Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Oltre al danno, anche la beffa. Che si tratti dei bistrattati pendolari di Rho, oppure dei residenti lungo la linea ferroviaria Rho-Legnano, sembra essere questo il leitmotiv dei segnali lanciati oggi dal Pirellone.
Infatti, in tarda mattinata, i pendolari di Rho convocati in Regione hanno scoperto che alle tante parole e promesse non sono seguiti i fatti. Non solo non aumenteranno le fermate alla stazione di Rho Centro, ma nemmeno calerà il costo del biglietto sulla tratta Rho-Milano. Anzi, la tariffa sarà sì ridotta, ma non da Rho Centro, bensì dalla fermata di Rho Fiera!
Questo pomeriggio è stato poi dedicato all'incontro della Commissione V (Trasporti) con l'Assessore Cattaneo. Tra i temi all'ordine del giorno, anche quello del progetto di potenziamento della linea Rho-Gallarate, già oggetto di un sopralluogo della Commissione una settimana fa e, soprattutto, bersaglio di molte contestazioni, in particolare nelle zone di Vanzago e Legnano.
Ebbene, di fronte alle molte irregolarità nel progetto definitivo (non corrispondenza con le prescrizioni del progetto preliminare, aggiunta di un 4° binario senza Valutazione di impatto ambientale, ecc.) e alle giuste e giustificate proteste di cittadini e enti locali, ci saremmo aspettati almeno qualche elemento di novità da parte dell'Assessore. Invece, niente.
Siamo davvero sconcertati. Di fronte all'evidenza dei fatti, che ci dicono che quel progetto, così com'è, non va bene e non è sostenibile, si fa la politica dello struzzo. Non solo il governo regionale non ha aperto alcun ragionamento sull'unica soluzione tecnica intelligente e lungimirante, sebbene più cara, cioè quella dell'interramento, ma non sembra nemmeno disponibile ad intervenire sulle irregolarità. Infatti non vuole nemmeno chiedere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale.
E per favore, non si dica che è tutta colpa di qualcun altro, perché la Regione può fare molto. Basta volerlo.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Finché i rappresentanti della Destra milanese continueranno a trattare con disprezzo e arroganza tutto quanto abbia a che fare con la memoria della strage di piazza Fontana - come oggi hanno fatto gli ex-missini De Corato e Fidanza -, ogni appello al superamento dei conflitti, come quello lanciato dalle pagine del Corriere della Sera da Carlo Tognoli, saranno destinati a cadere nel vuoto.
All’ex sindaco di Milano riconosciamo le buone intenzioni. Ma, nel proporre una “versione pacificatrice”, cade nel tranello di eludere il nocciolo del problema, aiutando così, sebbene involontariamente, coloro che, come De Corato, vedono come fumo negli occhi che si ricordino le responsabilità dei neofascisti nella strage.
Tognoli sbaglia, cioè, a proporre una sorta di negoziato tra le parti, al fine di definire un’interpretazione condivisibile da tutti. No, sarebbe soltanto una presa in giro, un po’ di teatrino della politica applicato alla memoria storica.
C’è un’unica strada per costruire una memoria condivisa, quella della verità e della giustizia. Infatti, il nocciolo del problema sta qui: a quarant’anni dalla strage e dall’avvio della strategia della tensione si conoscono soltanto i nomi delle vittime, ma non quelli dei mandanti e degli organizzatori.
Certo, sul piano della memoria storica c’è una verità: quella strage fu strage di Stato. D’altronde, se non fosse così, saremmo ancora qui, dopo tanto tempo, a chiedere l’accertamento delle responsabilità?
Ma noi pretendiamo che ci sia verità e giustizia anche nelle aule dei tribunali, e questo significa farla finita con l’omertà istituzionale. Lo Stato parli, insomma. Questo dovrebbero chiedere a gran voce quanti invocano la riconciliazione.
Al vicesindaco De Corato -che ieri, come un ladro di galline, aveva rubato la storica lapide dedicata a Pinelli ed oggi non trova di meglio che polemizzare con gli anarchici- e al suo compagno di partito Carlo Fidanza –pronto a insultare gli studenti che oggi hanno ricordato in piazza la strage- non abbiamo nulla da dire e da chiedere, se non di stare zitti. Almeno per un giorno, almeno nel quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana.
Da parte nostra, insieme a molte realtà di questa città, saremo domani in corteo – ore 15.00, piazza Missori - per ricordare che la strage fu di Stato e per chiedere che si ponga fine all’omertà di Stato. Perché questa è l’unica maniera per non farci rubare anche la verità storica e per non smettere di sperare che verità e giustizia vengano fatte nelle aule dei tribunali.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Domani sabato 12 dicembre, ore 15.00, piazza Missori, Milano, corteo in occasione del 40° anniversario della strage di piazza Fontana, per non dimenticare che fu strage di Stato.
Clicca QUI per l’appello di indizione della manifestazione con le adesioni e QUI per l’appello con il quale un secondo gruppo di realtà ha aderito al corteo.
Deve essere grande il nervosismo al Pirellone, se Formigoni inizia a farneticare e insultare come De Corato, dando dei “teppisti” a quanti, cioè quasi tutti, in piazza Fontana hanno fischiato i massimi rappresentanti di Comune, Provincia e Regione.
Quei fischi erano figli della sacrosanta indignazione per l’assenza di verità e giustizia dopo 40 anni e l’ha capito persino il Sindaco Moratti, che oggi non a caso butta acqua sul fuoco.
Infatti, a chi rivolgere le contestazioni, se non alle istituzioni, alle quali si chiede di rompere, o perlomeno di provare a rompere, quell’omertà di Stato che fino ad oggi ha impedito l’accertamento delle responsabilità?
Forse oggi soltanto il Presidente della Repubblica merita il plauso, perché è l’unica autorità che ha invitato a continuare il lavoro per la verità e la giustizia e che aveva aperto la strada al riconoscimento, avvenuto ieri in piazza, di Giuseppe Pinelli come 18° vittima della strage.
Quanto ai 10mila milanesi che hanno partecipato al corteo organizzato dalla sinistra cittadina, ebbene, loro non hanno nemmeno avuto la possibilità materiale di fischiare o contestare, visto che qualcuno aveva incredibilmente deciso che piazza Fontana andava chiusa militarmente.
Quando infine, dopo alcune inutili e stupide manganellate, la piazza è stata aperta, delle autorità non c’era nemmeno più l’ombra. Quindi, per favore, la si smetta, da tutte le parti, di raccontare balle.
Se a Formigoni è rimasta un po’ di serietà, allora invece di lanciare insulti, tragga dalla giornata di ieri l’unica conclusione possibile: qui non si dimentica e occorre verità e giustizia, per piazza Fontana, per piazza della Loggia e per tutte le stragi di Stato, tuttora impunite. E, dunque, si impegni pubblicamente e formalmente in quella direzione.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Altro che clima da anni ‘70, come evocato da qualcuno. In queste ore sembra piuttosto che alcuni settori del centrodestra vogliano utilizzare l’aggressione a Berlusconi per spingere il paese verso un clima iraniano, dove criticare il governo equivale ad essere considerati dei mezzi delinquenti.
C’è chi chiede l’introduzione della censura su internet e nei social network e chi, come Gianpaolo Pansa, si abbandona a profezie funeste, annunciando nuovi anni di piombo. Poi ci sono gli ex di An, come De Corato e Corsaro, ben avvezzi alle operazioni stile “ordine e disciplina”, che fanno di tutta l’erba un fascio e si inventano “due giorni di scontri” a Milano, mettendo sul banco degli accusati addirittura il Questore.
Insomma, basta aver fischiato Moratti e Formigoni in piazza Fontana oppure dire che il Governo e il Presidente del Consiglio hanno qualche responsabilità nell’avvelenamento dell’aria politica che si respira in questo paese, per finire d’ufficio nella lista dei complici dell’aggressore.
Ebbene, correremo il rischio, ma non ci faremo zittire e non ci adatteremo a forzature autoritarie. E continuiamo a pensare che in Italia ci sia un’emergenza sociale, democratica e morale che richiede un forte cambiamento, a partire dalla Presidenza del Consiglio.
Pensiamo che oggi la doverosa condanna di ogni forma di aggressione fisica contro l’avversario politico debba andare di pari passo con la difesa dell’ordine costituzionale e democratico.
Quanto al clima di odio, ebbene, se dalle parti del Governo la si smettesse di insultare i cittadini “coglioni” che non votano per il centrodestra, di incitare a prendere “a calci in culo” gli immigrati, di paragonare a “preti mafiosi” i cardinali non organici al centrodestra, oppure di mettere alla gogna i magistrati convinti che la legge debba essere uguale per tutti, allora avremmo un primo e importante contributo alla restaurazione di clima un po’ più civile.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
L’ondata di strumentalizzazioni dell’aggressione a Berlusconi non conosce soste. Stamattina, in Consiglio regionale, riunito per la sessione di bilancio, il Presidente dell’assemblea, Giulio De Capitani (Lega), ha dato lettura al comunicato ufficiale, diramato ieri a nome di tutti i Consiglieri, di condanna dell’aggressione. E, incredibilmente -poiché lo conoscevamo come persona moderata e corretta-, abbiamo dovuto scoprire che nemmeno lui ha resistito alla tentazione di strumentalizzare, legando l’aggressione di domenica ai fischi e alle contestazioni di piazza Fontana del giorno prima.
Ecco cosa scrive De Capitani a nome di tutti: “… nei confronti del preoccupante episodio, che segue di poche ore il quarantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana e i deplorevoli tumulti che hanno ostacolato la cerimonia di commemorazione…”.
Ma cosa c’entra? Quali “tumulti” poi? I fischi contro Moratti e Formigoni?
Riteniamo indecente e indecorosa questa strumentalizzazione, considerato anche il Presidente non ha mai detto nulla sulla mancanza di verità e giustizia sulla strage dopo 40 anni, e per questo abbiamo espresso il nostro totale dissenso da questo passaggio.
di lucmu (del 15/12/2009, in Casa, linkato 1343 volte)
Ancora una volta il centrodestra regionale è intervenuto sulla questione casa con il solo obiettivo di fare cassa nel breve periodo, disinteressandosi completamente dei problemi reali vissuti dalle persone reali.
Nel collegato al bilancio sono state approvate infatti due misure, il cui unico senso è recuperare soldi con ogni mezzo: una deroga al limite di vendita del 20% del patrimonio pubblico per i Comuni con meno di 10mila abitanti - che potranno così vendere tutte le case popolari - e l’abolizione dell’obbligo della certificazione energetica per tutti gli edifici Erp (Edilizia residenziale pubblica), compresi quelli di proprietà di fondazioni private o quelli affittati a canone convenzionato.
In altre parole, invece di rilanciare l’edilizia pubblica e riqualificare il patrimonio esistente, si è scelta ancora una volta la politica della svendita. Quanto agli emendamenti proposti dalle opposizioni, ebbene, sono stati liquidati senza nemmeno spiegare il perché.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
A Segrate, hinterland milanese, qualcuno vuole costruire l’ennesimo mega-centro-commerciale. Molti pensano che sia una cattiva idea -e noi siamo d’accordo con loro-, ma purtroppo chi attualmente ha la responsabilità del governo cittadino a Segrate la pensa diversamente.
Fare i centri commerciali costa, visto che queste strutture segnano il territorio e hanno bisogno di tante cose, tra cui di infrastrutture. E così, era stato firmato un Accordo di Programma, nel quale Regione Lombardia, sempre ben disposta nei confronti dei centri commerciali, si era impegnata a stanziare un po’ di risorse a questo fine. Non briciole, beninteso, ma quasi 30 milioni di euro.
Il via libera a questo stanziamento era contenuto in una norma del collegato alla manovra di bilancio, in discussione oggi pomeriggio in Consiglio regionale. E l’articolo 5, comma 1., lettera a) del progetto di legge n. 424 recitava così:
all’accordo di programma “per la definizione e il coordinamento degli interventi conseguenti alla realizzazione degli insediamenti commerciali previsti nel comune di Segrate ed al connesso adeguamento del sistema di mobilità della zona «Linate - Idroscalo» con la definizione e il coordinamento degli interventi infrastrutturali connessi alla localizzazione dell’insediamento polifunzionale all’interno delle aree ex dogana” e specificatamente per la riqualifica ed il potenziamento delle strade provinciali Rivoltana e Cassanese;
Ebbene, a volte succede, anche in Aula consiliare, che si presentano delle occasioni non previste. Infatti, sul punto in questione la Lega si è smarcata dal Pdl e ha tirato fuori un emendamento abrogativo della lettera a), cioè del finanziamento di 30 milioni di euro. Certo, siamo in campagna elettorale eccetera, ma chi se ne frega. E così, sembrava ormai scontato che quel finanziamento sarebbe stato stralciato, visto che insieme alla Lega le opposizioni avevano la maggioranza dei voti. In altre parole, c’era l’occasione per riaprire uno spiraglio per una ridiscussione del progetto sbagliato della mega-struttura commerciale.
Ma…, sorpresa! Dopo il voto guardiamo il cartellone elettronico e il verdetto è chiaro: maggioranza 32, voti favorevoli 29 e, quindi, emendamento bocciato! E come mai? Semplice, bastava guardare di nuovo il cartellone elettronico, visto che il voto era palese: 8 (otto) consiglieri del Partito Democratico si erano astenuti e in Consiglio il voto di astensione, tecnicamente, vale quanto un voto contrario.
Insomma, una bella alleanza tra gli affaristi del Pdl e un pezzo del Pd, in nome dell’ennesimo centro commerciale.
Morale della storiella? Fate voi…
La manovra di bilancio 2010, in discussione oggi in Consiglio regionale, fotografa fedelmente l’esaurimento della spinta propulsiva del formigonismo. Un bilancio ordinario, come se niente fosse, e un’afonia impressionante di fronte alla crisi, proprio nel momento più pesante per le attività produttive e per l’occupazione nella nostra regione.
Servono a poco i giochi di prestigio del Presidente, che annuncia miracolosi fondi anticrisi con l’assemblaggio di varie voci di bilancio già esistenti e, soprattutto, degli stanziamenti statali ed europei per gli ammortizzatori sociali in deroga.
La realtà che emerge è invece un’altra: non c’è alcuna politica anticrisi, se non la distribuzione di ammortizzatori sociali, peraltro insufficienti per fare fronte alla crisi sociale. Più di mille parole, vale considerare la miseria stanziata per l’industria e per le piccole e medie imprese: 16 milioni di euro. Cioè, appena più di quello che costa la comunicazione del Presidente.
E, per di più, la stessa cifra del 2009, destinata soprattutto a quei bandi che quest’anno, secondo dichiarazioni dell’Assessorato competente, non sono stati nemmeno utilizzati del tutto dagli imprenditori.
Certo, poi ci sono quei 50 milioni di euro, messi sul tanto propagandato “Fondo per la ripresa economico sociale”. Una sorta di fondo “tutti frutti” a disposizione discrezionale del Presidente, il cui uso risulta tuttora misterioso e non dichiarato. Di sicuro non servirà per una strategia industriale, ma, nel migliore dei casi, come generico fondo emergenziale. O peggio, come fondo cassa per la campagna elettorale di Formigoni.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Non abbiamo proposto di abolire il finanziamento regionale alle scuole private, ma soltanto di abrogare gli odiosi privilegi concessi agli istituti privati. Si sarebbero risparmiati, così, circa 30 milioni di euro, da utilizzare in quelle scuole pubbliche dove ormai molti genitori si devono autotassare per poter comprare finanche la carta.
Ma niente da fare, la maggioranza Formigoni-Lega non ha fatto una piega e ha respinto il nostro ordine del giorno, firmato da tutta l’opposizione. Eppure, non abbiamo chiesto altro che introdurre, anche per i contributi agli studenti delle scuole private, gli stessi criteri validi per quelli delle scuole pubbliche - nonché per tutto il resto dei contributi regionali.
Infatti, c’è una vistosa anomalia nel regno di Formigoni. Il “riccometro”, cioè il certificato Isee, normalmente utilizzato per accertare se un cittadino ha diritto a un sostegno pubblico o meno, non è richiesto per le scuole private. Risultato? La maggior parte dei 50 milioni di euro erogati ogni anno alla scuola privata, finisce in tasca a chi non ne avrebbe nemmeno bisogno.
Addirittura, ben 8.713 beneficiari del sussidio regionale chiamato “buono scuola” dichiarano al fisco un reddito annuo tra 85mila e 198mila euro! Altri risultano residenti nelle zone più prestigiose e costose delle nostre città, come Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni, a Milano.
Ci saremmo aspettati che almeno in tempo di crisi e di bilanci ristretti qualcuno dalle parti di Pdl o Lega si chiedesse se non fosse il caso di essere più sobri ed eliminare un po’ di privilegi. Invece niente! Nessuno ha rotto le righe e la maggioranza ha ribadito che le clientele politiche di Formigoni contano più dell’interesse generale. E chi se ne frega di quei genitori che devono autotassarsi per far funzionare la scuola pubblica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare l’ordine del giorno respinto a maggioranza, con i voti contrari di Lega, Pdl e Udc
Le peggiori tradizioni del nostro paese non muoiono mai. E così, ogniqualvolta che le tensioni politiche superano un certo livello, puntuale come un orologio svizzero, arriva qualche bomba. Ed è successo anche oggi, alla Bocconi e Gradisca.
Chiunque si nasconda dietro le sigle che circolano in queste ore, l’unico effetto concreto che provoca è alimentare i progetti politici che puntano alla avventure autoritarie e al restringimento degli spazi di democrazia e libertà.
E se qualcuno avesse ancora dei dubbi, basta leggere le dichiarazioni gravi, diffamanti, e irresponsabili di De Corato.
Le bombe sono nostre nemiche, sono nemiche di chi pensa alla politica come partecipazione e come conflitto, che nel nostro paese sono stati un motore del progresso civile, sociale e democratico.
Ecco perché occorre che nessuno si nasconda e che le strade e le piazze non si svuotino.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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