Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Oggi, 20 novembre 2009, una delegazione di rom sgomberati dal campo di via Rubattino, accompagnati da una maestra del plesso didattico di via Feltre e dal presidente dell’associazione dei genitori, nonché dal Naga e da un rappresentante del Tavolo Rom sono stati ricevuti dal vice Prefetto Tortora. Nel contempo un presidio di oltre 100 cittadini e rom hanno mantenuto un presidio silenzioso davanti alla Prefettura. Nel corso del lungo incontro, durato un’ora, gli abitanti del campo hanno descritto le modalità reali dello sgombero, l’assenza di alternative abitative, la separazione dei nuclei familiari, l’offerta di un’accoglienza abitativa per sole 4 madri con figli sotto i sei anni. Oggi circa 200 persone si ritrovano senza nulla, con bambini anche piccolissimi, molti ammalati, ridotti ad accamparsi sotto il ponte della tangenziale all’altezza di via Rubattino. I rom hanno chiesto:
-   di essere accolti nelle strutture di emergenza della Protezione civile comunale, site in via Barzaghi;
-   di essere disponibili alla coprogettazione di un percorso non assistenziale di inserimento abitativo delle famiglie;
-   all’unisono tutte le associazioni del Tavolo Rom presenti al presidio convocato dal Naga hanno chiesto l’immediata apertura della struttura, come già accaduto in altre occasioni, per ragioni di emergenza umanitaria, per tutelare la salute dei bimbi presenti e per garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona.
 
Dal canto suo, il vice Prefetto Tortora ha:
- riconosciuto come assai importanti i legami di solidarietà profonda stabilita con gli abitanti del quartiere, e con tutti le insegnanti delle tre scuole elementari;
-   si è impegnato affinché il Prefetto contatti immediatamente il sindaco di MIlano sollecitando la repentina apertura della struttura di via Barzaghi;
-   ha affermato che avrebbe dato risposta questa sera stessa rispetto alla disponibilità del Comune di Milano di aprire le strutture della Protezione Civile;
-   ha riconosciuto come di un segnale importanza la disponibilità dei rom di impegnarsi in prima persona nella ricerca di una soluzione abitativa;
-   si è impegnato a rappresentare al Comune di Milano le proposte complessive emerse,
-   ha riconosciuto la grave situazione di emergenza umanitaria e di pericolo per l’incolumità delle persone della situazione venutasi a creare.
 
A fronte di queste richieste, la risposta dell’Assessore Moioli al Prefetto è stata di completa chiusura.
Non ci si può certo fermare di fronte a questa risposta. La richiesta al sindaco di Milano è diretta: si apra la Protezione Civile.
La situazione delle persone sgomberate è quella di una vera e propria emergenza umanitaria.
 
I presenti all’incontro con la Prefettura:
Valentin Sandu
Viorel Vaduva
Marta Pepe
Flaviana Robbiati
Domenico Protti
Tommaso Vitale
 
Luciano Muhlbauer
Ines Patrizia Quartieri
David Gentili
 
Comunicato stampa dei presenti all’incontro in Prefettura
 
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A Stefano Maullu la fantasia non manca, vista la bufala della sentinella fai da te. Quello che gli manca è purtroppo un minimo di serietà, considerato che di mestiere fa l’Assessore regionale alla Polizia Locale e non il cabarettista. Il suo attivismo mediatico contrasta radicalmente con la realtà dei fatti, poiché è stato proprio il suo assessorato a tagliare drasticamente i fondi per la sicurezza urbana agli enti locali.
Per dirla con i numeri, con i fondi erogati da Regione Lombardia agli enti locali per i progetti in materia di sicurezza urbana, nel 2009 siamo tornati letteralmente ai livelli del secolo scorso. Infatti, nel 2000 furono erogati quasi 7 milioni di euro, contro i soli 4,5 milioni di euro di quest’anno. Ma l’entità dei tagli è ancora più evidente se consideriamo gli ultimi cinque anni, cioè quelli relativi all’attuale legislatura: nel 2005 furono infatti erogati 13 milioni di euro.
Siamo di fronte, cioè, a un parabola discendente, anno dopo anno: € 6.972.168,15 (anno 2000), 9.296.224,17 (2001), 9.296.039,94 (2002), 12.492.648,31 (2003), 13.000.000,00 (2004), 13.000.000,00 (2005), 10.425.605,72 (2006), 8.433.736,58 (2007), 6.750.467,82 (2008), 4.500.000,00 (2009).
Considerando questi dati, capiamo senz’altro perché dopo il fallimento delle ronde qualcuno a destra si inventi ora una versione italica del neighbourhood watch. Non perché serva a qualcosa sul piano della sicurezza, salvo diffondere un po’ di malsana cultura della delazione, ma perché è praticamente a costo zero. Le istituzioni, al massimo, pagheranno qualche cartello, il resto è affidato al volontarismo del singolo cittadino.
Insomma, un ottimo investimento. Costa poco, evita all’assessore di parlare delle cose reali, cioè dei tagli, e offre una straordinaria occasione per inondare i media di chiacchiere.
Perché solo di chiacchiere si tratta e questa “proposta della Regione” è talmente poco seria che non se ne trova traccia non solo negli atti istituzionali, ma nemmeno sui siti web della Regione, compresa la pagina dell’Assessorato di Maullu. Per trovare qualche informazione sul cosiddetto “controllo di vicinato” bisogna, invece, andare sul blog personale di Maullu, dove si scopre che il tutto è semplicemente una raccolta di firme online per una petizione, rivolta ai sindaci.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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La mozione del Pdl, approvata oggi a maggioranza dal Consiglio regionale, sui fatti accaduti nella libreria Cusl in Università Statale a Milano all’inizio di ottobre, che il 13 novembre scorso avevano portato all’arresto di cinque studenti è un errore politico e non contribuisce certo all’allentamento delle troppe tensioni accumulate in università e nelle scuole superiori.
Beninteso, riteniamo assolutamente legittimo e comprensibile che una parte politica, in questo caso Comunione e Liberazione, porti anche nelle sedi istituzionali il sostegno alle proprie strutture, in questo caso la Cusl. Pensiamo però che un movimento politico che esprime la massima carica elettiva ed istituzionale in Lombardia non possa limitarsi a gridare, ma che abbia anche la responsabilità di contribuire a calmare le acque.
Oggi purtroppo è stata scelta un’altra strada, peraltro molto ipocrita, visto che poco prima, quando si discuteva la nostra mozione sulla grave situazione occupazionale dell’Agile/Eutelia, il Vicepresidente Rossoni, anch’egli di Cl, ci aveva chiesto - ottenendolo - che si togliesse dalla mozione ogni riferimento all’aggressione squadrista subita dai lavoratori a Roma il 10 novembre scorso. La ragione? Non si poteva entrare nel merito di fatti che il giudice deve ancora accertare.
Nel caso della vicenda della Cusl, invece, ogni prudenza è sparita e la mozione ha persino già anticipato la sentenza di condanna, togliendo ai cinque ragazzi in stato di arresto finanche la qualifica di studenti.
Insomma, oggi poteva essere un’occasione per dare anche un segnale di responsabilità, che significa anzitutto riportare le cose alle loro reali dimensioni, cioè al non pagamento di 800 fotocopie come ritorsione politica, con annessa zuffa tra studenti.
Non dovrebbe succedere? Giusto. Ma ben altra cosa è mettere agli arresti cinque studenti per “rapina aggravata”.
Per questo oggi abbiamo chiesto ai consiglieri di Cl di modificare la loro mozione, dando anche un segnale per la fine delle pesanti e sproporzionate misure cautelari nei confronti dei 5 studenti. La riposta è stata “no” e quindi noi abbiamo votato contro.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Il Consiglio regionale della Lombardia esprime la sua solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici dell’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese, a quelli di Phonemedia di Monza, nonché agli altri del gruppo Omega. Ma, soprattutto, chiede l’intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di salvaguardare le attività produttive e l’occupazione, in vista dell’incontro nazionale tra le parti del prossimo 26 novembre, a Roma.
Questo, infatti, dice la mozione presentata dal Prc e da tutta l’opposizione (firmatari: Muhlbauer, Mirabelli, Squassina O., Cipriano, Squassina A., Fabrizio, Monguzzi, Oriani, Prina, Saponaro, Agostinelli e Storti), approvata oggi in Aula.
Certo, è stato molto faticoso smuovere le acque stagnanti del governo regionale, che infatti ha chiesto diverse modifiche al testo originale della mozione, prima di dare il via libera all’approvazione. Così, abbiamo dovuto eliminare o riformulare i riferimenti considerati troppo critici alla proprietà delle scatole cinesi Agile/Eutelia/Omega (l’aggressione ai lavoratori di Roma del 10 novembre, la vicenda degli stipendi non pagati da mesi) e togliere il richiamo esplicito all’eventualità del ricorso all’amministrazione straordinaria da parte del Governo.
Il tutto a conferma dell’atteggiamento rinunciatario del governo regionale, già evidenziato dal silenzio assordante mantenuto sin dall’avvio, il 22 ottobre scorso, della procedura di mobilità per 1.192 dipendenti Agile. Nemmeno l’occupazione - il 4 novembre scorso - del sito di Pregnana Milanese colpito da 237 esuberi, aveva smosso il Pirellone. Un mutismo non solo incomprensibile, ma anche solitario, visto che la Lombardia è rimasta fino ad oggi l’unica a non essersi espressa formalmente, tra le regioni coinvolte.
Ma ora il silenzio è stato finalmente rotto. Per ottenere questo risultato e per non offrire alibi a nessuno, abbiamo accettato le richieste di modifica al testo. Ma ora pretendiamo che il Presidente Formigoni muova i passi necessari presso la Presidenza del Consiglio, al fine di garantire la continuità produttiva e il blocco dei licenziamenti, come richiesto dall’Assemblea regionale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui sotto puoi scaricare sia la mozione originaria depositata, che il testo effettivamente approvato, con tutte le modifiche chieste dalla Giunta regionale

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Ieri sono state ascoltate in audizione in Consiglio regionale le rappresentanze sindacali della Mangiarotti Nuclear, azienda che ha chiesto la messa in cassa integrazione di tutti gli operai dello stabilimento di viale Sarca, al civico n. 336, a partire dal 21 dicembre prossimo; cioè di fatto ha annunciato la volontà di chiudere il sito.
Qui di seguito riportiamo il comunicato stampa ufficiale del Consiglio regionale sull’audizione:
 
Per salvaguardare il futuro occupazionale dei 97 dipendenti   della Mangiarotti Nuclear dello stabilimento milanese di Viale Sarca, per i quali l’azienda ha avviato le procedure per la messa in cassa integrazione, Regione Lombardia cercherà di attivarsi per comporre un tavolo tra rappresentanze sindacali e proprietà al fine di garantire il mantenimento in loco della produzione evitando possibili ridimensionamenti occupazionali.
E’ quanto assicurato oggi dal Consigliere Giosuè Frosio (LN) che ha presieduto la seduta della Commissione Attività produttive su delega del Presidente Carlo Saffioti (FI.PdL). Giosuè Frosio, al termine dell’audizione sollecitata dal capogruppo di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer, ha ribadito di aver già investito del problema e della situazione l’Unità di Crisi istituita presso la Giunta regionale.
All’audizione sono intervenuti Danilo Ferrati delle rappresentanze sindacali dell’azienda e Marcello Scipioni della Fiom milanese, che hanno evidenziato come la proprietà abbia annunciato di voler procedere alla messa in cassa integrazione di tutti i 97 lavoratori dell’unità produttiva milanese di Viale Sarca, mantenendo pertanto al momento solo il personale (39 unità) impiegato negli uffici di via Pirelli. “Tale decisione -hanno spiegato Ferrati e Scipioni- tradisce l’accordo stipulato a giugno con la proprietà, con il quale avevamo stabilito che la cassa integrazione sarebbe stata attuata solo per 55 dipendenti, garantendo così il mantenimento della produzione in Viale Sarca”.
Intenzione dell’azienda, che ha la sua sede centrale a Sedegliano (Udine) e che si occupa di progettazione, fornitura e montaggio impianti per la produzione di energia soprattutto nel settore nucleare, è quella di realizzare un nuovo stabilimento a Monfalcone, nei pressi della sede centrale, chiudendo così lo stabilimento milanese, complice anche il calo degli ordinativi registrato nel corso degli ultimi mesi.
E’ chiaro che l’intenzione della proprietà della Mangiarotti –ha detto Luciano Muhlbauer (Rif.Com.)- è quella di eliminare completamente la produzione nella realtà milanese. Una scelta inaccettabile che comporterebbe anche la perdita di professionalità e competenze acquisite nonché l’abbandono dei macchinari oggi attivi e presenti nello stabilimento di Viale Sarca. Occorre pertanto che Regione Lombardia si attivi quanto prima per mantenere in loco l’unità produttiva , anche mediante progetti di riconversione”.
 
Comunicato stampa della Struttura Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia
 
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Di seguito il testo dell’appello che convoca la manifestazione di Rho (MI), in difesa dei beni comuni e contro il saccheggio del territorio. In allegato puoi scaricare anche il manifesto.
 
In difesa dei beni comuni - Contro il saccheggio del territorio
Sabato 28 novembre, Rho - Stazione FS - h. 9:30
CORTEO
 
Nel territorio di Rho e dei comuni limitrofi, sotto l’influenza di Fiera ed Expo, si sta verificando un processo di desertificazione del tessuto produttivo per favorire la speculazione immobiliare. La situazione dell’Alfa Romeo di Arese è in questo senso emblematica: mentre Fiat tenta di cancellare gli ultimi insediamenti rimasti, trasferendoli a Torino, Regione Lombardia e i Comuni, dopo avere disatteso tutti gli impegni per la reindustrializzazione dell’area, e avere favorito il progressivo smantellamento delle attività produttive, si apprestano ora a definirne la nuova vocazione urbanistica terziaria, residenziale e ricettiva, spartendosi la torta degli oneri di urbanizzazione. La lotta dei lavoratori dell’Alfa Romeo, che non lasceremo soli, non mira semplicemente a conservare centinaia di posti di lavoro, peraltro importantissimi in una fase di profonda crisi economica, ma rappresenta un’idea di città alternativa alla città vetrina che si limita ad esporre merci e servizi prodotti altrove. A questo territorio serve un’industria di qualità, la cui competitività sia basata sugli investimenti e sulla ricerca, che valorizzi saperi e professionalità accumulati in anni, creando un’occupazione anch’essa di qualità, nel rispetto dei diritti sindacali e al di fuori dalle prassi ormai diffusissime del lavoro precario e del lavoro nero.
Allo stesso modo sosteniamo la lotta dei lavoratori dell’Agile ex Eutelia di Pregnana, che da una settimana hanno occupato l’azienda e stanno facendo un presidio permanente contro i 237 licenziamenti annunciati e contro un disegno finanziario fallimentare che, attraverso il sistema delle scatole cinesi, sta causando la perdita di migliaia di posti di lavoro in tutte le società del Gruppo Omega nel totale disinteresse delle istituzioni regionali e nazionali.
Ed anche in questo caso le tentazioni di una speculazione immobiliare sono forti, visto che la sede di Pregnana sta accanto alla nuova stazione ferroviaria che la collega direttamente con Fiera ed Expo.
In questo contesto la follia del Piano di Governo del Territorio presentato dal Sindaco di Rho prevede di trasformare l’area industriale di Mazzo, 900.000 mq adiacenti alla Fiera con oltre 250 piccole e medie aziende attive, in un’area a destinazione alberghiera, commerciale e residenziale, dando ai proprietari dei capannoni un vero e proprio incentivo a trasferirsi altrove, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro.
A fronte dei 70.000 posti di lavoro precari promessi per l’Expo 2015, il nostro territorio si trova nella realtà dei fatti a fare i conti con un’accelerazione della crisi e dei processi di dismissione industriale, che sta comportando un incremento esponenziale della disoccupazione, senza offrire in prospettiva una nuova vocazione territoriale che dia un futuro credibile ai giovani e ai lavoratori attualmente occupati.
Promuoviamo su questi temi una manifestazione che si terrà sabato 28 novembre a Rho, con l’intento di dare una voce unitaria alle vertenze dei lavoratori, dei cittadini e degli studenti che, sempre per le medesime ragioni, non trovano risposte dalle istituzioni ai propri bisogni e vedono mortificati i propri diritti al reddito, ai saperi, alla mobilità, alla
sanità e ad un ambiente vivibile, da una pianificazione territoriale che mira a senso unico alla speculazione e alla cementificazione selvaggia.
 
Centro Sociale SOS Fornace (Rho-Pero), Comitato No Expo (Milano), SIM - Studenti In Movimento (Rho), Intelligence Precaria / San Precario (Milano), Collettivo Oltre Il Ponte (Nerviano), La Spinta! (Rho), RSU Agile/Eutelia (Pregnana), SLAI Cobas Alfa Romeo (Arese), FLMU-CUB Alfa Romeo (Arese), FIOM Sempione, CUB (Rho e Legnano), SLAI Cobas (Rho), Comunisti - Sinistra Popolare (Rho), Rifondazione Comunista (Nord Ovest Milano), Sinistra Critica (Nord Ovest Milano), Comunisti Uniti (Rho-Magenta), Gruppo Consiliare Regionale Prc Lombardia
 
Per info: 338.1969423
 
cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il manifesto del corteo (formato .jpg)
 

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Sembra che Roberto Formigoni abbia scelto la strada dell’attacco preventivo alla magistratura. Infatti, l’odierno avviso di garanzia, in fondo una vicenda di poco conto dal punto di vista penale e che mette sotto accusa anzitutto l’inconsistenza della politica ambientale del Pirellone, non meritava certamente tutto questo can-can mediatico, scatenato dallo stesso Presidente.
E considerazioni simili valgono anche per l’eventuale avviso di garanzia per la vicenda della casa dello studente dell’Aquila, ancora inesistente, ma preannunciato dallo stesso Formigoni.
Insomma, quello che si teme al Pirellone non sono certo questi avvisi di garanzia, ma piuttosto che possano andare avanti, anche in campagna elettorale, altre inchieste, ben più importanti e pesanti.
Ci riferiamo in particolare a quelle che riguardano Grossi e Lady Abelli – che hanno già sfiorato due assessori regionali- e quelle che riguardano la sanità.
Insomma, è netta l’impressione che l’obiettivo vero degli odierni strali formigoniani siano le inchieste che non hanno ancora prodotto avvisi di garanzia per il Presidente o per il suo più stretto entourage.
Da parte nostra, pensiamo certamente che le battaglie politiche non si facciano con gli avvisi di garanzia, ma altresì che una campagna elettorale – o una carica elettiva - non possa rappresentare un ostacolo all’accertamento della verità.
In questo senso, riteniamo che le tutte le indagini in corso debbano proseguire senza condizionamenti e interruzioni.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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La scuola pubblica sta subendo il più vasto programma di tagli della storia repubblicana e capita pure che dei genitori debbano donare 40-50 euro perché nella scuola dei loro figli mancano i soldi per comprare la carta. E mentre tutto questo accade, in nome delle ristrettezze di bilancio e della crisi, cosa fa la Regione governata da 15 anni da Roberto Formigoni? Se ne frega e aumenta sempre di più il finanziamento pubblico alla scuola privata e distribuisce sussidi a chi guadagna anche 200mila euro e abita in case di lusso
Questa è, in estrema sintesi, la realtà che emerge dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, sulla base di un’analisi dettagliata e rigorosa del database dell’Assessorato regionale all’Istruzione.
A guardare i numeri, infatti, al governo regionale non sembra importare molto dei destini della scuola pubblica, visto che nell’anno scolastico 2008/2009 ben l’80% dei fondi regionali per il diritto allo studio è stato destinato in via esclusiva agli studenti delle scuole private, frequentate però soltanto il 9% degli studenti.
E lo strumento principale di finanziamento della scuola privata è stato anche quest’anno, come nei sette precedenti, il buono scuola, nel frattempo ri-denominato “dote per la libertà di scelta”. Con questo buono sono stati girati alle scuole private ben 45 milioni nell’anno scolastico 2008/2009 e ne verranno girati oltre 50 milioni in quello 2009/2010. Complessivamente, dal 2001 ad oggi, sono stati così drenati quasi 400 milioni di euro dalle tasche dei contribuenti a quelle della lobby della scuola privata.
E pur di poter garantire questo finanziamento privilegiato alla scuola privata, gli uomini di Cl non si vergognano neanche di erogare, in piena crisi economica, un sussidio pubblico a persone che, bontà loro, non ne avrebbero nemmeno bisogno.
Infatti, per riuscire nel miracolo poco cristiano di elargire ai due terzi dei 98mila studenti delle private lombarde un sussidio regionale, il governo Formigoni-Lega ha truccato le regole del gioco. Cioè, mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee –il riccometro- per poter accedere a un piccolo contributo, i richiedenti il buono scuola godono di un meccanismo inventato ad hoc per loro, denominato “indicatore reddituale”, dove i limiti di reddito sono molto più tolleranti e, soprattutto, dove non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare, che immobiliare.
E il risultato di questo trucco è tanto stupefacente, quanto indecente, considerato che oltre 4mila beneficiari del buono scuola dichiarano al fisco addirittura un reddito tra 100mila e 200mila euro annui oppure che altri risultano residenti nella zone più prestigiose e costose delle nostre città, come per esempio Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni a Milano.
Insomma, lo scandalo che da anni denunciamo, cioè gli sfacciati privilegi della lobby della scuola privata, non solo si rinnova, ma si aggrava, perché il flusso di denaro pubblico alla scuola privata si intensifica proprio nel momento in cui il Governo sta portando l’attacco più pesante alla scuola pubblica, sostenendo che non ci sarebbero più soldi per nessuno.
Il nostro dossier rappresenta l’unico rapporto di minoranza sull’argomento esistente in Lombardia e mostra quello che il Pirellone vuole invece nascondere. E faremo di tutto per diffonderlo, perché i cittadini lombardi, anzitutto quelli che non la pensano come noi, possano sapere. Poi, ognuno tragga le sue conclusioni.
Da parte nostra, annunciamo sin d’ora che in occasione della discussione del bilancio regionale, il 15 e 16 dicembre prossimi, riproporremo il problema dell’abolizione dei privilegi della scuola privata. E auspichiamo di non essere gli unici.
 
CLICCANDO SULL’ICONA QUI SOTTO PUOI SCARICARE IL RAPPORTO IN FORMATO PDF.
Se invece vuoi la versione cartacea (finché disponibile) e/o ti interessa organizzare iniziative, allora telefona al Gruppo del Prc: 02.67482288.
La distribuzione e l’utilizzo del dossier sono assolutamente liberi e chiediamo soltanto di citare la fonte.
 

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Oggi pomeriggio, alle ore 17.00, saremo presenti al presidio in piazza della Scala, convocato dalla Cascina Autogestita Torchiera, per protestare contro la decisione del Comune di Milano di mettere all’asta lo storico edificio.
La decisione del Consiglio comunale, assunta nella seduta di martedì scorso, di confermare la vendita ai privati della Cascina Torchiera, è un atto politico miope e detestabile. E lo è non soltanto perché ripropone lo stanco cliché della guerra del Comune contro i centri sociali, ma anche perché rappresenta la rinuncia, in nome degli affari di Expo 2015, a salvaguardare e riqualificare una cascina risalente al XIV secolo, mantenuta viva solo grazie all’impegno dei ragazzi e delle ragazze che la occupano.
Ovviamente, neanche gli spazi sociali che sono stati stralciati dal piano di vendita, come il Conchetta o il circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, o l’Arci Bellezza, possono dormire sonni tranquilli. Per ora non saranno ceduti ai privati, che peraltro erano, comprensibilmente, poco smaniosi di farsi carico dei conflitti scatenati dall’amministrazione comunale. Ma questo non significa certo che saranno lasciati in pace o che a Palazzo Marino abbiano optato improvvisamente per la via del dialogo.
Aver lasciato nel piano di vendita un unico spazio sociale, equivale ad indicarlo come bersaglio primo della lista, insomma. E averlo fatto proprio con il Torchiera, che si trova a due passi dal covo neofascista di Cuore Nero - che invece né Sindaco, né Vicesindaco sembrano voler mandare via -, rende il tutto ancora più inquietante.
Sgomberare il Torchiera, cacciare via le molte attività culturali – e anche politiche, certo: siamo in democrazia - che vi si svolgono, fare a pezzi la storica cascina, ci pare un’immensa idiozia, di cui Milano non ha bisogno.
Ecco perché dichiariamo sin d’ora che sosterremo tutte le iniziative volte ad impedire la svendita, lo sgombero e lo smantellamento di un patrimonio della città, qual è la Cascina Torchiera. Pensiamo, anzi, che vada costruita un ampia e plurale iniziativa cittadina, per garantire che il Torchiera possa continuare a vivere e a produrre attività.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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di lucmu (del 07/12/2009, in Politica, linkato 992 volte)
È altamente significativo che Calderoli e la Lega abbiano scelto proprio Sant’Ambrogio per sferrare uno degli attacchi più diretti e volgari contro Tettamanzi e la Chiesa Ambrosiana. Infatti, l’obiettivo è ambizioso e per nulla congiunturale, cioè delegittimare apertamente l’Arcivescovo, costringerlo al silenzio e, in prospettiva, imporre un cambio di rotta alla Curia milanese.
Tettamanzi, in fondo, non fa altro che richiamarsi al messaggio cristiano, che è cosa ben diversa dall’impugnare la croce come se fosse una spranga oppure togliere dalla scuola e sbattere in mezzo alla strada una quarantina di bambini, soltanto perché sono rom. Ma alla Lega del cristianesimo, del Vangelo e di colui che sulla Croce ci finì davvero non gliene frega un fico secco, a meno che non porti voti e poltrone. No, l’unica cosa che importa è eliminare ogni dissenso e ogni voce critica.
Infatti, Tettamanzi ha una grande colpa: quella di non essersi piegato al clima di odio e paura contro il diverso e lo straniero, fomentato sistematicamente dalla Lega, e non solo, per motivi di profitto elettorale. E fa di più, si permette persino, in piena propaganda per l’Expo, di ricordare a chi governa che dovrebbe magari occuparsi di più dei lavoratori che perdono il lavoro e della povertà che cresce.
Ma Calderoli e la Lega possono osare un attacco diretto e aperto alla Curia milanese anche perché in troppi tifano perché l’operazione anti-Tettamanzi riesca. Dall’altra parte, a sgomberare senza alternative i rom di via Rubattino era stato De Corato e a non mettere a disposizione soluzioni di emergenza per le famiglie finite sotto i ponti era stata la Moioli. Per non parlare degli imbarazzanti balbettii del Sindaco Moratti o delle ipocrisie di Formigoni.
Insomma, di voci autorevoli che non si siano arrese, per opportunismo o codardia, al pensiero unico della paura e dell’odio, ne sono rimaste davvero poche in città. Ecco perché, in questo momento, è importante dare un segnale di sostegno e solidarietà all’Arcivescovo di Milano. Noi lo facciamo, laicamente. Ma dovrebbe essere una preoccupazione di tutti i milanesi che hanno a cuore la dignità, la libertà e la giustizia.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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