Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Finché i rappresentanti della Destra milanese continueranno a trattare con disprezzo e arroganza tutto quanto abbia a che fare con la memoria della strage di piazza Fontana - come oggi hanno fatto gli ex-missini De Corato e Fidanza -, ogni appello al superamento dei conflitti, come quello lanciato dalle pagine del Corriere della Sera da Carlo Tognoli, saranno destinati a cadere nel vuoto.
All’ex sindaco di Milano riconosciamo le buone intenzioni. Ma, nel proporre una “versione pacificatrice”, cade nel tranello di eludere il nocciolo del problema, aiutando così, sebbene involontariamente, coloro che, come De Corato, vedono come fumo negli occhi che si ricordino le responsabilità dei neofascisti nella strage.
Tognoli sbaglia, cioè, a proporre una sorta di negoziato tra le parti, al fine di definire un’interpretazione condivisibile da tutti. No, sarebbe soltanto una presa in giro, un po’ di teatrino della politica applicato alla memoria storica.
C’è un’unica strada per costruire una memoria condivisa, quella della verità e della giustizia. Infatti, il nocciolo del problema sta qui: a quarant’anni dalla strage e dall’avvio della strategia della tensione si conoscono soltanto i nomi delle vittime, ma non quelli dei mandanti e degli organizzatori.
Certo, sul piano della memoria storica c’è una verità: quella strage fu strage di Stato. D’altronde, se non fosse così, saremmo ancora qui, dopo tanto tempo, a chiedere l’accertamento delle responsabilità?
Ma noi pretendiamo che ci sia verità e giustizia anche nelle aule dei tribunali, e questo significa farla finita con l’omertà istituzionale. Lo Stato parli, insomma. Questo dovrebbero chiedere a gran voce quanti invocano la riconciliazione.
Al vicesindaco De Corato -che ieri, come un ladro di galline, aveva rubato la storica lapide dedicata a Pinelli ed oggi non trova di meglio che polemizzare con gli anarchici- e al suo compagno di partito Carlo Fidanza –pronto a insultare gli studenti che oggi hanno ricordato in piazza la strage- non abbiamo nulla da dire e da chiedere, se non di stare zitti. Almeno per un giorno, almeno nel quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana.
Da parte nostra, insieme a molte realtà di questa città, saremo domani in corteo – ore 15.00, piazza Missori - per ricordare che la strage fu di Stato e per chiedere che si ponga fine all’omertà di Stato. Perché questa è l’unica maniera per non farci rubare anche la verità storica e per non smettere di sperare che verità e giustizia vengano fatte nelle aule dei tribunali.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Domani sabato 12 dicembre, ore 15.00, piazza Missori, Milano, corteo in occasione del 40° anniversario della strage di piazza Fontana, per non dimenticare che fu strage di Stato.
Clicca QUI per l’appello di indizione della manifestazione con le adesioni e QUI per l’appello con il quale un secondo gruppo di realtà ha aderito al corteo.
Oltre al danno, anche la beffa. Che si tratti dei bistrattati pendolari di Rho, oppure dei residenti lungo la linea ferroviaria Rho-Legnano, sembra essere questo il leitmotiv dei segnali lanciati oggi dal Pirellone.
Infatti, in tarda mattinata, i pendolari di Rho convocati in Regione hanno scoperto che alle tante parole e promesse non sono seguiti i fatti. Non solo non aumenteranno le fermate alla stazione di Rho Centro, ma nemmeno calerà il costo del biglietto sulla tratta Rho-Milano. Anzi, la tariffa sarà sì ridotta, ma non da Rho Centro, bensì dalla fermata di Rho Fiera!
Questo pomeriggio è stato poi dedicato all'incontro della Commissione V (Trasporti) con l'Assessore Cattaneo. Tra i temi all'ordine del giorno, anche quello del progetto di potenziamento della linea Rho-Gallarate, già oggetto di un sopralluogo della Commissione una settimana fa e, soprattutto, bersaglio di molte contestazioni, in particolare nelle zone di Vanzago e Legnano.
Ebbene, di fronte alle molte irregolarità nel progetto definitivo (non corrispondenza con le prescrizioni del progetto preliminare, aggiunta di un 4° binario senza Valutazione di impatto ambientale, ecc.) e alle giuste e giustificate proteste di cittadini e enti locali, ci saremmo aspettati almeno qualche elemento di novità da parte dell'Assessore. Invece, niente.
Siamo davvero sconcertati. Di fronte all'evidenza dei fatti, che ci dicono che quel progetto, così com'è, non va bene e non è sostenibile, si fa la politica dello struzzo. Non solo il governo regionale non ha aperto alcun ragionamento sull'unica soluzione tecnica intelligente e lungimirante, sebbene più cara, cioè quella dell'interramento, ma non sembra nemmeno disponibile ad intervenire sulle irregolarità. Infatti non vuole nemmeno chiedere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale.
E per favore, non si dica che è tutta colpa di qualcun altro, perché la Regione può fare molto. Basta volerlo.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
È altamente significativo che Calderoli e la Lega abbiano scelto proprio Sant’Ambrogio per sferrare uno degli attacchi più diretti e volgari contro Tettamanzi e la Chiesa Ambrosiana. Infatti, l’obiettivo è ambizioso e per nulla congiunturale, cioè delegittimare apertamente l’Arcivescovo, costringerlo al silenzio e, in prospettiva, imporre un cambio di rotta alla Curia milanese.
Tettamanzi, in fondo, non fa altro che richiamarsi al messaggio cristiano, che è cosa ben diversa dall’impugnare la croce come se fosse una spranga oppure togliere dalla scuola e sbattere in mezzo alla strada una quarantina di bambini, soltanto perché sono rom. Ma alla Lega del cristianesimo, del Vangelo e di colui che sulla Croce ci finì davvero non gliene frega un fico secco, a meno che non porti voti e poltrone. No, l’unica cosa che importa è eliminare ogni dissenso e ogni voce critica.
Infatti, Tettamanzi ha una grande colpa: quella di non essersi piegato al clima di odio e paura contro il diverso e lo straniero, fomentato sistematicamente dalla Lega, e non solo, per motivi di profitto elettorale. E fa di più, si permette persino, in piena propaganda per l’Expo, di ricordare a chi governa che dovrebbe magari occuparsi di più dei lavoratori che perdono il lavoro e della povertà che cresce.
Ma Calderoli e la Lega possono osare un attacco diretto e aperto alla Curia milanese anche perché in troppi tifano perché l’operazione anti-Tettamanzi riesca. Dall’altra parte, a sgomberare senza alternative i rom di via Rubattino era stato De Corato e a non mettere a disposizione soluzioni di emergenza per le famiglie finite sotto i ponti era stata la Moioli. Per non parlare degli imbarazzanti balbettii del Sindaco Moratti o delle ipocrisie di Formigoni.
Insomma, di voci autorevoli che non si siano arrese, per opportunismo o codardia, al pensiero unico della paura e dell’odio, ne sono rimaste davvero poche in città. Ecco perché, in questo momento, è importante dare un segnale di sostegno e solidarietà all’Arcivescovo di Milano. Noi lo facciamo, laicamente. Ma dovrebbe essere una preoccupazione di tutti i milanesi che hanno a cuore la dignità, la libertà e la giustizia.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi pomeriggio, alle ore 17.00, saremo presenti al presidio in piazza della Scala, convocato dalla Cascina Autogestita Torchiera, per protestare contro la decisione del Comune di Milano di mettere all’asta lo storico edificio.
La decisione del Consiglio comunale, assunta nella seduta di martedì scorso, di confermare la vendita ai privati della Cascina Torchiera, è un atto politico miope e detestabile. E lo è non soltanto perché ripropone lo stanco cliché della guerra del Comune contro i centri sociali, ma anche perché rappresenta la rinuncia, in nome degli affari di Expo 2015, a salvaguardare e riqualificare una cascina risalente al XIV secolo, mantenuta viva solo grazie all’impegno dei ragazzi e delle ragazze che la occupano.
Ovviamente, neanche gli spazi sociali che sono stati stralciati dal piano di vendita, come il Conchetta o il circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, o l’Arci Bellezza, possono dormire sonni tranquilli. Per ora non saranno ceduti ai privati, che peraltro erano, comprensibilmente, poco smaniosi di farsi carico dei conflitti scatenati dall’amministrazione comunale. Ma questo non significa certo che saranno lasciati in pace o che a Palazzo Marino abbiano optato improvvisamente per la via del dialogo.
Aver lasciato nel piano di vendita un unico spazio sociale, equivale ad indicarlo come bersaglio primo della lista, insomma. E averlo fatto proprio con il Torchiera, che si trova a due passi dal covo neofascista di Cuore Nero - che invece né Sindaco, né Vicesindaco sembrano voler mandare via -, rende il tutto ancora più inquietante.
Sgomberare il Torchiera, cacciare via le molte attività culturali – e anche politiche, certo: siamo in democrazia - che vi si svolgono, fare a pezzi la storica cascina, ci pare un’immensa idiozia, di cui Milano non ha bisogno.
Ecco perché dichiariamo sin d’ora che sosterremo tutte le iniziative volte ad impedire la svendita, lo sgombero e lo smantellamento di un patrimonio della città, qual è la Cascina Torchiera. Pensiamo, anzi, che vada costruita un ampia e plurale iniziativa cittadina, per garantire che il Torchiera possa continuare a vivere e a produrre attività.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
La scuola pubblica sta subendo il più vasto programma di tagli della storia repubblicana e capita pure che dei genitori debbano donare 40-50 euro perché nella scuola dei loro figli mancano i soldi per comprare la carta. E mentre tutto questo accade, in nome delle ristrettezze di bilancio e della crisi, cosa fa la Regione governata da 15 anni da Roberto Formigoni? Se ne frega e aumenta sempre di più il finanziamento pubblico alla scuola privata e distribuisce sussidi a chi guadagna anche 200mila euro e abita in case di lusso
Questa è, in estrema sintesi, la realtà che emerge dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, sulla base di un’analisi dettagliata e rigorosa del database dell’Assessorato regionale all’Istruzione.
A guardare i numeri, infatti, al governo regionale non sembra importare molto dei destini della scuola pubblica, visto che nell’anno scolastico 2008/2009 ben l’80% dei fondi regionali per il diritto allo studio è stato destinato in via esclusiva agli studenti delle scuole private, frequentate però soltanto il 9% degli studenti.
E lo strumento principale di finanziamento della scuola privata è stato anche quest’anno, come nei sette precedenti, il buono scuola, nel frattempo ri-denominato “dote per la libertà di scelta”. Con questo buono sono stati girati alle scuole private ben 45 milioni nell’anno scolastico 2008/2009 e ne verranno girati oltre 50 milioni in quello 2009/2010. Complessivamente, dal 2001 ad oggi, sono stati così drenati quasi 400 milioni di euro dalle tasche dei contribuenti a quelle della lobby della scuola privata.
E pur di poter garantire questo finanziamento privilegiato alla scuola privata, gli uomini di Cl non si vergognano neanche di erogare, in piena crisi economica, un sussidio pubblico a persone che, bontà loro, non ne avrebbero nemmeno bisogno.
Infatti, per riuscire nel miracolo poco cristiano di elargire ai due terzi dei 98mila studenti delle private lombarde un sussidio regionale, il governo Formigoni-Lega ha truccato le regole del gioco. Cioè, mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee –il riccometro- per poter accedere a un piccolo contributo, i richiedenti il buono scuola godono di un meccanismo inventato ad hoc per loro, denominato “indicatore reddituale”, dove i limiti di reddito sono molto più tolleranti e, soprattutto, dove non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare, che immobiliare.
E il risultato di questo trucco è tanto stupefacente, quanto indecente, considerato che oltre 4mila beneficiari del buono scuola dichiarano al fisco addirittura un reddito tra 100mila e 200mila euro annui oppure che altri risultano residenti nella zone più prestigiose e costose delle nostre città, come per esempio Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni a Milano.
Insomma, lo scandalo che da anni denunciamo, cioè gli sfacciati privilegi della lobby della scuola privata, non solo si rinnova, ma si aggrava, perché il flusso di denaro pubblico alla scuola privata si intensifica proprio nel momento in cui il Governo sta portando l’attacco più pesante alla scuola pubblica, sostenendo che non ci sarebbero più soldi per nessuno.
Il nostro dossier rappresenta l’unico rapporto di minoranza sull’argomento esistente in Lombardia e mostra quello che il Pirellone vuole invece nascondere. E faremo di tutto per diffonderlo, perché i cittadini lombardi, anzitutto quelli che non la pensano come noi, possano sapere. Poi, ognuno tragga le sue conclusioni.
Da parte nostra, annunciamo sin d’ora che in occasione della discussione del bilancio regionale, il 15 e 16 dicembre prossimi, riproporremo il problema dell’abolizione dei privilegi della scuola privata. E auspichiamo di non essere gli unici.
CLICCANDO SULL’ICONA QUI SOTTO PUOI SCARICARE IL RAPPORTO IN FORMATO PDF.
Se invece vuoi la versione cartacea (finché disponibile) e/o ti interessa organizzare iniziative, allora telefona al Gruppo del Prc: 02.67482288.
La distribuzione e l’utilizzo del dossier sono assolutamente liberi e chiediamo soltanto di citare la fonte.
Sembra che Roberto Formigoni abbia scelto la strada dell’attacco preventivo alla magistratura. Infatti, l’odierno avviso di garanzia, in fondo una vicenda di poco conto dal punto di vista penale e che mette sotto accusa anzitutto l’inconsistenza della politica ambientale del Pirellone, non meritava certamente tutto questo can-can mediatico, scatenato dallo stesso Presidente.
E considerazioni simili valgono anche per l’eventuale avviso di garanzia per la vicenda della casa dello studente dell’Aquila, ancora inesistente, ma preannunciato dallo stesso Formigoni.
Insomma, quello che si teme al Pirellone non sono certo questi avvisi di garanzia, ma piuttosto che possano andare avanti, anche in campagna elettorale, altre inchieste, ben più importanti e pesanti.
Ci riferiamo in particolare a quelle che riguardano Grossi e Lady Abelli – che hanno già sfiorato due assessori regionali- e quelle che riguardano la sanità.
Insomma, è netta l’impressione che l’obiettivo vero degli odierni strali formigoniani siano le inchieste che non hanno ancora prodotto avvisi di garanzia per il Presidente o per il suo più stretto entourage.
Da parte nostra, pensiamo certamente che le battaglie politiche non si facciano con gli avvisi di garanzia, ma altresì che una campagna elettorale – o una carica elettiva - non possa rappresentare un ostacolo all’accertamento della verità.
In questo senso, riteniamo che le tutte le indagini in corso debbano proseguire senza condizionamenti e interruzioni.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Di seguito il testo dell’appello che convoca la manifestazione di Rho (MI), in difesa dei beni comuni e contro il saccheggio del territorio. In allegato puoi scaricare anche il manifesto.
In difesa dei beni comuni - Contro il saccheggio del territorio
Sabato 28 novembre, Rho - Stazione FS - h. 9:30
CORTEO
Nel territorio di Rho e dei comuni limitrofi, sotto l’influenza di Fiera ed Expo, si sta verificando un processo di desertificazione del tessuto produttivo per favorire la speculazione immobiliare. La situazione dell’Alfa Romeo di Arese è in questo senso emblematica: mentre Fiat tenta di cancellare gli ultimi insediamenti rimasti, trasferendoli a Torino, Regione Lombardia e i Comuni, dopo avere disatteso tutti gli impegni per la reindustrializzazione dell’area, e avere favorito il progressivo smantellamento delle attività produttive, si apprestano ora a definirne la nuova vocazione urbanistica terziaria, residenziale e ricettiva, spartendosi la torta degli oneri di urbanizzazione. La lotta dei lavoratori dell’Alfa Romeo, che non lasceremo soli, non mira semplicemente a conservare centinaia di posti di lavoro, peraltro importantissimi in una fase di profonda crisi economica, ma rappresenta un’idea di città alternativa alla città vetrina che si limita ad esporre merci e servizi prodotti altrove. A questo territorio serve un’industria di qualità, la cui competitività sia basata sugli investimenti e sulla ricerca, che valorizzi saperi e professionalità accumulati in anni, creando un’occupazione anch’essa di qualità, nel rispetto dei diritti sindacali e al di fuori dalle prassi ormai diffusissime del lavoro precario e del lavoro nero.
Allo stesso modo sosteniamo la lotta dei lavoratori dell’Agile ex Eutelia di Pregnana, che da una settimana hanno occupato l’azienda e stanno facendo un presidio permanente contro i 237 licenziamenti annunciati e contro un disegno finanziario fallimentare che, attraverso il sistema delle scatole cinesi, sta causando la perdita di migliaia di posti di lavoro in tutte le società del Gruppo Omega nel totale disinteresse delle istituzioni regionali e nazionali.
Ed anche in questo caso le tentazioni di una speculazione immobiliare sono forti, visto che la sede di Pregnana sta accanto alla nuova stazione ferroviaria che la collega direttamente con Fiera ed Expo.
In questo contesto la follia del Piano di Governo del Territorio presentato dal Sindaco di Rho prevede di trasformare l’area industriale di Mazzo, 900.000 mq adiacenti alla Fiera con oltre 250 piccole e medie aziende attive, in un’area a destinazione alberghiera, commerciale e residenziale, dando ai proprietari dei capannoni un vero e proprio incentivo a trasferirsi altrove, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro.
A fronte dei 70.000 posti di lavoro precari promessi per l’Expo 2015, il nostro territorio si trova nella realtà dei fatti a fare i conti con un’accelerazione della crisi e dei processi di dismissione industriale, che sta comportando un incremento esponenziale della disoccupazione, senza offrire in prospettiva una nuova vocazione territoriale che dia un futuro credibile ai giovani e ai lavoratori attualmente occupati.
Promuoviamo su questi temi una manifestazione che si terrà sabato 28 novembre a Rho, con l’intento di dare una voce unitaria alle vertenze dei lavoratori, dei cittadini e degli studenti che, sempre per le medesime ragioni, non trovano risposte dalle istituzioni ai propri bisogni e vedono mortificati i propri diritti al reddito, ai saperi, alla mobilità, alla sanità e ad un ambiente vivibile, da una pianificazione territoriale che mira a senso unico alla speculazione e alla cementificazione selvaggia.
Centro Sociale SOS Fornace (Rho-Pero), Comitato No Expo (Milano), SIM - Studenti In Movimento (Rho), Intelligence Precaria / San Precario (Milano), Collettivo Oltre Il Ponte (Nerviano), La Spinta! (Rho), RSU Agile/Eutelia (Pregnana), SLAI Cobas Alfa Romeo (Arese), FLMU-CUB Alfa Romeo (Arese), FIOM Sempione, CUB (Rho e Legnano), SLAI Cobas (Rho), Comunisti - Sinistra Popolare (Rho), Rifondazione Comunista (Nord Ovest Milano), Sinistra Critica (Nord Ovest Milano), Comunisti Uniti (Rho-Magenta), Gruppo Consiliare Regionale Prc Lombardia
Per info: 338.1969423
cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il manifesto del corteo (formato .jpg)
di lucmu (del 27/11/2009, in Lavoro, linkato 1311 volte)
Ieri sono state ascoltate in audizione in Consiglio regionale le rappresentanze sindacali della Mangiarotti Nuclear, azienda che ha chiesto la messa in cassa integrazione di tutti gli operai dello stabilimento di viale Sarca, al civico n. 336, a partire dal 21 dicembre prossimo; cioè di fatto ha annunciato la volontà di chiudere il sito.
Qui di seguito riportiamo il comunicato stampa ufficiale del Consiglio regionale sull’audizione:
Per salvaguardare il futuro occupazionale dei 97 dipendenti della Mangiarotti Nuclear dello stabilimento milanese di Viale Sarca, per i quali l’azienda ha avviato le procedure per la messa in cassa integrazione, Regione Lombardia cercherà di attivarsi per comporre un tavolo tra rappresentanze sindacali e proprietà al fine di garantire il mantenimento in loco della produzione evitando possibili ridimensionamenti occupazionali.
E’ quanto assicurato oggi dal Consigliere Giosuè Frosio (LN) che ha presieduto la seduta della Commissione Attività produttive su delega del Presidente Carlo Saffioti (FI.PdL). Giosuè Frosio, al termine dell’audizione sollecitata dal capogruppo di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer, ha ribadito di aver già investito del problema e della situazione l’Unità di Crisi istituita presso la Giunta regionale.
All’audizione sono intervenuti Danilo Ferrati delle rappresentanze sindacali dell’azienda e Marcello Scipioni della Fiom milanese, che hanno evidenziato come la proprietà abbia annunciato di voler procedere alla messa in cassa integrazione di tutti i 97 lavoratori dell’unità produttiva milanese di Viale Sarca, mantenendo pertanto al momento solo il personale (39 unità) impiegato negli uffici di via Pirelli. “Tale decisione -hanno spiegato Ferrati e Scipioni- tradisce l’accordo stipulato a giugno con la proprietà, con il quale avevamo stabilito che la cassa integrazione sarebbe stata attuata solo per 55 dipendenti, garantendo così il mantenimento della produzione in Viale Sarca”.
Intenzione dell’azienda, che ha la sua sede centrale a Sedegliano (Udine) e che si occupa di progettazione, fornitura e montaggio impianti per la produzione di energia soprattutto nel settore nucleare, è quella di realizzare un nuovo stabilimento a Monfalcone, nei pressi della sede centrale, chiudendo così lo stabilimento milanese, complice anche il calo degli ordinativi registrato nel corso degli ultimi mesi.
“E’ chiaro che l’intenzione della proprietà della Mangiarotti –ha detto Luciano Muhlbauer (Rif.Com.)- è quella di eliminare completamente la produzione nella realtà milanese. Una scelta inaccettabile che comporterebbe anche la perdita di professionalità e competenze acquisite nonché l’abbandono dei macchinari oggi attivi e presenti nello stabilimento di Viale Sarca. Occorre pertanto che Regione Lombardia si attivi quanto prima per mantenere in loco l’unità produttiva , anche mediante progetti di riconversione”.
Comunicato stampa della Struttura Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia
di lucmu (del 24/11/2009, in Lavoro, linkato 1072 volte)
Il Consiglio regionale della Lombardia esprime la sua solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici dell’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese, a quelli di Phonemedia di Monza, nonché agli altri del gruppo Omega. Ma, soprattutto, chiede l’intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di salvaguardare le attività produttive e l’occupazione, in vista dell’incontro nazionale tra le parti del prossimo 26 novembre, a Roma.
Questo, infatti, dice la mozione presentata dal Prc e da tutta l’opposizione (firmatari: Muhlbauer, Mirabelli, Squassina O., Cipriano, Squassina A., Fabrizio, Monguzzi, Oriani, Prina, Saponaro, Agostinelli e Storti), approvata oggi in Aula.
Certo, è stato molto faticoso smuovere le acque stagnanti del governo regionale, che infatti ha chiesto diverse modifiche al testo originale della mozione, prima di dare il via libera all’approvazione. Così, abbiamo dovuto eliminare o riformulare i riferimenti considerati troppo critici alla proprietà delle scatole cinesi Agile/Eutelia/Omega (l’aggressione ai lavoratori di Roma del 10 novembre, la vicenda degli stipendi non pagati da mesi) e togliere il richiamo esplicito all’eventualità del ricorso all’amministrazione straordinaria da parte del Governo.
Il tutto a conferma dell’atteggiamento rinunciatario del governo regionale, già evidenziato dal silenzio assordante mantenuto sin dall’avvio, il 22 ottobre scorso, della procedura di mobilità per 1.192 dipendenti Agile. Nemmeno l’occupazione - il 4 novembre scorso - del sito di Pregnana Milanese colpito da 237 esuberi, aveva smosso il Pirellone. Un mutismo non solo incomprensibile, ma anche solitario, visto che la Lombardia è rimasta fino ad oggi l’unica a non essersi espressa formalmente, tra le regioni coinvolte.
Ma ora il silenzio è stato finalmente rotto. Per ottenere questo risultato e per non offrire alibi a nessuno, abbiamo accettato le richieste di modifica al testo. Ma ora pretendiamo che il Presidente Formigoni muova i passi necessari presso la Presidenza del Consiglio, al fine di garantire la continuità produttiva e il blocco dei licenziamenti, come richiesto dall’Assemblea regionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Qui sotto puoi scaricare sia la mozione originaria depositata, che il testo effettivamente approvato, con tutte le modifiche chieste dalla Giunta regionale
La mozione del Pdl, approvata oggi a maggioranza dal Consiglio regionale, sui fatti accaduti nella libreria Cusl in Università Statale a Milano all’inizio di ottobre, che il 13 novembre scorso avevano portato all’arresto di cinque studenti è un errore politico e non contribuisce certo all’allentamento delle troppe tensioni accumulate in università e nelle scuole superiori.
Beninteso, riteniamo assolutamente legittimo e comprensibile che una parte politica, in questo caso Comunione e Liberazione, porti anche nelle sedi istituzionali il sostegno alle proprie strutture, in questo caso la Cusl. Pensiamo però che un movimento politico che esprime la massima carica elettiva ed istituzionale in Lombardia non possa limitarsi a gridare, ma che abbia anche la responsabilità di contribuire a calmare le acque.
Oggi purtroppo è stata scelta un’altra strada, peraltro molto ipocrita, visto che poco prima, quando si discuteva la nostra mozione sulla grave situazione occupazionale dell’Agile/Eutelia, il Vicepresidente Rossoni, anch’egli di Cl, ci aveva chiesto - ottenendolo - che si togliesse dalla mozione ogni riferimento all’aggressione squadrista subita dai lavoratori a Roma il 10 novembre scorso. La ragione? Non si poteva entrare nel merito di fatti che il giudice deve ancora accertare.
Nel caso della vicenda della Cusl, invece, ogni prudenza è sparita e la mozione ha persino già anticipato la sentenza di condanna, togliendo ai cinque ragazzi in stato di arresto finanche la qualifica di studenti.
Insomma, oggi poteva essere un’occasione per dare anche un segnale di responsabilità, che significa anzitutto riportare le cose alle loro reali dimensioni, cioè al non pagamento di 800 fotocopie come ritorsione politica, con annessa zuffa tra studenti.
Non dovrebbe succedere? Giusto. Ma ben altra cosa è mettere agli arresti cinque studenti per “rapina aggravata”.
Per questo oggi abbiamo chiesto ai consiglieri di Cl di modificare la loro mozione, dando anche un segnale per la fine delle pesanti e sproporzionate misure cautelari nei confronti dei 5 studenti. La riposta è stata “no” e quindi noi abbiamo votato contro.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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