Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sono passati più di 60 anni, ma la storia del nostro confine orientale continua ad assomigliare a un campo di battaglia, dove affermare interessi politici molto contingenti e poco nobili. È questa la morale di quanto avvenuto oggi in Consiglio regionale, con l’approvazione, da parte del centrodestra e del Partito democratico, della proposta di legge di An, che stanzia 100mila euro per iniziative finalizzate alla “affermazione dei valori del ricordo del martirio e dell’esodo giuliano-dalmata” e rivolte in particolare alle scuole.
Beninteso, il problema non è certo che vengano stanziati dei fondi, in aggiunta a quelli della legge nazionale n. 92/2004, per far conoscere alle giovani generazioni la verità storica, per troppi decenni rimossa, sulle Foibe e sui crimini subiti dalle popolazioni civili italiane. Ma è inaccettabile, da ogni punto di vista, che si usino le Foibe per tentare di cancellare dalla memoria collettiva i crimini di guerra delle truppe di occupazione italiane nei territori jugoslavi.
Riteniamo grave che l’Aula consiliare non abbia voluto accogliere nemmeno uno dei sei emendamenti dei consiglieri di Rifondazione, PdCI e Sd, poiché essi proponevano semplicemente di promuovere anche la conoscenza di quanto accaduto sotto l’occupazione imposta dal regime fascista di Mussolini nel periodo ’41-‘43.
I giovani di oggi sono piuttosto a digiuno di storia e conoscono poco non soltanto la vicenda delle Foibe e dell’esodo dei giuliano-dalmati, ma altresì quella dell’occupazione italiana. Infatti, quanti sanno dei progetti italiani di pulizia etnica e della conseguente deportazione di decine di migliaia di sloveni? Chi sa dire oggi cos’era il campo di concentramento italiano di Arbe, sulle coste dalmate, dove venivano rinchiuse a migliaia intere famiglie, bambini compresi, e dove il tasso di mortalità degli internati raggiungeva il 19%? E chi si ricorda che nessun criminale di guerra italiano è mai stato processato né in patria, né davanti ai tribunali internazionali, perché i governi del dopoguerra avevano sistematicamente rifiutato di dare seguito alle richieste sia del governo jugoslavo, sia di quelli alleati?
La storia non può essere raccontata soltanto a metà, perché così fa comodo. La storia e le storie devono essere raccontante integralmente, non certo per giustificare dei crimini, che sono sempre e comunque ingiustificabili, bensì per comprendere quello che è successo e dunque contribuire affinché non succeda mai più.
Oggi è stata persa un’occasione, perché qualcuno era più interessato ad accreditare ancora una volta la balla degli “Italiani, brava gente”, assolvendo, strada facendo, il regime fascista. Non è così che si rende giustizia alla memoria delle vittime delle Foibe e che si costruisce una coscienza democratica. Così si inquina soltanto la memoria e il nostro futuro.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
L’amministrazione regionale lombarda dovrà licenziare 20 dirigenti. È questa la conseguenza immediata della sentenza della terza sezione del Tar della Lombardia, depositata il 17 gennaio scorso, anche se sarebbe meglio dire che tutto ciò è conseguenza della superbia dei governanti lombardi.
Infatti, il concorso annullato ora dal Tar era già contestatissimo nel 2006. Non solo vi fu una nostra interpellanza in merito, che ottenne una risposta piuttosto liquidatoria, ma diversi candidati e lavoratori sollevarono da subito dei serissimi dubbi e protestarono. D’altra parte, il motivo dell’illegittimità era piuttosto palese, cioè la mancata pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, come invece prevede la legge.
Ciononostante, l’amministrazione regionale procedette lo stesso all’assunzione dei 20 dirigenti, inserendo tuttavia nel loro contratto di lavoro una clausola curiosa. Cioè, in caso di annullamento del concorso il rapporto di lavoro si sarebbe risolto automaticamente e senza preavviso.
Illuminante, peraltro, l’autodifesa di Regione Lombardia in sede di giudizio, secondo la quale era sufficiente la pubblicazione del bando sul Burl, in base all’articolo 117 della Costituzione. Argomentazione, ovviamente, respinta dal Tar, poiché la pubblicazione sul solo bollettino regionale esclude a priori la partecipazione al concorso dei cittadini italiani non residenti in Lombardia.
Rieccoci, quindi, alla “opzione preferenziale per i lombardi”, che nel caso specifico, guarda a caso, restringe anzitutto la platea dei possibili candidati.
Oggi abbiamo depositato un’ulteriore interpellanza, sollecitando la Giunta regionale ad adeguarsi immediatamente alla sentenza del Tar, anche in considerazione del fatto che nel frattempo sono stati banditi altri concorsi con le medesime modalità. Ma soprattutto chiediamo al governo regionale di smetterla di confondere l’amministrazione con la lotta politica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare il testo dell’interpellanza
Articolo di Luciano Muhlbauer (Prc), B. Storti (PdCI) e A. Squassina (Sd), pubblicato su il Manifesto del 18 genn. 2008 (pag. Milano)
Forse è per i troppi anni passati alla guida della Regione, forse è per la concezione privatistica della cosa pubblica che ha sempre contraddistinto Formigoni, ma quanto sta accadendo in queste ore negli uffici regionali è di una gravità inaudita.
Infatti, con una comunicazione interna, indirizzata a tutti i dirigenti dell’amministrazione e degli enti strumentali, il segretario generale, Sanese, su indicazione del Presidente Formigoni, invita formalmente a firmare e a far firmare ai lavoratori un appello pubblico di solidarietà al Papa e di condanna delle critiche alla sua presenza all’Università La Sapienza di Roma.
Beninteso, non contestiamo il diritto di chiunque, qualsiasi sia il suo luogo di lavoro, di esprimere liberamente la sua opinione e di invitare altri a sostenere le sue tesi. E non ci interessa nemmeno, in questa sede, entrare nel merito delle tante, troppe strumentalizzazioni della vicenda romana.
Quello che invece non solo contestiamo, ma riteniamo un vero e proprio abuso istituzionale, è che un Presidente di Regione utilizzi la pubblica amministrazione per fare propaganda politica e che eserciti pressioni sul personale, la cui indipendenza è garanzia per i cittadini, perché sottoscriva i suoi appelli.
Invitiamo i dirigenti regionali ad astenersi da ogni forma di pressione e proselitismo politico nei confronti dei lavoratori e chiediamo al Presidente Formigoni di sospendere immediatamente questa campagna interna. Cl sarà pure cosa sua, ma la Regione è di tutti e tutte.
Allo stesso tempo, esprimiamo la nostra totale contrarietà alla decisione della Giunta Formigoni di portare il gonfalone della Regione Lombardia al meeting organizzato dalla gerarchia ecclesiastica domenica prossima in piazza San Pietro, a Roma.
Siamo sempre stati garantisti e continuiamo ad esserlo cocciutamente, anche nel caso di indagati di quella parte politica che sembra voler costruire le sue fortune politiche sulla criminalizzazione preventiva e sommaria di intere categorie di persone, dai rom fino ai consumatori di sostanze stupefacenti. Ma oggi, stare in silenzio e fare finta di nulla di fronte al fatto che due dei cinque indagati per gli incarichi d’oro al Comune di Milano siano consiglieri regionali in carica, sarebbe politicamente irresponsabile.
La questione non è discutere se siano o meno colpevoli, poiché questo compito spetta alla magistratura e non certo alla politica, bensì stigmatizzare il fatto che in Consiglio regionale si sta delineando una vera e propria questione morale, specie dalle parti del partito di maggioranza relativa.
Non ci riferiamo tanto alla frivolezza con la quale la maggioranza formigoniana spesso tratta queste questioni, come è accaduto nel caso di Massimo Guarischi. Infatti, il consigliere di Forza Italia era stato ricandidato, nel “listino del Presidente”, e dunque rieletto nel 2005, nonostante fosse già condannato in primo grado per corruzione, e sospeso soltanto pochi mesi fa in seguito alla conferma della sentenza in appello.
E la questione principale non è nemmeno l’aumento del numero degli indagati nel gruppo di Forza Italia, poiché Borghini e Bonetti Baroggi sono stati preceduti, soltanto poche settimane fa, dal consigliere regionale Gianluca Rinaldin, indagato per concorso in corruzione nel comasco.
No, il vero problema che deve porsi la politica è il fatto, quasi del tutto ignorato, che sia Borghini, che Bonetti Baroggi non sono indagati per vicende legate all’esercizio delle loro funzioni, bensì per attività svolte per conto di terzi, cioè del Sindaco di Milano. In altre parole, ambedue incassavano le laute indennità da consiglieri regionali, ma poi lavoravano a Palazzo Marino, dove, inoltre, percepivano stipendi pubblici ancora più sostanziosi: 280mila euro il primo e 140mila il secondo.
Ebbene, questa vicenda evidenzia un malcostume sempre più drammatico, cioè che diversi consiglieri della maggioranza sembrano considerare il Consiglio una mera fonte di reddito e non un’assemblea legislativa. Insomma, le leggi le scriva pure Formigoni, mentre io mi dedico ai miei affari.
A noi pare che tutto questo si chiami questione morale. Lasciamo fare ai magistrati il loro lavoro, ma alla maggioranza e, in particolare, a Forza Italia chiediamo oggi che pronunci parole chiare e che produca atti conseguenti, nell’interesse dell’istituzione e nel rispetto dei cittadini.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
I capigruppo di Ds-Ulivo, Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani in Consiglio regionale, dopo aver appreso di lettere inviate dai legali del Presidente del Consiglio Ettore Adalberto Albertoni ai consiglieri regionali Giuseppe Civati (Ds-Ulivo) e Luciano Muhlbauer (Prc), dichiarano la propria sorpresa e il proprio disappunto.
Le missive degli avvocati seguono la vicenda della conferenza stampa sul volume “Storia della Lombardia a fumetti”, promosso, acquistato e poi distribuito dal Consiglio regionale lombardo in diecimila copie a studenti della scuola elementare e media.
“Riteniamo che il presidente Albertoni compia un errore di stile e di merito - dichiarano con una nota congiunta Giuseppe Benigni, Mario Agostinelli, Carlo Monguzzi e Bebo Storti -. Opporre alla legittima critica politica gli studi legali, con la minaccia di procedere in tribunale, significa svilire la dialettica consiliare e implicitamente tentare di imbrigliarla con strumenti extrapolitici. Siamo sorpresi del fatto che questa iniziativa sia assunta dal presidente dell’assemblea, cioè colui che è preposto alla tutela delle prerogative e delle libertà dei consiglieri eletti. Riteniamo pertanto indispensabile che il presidente Albertoni riporti la questione nell’ambito che le è proprio, ovvero il dibattito politico consiliare, e rinunci a strumenti legali, francamente poco opportuni e fuori luogo”.
dichiarazione congiunta di Benigni (Ds-Ulivo), Agostinelli (Prc), Monguzzi (Verdi) E Storti (PdCI)
Sul bilancio di attività propria del Consiglio regionale, quest’anno, contrariamente a una prassi che ha sempre visto il voto favorevole anche delle opposizioni, la sinistra si è astenuta.
Lo abbiamo fatto in segno di protesta contro la pubblicazione e la distribuzione del volume Storia della Lombardia a fumetti, che contiene non solo errori e strafalcioni, ma vere e proprie falsificazioni dei fatti e che è stata realizzata con un finanziamento posto a carico del bilancio consiliare.
Si tratta di una questione di merito da portare in evidenza anche dentro le istituzioni dove operiamo e non solo all’attenzione dell’opinione pubblica. Di fronte alla spesa per un libro che attribuisce provocatoriamente al movimento operaio e studentesco le stragi fasciste di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, infangando la memoria storica e offendendo il ricordo delle vittime e i loro parenti, va ribadito il ruolo straordinario che la classe operaia e il movimento democratico - cittadini, studenti, lavoratori - hanno svolto anche in Lombardia per le riforme, il rinnovamento della politica, la crescita culturale e della coscienza civile.
Abbiamo già denunciato l’evidente operazione di revisionismo storico, ancor più grave perché destinata a circolare nelle scuole e nelle biblioteche come strumento di formazione dei nostri giovani. Oggi vogliamo segnalare l’incongruità di un bilancio che ne ha contemplato la copertura economica, mentre torniamo a chiedere con forza il ritiro della pubblicazione.
dichiarazione congiunta di Muhlbauer, Agostinelli, O. Squassina (Prc), Monguzzi, Saponaro (Verdi), A. Squassina (Ds) e Storti (Pdci)
Si fermi la distribuzione nelle scuole di quel volume, che contiene gravi travisamenti della realtà storica, e lo si ritiri dalle biblioteche scolastiche. Il volume è quella “Storia della Lombardia a fumetti” che il Consiglio regionale ha promosso, acquistato e contribuito a diffondere, e la richiesta di fermarne la distribuzione viene dai consiglieri dell’opposizione Giuseppe Civati e Arturo Squassina (Ds-Ulivo), Luciano Muhlbauer (PRC), Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro (Verdi), che in merito hanno firmato una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Ettore Adalberto Albertoni. La lettera denuncia alcune lacune e alcuni errori macroscopici contenuti nel testo, che è destinato agli studenti delle scuole elementari e medie. In particolare si denuncia l’assenza della figura di Giuseppe Garibaldi e della vicenda dell’unificazione d’Italia, la dimenticanza di un pur grandissimo lombardo come Alessandro Manzoni e il grave travisamento dei fatti rispetto agli anni ’60 e ’70, fino all’attribuzione delle stragi fasciste di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia al movimento operaio e studentesco.
“È nostra opinione – scrivono i consiglieri nella lettera - che il Consiglio non debba diffondere nelle scuole un’opera così approssimativa e che le prossime e auspicabili iniziative di promozione culturale della regione, della sua storia ed identità, anche in relazione alla stagione statutaria, debbano essere poste su più solide basi scientifiche e attentamente valutate dal Consiglio stesso, nell’interesse dell’Istituzione e degli stessi destinatari: i cittadini lombardi”.
comunicato stampa
qui sotto puoi scaricare la lettera
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 30 giugno 2007
Federalismo e Sussidiarietà sono le due bandiere della Lombardia di Formigoni. Nella vulgata ufficiale il primo servirebbe per dare maggior efficienza alla spesa pubblica italiana, mentre la seconda garantirebbe il coinvolgimento nella gestione della res pubblica della società civile e degli enti locali.
La realtà concreta della Lombardia, tuttavia, ci insegna che dietro il fumo della propaganda si cela l’arrosto di ben altri interessi e progetti. In altre parole, federalismo significa semplicemente riuscire ad accaparrarsi più poteri e risorse possibili, a scapito dello Stato e degli enti locali e con somma non curanza degli squilibri territoriali e sociali, e la sussidiarietà si traduce in un banale trasferimento di risorse e funzioni pubbliche in mani private.
Per farci capire meglio, è sufficiente vedere cosa succede in Regione Lombardia in queste settimane. Il 19 giugno scorso, il Consiglio regionale ha approvato –con la benevola astensione dell’Ulivo- una proposta di legge al Parlamento sul federalismo fiscale che propone di trattenere nelle regioni gran parte degli introiti fiscali. Ma il segno politico dell’operazione si esplicita maggiormente se consideriamo la brillante idea che il fondo perequativo nazionale sia gestito in maniera “orizzontale”; cioè saranno le regioni che alimentano il fondo, vale a dire quelle ricche, a deciderne l’uso. Insomma, funzionerebbe un po’ come il Fondo Monetario e così ci troveremmo con un Presidente della Lombardia che spiega al suo collega calabrese dove e cosa tagliare.
Ma arriviamo al secondo esempio, forse meno conosciuto, ma sicuramente più concreto e pericoloso. In questi giorni, in Commissione VII del Consiglio regionale, è entrato nel vivo la discussione del progetto di legge formigoniano sul “sistema educativo di istruzione e formazione”, che di fatto punta a rilanciare la riforma Moratti in salsa padana, codificando il doppio canale e l’avviamento precoce al lavoro, nonché definendo un sistema pubblico-privato basato sulla piena equiparazione.
Com’è ovvio, la mossa di Formigoni si basa sulla pretesa di poter esercitare unilateralmente le competenze concorrenti elencate dal pasticciato Titolo V della Costituzione. E, tanto per ribadire il concetto, a fine maggio la Regione ha impugnato alla Corte Costituzionale l’articolo 13 del decreto Bersani, che riattribuisce allo Stato la competenza sugli istituti tecnici e professionali.
Ma Formigoni non si limita a invadere l’ambito di competenze statali, bensì agisce a tutto campo. L’ultima sorpresa è arrivata pochi giorni fa, con una modifica della proposta di legge che prevede di abrogare tutte le leggi regionali esistenti in materia (diritto allo studio, edilizia scolastica ecc.), ad esclusione –ovviamente- della normativa sul buono scuola, che ogni anni trasferisce decine di milioni di euro dal bilancio regionale alla scuola privata. Un autentico colpo di mano, che spazza via non soltanto regole e procedure, ma anche funzioni e competenze degli enti locali, per attribuire tutti i poteri decisionali direttamente alla Giunta regionale.
Insomma, da una parte, Formigoni cerca di sottrarre competenze e funzioni allo Stato e agli enti locali per istituire presso la sua corte una specie di Ministero regionale dell’istruzione e, dall’altra, muove un attacco frontale alla scuola pubblica e laica. Appunto, Federalismo e Sussidiarietà.
L’esperienza concreta ci dice molto di più su quel federalismo che va tanto di moda, ahinoi anche dalle parti del Partito Democratico, che non mille convegni e discussioni. Qui non si tratta di un po’ ingegneria istituzionale per rendere più moderna ed efficiente la macchina pubblica, bensì di percorrere la via delle regioni per smantellare l’universalità dei diritti e il welfare, assegnando strada facendo un crescente potere ai Presidenti delle Regioni, sempre più simili a dei moderni principi. Forse, tutto questo è accettabile e auspicabile per i liberal che si trovano al Lingotto, ma sicuramente non lo può essere per la sinistra.
Il presidente Formigoni si è vantato con la stampa di aver ridotto il personale dell’amministrazione regionale da oltre 4.000 a 3.000 unità. Peccato però che si dimentichi di dire che questi lavoratori “mancanti” continuino ad essere pagati dal contribuente lombardo.
Infatti si tratta di centinaia di lavoratori dei Centri di formazione professionale passati dalla Regione alle Province, di un altro nutrito gruppo di lavoratori trasferiti dal Pirellone all’ARPA - ente strumentale di Regione Lombardia - e di molti lavoratori precari dipendenti di varie cooperative che lavorano direttamente per l’amministrazione regionale.
Insomma, non di riduzione di personale si tratta bensì di trasferimenti e di esternalizzazioni.
Invece di fare il gioco delle tre carte sul numero dei dipendenti, Formigoni farebbe meglio a spiegare ai cittadini lombardi quanti soldi pubblici spende il sistema regionale lombardo per le consulenze e per le iniziative di comunicazione del Presidente.
Inoltre dovrebbe ricordarsi che alla fine del 2005 è stato aumentato il livello massimo di retribuzione per i direttori centrali della Regione che prima era fissato al “misero” livello di dirigente generale di ASL. Oppure potrebbe ricordare che il bilancio regionale ha stanziato mezzo miliardo di euro per il nuovo palazzo di vetro della Regione, contestualmente alla riduzione del 75% delle spese per la manutenzione e la costruzione di case popolari.
E’ davvero irritante che un argomento serio come quello del costo della politica venga ridotto a puro terreno di demagogia da parte del Presidente della più importante regione italiana.
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi in Regione è stato presentato il progetto di legge “Contributo alla competitività e all'innovazione della Pubblica Amministrazione lombarda attraverso l'utilizzo di formati aperti e FLOSS per la gestione dei dati elettronici”, 13 articoli firmati trasversalmente da 19 consiglieri per portare anche in Lombardia l’innovazione e la competitività dei formati aperti e del software libero.
“In Lombardia vengono spese decine di milioni di euro ogni anno per il software –ha detto Saponaro, consigliere dei Verdi e primo firmatario–. Questa legge offre l’opportunità di risparmiare molti soldi e nello stesso tempo innovare e migliorare la competitività. I milioni di euro risparmiati si potrebbero investire in programmi software elaborati da piccole, medie e grandi imprese lombarde invece di darli a gruppi monopolisti oltre oceano. E la Pubblica Amministrazione potrebbe dare perenne accessibilità ai suoi dati, maggiore sicurezza dai virus e garantire la privacy e al riservatezza nella gestione di dati sensibili”.
Solo vantaggi dunque sul lato pratico attraverso l’impiego dei formati aperti nella gestione di dati nelle pubbliche amministrazioni, senza contare l’immenso valore che la legge rivestirebbe, una volta approvata, nella diffusione del sapere libero da brevetti, uno strumento superato, inventato nello scorso millennio per proteggere le invenzioni meccaniche.
“Il software libero ha cessato di essere cosa per ‘smanettoni’ – ha detto Luciano Muhlbauer, consigliere di Rifondazione Comunista tra i firmatari del pdl – ed è oggi pienamente competitivo con quello dei grandi monopolisti internazionali. Sarebbe perciò irresponsabile non adottarlo nella pubblica amministrazione, non solo per risparmiare, ma altresì per riacquistare il pieno controllo sulle informazioni sensibili da essa gestite.”
Dello stesso parere anche il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, secondo il quale “Questa legge fa risparmiare, innova e rende partecipi i cittadini. Quindi – aggiunge - non vedo perchè la Regione Lombardia non dovrebbe approvarla in un minuto”.
“In un momento in cui i costi e gli sprechi degli enti pubblici sono considerati intollerabili dai cittadini – aggiunge il consigliere della Margherita Luca Gaffuri -questa nostra proposta di legge comune rappresenta un segnale importante per una gestione più efficiente e più competitiva del sistema lombardo. I soldi risparmiati saranno investiti nell’innovazione”.
“L’Italia –conclude Saponaro– è il quarto paese nel mondo per la produzione di software libero, ma agli ultimi posti per l’utilizzo dello stesso nella PA. L’augurio dunque è che i liberali che siedono in consiglio regionale non si lascino distrarre dalle pressioni di pochi monopolisti e comprendano le potenzialità innovatrici della Lombardia”.
Hanno firmato il progetto di legge:
Marcello Saponaro (Verdi), Silvia Ferretto Clementi (A.N.), Luciano Muhlbauer (P.R.C.), Osvaldo Squassina (P.R.C.), Carlo Monguzzi (Verdi), Stefano Zamponi (I.D.V.), Alberto Storti (P.D.C.I.), Mario Agostinelli (P.R.C.), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Giuseppe Civati (D.S.), Riccardo Sarfatti (L’unione Lombarda), Francesco Prina (Margherita – Uniti nell’Ulivo), Maria Grazia Fabrizio (Margherita – Uniti nell’ulivo), Luca Gaffuri (Margherita – Uniti nell’ulivo), Carlo Spreafico (Margherita – Uniti nell’Ulivo ), Marco Cipriano (D.S.), Ardemia Oriani (D.S.), Stefano Tosi (D.S.), Gianfranco Concordati (Uniti nell'Ulivo)
Comunicato stampa
qui puoi scaricare il testo del progetto di legge
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