Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Venerdì 14 settembre ci sono nel milanese due appuntamenti importanti, ai quali vi invito a partecipare. Il primo, è il presidio per ricordare "Abba" Abdoul Guibre, ammazzato a sprangate quattro anni fa a causa del colore della sua pelle. Il secondo, è l’incontro pubblico organizzato dal presidio operaio della Jabil, a sostegno della loro lotta. Si tratta di due iniziative apparentemente diverse, che di per sé forse tendono a rivolgersi a persone diverse, ma che in fondo parlano dello stesso ordine di problemi, cioè del paese che c’è e del paese che, invece, vorremmo, dove il razzismo la xenofobia siano banditi e dove il lavoro, i lavoratori e i diritti vengano prima dei profitti, dei bilanci e dei privilegi.
 
Ebbene, eccovi le coordinate delle iniziative:
 
Alle ore 19.00, a Milano, in via Zuretti (ang. v. Zuccoli), il luogo dove Abba, allora 19enne, venne assassinato il 14 settembre 2008, ci sarà un presidio. Dicevano che fu ucciso perché aveva rubato dei biscotti, ma in realtà, a spiegare la micidiale violenza che rubò la vita ad Abba non erano tanto i biscotti o qualche “futile motivo”, concetto un po’ troppo comodo, bensì il fatto che il giovane di Cernusco sul Naviglio avesse la pelle nera. E in quell’epoca, che ora sembra così lontana, anche se sono passati soltanto quattro anni, a Milano c’era un brutto clima, consapevolmente e cinicamente fomentato da chi, sedendo ai vertici delle istituzioni locali, indicava sempre e comunque lo straniero, l’immigrato, il clandestino eccetera come causa di ogni male.
Quei tempi ora sembrano lontani, fortunatamente, ma attenzione, la crisi picchia e la destra è sempre in agguato (Grecia e “Alba Dorata” docet) e se dimentichiamo di ricordare, se smettiamo di costruire anticorpi, allora quei tempi possano anche tornare, forse peggio di prima… E poi, ora le seconde e terze generazioni sono cresciute eppure, ottenere la cittadinanza del paese dove sono sempre state, cioè il loro paese, sembra ancora un privilegio e non un diritto o, semplicemente, un atto di buon senso.
Per saperne di più sul presidio, che questo anno comprenderà anche la proiezione di film, e sulle altre iniziative in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Abba, visita la pagina Abba Vive. Cittadinanza x tutti, miseria x nessuno.
 
Alle ore 20.30, nel Centro Civico di Cassano d’Adda, in v. Dante 4, inizia l’incontro pubblico “Il lavoro e il presidio Jabil: un’esperienza di lotta in continua evoluzione”. Ci saranno lavoratori e delegati del presidio, rappresentanti dei Comuni della zona, lavoratori di altre realtà e, auspico, molte persone che vogliono portare la solidarietà alla lotta operaia della Jabil di Cassina de’ Pecchi.
L’assemblea sarà un momento di solidarietà, ma anche di conoscenza della situazione dopo il fallito blitz del 27 luglio scorso, quando la proprietà tentò con la forza di asportare materiali e macchinari e, quindi, di smantellare il presidio operaio. Cioè, si tratta di fare il punto della situazione, ma soprattutto di rafforzare ed estendere il sostegno alla lotta, perché ci sono gli impegni del Ministero, che però vanno tradotti in pratica –e questo difficilmente accadrà spontaneamente-, e poi c’è anche la drammatica situazione della Nokia Siemens Networks di Cassina (di cui la Jabil è una cessione di ramo d’azienda), che a luglio aveva annunciato licenziamenti di massa.
Insomma, detto brutalmente, si tratta non tanto di chiacchierare, ma di confrontarsi sul da farsi. E l’incontro di Cassano è una buona occasione per farlo.
 
Ci vediamo venerdì, spero.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Il centrodestra regionale preferisce il degrado e lo spaccio alle attività sociali e culturali di un gruppo di giovani? Una domanda apparentemente assurda, visto che parliamo di amministratori pubblici, ma che purtroppo si fa molto concreta di fronte alle strane e ripetute pressioni su Prefetto e Questore perché procedano con urgenza allo sgombero del “Lambretta” di piazza Ferravilla, a Milano.
Già, perché a giudicare dalle insistenze del Presidente dell’Aler Milano, Loris Zaffra, e dell’Assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti, sembra quasi che le “villette” occupate dai giovani nell’aprile scorso rappresentino la quintessenza del problema casa a Milano. Invece, queste erano vuote prima e neanche oggi esistono progetti concreti di alcun tipo.
Ebbene sì, perché contrariamente a quello che sostengono gli esponenti regionali, non risulta dagli atti pubblici che gli immobili in questione siano stati venduti o che ci siano lavori di riqualificazione alle porte.
Dalla documentazione di Infrastrutture Lombarde S.p.A., la società a controllo regionale incaricata della “valorizzazione” degli immobili Aler del “Quartiere De Sarto”, si evince infatti quanto segue: 1) quasi tutti gli immobili (i civici: v. Andrea del Sarto 26/28 e 30/32, via Tiepolo 53/55, p.zza Ferravilla 11/13 e 15, v. Appollodoro 1, 3/5, 4 e 6) sono stati messi in vendita alla fine dell’anno scorso e l’asta pubblica, dopo vari rinvii, si è tenuta il 22 maggio scorso, senza esito positivo conosciuto; 2) un’altra parte degli immobili (i civici: v. del Sarto 20 e via Tiepolo 49-51) è oggetto di lavori di ristrutturazione,  in vista di Expo 2015, ed il relativo appalto è stato aggiudicato il 16 luglio scorso.
In altre parole, le villette attualmente occupate dai ragazzi, che si trovano in p.zza Ferravilla 11, non sono state vendute ed i lavori di riqualificazione riguardano altri immobili. Cioè, non vi è urgenza, né pregiudizio in relazione ad eventuali progetti di valorizzazione o riqualificazione. E allora, perché tutto questo accanimento, visto peraltro che i ragazzi del  Lambretta rappresentano nemmeno un problema di ordine pubblico?
Probabilmente la risposta è da cercarsi nel clima politico, in un centrodestra senza idee per Milano e in gravi difficoltà politiche e giudiziarie in Regione. Troppo forte pare dunque essere la tentazione di buttarla in caciara in casa dell’avversario Pisapia e, en passant, di far dimenticare che l’Aler, la cui sede milanese si trova a soli 200 metri, non si è nemmeno accorta che le villette abbandonate erano diventate un piccolo fortino dello spaccio.
D’accordo, occupare è illegale, ma non è forse preferibile, da ogni punto di vista, che nelle villette ci siano i ragazzi del Lambretta con le loro attività, piuttosto che lo spaccio e l’eroina? E non sarebbe meglio che l’assessore regionale e il presidente dell’Aler aprissero un confronto con il territorio, magari a partire dal Consiglio di Zona, per spiegare ai residenti cosa intendono fare con le villette, piuttosto che tirare per la giacchetta la Questura per fini poco trasparenti?
Da parte nostra auspichiamo che Questore e Prefetto sappiano resistere alle infondate ed improprie pressioni regionali ed esprimiamo la nostra solidarietà ai ragazzi e alle ragazze del Lambretta.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Caricati e malmenati dalla polizia su mandato della Regione, perché il Palazzo della Regione Lombardia, pur essendo un edificio e uno spazio pubblico, è stato dichiarato off limits per chiunque volesse criticare Roberto Formigoni. Questo è quanto successo incredibilmente oggi a Milano a centinaia di studenti medi.
Infatti, uno dei due cortei studenteschi che stamattina hanno attraversato la città in occasione della giornata nazionale di mobilitazione a difesa della scuola pubblica, cioè quello proveniente da P.ta Venezia, al quale si era poi aggiunta una parte dei manifestanti di Largo Cairoli, è stato fermato da un ingente schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa in via Melchiorre Gioia, angolo via Sassetti.
Quando oltre 500 studenti hanno tentato di proseguire lo stesso, in direzione via Sassetti, anche perché intendevano congiungersi con i lavoratori e le lavoratrici di Jabil e Nokia Siemens Networks in presidio davanti alla Regione, è scattata una violenta carica e diversi ragazzi e ragazze sono rimasti feriti e contusi.
I motivi per cui gli studenti volevano andare davanti alla Regione erano trasparenti e ampiamente pubblicizzati, nonché comunicati da tempo alle forze dell’ordine. Li ricordiamo soltanto per la cronaca, perché in democrazia non ci sarebbe bisogno, essendoci libertà di parola e di manifestazione: primo, la presidenza Formigoni si è sempre contraddistinta per i suoi attacchi alla scuola pubblica e per il finanziamento pubblico a quella privata e, secondo, gli studenti intendevano denunciare le forti pressioni del governo regionale per ottenere dalla Questura lo sgombero del “Lambretta”, cioè le villette Aler abbandonate e rifugio di spacciatori, che a primavera furono occupate e ripulite da un gruppo di studenti medi della zona Lambrate.
Ebbene, tutti sappiamo che il Presidente Formigoni non ama la critica e che si rifiuta persino di farsi fare delle domande dai magistrati che lo indagano per corruzione, ma che a Milano si arrivi addirittura al punto di far manganellare gli studenti medi perché Roberto Formigoni non gradisce vederli sotto i suoi uffici, cioè in quegli stessi spazi pubblici invece concessi allegramente a qualsiasi reality show che lo desideri, ci sembra francamente pazzesco, degradante e al di là di ogni regola democratica.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli studenti caricati e riteniamo necessario che a Milano venga ristabilito il diritto di manifestazione davanti alle sedi regionali, anche se ciò dispiace a Roberto Formigoni.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Articolo di Luciano Muhlbauer pubblicato su il Manifesto del 18 ottobre 2012
 
A Milano c’è un nuovo spazio sociale, il Lambretta. L’hanno chiamato così perché si trova nel quartiere Lambrate, dove sorgevano gli stabilimenti dell’Innocenti, produttore dell’omonimo scooter, ma di cui oggi è rimasta soltanto l’Innse, la fabbrica riportata in vita da un’esemplare lotta operaia. Probabilmente nessuno dei ragazzi, in larga parte studenti delle scuole della zona, che ad aprile occuparono gli immobili avrebbe mai pensato di diventare un caso politico, anzi, una cartina di tornasole del desolante livello di degrado morale raggiunto dal sistema di potere formigoniano.
D’altronde, prescindendo per un attimo da una certa politica, è davvero difficile vederci un caso. Quelle “villette”, infatti, erano abbandonate a se stesse e diventate rifugio di spacciatori, nonostante si trovassero soltanto a poche centinaia di metri dalla sede della proprietà, cioè l’Aler, l’ente regionale che gestisce il patrimonio edilizio residenziale. E non vi erano, né vi sono progetti di riqualificazione alle porte, visto che l’operazione di “valorizzazione”, cioè di vendita, di queste ex case popolari si era arenata, causa mancanza di offerte. E quindi, non sorprende neanche che i residenti della zona guardino al Lambretta con simpatia, piuttosto che con preoccupazione.
Ma purtroppo da una certa politica non possiamo prescindere e così, non appena i ragazzi e le ragazze avevano occupato, ripulito gli immobili e allontanato lo spaccio, Aler e Regione si sono svegliati e hanno iniziato ad inondare Prefetto e Questore di richieste di sgombero. In prima fila ad invocare il “ripristino della legalità” c’era l’Assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti. Sì, proprio lui, quello del voto di scambio con la ‘ndrangheta, dell’assunzione all’Aler della figlia del boss e dell’assegnazione di case popolari su indicazione delle cosche.
Ora Zambetti non c’è più, ma il Presidente dell’Aler Milano, Loris Zaffra, continua imperterrito sulla sua strada, sebbene molte delle sue affermazioni, come quella relativa ad imminenti lavori di ristrutturazione, si siano rilevate palesemente false. L’Aler, peraltro, dovrebbe spiegare tante cose, specie dopo la vicenda Zambetti e l’inquietante permeabilità mostrata dall’ente regionale.
E poi, non è nemmeno la prima volta che si addensano nubi sulla gestione dell’Aler. Ci sarebbero certe consulenze d’oro, come quella data ad Ugliola, l’architetto indagato per corruzione e accusatore dell’ex Presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, o le inchieste sull’Aler che coinvolgono gli ex An Romano La Russa e Marco Osnato oppure potremmo citare la vicenda dell’assegnazione di sedi a gruppi neonazisti.
Ma tutte queste cose non sembrano turbare più di tanto il sonno di Zaffra. Del resto, lui ne ha viste di tutti i colori, essendo un politico che aveva vissuto Tangentopoli da protagonista (nel senso che finì in manette, reo confesso, per tangenti), e comunque deve rispondere a chi lo ha voluto in quel posto, cioè agli uomini di Formigoni.
E rieccoci alla politica, alla cattiva politica beninteso, quella che dorme, o fa finta di dormire, se non è addirittura complice, quando corruzione e ‘ndrangheta dilagano, ma che all’improvviso si mette a sbraitare “legalità!” e “sgombero!” contro un gruppo di giovani e studenti che costruiscono attività e relazioni laddove prima c’era solo vuoto e degrado.
O forse è proprio questo il problema, cioè il fatto che esperienze come il Lambretta risultino insopportabili perché stanno dimostrando che non bisogna per forza scegliere tra la rassegnazione e la complicità, ma che c’è anche un’altra opzione, quella di rendersi autonomamente protagonisti, di farsi cittadinanza attiva, di costruire alternative e voglia di futuro dal basso. Già, esattamente alcune di quelle cose di cui la Lombardia ha urgente bisogno per uscire dalle macerie politiche e morali che 17 anni di formigonismo ci hanno consegnato.
 
 
di lucmu (del 23/10/2012, in Movimenti, linkato 1054 volte)
Lo sgombero del Lambretta è una vittoria della cattiva politica, quella che dorme quando corruzione e ‘ndrangheta si fanno largo, ma che poi non ci pensa un attimo a farsi paladino della legalità di fronte a un gruppo di giovani che occupano alcune villette vuote, se questo è di qualche utilità ai propri interessi di bottega.
Oggi la Regione ha finalmente ottenuto quello che voleva: un intervento di forza e un altro conflitto aperto in città da esibire nel teatrino della politica.
Oggi in piazza Ferravilla non è stata ristabilita la legalità, ma si è aperta formalmente la campagna elettorale del centrodestra in vista delle regionali.
Infatti, a nulla sono serviti gli inviti del Comune di Milano a soprassedere allo sgombero imminente e a cercare altre soluzioni, né ha cambiato le cose il fatto che le argomentazioni a favore dell’urgenza dello sgombero, avanzate negli ultimi mesi dall’ex Assessore regionale alla Casa, Zambetti, e dal Presidente dell’Aler, Zaffra, come la vendita degli immobili (in realtà arenata) o i lavori in vista di Expo (che invece riguardano altri immobili), si fossero rilevate palesemente false. E non ha modificato la situazione nemmeno il piccolo particolare che gli immobili occupati in aprile e poi ripuliti dai ragazzi erano precedentemente in stato di abbandono e rifugio di spacciatori, nonostante si trovassero a poche centinaia di metri dalla sede centrale dell’Aler.
No, troppo forti erano evidentemente le pressioni politiche sulla Questura da parte di Regione e Aler, alle quali di recente si sono aggiunte anche quelle del leghista Bolognini, Assessore provinciale alla Sicurezza, e del solito De Corato. E così, magari pensando di fare brodo con l’irruzione di ieri in Comune, che nulla c’entra con la vicenda del Lambretta, è scattato lo sgombero.
Da parte nostra esprimiamo la nostra solidarietà con i ragazzi e le ragazze del collettivo Lambretta e ci auguriamo fortemente che la loro esperienza di autogestione e partecipazione, che coinvolge molti studenti delle scuole della zona, possa continuare.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
per tenersi aggiornati sulle iniziative del e per il Lambretta vai su MilanoInMovimento
 
 
Colpirne sette per educarne migliaia. Sembra questa la logica con la quale stamattina, con un ritardo di oltre un mese, si è materializzata anche a Milano la coda velenosa della giornata di mobilitazione del 14 novembre. Infatti, sette studenti, tra cui tre minorenni, sono stati fatti oggetto di perquisizioni, denunce ed indagini da parte degli uomini della Questura.
Le ipotesi di reato contestate sono quelle classiche “da piazza” (resistenza a pubblico ufficiale, violenza, getto pericoloso di cose, porto abusivo di oggetti atti ad offendere, travisamento) e si riferiscono ai momenti di tensione tra manifestanti e polizia in corso Magenta, quando gli studenti, organizzati nell’ormai consueto book bloc, avevano cercato di forzare lo sbarramento delle forze dell’ordine che impediva al corteo di raggiungere gli uffici di rappresentanza dell’Unione Europea.
Il 14 novembre era stato un giorno importante, perché per prima volta si erano realizzati scioperi simultanei in diversi paesi europei contro le politiche dell’austerity. In Italia l’impegno sindacale era stato piuttosto modesto, ma in cambio le piazze erano state riempite dal protagonismo studentesco. Ci sono stati anche momenti di tensione e scontri e le polemiche sul comportamento delle forze dell’ordine, specie a Roma, dov’erano state riprese dalle telecamere mentre si esibivano in violenze gratuite contro giovani e giovanissimi, sono durate parecchi giorni. Ad un certo punto sembrava perfino possibile che anche in Italia, come già accade in praticamente tutti i paesi europei, si potesse finalmente dotare gli agenti dei reparti mobili con dei numeri identificativi.
Alla fine, ahinoi, il tutto è tornato alla triste normalità italiana. Cioè, la vicenda dei numeri identificativi è sparita dal dibattito pubblico, mentre sono rimasti i provvedimenti e le denunce contro gli studenti. E se qualcuno avesse avuto dei dubbi a questo proposito, eccovi i provvedimenti milanesi a scoppio ritardato di stamattina.
Orbene, non facciamo gli ingenui. Quando c’è tensione sociale e quando si scende in piazza ci possono essere anche momenti di scontro. È sempre stato così, figuriamoci se non è così in un periodo storico come quello attuale, quando un’intera generazione rischia di essere privata del proprio futuro.
Ma davvero non facciamo gli ingenui o i finti tonti, come ad esempio fa oggi il solito De Corato, che blatera di “gravi incidenti” e si congratula con la Questura per aver perquisito e denunciato dei minorenni. Gravi incidenti? Ma per favore! Allora cosa dovrebbe dire la giovane studentessa alla quale i reparti mobili hanno spaccato due dita in corso Magenta. O come la mettiamo con quell’agente della Digos, abbattuto sempre in corso Magenta con una manganellata dai colleghi celerini, in una sorta di regolamento di conti interno, ma poi probabilmente contato come ferito dai cattivi studenti?
No, qui non c’entrano i “gravi incidenti”, ma c’entra quella malsana idea che orienta sempre di più anche questo governo “tecnico”, cioè che il conflitto sociale vada affrontato non con la politica, non con risposte concrete, bensì con il manganello e con le denunce. O meglio, la politica c’è anche in questo approccio, come si è visto oggi, perché si scelgono sette ragazzi tra i tanti presenti nel corteo, per lanciare un messaggio a tutte quelle migliaia di altri ragazzi che in queste settimane hanno manifestato, occupato le scuole e, più in generale, semplicemente rifiutato di assistere passivamente al furto del loro futuro.
Esprimo la mia solidarietà ai sette ragazzi indagati e spero ardentemente che questa brutta esperienza non gli faccia passare la voglia di battersi per il cambiamento. Né a loro, né a nessun altro.
 
Luciano Muhlbauer
 
Per aggiornamenti sulla vicenda vai sul sito http://milanoinmovimento.com/
 
 
di lucmu (del 12/03/2013, in Movimenti, linkato 1334 volte)
Sabato 16 marzo saranno passati esattamente dieci anni da quella notte del 2003, quando Davide “Dax” Cesare, militante del centro sociale O.R.So., fu aggredito e ucciso da alcuni neofascisti. Una notte allucinante, una “notte nera”, iniziata con le lame di via Brioschi e terminata con l’incredibile violenza poliziesca all’ospedale San Paolo. Dieci anni dopo i compagni e le compagne di Dax e il movimento milanese lo ricordano con tre giorni di iniziative il 15, 16 e 17 marzo, al cui centro ci sarà il corteo nazionale di sabato 16 marzo (h. 15.00, in piazza XXIV Maggio). Ma la storia di Dax non riguarda soltanto familiari, amici, compagni e al massimo l’antagonismo milanese, anzi, la storia di Dax riguarda tutta la città. A distanza di dieci anni, infatti, Milano non ha ancora fatto i conti con quella notte. E penso sia ora che inizi a farli seriamente, che Milano provi a saldare il suo debito con Dax e con quanti e quante allora subirono violenza.
Per la tre giorni di iniziative del 15-16-17 marzo il sito di riferimento è http://daxvive.info/, per sapere cos’è successo il 16 marzo 2003, nel caso non lo sapeste, vi consiglio di leggere Dax, la storia, a cura di Milano in Movimento.
Qui di seguito, invece, trovate un mio ricordo, una mia riflessione, perché appunto penso che Milano abbia un debito da saldare, con Dax e con se stessa.
 
 
Milano è in debito con Dax
 
Milano è in debito con Dax e con tutti quelli e quelle che nella notte tra il 16 e 17 marzo 2003 subirono violenza, prima in via Brioschi e poi all’ospedale San Paolo. A distanza di dieci anni, infatti, Milano non ha ancora fatto i conti con quella nottata, con l’omicidio fascista di Davide Cesare e con l’ingiustificabile violenza poliziesca.
Beninteso, molti e molte sanno come sono andate le cose e conservano memoria, nel cuore o nelle lotte, ma sono comunque troppo pochi. Sono, siamo minoranza in una città dove a Dax, ai suoi familiari e ai suoi amici, sono stati per lunghi anni negati persino la memoria pubblica e quel minimo di rispetto che si è soliti riconoscere a chiunque sia stato assassinato. E non mi riferisco tanto e soltanto a una verità giudiziaria che non fa giustizia, che non restituisce la storia vera di quella notte, benché questa fosse nitidamente rintracciabile negli stessi atti processuali relativi al San Paolo, ma anche e soprattutto a quel militante e miserabile contrasto da parte dell’amministrazione comunale di centrodestra, specie del suo vicesindaco, contro ogni manifestazione pubblica di memoria.
Il risultato di tutto ciò è che oggi la maggioranza dei milanesi non sa nulla di Dax oppure che ricorda solo vagamente una storia che c’entra un fico secco con la realtà dei fatti, che parla di  una rissa davanti al bar finita male e poi di un’altra rissa ancora davanti a un ospedale, di gente che voleva trafugare un cadavere, di forze dell’ordine aggredite o cose del genere. Insomma, siamo dispiaciuti per il ragazzo, ma la politica non c’entra e, certo, però, questi centri sociali fanno sempre casino.
Un bel rovesciamento della realtà, un fulgido esempio di revisionismo storico in tempo reale, frutto non della spontaneità delle cose, ma di atti soggettivi e consapevoli di alcuni e di troppi silenzi di altri. E oggi, penso, sia necessario e giusto ricordare tutto ciò, perché i dieci anni che abbiamo alle spalle a Milano sono stati anche questo, cioè insulto, negazione, silenzio, arroganza, viltà e miseria del potere. È stato come voler uccidere Dax una seconda volta e il fatto che non ci siano riusciti non rappresenta in alcun modo un attenuante.
Frugo nella mia memoria e viene fuori quella che potremmo chiamare la guerra dei murales, combattuta tra il 2007 e il 2008. Poca cosa, potrebbe pensare qualcuno, invece no, almeno per me, perché in realtà si è trattata di guerra alla memoria. Ma andiamo con ordine.
Alla Darsena c’era un murale che ricordava Dax. Nulla di strano, era il suo quartiere, il Ticinese. Il murale non dava fastidio a nessuno e non c’era nemmeno un cantiere da aprire in quel posto, ma aveva un difetto: si vedeva bene. Era una specie di monito, perché significava che non si era disposti a dimenticare. E così, un bel giorno di inizio settembre del 2007 a Palazzo Marino decisero che questo murale non era ulteriormente tollerabile, che andava ristabilito il silenzio. Cioè, il Comune di Milano lo fece cancellare, ovviamente in nome del “decoro urbano”.
Sì, lo so, ora qualcuno dirà che la politica non c’entrava niente, che era normale che il Comune cancellasse murales e scritte. Invece no, anzi, nella prassi dell’allora Sindaco Moratti e, soprattutto, del suo vice De Corato il “decoro urbano” era molto selettivo. Ne sapeva qualcosa l’Anpi milanese, che proprio in quel periodo si rivolgeva ripetutamente al Comune per sollecitare, inutilmente, la cancellazione di scritte ingiuriose contro la Resistenza o inneggianti al fascismo. E poi, anche se fosse stato consuetudine cancellare scritte e murales, il decoro civile e morale avrebbe consigliato di rispettare la memoria di un ragazzo assassinato nel quartiere soltanto quattro anni prima.
E poi, va ricordato il clima di quegli anni, il bieco revisionismo storico che la faceva da padrone a Palazzo Marino, alimentato principalmente dalla voglia di rivincita degli ex missini, raccolti in An e capeggiati dal longevo vicesindaco De Corato, ma che coinvolgeva direttamente anche gli allora Sindaci berlusconiani, sia Gabriele Albertini che Letizia Moratti.
I murales che ricordavano giovani di sinistra ammazzati dai fascisti o dalle forze dell’ordine non li sopportavano proprio e, infatti, soltanto un mese dopo la cancellazione del murale di Dax sulla Darsena, in un’altra zona della città il Comune avrebbe fatto cancellare anche un murale dedicato a Carlo Giuliani. Ma successero fatti anche più gravi, dei quali voglio qui ricordare soltanto uno, anche perché le cicatrici di quella vicenda sono ancora ben visibili nel panorama cittadino.
Non vi è mai capitato di trovarvi in piazza Fontana in compagnia di conoscenti che, un po’ meravigliati, vi hanno chiesto “ma come mai ci sono due lapidi dedicate a Giuseppe Pinelli?”, con frasi simili, ma con significato chiaramente diverso. Già, perché ce ne sono due lì, una a firma “gli studenti e i democratici milanesi” che recita “Ucciso innocente nei locali della Questura di Milano” e l’altra, a firma del Comune di Milano, che recita invece “Innocente morto tragicamente nei locali della Questura di Milano”.
Ebbene, le cose andarono così: una notte di marzo del 2006, come i ladri di pollo e su ordine del Sindaco Albertini, gli uomini del Comune rimossero la lapide originaria, quella degli studenti e dei democratici, che si trovava lì dal 1976, e la sostituirono con una nuova, del Comune, che appunto raccontava un’altra verità. Per fortuna, la provocazione di Albertini non passò, ci fu una sana reazione e alcuni giorni più tardi, il 23 marzo, militanti anarchici e della sinistra milanese, ricollocarono la vecchia lapide, di cui esisteva un’altra copia, al suo posto. Da allora, appunto, in piazza Fontana ci sono due lapidi, quella giusta, che parla della verità storica e della memoria dei milanesi, e quell’altra, che parla della totale mancanza di rispetto e dell’assenza di spessore morale degli amministratori milanesi di allora.
Ma torniamo al murale di Dax sulla Darsena, la cui cancellazione si inserisce certamente in un quadro più generale, ma che tuttavia conserva una sua specificità, o meglio, una sua specifica miseria. Già, perché si può ben comprendere che i revisionisti, post-fascisti o berlusconiani che fossero, alzassero il tiro su vicende storiche che rappresentano momenti e fatti costituenti della memoria di un’intera nazione, come la Resistenza contro il nazifascismo o la strage di Piazza Fontana, ma perché prendersela così tanto con la memoria di Dax? Già, perché la vicenda del murale di Dax mica era finita lì.
Come già successe l’anno precedente nel caso della lapide di Pinelli, anche gli amici di Dax non fecero mancare la loro risposta e in occasione del quinto anniversario dell’omicidio di Davide il murale tornò sulla Darsena. Ovviamente, nessuno si faceva troppe illusioni sul comportamento del Comune e un po’ tutti si aspettavano che prima o poi De Corato avrebbe preso un’altra delle sue iniziative. Prima o poi sì, ma nessuno, almeno credo, si aspettava che il Comune avrebbe scelto la maniera più provocatoria possibile per cancellare il murale appena rifatto. Infatti, l’operazione “decoro urbano” scattò la mattina del 17 marzo 2008, cioè a poche ore dalla fine delle iniziative e mobilitazioni in ricordo di Dax e senza nemmeno fare finta di rispettare almeno il dolore dei familiari.
Ormai era chiaro, la memoria di Dax era diventato un obiettivo legittimo della guerra culturale ed ideologica degli ex missini. E, infatti, appena una settimana più tardi toccò anche a un altro nuovo murale che nel quartiere ricordava Dax, cioè quello di piazza Vetra. In quel caso, agli occhi degli ex-neo-post fascisti che popolavano l’amministrazione cittadina, c’era anche l’aggravante che il murale in questione non si limitava a ricordare Dax, ma comprendeva anche un omaggio al comandante partigiano Giovanni Pesce, deceduto nell’estate precedente.
Ma appunto, perché prendersela tanto con la memoria di Dax? In fondo, una qualsiasi amministrazione cittadina appena decente, anche se non amica, avrebbe potuto scegliere un’altra strada, versare qualche occasionale lacrima di circostanza e concedere qualche murale in qualche angolo della città. Invece no, hanno scelto la guerra, senza forse nemmeno accorgersi che così facendo si sono mostrati uomini e donne molto piccoli e insignificanti. Non credo che ci sia una risposta unica per spiegare questo comportamento, perché in tutto questo c’è sì la lotta per l’egemonia culturale, ma ci sono anche delle cose molto più banali e squallide, che tutti gli ex o i post non riescono a lavare, e ci sono, ovviamente, le complicità con i gruppi militanti dell’estremismo di destra, che si traducono in copertura politica o concessione di strutture pubbliche.
E poi, diciamoci la verità, in quegli anni non c’è stata soltanto l’ostilità delle destre, ma anche il troppo silenzio dall’altra parte. La battaglia per mantenere viva la memoria di Dax è stata spesso condotta da pochi e accompagnato dal silenzio o dall’indifferenza di molti. E anche questo fa parte del problema, perché i silenzi, le sottovalutazioni, il nascondere la testa sotto la sabbia si sarebbero poi riprodotti anche in altre occasioni ritenute evidentemente “scomode”, come nel caso dell’omicidio razzista di “Abba” Abdoul Guibre nel 2008.
La storia di Dax è una storia milanese. Il 16 marzo 2003 Davide Cesare non è caduto vittima di rissa, ma di un’aggressione fascista. Lui e chi era con lui non furono attaccati a caso, ma perché antifascisti. Al San Paolo non ci fu alcuna difesa da parte delle forze dell’ordine, bensì una violenza poliziesca ingiustificata e ingiustificabile, non dissimile da quella che vivemmo a Genova nel 2001. Questa è la verità che non solo il movimento conosce, ma che anche i fatti ci consegnano. Eppure, lunghi anni di negazioni, di riscritture, di cancellazioni e di silenzi, a volte complici, a volte solo ingenui, hanno fatto sì che questa verità sia oggi ignorata dalla maggioranza dei milanesi.
Credo sinceramente che dieci anni dopo sia giunto definitivamente il tempo che Milano saldi il suo debito con Dax, con la memoria e con chi ancora oggi è costretto a pagare il prezzo delle menzogne. Ed è una questione che riguarda tutti e tutte, istituzioni, stampa, forze organizzate, cittadinanza. È una questione che riguarda Milano.
 
di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 03/04/2013, in Movimenti, linkato 1124 volte)
A Milano un altro sgombero sta per arrivare, un altro spazio sociale rischia di essere chiuso con la forza. Stavolta tocca a Zam, quello di via Olgiati 12, quartiere Barona, una delle esperienze di movimento più feconde di questi anni.
Dicono che la proprietà, dopo anni di abbandono e incuria, abbia ora un qualche progetto immobiliare e quindi lo sgombero pare essere imminente. Questione di giorni o settimane, dicono.
ZAM, che sta per Zona Autonoma Milano, era nato il 29 gennaio 2011. Allora in via Olgiati al 12 c’era solo una delle tante aree dismesse della metropoli. Una volta vi si producevano affettatrici e bilance professionali, quelle della Avery Berkel, ma poi l’azienda chiuse e l’ex stabilimento rimase vuoto e abbandonato per lungo tempo. I ragazzi e le ragazze di Zam gli hanno ridato vita due anni fa, occupandolo e riempendolo di attività, culturali, politiche e altro ancora. Oggi c’è persino una palestra per l’arrampicata libera.
Zam, tra le tante cose, è stato anche il prodotto di una nuova generazione di attivisti di movimento, meno segnata delle sconfitte del passato di quelle precedenti e forse per questo più capace di curiosità e apertura. E non è un caso, credo, che attorno a Zam sia poi nato un piccolo network di realtà, animato spesso da giovani e giovanissimi.
Beninteso, a Milano non c’è solo Zam e dintorni, per fortuna ci sono anche altre realtà che producono attivismo sociale, politico e culturale, che animano spazi e luoghi, che praticano socialità e conflitto in un tempo che ci vorrebbe tutti e tutte disgregati e docili. Ma, appunto, a Milano c’è anche Zam e il suo dinamismo è stato senz’altro un valore aggiunto per la città e per l’insieme del movimento, al di là di ogni altra considerazione.
Non penso che l’idea di sgomberare Zam sia il frutto di una congiura politico-questurina, anche se una certa politica, da sempre allergica agli spazi sociali, sicuramente farà il tifo per le ruspe e per i manganelli. No, molto più banalmente, si vuole cancellare Zam per fare posto ad un affare immobiliare. Ma, in fondo, è politica anche questa, o forse persino di più.
Il vero problema è però un altro. Cioè, Milano saprà dire qualcosa o assisterà passivamente all’evolversi degli eventi? La città, la sua amministrazione, le forze politiche, sociali, civiche, associative eccetera penseranno si tratti di una vicenda di rilievo pubblico oppure la relegheranno nel regno del contenzioso tra privati?
Sono domande di cruciale importanza in una città, dove due anni fa una straordinaria voglia e volontà di cambiamento riuscì a porre fine al ventennale dominio delle destre e dove in campagna elettorale echeggiarono parole come “a Milano c’è spazio” oppure “Milano come Berlino”.
Beninteso, non è questione di uno spazio, ma degli spazi. E non è questione di bandi sì o bandi no, perché i bandi vanno benissimo, a patto di non scambiarli con il rimedio universale.
Comunque, oggi siamo soltanto agli inizi ed è appena partita la campagna di e per Zam. Ora occorre fare il primo passo, cioè prendere parola e posizione, magari soltanto facendo girare il materiale informativo, i comunicati (qui il video e il primo comunicato stampa di Zam: Stay Zam – I sogni non si sgomberano). Poi, a breve, dovrebbe arrivare anche un appello.
Per quanto mi riguarda, se non si fosse capito, sto dalla parte di Zam.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Ieri lunedì 8 aprile il Csa Vittoria di Milano ha subito un attentato incendiario. Per fortuna nessuno si è fatto male e i danni materiali al centro sociale sono limitati, ma la gravità dell’atto è sotto gli occhi di tutti. Allo stato nulla si sa circa la possibile identità dei responsabili. Tuttavia, tutti sappiamo dell’impegno e dell’attività del centro sociale a sostegno delle lotte degli operai delle cooperative di facchinaggio. Forse c’entra, forse no. Comunque sia, questi atti si realizzano contro chi fa le cose, contro chi dà fastidio al potente o prepotente di turno, e lo scopo è sempre quello dell’intimidazione. Per questo, mentre siamo impegnati nella campagna contro lo sgombero di un altro centro sociale milanese, lo Zam, è importante, anzi fondamentale non stare in silenzio e non lasciare da soli i compagni e le compagne del Vittoria. Esprimo tutta la mia solidarietà con il Csa Vittoria!
 
Luciano Muhlbauer
 
                      
Di seguito il comunicato del Csa Vittoria:
 
PROVOCAZIONI E REPRESSIONE NON CI FERMERANNO MAI!
 
Oggi lunedi 8 aprile abbiamo subito l'ennesima provocazione che per il pronto intervento di qualche abitante del quartiere non ha avuto conseguenze più gravi.
Sono state incendiate alcune bottiglie di liquido infiammabile che hanno danneggiato sciogliendolo una dei finestroni del nostro centro sociale.
Non sappiamo chi sia stato, se un fascista o un prezzolato dalla mafia delle cooperative. Certo è che questo atto provocatorio per noi si inserisce in un clima repressivo che sta particolarmente colpendo compagni e realtà impegnate sul terreno dello conflitto di classe al di fuori della compatibilità politica ed economica borghese.
Sabato infatti eravamo in corteo a Piacenza con centinaia di compagni e lavoratori in solidarietà con i 3 compagni, tra cui il coordinatore nazionale del SiCobas, a cui è stato comminato il divieto per 3 anni di entrare nel territorio piacentino dove sono situati i magazzini dell' Ikea e di altri hub strategici del comparto della logistica, siamo tutt'ora sotto processo per la lotta vincente ai magazzini della Bennet di Origgio del 2008, perchè il movimento di lotta che si è sviluppato in questi anni tra i lavoratori delle cooperative, ritrovando un protagonismo di classe, sta facendo sempre più paura ai padroni e ai loro servi di ogni razza.
Questa provocazione va inquadrata in questo contesto e, come già scrivevamo nel nostro appello alla partecipazione al corteo di Piacenza, la repressione è un elemento strutturale del dominio di classe, per cui ci interessa poco correre dietro al provocatore di turno.
 
Ma il modo migliore per rispondere è continuare sempre con maggior determinazione il percorso intrapreso mella prospettiva di una trasformazione rivoluzionaria dell'esistente.
 
i compagni e le compagne del C.s.a. Vittoria
 
Milano, 8 aprile 2013
 
 
Di seguito trovate l’appello pubblico “al quartiere, alla cittadinanza, agli amici e a tutti coloro che hanno attraversato e attraverseranno Zam” contro lo sgombero dello spazio sociale. L'appello è stato reso pubblico una settimana fa e le firme collettive e individuali raccolte fino ad oggi non sono poche, come potete vedere. Tuttavia non bastano ancora, così come non bastano le sole firme, peraltro. Vi invito pertanto a firmare, se non l'avete già fatto, e a far circolare l'appello tra i vostri contatti, milanesi e non, per far crescere l'opposizione allo sgombero di Zam e il sostegno al percorso dello spazio sociale.
Per aderire è sufficente mandare una mail all'indirizzo stayzam.milano@gmail.com, completo di nominativo e eventuale qualifica.
 
APPELLO - STAY ZAM, I NOSTRI SOGNI NON SI SGOMBERANO
 
Una casa accogliente munita di due palestre, un auditorium, due sale per concerti e incontri, due bar, tre palcoscenici, un ampio cortile, due uffici per riunioni e studio e la redazione di un portale web.
Dentro, decine di attività sportive a cui partecipano centinaia di persone, 160 m2 di pareti da arrampicata, oltre 200 concerti, oltre 100 appuntamenti culturali tra presentazioni di libri, dibattiti, cene a tema, proiezioni, spettacoli, un festival di cinema e documentari, un laboratorio teatrale e un laboratorio di hip hop.
Ma i numeri di questi due anni sono solo un pezzetto della storia e dell’essenza di Zam. Dietro ogni cifra si nascondono infatti la vitalità, le energie e l’entusiasmo di una comunità in continua evoluzione. Una comunità di giorno in giorno più ricca, composta da persone diverse per età, provenienza, professionalità, con un collante imprescindibile condiviso alla base: la volontà di immaginare, costruire e condividere una Milano che metta al centro i bisogni di chi la abita.
Una comunità che pianta le proprie radici nel terreno fertile e spietato di una metropoli ricca di contraddizioni sociali, economiche, culturali e politiche.
In soli due anni Zam ha reso migliore la vita delle tante persone che l’hanno attraversata, aprendo uno spazio fisico e sociale per giovani e meno giovani, sportivi, artisti e intellettuali.
In soli due anni Zam è stata luogo di espressione e campo base per centinaia di attività culturali, ricreative, politiche.
In soli due anni Zam ha generato, vissuto e trasformato i conflitti di questa città costruendo progettualità nuove, attraverso il linguaggio della parola e della musica, della danza e del teatro, del cibo e della politica nella metropoli.
Ora tutto questo è messo in discussione da uno sgombero che si profila ormai come imminente.
Noi pensiamo che questo non sia solo un problema o una disavventura privata. Anzi riguarda e investe la città e la interroga su quali siano stati e saranno gli spazi di agibilità per le esperienze sociali nella metropoli.
Qualcuno dirà “ormai ci sono i bandi perché non vi date una struttura formale e non partecipate?”; rispondiamo che questa dinamica, che per altre soggettività metropolitane può essere positiva, non parla minimamente delle conflittualità e delle tematiche dei soggetti autogestiti.
Per noi autonomia, indipendenza, autogestione, autorganizzazione non sono parole vuote da convegno sociologico accademico, che getta lo sguardo curioso e rapace sui fenomeni sociali, e nemmeno slogan con cui provare il brivido trasgressivo della ribellione post o tardo adolescenziale; per noi rivendicare questi valori fondativi, queste connotazioni irrinunciabili significa avere ben chiaro cosa siamo e cosa non siamo disposti a rinunciare ad essere.
Pensiamo che questa vicenda possa essere accolta come una sfida che ci viene lanciata e che rilanciamo come scommessa nella metropoli.
Esiste una possibilità di esistenza per gli spazi sociali che non significhi riduzione della propria autonomia e indipendenza ma che al contempo permetta una fuoriuscita da una dimensione di precarietà costante?
È una sfida che vogliamo raccogliere in tante e tanti.
Dentro e fuori le mura di via Olgiati dove tanto in questi 28 mesi è stato investito, Zam ha ancora tanti progetti in cantiere per questa città.
 
Per difendere, costruire e far crescere questo progetto, firma questo appello e porta le tue proposte venendo a trovarci di persona o scrivendo a: stayzam.milano@gmail.com
 
Stay Zam – i sogni non si sgomberano!
 
Promotori:
 
Zam – Zona Autonoma Milano
MilanoInMovimento
Collettivo Lambretta
Rete Studenti Milano
C.A.S.C.
Ambrosia
 
Adesioni Collettive

99 Posse
A.C.A.D. (associazione contro gli abusi in divisa)
ADL Milano e Provincia – Associazione sindacale Diritti Lavoratrici/Lavoratori
Agenzia X – casa editrice underground
Alba – soggetto Politico Nuovo – Nodo Metropolitano di Milano
Ambulatorio Medico Popolare
Arci Bitte
Assalti Frontali
Associazione Antifascista Dax 16marzo2003
Associazione Culturale Puntorosso
Associazione per non dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, Milano
Associazione “NonUnodiMeno”
Associazione “Quelli di Calusca”
Autaut357 – Genova
Casa dei Beni Comuni – Treviso
Casa delle Culture – Trieste
Cascina Autogestita Torchiera Senz’Acqua
Circolo Arci Liberate Barabba – Milano
Circolo Culturale Arci Area
Circolo di Rifondazione Comunista “A. Gramsci” del corsichese
Circolo Partito della Rifondazione comunista “A. Perucchini” zona 4 – Milano
collettivo pantera-sempre in lotta
Commissione Giovani Comunisti Milano
Consorzio del Pensiero Critico “CoLpEvoLI di SoGNaRe”
CS Arcadia Schio
CS Bocciodromo – Vicenza
Cs Crocevia – Alessandria
CS Rivolta – Marghera
CS Zapata Genova
CSA La Talpa e l’orologio Imperia
CSA Pacì Paciana
CSO Bruno Trento
CSO Pedro – Padova
FOA Boccaccio 003
Folletto 25603, Abbiategrasso (Mi)
giovani comunisti del corsichese
Insurgencia Project – Napoli – (Lab Occ Insurgencia, D.A.D.A.,Auditorium Carla e Valerio Verbano, Mezzocannone 12)
Kalafro
Katsushiro perso nel bosco, band
Laboratorio Morion – Venezia
Laboratorio Sociale – Alessandria
Leoncavallo S.P.A.
Libreria ShaKe Interno4 Milano
Memoria Antifascista Milano
MilanoX.eu
NdA press
No Expo – Milano
Partito della rifondazione comunista – Federazione provinciale di Milano
Piano Terra
Punkreas
Quarto Posto
Radio Onda D’Urto Milano
Reality Shock – Padova
Sale Docks – Venezia
San Precario Milano
SOS Fornace
STRASSE, Milano, performer
TrashMilano
UNK Sound – Writing/Trash Crew
VodkaVagina
 
Adesioni Individuali

Roberto Acerboni, Milano, PRC – Consigliere di zona 6
Vittorio Agnoletto, Milano, Medico
Checchino Antonini, Roma, Giornalista di Popoff Globalist e Liberazione
Dario Ballardini, Corsico, Consigliere comunale
Giansandro Barzaghi, Milano, Ex assessore provinciale istruzione
Lella Bellina, Milano, Fiom milano
Ivan Caccianiga, Corsico, Segretario prc del corsichese
Pino Cacucci, , Scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano
Federico Chendi, Milano, Consigliere zona 2 – sel
Leonardo Cribio, Milano, Capogruppo sinistra per Pisapia di zona 9
Massimo D’avolio, Rozzano, Consigliere regionale PD lombardia
Sandrone Dazieri, Milano, Scrittore
Michele De palma, , Fiom nazionale
Andrea Di stefano, Milano, Direttore di Valori
Daniele Farina, Milano, Deputato SEL
Luca Fazio, Milano, Giornalista Il manifesto
Domenico Finiguerra, , Ex – sindaco di cassinetta di lugagnano
Alex Foti, Milano, Editor MilanoX
Franco Fracassi, , Regista e giornalista di Popoff Globalist
Umberto Gay, Milano, Giornalista
Aldo Giannuli, Milano, Ricercatore universitario – università statale di Milano
Luca Gibillini, Milano, Consigliere comunale Milano – Sel
Roberto Giudici, Milano, Fiom milano
Graziano Gorla, Milano, Segretario della camera del lavoro di milano
Augusto Illuminati, , Decente universitario – università di Urbino
Valentina La terza, Milano, Arci milano
Maurizio Landini, , Segretario generale Fiom
Massimo Lauria, Milano, Regista e giornalista di Popoff Globalist
Emanuele Lazzarini, Milano, Consigliere comunale pd milano
Gigi Malabarba, Milano, Rivolta il debito
Ugo Mattei, , Professore di diritto internazionale comparato dell’Università della California a San Francisco
Mirko Mazzali, Milano, Avvocato e consigliere comunale indipendente di sel, presidente commissione sicurezza
Carlo Monguzzi, Milano, Consigliere comunale Pd presidente commissione Mobilità – Ambiente – Arredo Urbano – Verde
Maysa Moroni, Milano, Photoeditor
Luciano Muhlbauer, Milano, Ex consigliere regionale prc
Jacopo Nebdal, Milano, Consigliere zona 8 sel
Emanuele Patti, Milano, Presidente arci milano
Marco Philopat, Milano, Editore e scrittore
Andrea Quattrocicchi, Milano, Delegato sindacale RSU Provincia di Milano
Francesco Raparelli, Roma, Dottorato di ricerca – saggista
Giorgio Riolo, Milano, Giornalista
Basilio Rizzo, Milano,
Augusto Rocchi, Sesto san giovanni, Segreteria nazionale prc
Onorio Rosati, Milano, Consigliere Regionale Lombardia PD
Mirco Rota, segretario regionale lombardo Fiom
Giorgio Salvetti, Milano, Giornalista Il Manifesto
Marcello Scipioni, Milano, Segretario generale Fiom Milano
Anita Sonego, Milano, Capogruppo gruppo consiliare Sinistra per Pisapia Federazione della Sinistra comune di Milano
Junior Sprea, Milano, Musicista
Gigi Tarantola, Milano, Artista underground
Sara Valmaggi, Milano, PD – Vice presidente del consiglio regionale
Paolo Vari, Regista
, , , , ,
Rocco Acocella, Milano, Studente
Lidja Aiello, Cagliari, Pensionata
Lolli Airoldi, Milano,
Francesco carlo Albonetti, Milano, Studente liceale
Claudio Amartirari, Milano, Operatore sociale
Daniela Ambrosio, Milano, Giornalista
Annapaola Ammirati, Milano, Studentessa
Lavinia Anchora, Lecce, Studentessa
Laura Andena, ,
Mariacarla Andrisani, Milano, Studentessa
Angetix, , Blogger
Cristina Anzam, Como, Infermiera
Antonio Arpino, Brugherio, Infermiere
Alessandro Arrigoni, Londra, Dottorando presso il King’s College London
Matteo Arrigoni, Torino,
Sara Arrigoni, , Prekaria
Nicole Attanasio, , Educatrice
Dario Augello, Milano, Avvocato
Eleonora Bagarolo, Milano, Lavoratrice
Giacomo Baicchi, , Studente
Emilio Ballarè, Milano, Coordinamento provinciale sel milano
Rolando Ballerini, Milano, Redattore
Dario Bancolini, ,
Angelo Baracca, Firenze,
Michele Barbieri, ,
Beniamino Barenghi, Tradate, Lavoratore
Franco Barracchia, ,
Luisa Bassi, Milano, Impiegata
Simone Batistini, La spezia, Disoccupato
Ruggero Baudino, Treviglio,
Filippo Bazzoli, Milano, Rapper
Tania Becce, Milano, Studentessa universitaria
Antonella Bechi, ,
Raniero Bellarosa, ,
Fabio Bellavite, Milano, Fonico
Gabriele Bellegatta, , Fotografo
Bruno Belli, , Tatuatore
Sara Bellicini, , Studentessa
Fabio Bellin, ,
Gian giacomo angelo Belloli, Milano, Studente disoccupato
Paolo Belloni, Treviglio, Infermiere
Martina Beltrami, Milano, Studentessa
Roberta Beltramini, Milano, Designer
Charlotte Bercacier, Milano, Studentessa
Carlo Berti, Milano, Cameraman
Roberto Bertoglio, Milano,
Lucia Bertolini, ,
Davide Besa, Milano, Studente
Donatella Biancardi, ,
Carlo Biancardi, , Studente
Elisabetta Bianco, Milano, Studentessa
Beatrice Biliato, Milano, Redattrice della rivista Guerra e pace
Jessica Biondo, Catania,
Marina serena Bogatti, Milano, Futura biologa
Tom Boiannon, Casarsa, Carpentiere navale
Sabina Bologna, Milano,
Alessandra Bonanomi, Como, Studentessa
Claudio Bonavera, Milano, Rsa Fisac-Cgil Europ Assistance – Milano
Cecilia Bonavita, Milano,
Igor Bonazzoli, ,
Valeria Bonetti, Novara, Studentessa
Armando Bonfanti, Milano, Studente
Maddalena Bordin, Milano, Traduttrice spesso disoccupata
Andrea Borgatti, Milano, Studente
Marco Borrelli, Milano, Ingegnere
Walter Boscarello, Milano, Rete antifascista
Lorenzo Bosotti, Milano, Cuoco
Silvia Botti, , Giornalista
Sushea Bruno, Palermo, Studente
Alessandro Buda, Milano, Studente
Alessandro Buggin, Tradate, Studente
Valentina Bugli, , Sociologia
Elisabetta Busi, ,
Angela Cacini, Milano, Studentessa
Antonietta Calabrese, Milano, Insegnante
Andrea Calabresi, Milano,
Franco Calamida, ,
Fabio Calegari, Milano, Impiegato
Daniele Calzavara, Milano,
Antonio Camparelli, Bologna,
Elisa Candiani, Busto arsizio, Studentessa
Mida Cannarella, ,
Davide Capozzi, Milano,
Valentina Carnevali, Origgio, Studentessa
Alice Carri, Milano, Studente
Jeanine Carteau, Baranzate, Insegnante in pensione
Violante Casella, Milano, Studentessa
Ilaria Casetti, Milano, Project manager
Andrea Castano, Melegnano, Colletto bianco
Chiara Castellini, Milano, Studentessa
Daniela Castiglioni, Corsico, Impiegata
Lorenzo Cattaneo, Parabiago, Lavoratore
Alberto Cattoni, ,
Almasio Cavicchioli, Milano, Fotografo
Anna Ceccarello, Como, Studentessa
Giulio Cengia, ,
Cristina Ceruti, Sesto san giovanni,
Giulia Cervone, Milano, Studentessa
Francesca Champagne, Milano, Burlesque performer
Jonathan Chiesa, Milano, Tecnico sicurezza sul lavoro – giovani comunisti
Lorenzo Chiodo, Milano, Fiom lombardia
Chiara Ciccarella, Bergamo, Architetta
Sara Ciraolo, Rosato, Impiegata
Davide Colino, ,
Francesca Colli, Milano,
Alice Colombi, Milano, Studente
Mattia Colombo, , Studente
Riccardo Colombo, , Studente
Simone Colombo, Mariano, Studente
Alice Confalonieri, ,
Anna Congiu, Milano, Stylist
Lorenzo Corbella, Milano,
Andrea Corbetta, Venezia,
Laura Corradi, Reggio emilia,
Monica Corraini, Milano, Lavoratrice
Roberta Cortesi, Milano, Studentessa
Carlotta Cossutta, Milano, Dottoranda
Lorenzo Costa, Milano, Studente
Andrea Costariol, Cassano d’adda,
Francesco Cotichelli, ,
Giulia Crispino, Brugherio, Studentessa
Dario Cristini, ,
Paolo Cucchi, Abbiategrasso, Disoccupato
Valeria Cucinotta, Milano, Libera professionista
Alberto Cusimano, Monza, Studente
Miriam Cutrera, , Studentessa
Francesca Daidone, ,
Anna Dallocchio, Milano, Ex-insegnante
Elvira Dalosio, Milano, Studentessa
Rosa Dalosio, Milano, Pasticcera
Virginia Dascanio, Milano, Praticante avvocato
Federico De ambrosis, Milano, Docente di informatica
Francesca De isabella, Milano, Operatore video
Gregorio De luca, , Grafico video
Valentina De porcellinis, Milano,
Deborah De stefani, Milano,
Paolo Debellis, Milano,
Hanna simone Del vecchio, Milano, Redattore
Alessandro Delfanti, Milano, Professore precario università degli studi di milano
Andrea Delfino, , Studente
Francesco Demusso, ,
Alessandro Denini, Genova,
Ginevra Denini, Genova,
Paolo Denini, Genova,
Silvia Denini, Genova,
Nina Desgranges, Milano, Studentessa
Simona Devincentis, ,
Andrea Di clemente, ,
Marco Di germano, , Studente
Valentino Di luca, Milano, Impiegato
Andrea Di meo, Milano,
Carolina Di minno, Milano,
Soledad Di trani, Milano, Artigiana
Furio Dipoppa, Milano, Analista e programmatore
Eleonora Dolce, Varese, Studentessa
Annalisa Dordoni, Milano, Commessa e studentessa
Filippo Doria, Milano, Disoccupato
Mirko Doria, ,
Emanuele Ercoli, Milano,
Elisa Eterno, Milano, Impiegata
Simone Ettori, Milano, Impiegato
Ilaria Facchinetti, Milano, Ricercatore qualitativo
Marco Falappi, Milano, Pilota
Valentina Fanti, Milano, Specializzanda di medicina
Elena Federici, Milano,
Luca Federico, Milano, Disoccupato
Anastasia Fermo, , Studentessa
Mauro Ferrario, ,
Luigi Ferrato, Rozzano, Designer
Niccolò Filosomi, Milano, Studente
Alice Fimagalli, Milano, Studentessa
Alessandro Fiocco, Milano, Grafico
Michele Fiorella, Milano, Impiegato
Serena Fiorentino, Milano, Operatrice sociale
Nerina Fiumanò, Milano, Sceneggiatrice
Matteo Follin, Milano, Operaio
Christian Fonnesu, Rozzano, Attore
Luca Forza, ,
Diego Franchini, Ferrara, Studente
Riccardo Franzolini, Milano, Psicologo
Chiara Fraschini, Milano, Educatrice
Roberto Frongilo, Milano, Impiegato
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Davide Furia, Milano, Disoccupato
Filippo Furia, Milano, Pensionato
Silvia Fusi, Origgio, Studentessa
Fabio Gadia, Milano, Impiegato
Tiziana Gagliardi, Milano, Operatrice sociosanitaria
Silvia Galbusera, Milano, Studentessa
Martina Gallazzi, Busto arsizio, Freelance
Paola Galli, Milano, Commerciante
Giulia Garavaglia, Milano,
Luca Gariboldi, Milano, Assemblea Provinciale di SEL e Coordinatore della Zona Corsichese
Federico Garufi, Milano, Avvocato
Giovanna Gaudiano, Milano, Studentessa
Martina Gentilino, , Studentessa
Marco Geremia, Milano, Impiegato
Valentina Ghilardi, ,
Lorenzo Giacon, Mantova, Impiegato
Elena Giaconalli, Milano, Libero professionista
Mauro Gineli, Milano, Grafico
Marco lupo Gingardi, ,
Stefano Gioffredi, ,
Carlo Giordana, Roma, Pittore
Chiara Giordana, Milano, Studentessa
Simone Giordana, Milano, Libero professionista
Michela Giubeli, Milano, Studentessa
Cecilia Giubelli, Trento, Studentessa
Stefania Giudici, Milano,
Luca Gotra, Lodi, Studentessa
Luca Grandinetti, Como, Studente
Daniele Grassini, Milano, Educatore professionale
Stephan Greco, , Arci monza e brianza
Alessandro Grignani, Carugate, Studente
Lorenzo Grimaldi, Milano, Impiegata
Elisa Grumo, Milano, Impiegata
Jacqueline Gualdi, Milano, Pubblicitaria
Federico Guarinco, Genova, Studente
Sergio Guarrata, ,
Arianna Guastini, , Grafica
Leo giovanni Guerriero, ,
Simon Horlock, Leeos – england,
Gabriele Iacono, , Studente
Giuseppe Iacovone, , Idraulico
Desiree Iasevoli, Milano, Educatrice e barista
Stefano Imbarco, Milano, Studente
Maryan Ismail, , Antropologa
Gaianè Kevorkian, , Studentessa
Stefano La rosa, Novate milanese,
Erica L’altrella, ,
Sofia Lamar, Pavia, Studentessa
Barbara Latorre, Milano, Impiegato
Daniele Lazzori, ,
Chiara Ledni, Melegnano, Viaggiatrice
Luca Leoni, ,
Antonella Leuzzi, Bergamo,
Claudio Libani, Milano, Prc zona 7san siro
Sonja Liebhardt, ,
Daniele Livio, Milano, Infermiere
Simone Loffredo, Milano, Impiegato
Laila Lomorte, Buccinasco, Operatrice sociale
Federica Lovera, Pavia, Studentessa
Stefano Lozza, Milano, Lavoratore
Gabriele Luddi, Milano, Studente
Giovanni Lula, , Studente
Marco Lusena de sarmiento, ,
Paolo Macerba, Pavia,
Marta Magi, , Studentessa
Giada Magnani, Milano, Sudentessa
Lorenzo Magnone, ,
Cinzia Mai, , Insegnante
Cinza Mai, ,
Arianna Mainardi, Milano, Dottoranda di ricerca
Davide Maldi, , Professionista
Alberta Mandara, Milano, Impiegata
Nicola Manes, Milano, Studente
Lorenzo Mangone, Milano,
Michele Manieri, ,
Riccardo Mannoncini, , Studente
Stefano Mansi, Milano, Dir. sindacale Comune Milano
Raffaella Manzo, ,
Matteo flipper Marchetti, Milano, Operatore culturale
Alessio Marchini, Milano, Disoccupato
Alfio Marmonti, , Studente
Cristiano Marra, Milano, Studente
Marta Marson, Tradate,
Silvia Martorana, Milano, Impiegata
Matteo Marzorati, Mozzate, Impiegato
Cristina Mascetti, , Studente universitario
Daria Mascotto, Milano, Danzeducatrice
Francesco Mastromauro, Milano,
Elisa Mauri, Milano, Ostetrica
Stefania Melis, Milano, Insegnante
Speranza Meloni, Milano, Pensionata
Andrea Menchicchi, Rozzano, Libero professionista
Maria rosa Mende, Milano, Casalinga
Noa Merlini, Milano, Studente
Walter Merlini, Milano,
Francesca Mesianio, Milano, Scenografa
Luca Migliorisi, Varese, Ingegnere
Cristina Minozzi, Milano,
Giorgio Mirani, Milano,
Michele Moltrasio, , Studente
Aurora Monea, Saronno, Studentessa
Vedanta Moneta, Milano,
Alice Monguzzi, Cormano, Commessa
Giovanni Montanari, , Studente
Giulia Montecorboli, Milano, Studentessa
Ersilia Monti, ,
Fabrizio Montuori, Milano, Coordinamento provinciale pcl milano
Luisella Morandi, ,
Deborah Morese, Milano, Attrice
Federico Moretti, Milano, Studente
Chiara Morona, Buccinasco, Studentessa
Giulia Moroni, Milano, Studentessa
Silvia Moroso, Pavia, Studentessa
Luca Morreale, Arese, Studente
Liezel Mortega, , Segretaria
Samuele Motta, Groppello,
Andrea Mozzaia, Buccinasco, Barista
Gianfranco Musqs, Cagliari, Disoccupato
Mariagrazia Napolitano, Milano, Pensionata
Lucia Nardi, Grosseto, Studentessa
Marta Navarrini, Boffalora s.t., Studentessa
Donatella Negri, Milano, Libera professionista
Nicoletta Negri, Milano, Insegnante
Ilario Neri, , Insegnante precario
Martina Nicolosi, Milano, Studentessa
Giuseppe Nobile, , Studente
Gianni Occhi, Milano, Pensionato
Francesco Ogiari, Milano, Lavoratore
Giacomo Ortolan, Venezia,
Erminio Ottone, Milano, Lavoratore precario
Francesca Pacchioli, Milano, Impiegata
Claudio Paganoni, Torino,
Chiara Pandini, , Precaria
Davide Panzani, Lomazzo, Designer
Rossella Papetli, Milano,
Andrea Parapini, Milano, Marketing manager
Attilio Parapini, Milano, Allenatore stella rossa milano
Francesca Pari, Bologna,
Dario gabriele Parziale, Milano, Impiegato
Alessandro Pascale, ,
Cecilia Passetto, Milano, Studentessa
Eleonora Passetto, Pavia, Studentessa
Lorenzo Pellegrini, Milano, Lavoratore
Stefano Pellegrino, ,
Anna Pellizzone, Milano, Dottoranda
Fabio Pennetta, Milano, Dipendente
Tiziana Pesce, Milano,
Andrea Petronio, Cinisello balsamo, Editor
Daniele Pezzera, Milano, Infermiere
Mirko Piacentini, Milano, Musicista
Davide Pinotti, Milano,
Francesco Piobbichi, , Brigate di solidarietà attiva
Nazif Piro, Milano, Studente
Enrico Pittaluga, Milano, Attore
Fabrizio Pizzulo, Bologna,
Giovanni Poggiato, , Studente
Anna Polo, ,
Francesco Pota, Rozzano, Educatore e insegnante
Federico Pouchaw, Milano,
Elena Pozzato, Genova,
Chiara Pozzi, Cesate, Impiegata
Federica Pozzi, , Impiegata
Mauro Pozzi, Milano,
Laura Quagliuolo, Milano, Redattrice
Niccolò Rabasco, Milano, Studente universitario e disoccupato
Francesca Ragazzi, Milano, Studentessa
Elisa Rasi, Milano,
Ludovico Rave, Arezzo, Studente
Filippo Rebuzzini, , Studente
Valeria Repetto, Milano, Archeologa disoccupata
Nadia Riva, Milano, Prc zona 7 milano
Giulia Rivoli, , Coordinatrice
Giulia Rivoli, ,
Federico Rocca, Sasso marconi, Libero professionista
Davide Rosa, Milano, Artigiano
Giacomo Rosa, Milano, Cameriere
Juanna Rosa, Milano, Grafica
Lorenzo Rosa, Milano, Precario
Stefano Rosa, Cagliari, Educatore
Cinzia Rossi, Milano,
Edoardo Rossi, Milano, Impiegato
Elisa Rossi, Milano,
Mario Rossi, Milano, Web designer
Raffaele Rotondo, Milano, Ristoratore
Alessandro Rozza, , Ricercatore universitario – università degli studi di Napoli
Anna Ruggieri, Milano, Libero professionista
Tommaso Russi, Milano, Studente
Tommaso Sacchi, , Operatore Culturale
Lorena Salvatori, Lugano, Bibliotecaria
Daniele Salvini, ,
Claudio Saracino, Milano,
Mao Sartori, Monza, Web designer
Jacopo Sassi, , Studente
Chiara Savarè, Milano, Impiegata
Tiziana Savino, Milano, Blogger
Gabriele Scarfati, Milano, Legale
Nadia Scasciamacchia, Milano, Studentessa
Viviano Scognamico, Milano, Educatrice
Fiamma Secchi, Milano, Studentessa
Martina Seddaiu, , Occupante
Pietro Senigaglia, Milano, Educatore
Chiara Sepulcri, Pavia, Studentessa
Perpaolo Serra, ,
Gianluca Sestagalli, Milano,
Giacomo Silva, Milano, Designer
Giacomo Simone, Milano, Architetto
Valeria Sinchevich, Milano, Bielorussa
Giulia Sindoni, Sicilia, Studentessa
Francesca Sironi, Milano, Giornalista
Marco Sitton, Modena, Impiegato
Davide Soldati, Cesano maderno, Impiegato
Daniele Spagnoli, Milano, Studente
Maddalena Spagnolo, Ferrara, Studentessa
Andrea Spotti, ,
Lidia Stainer, Vigevano, Studentessa
Marco Stanoppi, , Studente
Davide Steccanella, Milano, Avvocato
Federica Storaci, ,
Gabriele Strazio, Milano, Studente
Massimo Stucchi, Milano, Impiegato
Angela Tanucci, ,
Alessandro Tedeschi, Milano, Libero professionista
Silvia Tesser, Milano, Studentessa
Chiara Tettamanti, Como, Studentessa
Giulia Ticozzi, Milano,
Lucia Tixi, Milano,
Francesca Tonelli, Milano, Operatrice sociale
Pierpaolo Torri, Milano, Visual Merchandiser
Giovanna Tosi, Milano,
Simona Tosi, Milano, Impiegata
Alberto Totare, , Studente
Alessandra Tranquillo, Milano, Giornalista freelance
Melissa Trotolo, ,
Sara Tuvinelli, ,
Francesca Valente, Corsico, Studentessa
Cristina Valenti, Messina, Lavoratrice
Roberto Vassallo, Milano, RSU FIOM Almaviva Milano
Rosamaria Verardi, Puglia, Studentessa
Martina Verone, , Studentessa
Gaetano Vocati, Pavia, Studente
Lara Weisz, Milano, Tecnico informatico
Januka Wijeweera, Milano, Barista
Fabio Zambetta, Milano, Direttore feltrinelli libri milano
Sara Zani, Arese, Educatrice professionale
Sofia Zanon, Milano,
Cristian Ziggioni, Milano, Studente
Milena Zullo, Pesche, Studentessa
 
La raccolta di firme continua e l'elenco dei firmatari è in continuo aggiornamento. Può essere consultato sul sito di Milano In Movimentohttp://milanoinmovimento.com
 
 
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