Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
di lucmu (del 12/02/2009, in Lavoro, linkato 948 volte)
Questa mattina alle ore 9 il Vicepresidente regionale e Assessore al Lavoro, Rossoni, ha incontrato gli operai della Rsu dell’Innse. Non si trattava della riapertura di alcun tavolo di confronto, allo stato non all’ordine del giorno, bensì di un incontro sollecitato dai lavoratori, con il tramite del Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, sin da venerdì scorso.
Tuttavia, il fatto stesso che tale incontro si sia svolto, a soli due giorni dalle violente cariche di polizia contro gli operai, costituisce un timido segnale positivo. Infatti, lo stesso Assessore ha espresso la sua solidarietà con gli operai dell’Innse e affermato la sua contrarietà all’uso dei manganelli per affrontare le questioni sociali, ribadendo l’impegno di Regione Lombardia per la ricerca di una soluzione positiva della vertenza.
Certo, avremmo preferito che tutto questo venisse detto con sufficiente chiarezza prima di quel martedì mattina di violenza, ma ora si tratta di guardare al futuro.
Salvare l’Innse, la produzione e i posti di lavoro è ancora possibile, ma per fare questo occorre che tutte le istituzioni si impegnino in maniera seria e coordinata, a partire da Provincia e Regione, coinvolgendo anche il finora latitante Comune di Milano.
E la prima cosa da fare è fermare ogni ipotesi di ulteriore intervento violento con gli operai, affinché venga garantito il tempo necessario per lavorare a una soluzione positiva, cioè la ricerca di un imprenditore interessato a continuare la produzione, e perché si definisca la situazione della proprietà dell’area dove sorge la fabbrica, poiché l’Aedes è destinata a uscire di scena a brevissimo.
Genta, l’attuale e poco limpido proprietario dell’Innse, se vorrà, potrà portare via il suo materiale e le sue merci, come gli operai gli avevano già proposto invano tempo fa, ma deve scordarsi di poter iniziare a smantellare i macchinari.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
L’odierna udienza davanti al giudice civile sul ricorso del Conchetta contro lo sgombero del 22 gennaio scorso non ha portata ad alcuna conclusione, poiché il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Tuttavia, considerando la memoria del Sindaco Moratti, presentata oggi dagli avvocati del Comune, possiamo senz’altra affermare che qualcuno non la racconta giusta.
Infatti, il Sindaco sostiene che il Comune non ha nulla a che fare con la decisione dello sgombero, scaricando ogni responsabilità su Prefettura e Questura. Una posizione comprensibile, per carità, perché una responsabilità accertata da parte del Comune comprometterebbe seriamente la sua posizione processuale, e forse persino sostenibile sul piano puramente formale, ma che da un punto di vista sostanziale fa acqua da tutte le parti.
In fondo, basterebbe ricordare l’intervista rilasciata dal Prefetto Lombardi al quotidiano "il Giornale" il 28 gennaio scorso, in cui affermavamo senza mezzi termini che “il Comune ha chiesto alla Questura di intervenire”, aggiungendo che “la Questura, quando riceve una richiesta del genere, soprattutto da un ente pubblico, deve garantire una tutela immediata”. Ebbene, quelle dichiarazioni non sono state mai smentite.
Ma c’è un altro fatto che dovrebbe far sorgere dei seri dubbi rispetto alla ricostruzione proposta dal Sindaco Moratti. Cioè, il pomeriggio del 21 gennaio, il vicesindaco De Corato, che fa anche il deputato a Roma, quando trova il tempo e l’interesse, aveva rivolta al Ministro Maroni un’interrogazione, in cui chiedeva di accelerare gli sgomberi dei centri sociali. E il Ministro, nel corso della question time alla Camera dei Deputati, gli aveva risposta affermativamente. Detto, fatto: soltanto alcune ore più tardi la polizia avrebbe forzato l’ingresso del Conchetta e avviato lo sgombero.
Certo, è piuttosto probabile che siamo di fronte ad un’azione voluta e costruita dal solito De Corato, con la gentile collaborazione del Ministro Maroni, e possiamo addirittura accettare l’ipotesi che la Moratti non ne sapesse nulla, impegnata com’è a garantire il posto nel consiglio d’amministrazione della società di gestione di Expo 2015 al suo Glisenti. Ma De Corato è pur sempre il suo vice e agisce in nome del Comune e del Sindaco.
Chiediamo pertanto, ancora una volta, che qualcuno si assuma la responsabilità di raccontare ai milanesi la verità.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Ecco l’appello di Rete Scuole per la manifestazione di sabato 14 febbraio:
“Il 14 febbraio in piazza Duomo si chiuderà la campagna delle "Segreterie della Buona Scuola" lanciata dall'Assemblea delle scuole del milanese.
Una campagna che si oppone al processo di distruzione della scuola pubblica avviata dal governo Berlusconi con i suoi ministri Gelmini e Tremonti e che ha visto il popolo della scuola dire con chiarezza che l'istruzione, per tutti e per tutte, è un bene comune e l'impoverirsi di questa risorsa impoverirà l'intera società.
Oggi insieme alla scuola pubblica sono oggetto di un attacco massiccio tutti i settori del sapere, della ricerca e del pensiero produttore di conoscenza; anche la Storia del nostro paese viene smontata e riscritta cancellando la memoria e svilendo addirittura alcuni principi fondanti della nostra Costituzione.
A Milano lo sgombero del Conchetta e quello annunciato dell'ambulatorio popolare di Via dei Transiti è indice di una situazione di assoluta chiusura di una parte di questa città nei confronti del lavoro invisibile dell'intelligenza, verso quei luoghi in cui la società si sogna, si inventa e sperimenta i modi e le forme del fare cultura, solidarietà, integrazione.
Non vogliamo rassegnarci alla lenta agonia di una città, la nostra, che ha in sé, nella sua storia, nelle sue donne e uomini la capacità di ricominciare a vivere, a desiderare e a pensare.
Per questo il 14 febbraio dalle 15 alle 19 e anche oltre, vorremmo trasformare piazza Duomo in un luogo di incontro dove tutte le realtà, le persone, le associazioni, i gruppi che esprimono quotidianamente questa volontà rendano viva la piazza e la città ciascuno con le proprie modalità, con la propria creatività, la propria storia, la propria passione.
Vorremmo che il 14 febbraio piazza del Duomo sia di tutti quelli che non si rassegnano a veder morire Milano, soffocata dall'egoismo, dall'ignoranza, dal razzismo e dalla xenofobia...
Noi amiamo la scuola pubblica: non ci stancheremo... si stancheranno prima loro!
Noi ci saremo
Quelle e quelli di Retescuole
Paolo Limonta, Antonella Loconsolo, Beatrice Damiani, Mario Piemontese, Domitilla Meroni, Marco Donati, Fabrizia Parini, Grazia Conforti, Giuseppe Maria Greco, Marta Gatti, Michele Corsi, Roberto Attanasio, Carlo Avossa, Stefano Piccinini, Elena Miglietta, Luigi Fagioli, Michele Russi, Antonella Meiani, Alberto Ciullini, Lella Trapella, Giusy Secchi, Antonio gallazzo, Maria Grazia Sala, Laura Patermaier, Roberto Rivolta, Luigi Ambrosi, Tullio Carapella, Claudio Nicrosini, Patrizia Quartieri, Anna Laura Erroi, …”
Il centro sociale Conchetta è stato rioccupato alle ore 20.00 di venerdì 13 febbraio da 200 persone. Per tutta la serata altre centinaia di persone sono passate al Cox 18, che sembrava quello di sempre, strapieno di uomini e donne. Con una differenza importante: c’era un clima di allegria particolare, non ce n’era uno che non avesse il sorriso stampato in faccia.
Nei prossimi giorni andrà affrontata la situazione, ma stasera è una buona sera, non solo per il Conchetta, ma per Milano. Dopo i diecimila in corteo del 24 gennaio scorso, la città ha dato un altro segnale confortante, di non volersi piegare alla prepotenza e di essere ancora capace di reagire.
Qui di seguito il mio comunicato stampa sulla rioccupazione:
CONCHETTA: RIOCCUPAZIONE È UN’OPPORTUNITÀ PER RIAPRIRE IL DIALOGO.
PALAZZO MARINO ABBANDONI IL SENTIERO DI GUERRA.
La rioccupazione del centro sociale Conchetta è una buona notizia, non soltanto per gli amici del Cox 18 e dell’archivio Primo Moroni, ma per tutta Milano. Costituisce anzi un’opportunità per l’Amministrazione comunale per tornare sulla via del dialogo, poiché rimuove il vulnus dello sgombero del 22 gennaio scorso, i cui contorni sono tuttora avvolti da una fitta nebbia.
Milano ha iniziato malissimo il 2009, con lo sgombero del Conchetta e con i manganelli sugli operai dell’Innse. Due fatti diversi, ma ambedue paradigmatici dello stato delle cose in città, dove chi detiene, a diverso titolo, responsabilità decisionali sembra sempre di più orientato ad esercitare il governo mediante il conflitto e l’uso della forza contro chiunque sia estraneo allo schema politico, culturale e affaristico predominate. E forse proprio per questo attorno a questi due fatti si sta producendo una reazione civile.
Chi ieri sera si è aggiunto alle centinaia di persone accorse al Conchetta rioccupato, si è potuto rendere conto che forse sta succedendo qualcosa. Non c’era rabbia, non c’erano facce incazzate, ma un clima di gioia e tantissimi sorrisi, segni della voglia e volontà di reagire e di non farsi sommergere dalla tristezza e dalle paure che ormai la fanno da padrona a Milano.
Ora chi governa a Milano, a partire dal Sindaco Moratti, deve decidere se cogliere l’opportunità oppure puntare sullo scontro, se dialogare con i sorrisi oppure se far esplodere la rabbia. In altre parole, deve scegliere se continuare a coprire le scorribande dei falchi, come De Corato, oppure riconoscere finalmente che Milano è plurale e che non si può governare soltanto contro qualcuno.
Auspichiamo dunque che a Palazzo Marino si trovi la lungimiranza di scegliere la via del confronto civile, evitando di affrontare la vicenda con la violenza e con l’intervento delle forze dell’ordine. Noi, comunque, continueremo a stare dalla parte di quei milanesi che il 24 gennaio hanno riempito le vie cittadini e che ieri sera hanno rioccupato il Conchetta.
di lucmu (del 17/02/2009, in Sanità, linkato 1157 volte)
Ma di che cosa ha paura l’Assessore regionale alla Sanità? Di un comitato di genitori di bambini cardiopatici? Una domanda apparentemente assurda, ma che ora si impone con tutta la serietà del caso, considerando l’incredibile risposta, anzi la non-risposta dell’Assessore Bresciani alla nostra interpellanza sulla chiusura della Struttura complessa di cardiologia pediatrica (Sccp) dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Nell’ormai lontano giugno del 2008, cinque Consiglieri regionali (Muhlbauer, Agostinelli, Squassina O., Monguzzi e Squassina A.) avevano rivolto a Bresciani una prima interpellanza, vista l’ampia preoccupazione suscitata dai piani di riorganizzazione del Niguarda non solo tra i genitori dei bimbi cardiopatici, ma anche tra il personale medico. La risposta arrivò soltanto alla fine di settembre e consisteva in una nota del dott. Cannatelli, direttore generale del Niguarda, che però eludeva una serie di questioni decisive. Pertanto, i cinque Consiglieri presero di nuovo carta e penna e nel novembre scorso scrissero una seconda interpellanza, chiedendo questa volta che l’Assessore valutasse in prima persona la situazione e promuovesse un confronto con il Comitato Genitori e con i professionisti del Niguarda (vedi anche post su questo blog del 16-06-08 e del 24-11-08).
Ebbene, sono passati altri due mesi e mezzo ed ecco che è arrivata finalmente la risposta, consistente, ancora una volta, in una semplice nota del dott. Cannatelli, che peraltro sembra una fotocopia della prima. L’Assessore, da parte sua, non ha nemmeno preso in considerazione le domande rivoltegli e tanto meno ha finora dato segni di voler ascoltare l’opinione dei genitori e dei professionisti.
Riteniamo francamente inaccettabile e anche un po’ offensiva questa maniera di interpretare le funzioni istituzionali da parte di un Assessore. Intanto il tempo passa e la chiusura dello Sccp, così come lo abbiamo conosciuto e apprezzato fino a oggi, è prevista per metà aprile. E allora, chiediamo ancora una volta, con forza, che l’Assessore Bresciani si interessi della questione e che incontri in tempi brevissimi i genitori e i professionisti.
Nel frattempo, insieme ad altri consiglieri, ci adopereremo perché della questione si occupi la Commissione Sanità del Consiglio regionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo completo dell’interpellanza e relativa “non-risposta”
Oggi il giudice civile di Milano, Giovanna Ferraro, ha respinto il ricorso del Conchetta per il reintegro dei locali, sgomberati il 22 gennaio scorso. Lo ha fatto senza entrare nel merito, ma limitandosi semplicemente a sottolineare che il Comune di Milano non aveva la legittimità di stare nel procedimento, poiché aveva affermato nell’udienza di venerdì scorso di non c’entrare nulla con lo sgombero.
Comunque, nel frattempo il Conchetta è stato rioccupato, cioè il reintegro è già avvenuto.
Oggi la Commissione V del Consiglio regionale, rispettando una recente ma già ben consolidata tradizione padana, ha approvato a maggioranza l’ennesima modifica della legge regionale n. 12/2005 sul governo del territorio. Il nostro voto è stato contrario, in seguito alla bocciatura di tutti i nostri emendamenti. Come già successo in altre occasioni, il provvedimento viene giustificato con un’esigenza condivisibile, salvo poi fare altro e soprattutto inserire delle norme che con l’urbanistica non c’entrano nulla, ma molto invece con le campagne politiche di sindaci leghisti e vicesindaci nazionalalleati.
Così, anche questa volta, si è partiti da una semplice presa d’atto, cioè che la grandissima maggioranza dei Comuni lombardi, tra cui anche Milano, non è in grado di rispettare le disposizioni della legge regionale e dunque di dotarsi entro il mese di marzo del Piano di Governo del Territorio (Pgt), che dovrà sostituire i vecchi piani regolatori. Da parte nostra condividiamo senz’altro la necessità della proroga di un anno, stabilendo quindi il nuovo termine al 31 marzo del 2010, poiché sarebbe insensato mandare fuorilegge ben oltre il 90% dei Comuni lombardi.
Tuttavia, non basta prorogare i termini, ma occorre altresì intervenire urgentemente nei confronti dei numerosi abusi prodottisi in questi ultimi anni, visto che la legge 12 permette ai comuni, nella fase transitoria, di fare largo uso di varianti e di urbanistica negoziata, tra le principali responsabili della cementificazione del territorio.
Ebbene, da questo punto di vista, la legge di modifica indica appena il problema, salvo poi confermare tutte le deroghe e le eccezioni e, anzi, in alcuni casi addirittura allargarle.
E poi c’è la furbata, o “porcata” se preferite, del nuovo articolo 8 nonies. In via transitoria, fino al 31 marzo dell’anno prossimo, cioè nel periodo di tempo in cui ci sono due campagne elettorali, quella per le europee e le amministrative di giugno e quella per le regionali del 2010, le amministrazioni comunali potranno individuare delle aree cittadine dove vietare “attività”, genericamente definite, in base al solo criterio che queste vengano considerate “suscettibili di determinare situazioni di disagio a motivo della frequentazione costante e prolungata”.
Insomma, uno strumento discrezionale e arbitrario per sindaci e vicesindaci sceriffi, che così potranno condurre con più facilità le loro guerre contro il nemico di turno, che si tratti di kebaberie, circoli culturali o quant’altro possa risultare utile per farsi un po’ di pubblicità. Ci pare piuttosto prevedibile che moltissime delle misure prese in base a questa norma verranno considerate illegittime, come già successo con la legge regionale sui phone center, ma questo sarà un tema per il futuro, considerati i tempi dei ricorsi, mentre il periodo di campagna elettorale sarà pienamente garantito.
Detto altrimenti, siamo alle solite: qualche bella parola, il governo del territorio affidato agli interessi privati e un bel regalo per la campagna elettorale dei settori più oltranzisti del centrodestra. E l’anno prossimo, chissà, ci aspetterà una nuova proroga.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo del progetto di legge n. 365 approvato in Commissione V
di lucmu (del 19/02/2009, in Lavoro, linkato 999 volte)
Oggi pomeriggio la Commissione IV (Attività Produttive) del Consiglio regionale ha realizzato un’audizione con il Vicepresidente della Giunta regionale, Rossoni, sulla vertenza Innse. Ovviamente nulla di decisivo, ma qualcosa si muove, nel senso che in quella sede formale Rossoni ha preso una serie di impegni a nome del governo regionale:
1. adoperarsi affinché non ci siano più interventi di polizia contro gli operai, come successo il 10 febbraio scorso;
2. lavorare perché il proprietario Genta possa asportare dalla fabbrica soltanto lavorati e semi-lavorati, ma non macchinari, cioè quanto gli operai avevano già proposto prima di natale e che Genta aveva rifiutato;
3. riconvocare un tavolo di confronto entro il 28 febbraio prossimo con i medesimi soggetti che avevano partecipato a quello precedente, considerato che a fine mese è convocato il CdA della proprietà dell’area che dovrà definire il nuovo assetto proprietario.
È peraltro significativo che queste parole siano state pronunciate in sede istituzionale il giorno dopo la conferenza stampa di Genta, in cui ha polemizzato con gli operai, attaccato il sottoscritto e il suo blog e, soprattutto, tentato di esercitare così pressione sulla Questura affinché gli dia di nuovo l’assistenza della forza pubblica.
Quello che verrà lo vedremo, ma appunto qualcosa si muove e questo è già un fatto positivo. Ora si tratta di rafforzare la solidarietà con gli operai dell’Innse, in ogni luogo, perché questo nuovo percorso di confronto possa portare nella direzione giusto.
Qui di seguito il testo del comunicato redatto dall’ufficio stampa del Consiglio Regionale:
“INSSE Presse: piena solidarietà del Vice Presidente della Giunta regionale Gianni Rossoni ai lavoratori
"Stiamo lavorando per evitare che non si ripetano fatti eclatanti come quelli delle settimane scorse. Regione Lombardia non vuole affrontare la crisi con i manganelli ma nell'interesse dei lavoratori". Così si è espresso il Vice Presidente della Giunta regionale Gianni Rossoni intervenendo oggi in Commissione “Attività produttive” sulla situazione della INSSE Press e sugli scontri verificatisi la scorsa settimana tra operai e forze dell’ordine.
L’incontro, richiesto dal Presidente della Commissione Carlo Saffioti (FI-PdL), era stato espressamente sollecitato dai gruppi di minoranza, in particolare dai Consiglieri Ardemia Oriani del Partito Democratico, Arturo Squassina (Sinistra Democratica)e Osvaldo Squassina (Rifondazione Comunista).
“Colgo l’occasione –ha ribadito Rossoni- per esprimere la mia solidarietà agli operai della INSSE e profondo dispiacere per quanto successo. Auspico che grazie all’impegno comune delle istituzioni politiche, economiche e sociali si possa presto giungere a una soluzione condivisa in grado di salvaguardare un importante e significativo patrimonio industriale e professionale come questo”.
"Lo scenario che si prospetta però è estremamente difficile", ha spiegato Rossoni, aggiungendo che "la crisi della Innse è datata 1993 e da lì in avanti si sono succedute diverse proprietà, che hanno tutte fallito l'obiettivo. Da ultimo anche l'imprenditore Genta". Secondo il Vice Presidente della Giunta regionale, "per trovare soluzioni occorre che tutti i soggetti possano dire la loro. Occorre contare sull’effettiva disponibilità dell'area e sulla reale presenza di imprenditori disponibili a farsi carico in quel luogo". Rossoni ha infine annunciato che il 28 febbraio si terrà l'assemblea dei soci della società proprietaria dell'area, dalla quale "dovrebbe uscire il nuovo interlocutore con cui parlare e intavolare un confronto serio e concreto".
“E’ importante che il Vice Presidente della Regione abbia formalizzato un impegno preciso perché quanto accaduto la scorsa settimana non si possa e non si debba più verificare in futuro –hanno ribadito nei loro interventi i Consiglieri Ardemia Oriani (PD), Osvaldo Squassina e Luciano Muhlbauer (Rif.Comunista) e Arturo Squassina (Sinistra Democratica)- soprattutto dopo che ieri l’imprenditore Genta è tornato a richiedere una azione di forza da parte della questura”.
Per i Consiglieri di minoranza occorre però ora da parte di Regione Lombardia un intervento più attivo per impedire possibili speculazioni anche di carattere immobiliare, mantenendo ferma la vocazione e la destinazione produttiva del sito. “Serve soprattutto –ha aggiunto Arturo Squassina- un ruolo maggiormente propositivo rispetto all’utilizzo complessivo dell’area in questione”.
Il Vice Presidente Gianni Rossoni ha poi annunciato che in Lombardia nel 2008 sono stati attivati gli strumenti di cassa integrazione e di ammortizzatori in deroga per 9mila e 578 persone, utilizzando complessivamente 31 milioni di euro, dei quali 6 residui del 2007 e 10 stanziati per la cosiddetta “situazione Malpensa”. Per il 2009 le previsioni prevedono un numero di richieste di ammortizzatori in deroga destinato addirittura a triplicare, arrivando a interessare complessivamente circa 30mila persone.”
La crisi morde e il Governo se la prende con gli immigrati. Questo e non altro è il senso dell’odierno decreto legge, il quale viene fatto nel nome della lotta alla violenza sessuale, ma che poi risulta essere un semplice anticipo del “pacchetto sicurezza”, con la legalizzazione delle ronde e l’allungamento della detenzione amministrativa nei Cie fino a sei mesi.
Le due norme citate non sono soltanto inutili ai fini della sicurezza pubblica, ma palesemente dannose. Legalizzare le ronde vuol dire che gruppi di cittadini si possono costituire in associazione, richiedere contributi pubblici mediante una convezione con i Comuni e, infine, pattugliare il territorio. Non ci vuole molto per capire che, data l’aria che tira, saranno anzitutto settori contigui alle forze politiche di destra o estrema destra ad utilizzare a man bassa questa possibilità e a “vigilare” contro gli stranieri tout court. Altro che sicurezza, qui siamo alla produzione sponsorizzata con denaro pubblico di insicurezza!
L’allungamento del periodo di detenzione amministrativa nei Cie (ex-Cpt) non è solo un atto odioso, ma è anche gravemente lesivo dei principi dello stato di diritto, poiché prevede che persone che non sono accusate di aver commesso reati possano essere rinchiuse per sei mesi. E per giunta quelle persone, che appunto non vedranno mai un giudice ordinario, saranno detenute in strutture inadatte per lunghi periodi di permanenza e dove vige una sorta di omertà di Stato che non ritroviamo nemmeno nelle carceri di massima sicurezza.
No, la sicurezza non c’entra un fico secco. E nemmeno la repressione dell’infamia dello stupro c’entra. Il tema è tutt’altro, cioè un Governo che ha rinunciato a misure forti e determinate di fronte alla crisi economica intende affrontare gli effetti sociali della crisi, che dispiegheranno la loro potenza negativa nei prossimi mesi, indicando un nemico, un untore, un responsabile e buttandola in “sicurezza”.
Quanto fatto oggi è solo un indecente antipasto di quello che succederà con l’approvazione del cosiddetto “pacchetto sicurezza” al vaglio della Camera. Lì si alzerà ulteriormente il tiro contro lo “straniero” con una serie di divieti, multe, tasse e pene speciali e con l’introduzione del reato di clandestinità, compreso per quegli immigrati che diventeranno “clandestini” in seguito a un licenziamento, magari dopo lunghi anni di lavoro e di soggiorno regolare.
Ecco perché diventa ancora più importante partecipare alla manifestazione, proposta dalla Cgil e già programmata per domani a Milano (ore 14.00, P.ta Venezia) contro il “pacchetto sicurezza”.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo completo del Decreto Legge del 20 febbraio
I Punkreas hanno scritto una canzone su e per Conchetta. Scaricala qui (peso: 3 Mb)
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