrare a Palazzo Marino, bensì il fatto che davanti a Palazzo Marino dei manifestanti, tutti a mani nude e a volto scoperto, siano stati presi ripetutamente a manganellate, sebbene questo non fosse necessario per respingerli, e, soprattutto, che nessun rappresentante dell’amministrazione cittadina sia sceso per parlare con i manifestanti o, molto più banalmente, per invitare le forze dell’ordine alla moderazione. Che i manifestanti presi a legnate davanti a Palazzo Marino fossero in buona parte degli elettori del Sindaco Pisapia di due anni prima, non incide minimamente sulla valutazione dell’accaduto, ma sicuramente evidenzia ancora una volta, al di là di ogni ragionevole dubbio, che a Milano c’è un problema…!
Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 23/05/2013, in Lavoro, linkato 1450 volte)
Massima solidarietà con i lavoratori che stamattina hanno occupato la sede della direzione regionale lombarda dell’Inps, in via Gonzaga a Milano. E un pressante e urgente invito alla direzione dell’Inps di intervenire, al fine di tutelare il diritto al lavoro di questi operai, licenziati da una ditta appaltatrice dell’Inps perché avevano denunciato irregolarità e si erano organizzati sindacalmente.
Incredibile, ma vero. La piaga di quel sistema di appalti, subappalti e cooperative, sempre più diffuso sia nel settore privato che in quello pubblico, che riproduce un regime da fine ‘800 e che aggira allegramente e quotidianamente la sostanza della legislazione sul lavoro, si è fatto largo persino nell’Inps. Cioè, in quel ente pubblico finanziato dai contributi dei lavoratori ed esso stesso impegnato in un dura battaglia contro l’evasione contributiva.
Nella fattispecie stiamo parlando dei servizi di facchinaggio dell’Inps, esternalizzati e affidati mediante appalti al massimo ribasso. E come sempre accade in questi casi, domina il gioco dei subappalti e delle scatole cinesi, dove alla fine la trasparenza si trasforma in una chimera e i lavoratori vengono trattati peggio degli scatoloni che dovrebbero movimentare.
I lavoratori che oggi hanno occupato la direzione lombarda dell’Inps hanno pagato con la perdita del proprio posto di lavoro il semplice fatto di aver denunciato delle irregolarità e di essersi iscritto a un sindacato. Cioè, di aver esercitato i loro diritti e di non aver accettato il silenzio.
Quel sistema degli appalti e subappalti è una vera e proprio calamità per il mondo del lavoro italiano e il fatto che certe cose possano accadere addirittura all’Inps la dice lunga sul grado di degenerazione raggiunto. Occorre porvi fine e, soprattutto, occorre porre fine allo scaricabarile, per cui chi affida l’appalto non deve rispondere del comportamento dell’appaltatore e l’appaltatore non risponde del comportamento del subappaltatore.
Oggi l’Inps ha il dovere di intervenire direttamente, anzitutto per garantire il lavoro agli operai licenziati, ma anche per fare pulizia nei suoi appalti. Anche perché, se non lo fa l’Inps, chi altri dovrebbe farlo?
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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Il testo del comunicato dei lavoratori dell’appalto Inps che stamattina hanno occupato:
#OccupyINPS
LICENZIATI DALL’APPALTO DI FACCHINAGGIO INPS OCCUPANO SEDE INPS LOMBARDIA
L’INFINITA E “SPORCA” CATENA DEI SUBAPPALTI IN “CASA” DI CHI AVREBBE IL COMPITO DI VIGILARE CONTRO LE IRREGOLARITA’
Questa mattina attorno alle 9:30 una decina di lavoratori licenziati dall’appalto logistica e facchinaggio INPS ha occupato la direzione regionale dell’INPS (a Milano in via Maurizio Gonzaga 6) per denunciare l’insostenibile situazione in cui si trovano, risultato di una lunga storia di sfruttamento e irregolarità perpetuate proprio sotto gli occhi dell’ente preposto al controllo.
Da tempo infatti INPS Lombardia ha esternalizzato i servizi di pulizia e facchinaggio attraverso un appalto pubblico al massimo ribasso.
Così è partita la catena dei subappalti, caratterizzata da gravi irregolarità, che ha visto susseguirsi: Siram e Consorzio Stabile Miles, poi Generale Servizi Srl e Irbis Società Cooperativa, infine Romeo Gestioni e, nuovamente, Generale Servizi Srl (che, insieme a Irbis, la stessa INPS cinque mesi fa aveva escluso dall’esecuzione dell’appalto proprio per le irregolarità nella sua gestione denunciate dai lavoratori).
Ora Generale Servizi si rifiuta di riaffidare le mansioni a quei lavoratori che avevano denunciato le irregolarità e ne ha contattato alcuni intimando loro di firmare nuove lettere di assunzione con condizioni ulteriormente peggiorative rispetto alle precedenti, pena l’esclusione perpetua dal rapporto di lavoro.
In questo “gioco” al massacro, INPS Lombardia si è progressivamente sottratta al confronto con i lavoratori e le rappresentanze sindacali, lavandosene le mani e ignorando bellamente le gravissime irregolarità, a tutti i livelli.
I lavoratori hanno occupato gli uffici della direzione regionale INPS Lombardia, da cui dipende direttamente l’appalto di logistica e facchinaggio, perché vogliono sia riconosciuto il loro diritto al lavoro e perché siano interrotti questi atroci meccanismi di sfruttamento, mercificazione e ricatto perpetrati sotto gli occhi di un soggetto come l’INPS, ente finanziato direttamente dai contributi dei lavoratori, che proprio su tali temi dovrebbe essere oltremodo vigile e attento.
I lavoratori dell’appalto logistica e facchinaggio INPS Lombardia
Milano, 23 maggio 2013
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