Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dopo il riuscito presidio di sabato 1 novembre nel centro di Bollate (Mi), il locale comitato antifascista, costituitosi contro l’apertura del centro neonazista “Skinhouse”, ha organizzato una manifestazione per sabato 22 novembre. Appuntamento alle ore 14.30 alla stazione di Bollate. Se non avete altri impegni e se abitate nel milanese, partecipate!
Vi segnalo che il Comitato antifascista di Bollate ha aperto un sito in rete (www.comitatonoskinhouse.com), dove potete trovare il volantino di indizione del corteo e altre info utili.
di lucmu (del 24/11/2008, in Sanità, linkato 1323 volte)
L’Assessore regionale alla Sanità, Bresciani, intervenga sull’Ospedale Niguarda di Milano per sospendere il trasferimento del reparto di cardiologia pediatrica, prevista per inizio gennaio, e convochi urgentemente un incontro con il Comitato genitori e con i professionisti. Questo è quanto chiedono cinque Consiglieri regionali della sinistra - Muhlbauer (Prc), Agostinelli (Prc), Squassina O. (Prc), Squassina A. (Sd) e Monguzzi (Verdi) - con l’interpellanza presentata oggi.
Infatti, nel quadro del piano di riorganizzazione del Niguarda, la direzione sanitaria prevede di chiudere l’attuale reparto di cardiologia pediatrica (Struttura Complessa di Cardiologia Pediatrica – Sccp), parte del Dipartimento Cardiologico, per trasferire le sue attività a quello Materno-Infantile. Un’operazione fatta in nome della razionalizzazione economica e apparentemente di buon senso, ma che ha suscitato molta preoccupazione sia tra il personale medico, che tra i genitori dei bambini cardiopatici.
Una preoccupazione più che fondata, poiché la cardiologia pediatrica è una disciplina ad alta specializzazione e intensità di assistenza e la grande maggioranza dei ricoveri è dovuta a interventi chirurgici o procedure di cardiologia interventistica. Non è dunque un caso che la Sccp faccia parte del Dipartimento Cardiologico e non certo della pediatria generale, caratterizzata invece da un livello di intensità di cura medio-basso.
Sulla vicenda eravamo già intervenuti nel giugno scorso con una prima interpellanza, ma la risposta dell’Assessore, consistente essenzialmente in una relazione del direttore generale del Niguarda, dott. Cannatelli, è per molti versi lacunosa e superficiale e completamente reticente rispetto a un quesito centrale: cioè, in che misura il ridimensionamento delle erogazioni del Niguarda andrà a favorire quelle di alcune strutture sanitarie private, come ad esempio il reparto di cardiologia pediatrica dell’Irccs Policlinico di San Donato?
Insomma, le domande senza risposte sono francamente troppe. Ecco perché riteniamo sia imprescindibile che l’Assessore si faccia carico della questione, promuovendo in prima persona una verifica dell’impatto della chiusura della Sccp sui livelli di assistenza, acquisendo le opinioni e considerazioni di genitori e medici e, ovviamente, sospendendo nel frattempo lo smantellamento del reparto di cardiologia pediatrica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Qui sotto puoi scaricare il testo della nuova interpellanza e la risposta dell’Assessore a quella precedente. Per la prima interpellanza vedi invece il post su questo blog del 16 giugno 2008.
Nella seduta del Consiglio comunale di Buccinasco di stasera il Sindaco Loris Cereda ha formalmente comunicato l’annullamento del convegno dedicato a Julius Evola e previsto per giovedì 27 novembre (vedi post su questo blog del 20/11). Una piccola vittoria per quanti a Buccinasco e non solo si erano opposti a questo scempio e una buona notizia per tutti quanti, visti i tempi che corrono. Comunque sia, l’Anpi e le varie realtà politiche e sociali di Buccinasco confermano il presidio antifascista di mercoledì 26 novembre, alle ore 18.00, davanti al Municipio, considerate la gravità dell’accaduto e l’intenzione del Sindaco, proclamata stasera, di voler in futuro ritentare di omaggiare Evola a nome e a spese del Comune.
Qui di seguito il comunicato ufficiale del Comune di Buccinasco con il quale il Sindaco Cereda annuncia l’annullamento del convegno (penso si commenti da solo…):
“Buccinasco (24 novembre 2007) - A seguito delle polemiche insorte nei giorni scorsi, delle segnalazioni di possibili disordini e della lettera del Prefetto di Milano che, con queste parole "l'eco mediatica delle proteste, alimentata anche dal clima di contestazione contro la riforma scolastica e ai tagli all'università che in questi giorni attraversa il Paese, lascia presumere possibili turbative all'ordine pubblico da parte delle frange radicali provenienti anche da fuori Comune" caldeggia l'Amministrazione a riflettere sui possibili disordini che l'iniziativa potrebbe far insorgere, la Giunta di Buccinasco ha deciso di rimandare il convegno sul pensiero filosofico di Julius Evola programmato per giovedì 27 novembre p.v.
Così commenta il Sindaco Loris Cereda: "Il senso di responsabilità che governa sempre le nostre decisioni ci spinge a rinviare questa serata filosofica. La nostra intenzione, era tenere il tutto al di fuori della politica, ma ciò non è stato possibile. Ha cominciato l'ANPI, subito seguita dal PD di Buccinasco, poi dal centro-sinistra della provincia di Milano, fino al Consigliere regionale Muhlbauer che con la frase 'il Sindaco di Buccinasco annulli immediatamente il convegno revisionista e risparmi a Buccinasco questa vergogna. Altrimenti ognuno si assuma le sue responsabilità' ci ha, a tutti gli effetti, minacciati. Il polverone politico rischiava di portare nella nostra città eventi non controllabili. Non ho potuto fare altro, quindi, che prendere buona nota della segnalazione del Prefetto. Tutto sommato chi voleva negare il diritto di esistenza al pensiero di Julius Evola, con questa montatura, gli ha fatto la più grande pubblicità. Comunque non finisce qui. Questa è una questione di democrazia e, la lotta per la democrazia e per la libertà di pensiero, è una battaglia che non vogliamo perdere. Stiamo valutando come riproporre la serata, magari in un contesto televisivo".
280 milioni di euro in sette anni e altri 45 milioni già messi in bilancio per il 2009. Beneficiari esclusivi di questa pioggia di denaro pubblico sono le scuole private, ma anche le famiglie lombarde benestanti: in 3.000 dichiarano al fisco un reddito tra 100 e 200mila euro e ricevono lo stesso un sussidio regionale. E mentre molte scuole pubbliche cadono a pezzi, la Regione storna 4,5 milioni di euro dai fondi per l'edilizia scolastica per finanziare la costruzione di una nuova scuola privata.
Queste sono solo alcune delle inquietanti realtà che emergono dal dossier “Quelli che la crisi non la pagano”, contenente l'inchiesta del Gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista sul finanziamento pubblico della scuola privata in Lombardia e da oggi gratuitamente a disposizione dei cittadini.
Regista dell'operazione di drenaggio di risorse pubbliche verso interessi privati è il Presidente Formigoni, che da tre lustri governa la Lombardia, ma il conto lo pagano i contribuenti, i cui figli frequentano in 9 casi su 10 la scuola pubblica. Il quadro che esce dalla nostra inchiesta è disarmante, preoccupante e scandaloso, poiché colpisce non soltanto per l’esorbitante entità del finanziamento, ma anche per il sistema di regole differenziato e discriminatorio.
Per l’anno scolastico 2007/08 sono stati erogati dalla Regione oltre 45 milioni di euro per il buono scuola, cioè il sussidio regionale che rimborsa parte delle rette scolastiche. Dei 64mila studenti lombardi beneficiari del sussidio, il 99% frequenta un istituto privato e questi assorbono il 99,63% del finanziamento totale. Così facendo, ormai il 70% degli studenti lombardi che frequentano le scuole private usufruisce del sussidio pubblico (nel 2001/02 era il 58%).
E per avere quel sussidio non bisogna essere né meritevoli, né economicamente svantaggiati. Infatti, non ci sono criteri di merito e il coefficiente Isee -il riccometro- utilizzato in questo caso dalla Regione è talmente elastico, da distribuire allegramente sussidi pubblici a famiglie benestanti. Incredibile ma vero: soltanto il 28% di questi 45 milioni di euro è stato assegnato a famiglie che dichiarano al fisco un reddito annuo inferiore a 30mila euro. Tutto il resto è andato a famiglie con redditi superiori, tra cui ben 3.000 con un reddito dichiarato tra 100 e 200mila euro!
Ma appunto, le regole non sono uguali per tutti. E così, i 970mila studenti della scuola pubblica e le loro famiglie devono accontentarsi delle briciole (8,5 milioni di euro per il diritto allo studio) e per averne qualcuna devono pure dimostrare di essere meritevoli ed economicamente svantaggiati. Morale: l’investimento pro capite della Regione è di 700 euro per ogni studente delle private e nemmeno di 8 euro per quelli delle pubbliche.
Le cose non vanno diversamente nemmeno nell’edilizia scolastica. Infatti, dal 2007 il governo regionale può destinare fino al 25% del finanziamento complessivo alla scuola privata. E così capita che, mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi, una fondazione legata a Cl ottiene un contributo regionale di 4,5 milioni di euro per costruire una scuola nuova di zecca.
Insomma, siamo di fronte a una gigantesca operazione di drenaggio di denaro pubblico ad alcuni interessi privati. E pur di privilegiare la scuola privata ogni mezzo sembra essere lecito, compreso erogare un sussidio pubblico a famiglie benestanti, mentre tutte le altre devono arrangiarsi, e finanziare la costruzione di nuove scuole private, mentre quelle pubbliche non riescono nemmeno ad ottenere le messe in sicurezza.
Loro lo chiamano riforma, noi scandalo. Giudicate voi
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
QUI SOTTO PUOI SCARICARE IL DOSSIER “QUELLI CHE LA CRISI NON LA PAGANO” IN VERSIONE PDF. IL SUO UTILIZZO E LA SUA DIFFUSIONE SONO LIBERI.
Oggi la nostra regione ha raccolto i primi frutti avvelenati seminati dal nuovo Statuto della Lombardia: con un atto di arroganza politica e istituzionale Formigoni ha avocato a sé tutte le nomine nei consigli d’amministrazione degli enti controllati dalla Regione.
Infatti, il nuovo Statuto, approvato otto mesi fa con un voto bipartisan Centrodestra-Pd, aveva certificato la realtà del presidenzialismo sui generis e squilibrato vigente dalle nostre parti, prevedendo dunque che anche le nomine negli enti, aziende, agenzie e soggetti partecipati dalla Regione non fossero più competenza dell’assemblea legislativa, bensì della sola Giunta.
Ma si sa, la fame viene mangiando, e così il governo regionale ha pensato bene di forzare nella seduta di oggi l’approvazione di un provvedimento che traducesse questo principio statutario in legge, senza peraltro attendere la ridefinizione complessiva della normativa sulle nomine. Un atto di arroganza talmente palese che la richiesta preliminare dell’opposizione di non procedere alla discussione è stata respinta, nel segreto dell’urna, per un solo voto: 34 a 34.
Oggi Formigoni e Cl si sono portati a casa un bel regalo di natale, cioè poter nominare nei consigli d’amministrazione degli enti regionali chi vogliono senza più fastidiose discussioni e votazioni nel Consiglio e annessa pubblicità. Un pessima giornata invece per il Consiglio, ridotto a una corte del principe, e per i cittadini lombardi, che dovranno rinunciare a un’ulteriore fetta di trasparenza.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 03/12/2008, in Casa, linkato 1055 volte)
Oggi la Commissione V del Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il pacchetto di modifiche a diverse leggi regionali relative all’edilizia residenziale pubblica, che verrà dunque discusso e votato in Aula il 18 o 19 dicembre. Il Prc, come anche il resto dell’opposizione, ha espresso voto contrario.
Abbiamo votato contro con decisione perché si tratta di un provvedimento sbagliato non solo nel merito, ma anche per la direzione di marcia che indica. Qualora venisse approvato in Aula così com’è, saremmo di fronte a un sostanziale disimpegno di Regione Lombardia nei confronti dei ceti sociali più deboli, proprio quando la crisi inizia a picchiare duro.
Non solo la più volte annunciata “riforma” delle Aler si è tradotta in una banale operazione di accentramento di potere nelle mani della Giunta regionale, con l’estromissione dai CdA dei rappresentanti degli enti locali e con l’esautorazione del Consiglio regionale per quanto riguarda la nomina dei presidenti delle Aler, ma l‘attesa riforma della contestatissima l.r. 27, responsabile dell’aumento generalizzato dei canoni d’affitto nelle case popolari, si è risolta in un pannicello caldo che cambia poco per pochi.
E come se non bastasse con una norma capestro si ripropone una visione pericolosa e rovesciata del tanto declamato “mix sociale”. Infatti, qualora applicata, la nuova norma non porterà tanto a una maggior disponibilità di alloggi sociali, bensì a un’ulteriore erosione dell’offerta pubblica rivolta ai ceti più deboli. In altre parole, invece di favorire l’insediamento di lavoratori e ceti meno abbienti nelle nuove zone residenziali, si procede all’esatto contrario, installando alloggi a canone convenzionato, molto più oneroso di quello sociale, nelle attuali zone popolari.
Da parte nostra siamo determinati a condurre una battaglia emendativa per modificare sostanzialmente questo provvedimento, ricercando la massima unità possibile di tutte le forze dell’opposizione. Al contempo, auspichiamo che le due settimane che ci dividono dalla discussione in Aula possano portare qualche riflessione anche nelle fila della maggioranza.
Questo non è il tempo di scaricare la crisi sui lavoratori e sulle famiglie più deboli, ma di assumere il sostegno alle fasce sociali meno abbienti come bussola dell’azione istituzionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo completo del Pdl n. 342, così come approvato in Commissione V
C’era una volta la fiera degli Oh bej! Oh bej!, ma oggi sembra sia rimasto soltanto un campo di battaglia. Altro che atmosfera natalizia e tradizioni meneghine: da due giorni la zona del mercatino è presidiata militarmente, il traffico è in tilt e persino gli ingressi della città vengono monitorati. È la guerra di Riccardo De Corato, da lui sognata ed evocata per anni e che ora si è tristemente materializzata.
Eppure, al più antico dei mercatini milanesi gli “abusivi” ci sono sempre stati. Da decenni, alle bancarelle ufficiali si affiancavano quelle non autorizzate e i milanesi le hanno sempre visitate entrambe, in perfetto stile bipartisan. Anzi, qualche volta trovi quello che cerchi proprio su una bancarella non autorizzata di qualche ingegnoso artigiano.
Certo, gli anni passano e gli Oh bej! Oh bej! sono stati pure spostati dal loro luogo originario alla più spaziosa piazza Castello. E quindi, inevitabilmente, è aumentato anche il numero di potenziali espositori, tra autorizzati, quelli che l’autorizzazione non l’hanno ottenuta e quelli che non l’hanno nemmeno chiesta. Insomma, un problema c’è sicuramente, ma è di organizzazione e di progettualità, non certo di ordine pubblico.
Tutto questo non sembra però interessare agli amministratori milanesi, ormai ostaggi volontari della visione manichea della città del Vicesindaco, che riduce qualsiasi cosa e problema a una questione di polizia. Non c’è dunque da stupirsi che a Milano ogni anno si inizi a ragionare sulla gestione degli Oh bej! Oh bej! cinque minuti prima di mezzanotte e che non ci sia mai un guizzo di creatività e intraprendenza tra un anno e l’altro, cercando di ripensare il mercatino alla luce della realtà.
Il triste spettacolo di questi giorni e di queste ore è in buona parte responsabilità degli amministratori milanesi e della loro mancanza di idee e iniziativa. E non aiutano certamente le trovate penose di altri notabili della politica meneghina, come quella di Penati, che non ha esitato a sfidare il ridicolo, proponendo di schierare l’esercito contro alcune bancarelle.
Non possiamo che appellarci ancora una volta agli amministratori della città e ai responsabili dell’ordine pubblico perché facciano prevalere, sebbene in extremis, il buon senso, aprendo un canale di dialogo e risparmiando ai milanesi la vergogna di un mercatino natalizio in stato d’assedio.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Aprileonline.info il 5 dicembre 2008
La crisi non è uguale per tutti e nemmeno i tagli alla scuola. È questo l'inequivocabile messaggio che oggi viene ribadito con forza e sfacciataggine dal governo con la decisione di ripristinare i fondi per la sola scuola privata.
E' stato infatti sufficiente che il responsabile per la scuola della Cei, il massimo organismo dei vescovi italiani, cioè monsignor Stenco, minacciasse la mobilitazione degli istituti cattolici per ottenere, quasi in tempo reale, un emendamento governativo alla Finanziaria che ripristina i fondi alle private. Niente tagli dunque alla formazione privata.
E quella pubblica? Ebbene, tutto come prima: confermati gli 8 miliardi di tagli. Mesi di cortei, scioperi, lezioni all'aperto, occupazioni da parte di centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e genitori della scuola pubblica non sono stati sufficienti per far cambiare idea all'esecutivo di centrodestra.
Due pesi e due misure. Non è che ci stupiamo, anche se fa un po' specie quando te lo sbattono in faccia come se fosse la cosa più normale del mondo. E, beninteso, non ce l'abbiamo nemmeno particolarmente con la scuola cattolica, poiché pensiamo che l'Assemblea costituente abbia fatto bene a scrivere all'articolo 33 della Costituzione che "enti e privati hanno il diritto a istituire scuole ed istituti di educazione", ma anche ad aggiungere subito dopo "senza oneri per lo Stato".
E su questo punto la Cei non la dice tutta, quando lamenta che in fondo lo Stato devolve alla formazione privata soltanto l'equivalente dello 0,1% delle risorse che destina a quella pubblica, perché si dimentica di ricordare che le scuole private godono anche di altre risorse pubbliche, a volte persino più cospicue di quelle provenienti dallo Stato centrale.
Questo è sicuramente il caso di Regione Lombardia, che negli ultimi sette anni ha girato alle strutture private lombarde la bellezza 282 milioni di euro mediante il cosiddetto buono scuola, arrivando così a coprire con un sussidio pubblico il 70% del totale di studenti delle private della regione. E il finanziamento a pioggia continuerà, nonostante la crisi, perché sono già messi in bilancio altri 45 milioni per il 2009. E ci fermiamo qui, anche se ci sarebbe altro ancora, come i milioni di euro stornati dai fondi per l'edilizia scolastica per finanziare la costruzione di nuove scuole private.
Insomma, la Cei e altri gestori di istituti privati non hanno poi tanto da lamentarsi. In realtà, polemizzare con i vescovi non porta lontano, perché il tasto dolente non è la Conferenza episcopale o il Vaticano, che non fanno che difendere i propri interessi, bensì una classe dirigente politica che pensa che la scuola pubblica e laica sia da ridimensionare e destrutturare, per fare posto a un modello privatistico e mercantile. E quindi, massima disponibilità verso il privato, in versione confessionale o laica, e massima intransigenza verso quanti rivendicano una riqualificazione della scuola pubblica. Due pesi e due misure, appunto.
E che questo sia la questione dirimente lo dimostra quanto sta accadendo negli ultimi mesi. Non ci sono soltanto i tagli, ma anche le misure per la privatizzazione più o meno forzata del sistema d'istruzione. Per le Università pubbliche la possibilità di trasformazione in fondazioni di diritto privato è già legge, grazie alla famigerata 133, mentre per le scuole la medesima possibilità è prevista in un ddl presentato in Parlamento dall'On. Aprea.
E così, l'odierno golden goal realizzato dalla Cei si sta già trasformando in una ripresa dell'offensiva da parte dei privatizzatori più spinti, tanto che un gruppo di deputati di Forza Italia, guidati dall'uomo di Formigoni a Roma, cioè il vicepresidente della Camera Lupi, ha immediatamente chiesto che ora si attui il "programma di governo, in merito alla libertà di scelta e alla parità scolastica", cioè la proposta Aprea.
Quanto successo oggi non è quindi un semplice atto di subalternità alle gerarchie ecclesiastiche, ma corrisponde a una visione più generale che anima la cosiddetta "riforma" della scuola pubblica, con tutto il suo corollario di interessi particolari e spesso inconfessabili.
Una ragione in più, insomma, per rilanciare la mobilitazione nel paese e per investire nella riuscita dello sciopero generale del 12 dicembre.
Un colpo al cerchio e uno alla botte, con l’aggiunta della solita arroganza del potere formigoniano. Questo è quanto accaduto oggi nella Commissione VII del Consiglio regionale, che ha approvato con i soli voti del centrodestra una proposta di legge collegata alla legge Finanziaria, ma che in realtà va a modificare la contestata legge regionale sull’istruzione n. 19/2007.
Così, da un lato, il governo regionale rimuove almeno parzialmente le palesi illegittimità di quella legge, da noi denunciate sin dall’inizio, al fine di evitare l’annunciato giudizio negativo della Corte Costituzionale. Infatti, talmente macroscopiche sono le violazioni che nemmeno il governo amico di Berlusconi se l’è sentita di ritirare l’impugnativa del Governo Prodi, costringendo dunque Formigoni alla retromarcia.
Ma, dall’altro lato, con un atto degno dei furbetti del quartiere, la Giunta regionale ha approfittato della circostanza per infilare nella l.r. 19 anche una nuova norma che non c’entra nulla e che istituisce un nuovo albo regionale, istituzionalizzando i fondi per le attività di “eccellenza”, finora corrisposti in via sperimentale. D’ora in avanti si chiamerà “Lombardia eccellente” e si tratta di finanziamenti destinati a “valorizzare e sostenere l’eccellenza in ambito educativo e formativo”.
Ebbene, non siamo certamente contrari a discutere dell’argomento, ma - ahinoi - è proprio la discussione che è stata impedita. Miracoli del trucco del “collegato”, dove prevale il principio dell’urgenza e non quello del confronto e della trasparenza. E quindi anche le consuete audizioni con le parti sociali e altre realtà interessate sono state sacrificate e sostituite con un frettoloso scambio di posta elettronica. Chissà perché? Forse perché tutti gli interpellati, dalla Cgil a Confindustria, hanno espresso il loro stupore di fronte all’introduzione della nuova norma?
Oggi Rifondazione, insieme a tutta l’opposizione, ha chiesto in Commissione lo stralcio della norma su “Lombardia eccellente”, poiché non sussistevano i requisiti d’urgenza, per ritornare invece a un iter legislativo normale e trasparente. Ma niente da fare, l’Assessore Rossoni voleva il voto senza discussioni e i commissari di centrodestra l’hanno accontentato.
E così, settimana prossima il Consiglio regionale sarà chiamato a votare a scatola chiusa un provvedimento, il Pdl n. 352, che istituirà “Lombardia eccellente” e produrrà nuovi finanziamenti e un nuovo albo regionale, senza regole definite e senza controllo indipendente. Infatti, farà tutto l’Assessorato: l’individuazione dei progetti finanziabili, l’accesso all’albo, le regole del gioco e pure il controllo.
In Aula ci batteremo ancora una volta per lo stralcio di questa norma e perché venga ristabilito un metodo trasparente, oltre a regole certe. E auspichiamo che in quella occasione anche qualche consigliere della maggioranza ritrovi un po’ di autonomia, invece di adeguarsi semplicemente ai diktat di Comunione e Liberazione.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il Pdl n. 352
Eliminare i vistosi e scandalosi privilegi nell’assegnazione di fondi regionali alle scuole private e recuperare così almeno 25 milioni di euro da destinare all’edilizia scolastica. È questa la proposta contenuta in un ordine del giorno presentato dall’opposizione –a firma dei Consiglieri Muhlbauer (Prc), Squassina (Sd), Valmaggi (Pd), Zamponi (IdV) e Monguzzi (Verdi) – in occasione della sessione di bilancio del Consiglio regionale.
Infatti, Regione Lombardia non soltanto spende ogni anno ingenti quantità di denaro pubblico per la scuola privata, ma soprattutto lo fa utilizzando delle regole fatte su misura. È questa la spiegazione dell’incredibile fatto che la Regione eroga tutti gli anni, attraverso il meccanismo del “buono scuola”, ora ridenominato “dote per la libertà di scelta”, dei sussidi regionali a delle famiglie benestanti.
Tanto per capirci, nell’anno scolastico 2007/08 sono stati spesi 45 milioni di euro per i “buoni scuola” e soltanto il 28% di questa somma è andata a famiglie che dichiarano al fisco un reddito annuo inferiore a 30mila euro. Tutto il resto, cioè quasi i due terzi, è andato a famiglie con redditi più alti, tra le quali troviamo ben 3.000 con un reddito annuo che si colloca tra 100 e 198mila euro.
Tutto ciò è possibile, appunto, grazie al principio dei due pesi e delle due misure. Nel caso del “buono scuola”, infatti, il tipo di Isee (il riccometro) utilizzato è unico nel suo genere.
Anzitutto, a differenza di quanto avviene normalmente, esso non prevede la rilevazione della situazione patrimoniale, sia mobiliare che immobiliare. In secondo luogo, il tetto massimo di “reddito Isee” per poter accedere al “buono” è straordinariamente generoso: 46.597 euro. Basti qui ricordare che il tetto massimo previsto dalla stessa Regione nel caso del sostegno alle famiglie degli studenti della scuola pubblica è invece di 15.458 euro!
Infine, va ricordato che per accedere al “buono” non è nemmeno richiesto il famoso merito, solitamente sbandierato ai quattro venti dal centrodestra, mentre se uno studente della pubblica intende richiedere l’assegno di studio deve dimostrare non soltanto di essere economicamente svantaggiato, ma altresì meritevole.
Noi non siamo d’accordo con il finanziamento pubblico alla scuola privata e pensiamo che i soldi di tutti debbano servire per riqualificare la scuola di tutti, ma oggi e qui non è questo il problema che poniamo. Chiediamo semplicemente al Consiglio regionale di ristabilire un minimo di equità e trasparenza, applicando alla minoranza che frequenta la scuola privata le stesse regole che valgono per la maggioranza che frequenta la scuola pubblica.
Cioè, chiediamo di fare un po’ di igiene politica, abolendo i privilegi e il sussidio pubblico ai benestanti, per limitarlo soltanto a chi ne ha davvero bisogno, e soprattutto risparmiando così almeno 25 milioni di euro, che noi riteniamo vadano destinati all’edilizia scolastica.
Ovviamente, e lo chiede un secondo ordine del giorno, va posto fine anche all’oscenità dello storno di denaro dai fondi regionali per l’edilizia scolastica per finanziare la costruzione di nuove scuole private, com’è successo questo anno a Crema, a favore della Fondazione Charis, guarda a caso di area Comunione e Liberazione.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo integrale dei due Ordini del Giorno citati
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